venerdì 27 gennaio 2017

Nuove strade ecumeniche



(Riccardo Burigana) Vivere la fraternità nella quotidianità della testimonianza cristiana in uno spirito di riconciliazione che nasce dalla preghiera comune: è stato questo il filo conduttore di numerosi incontri che in tanti paesi hanno animato, anche quest’anno, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani rilanciando l’idea di quanto sia centrale la dimensione quotidiana del dialogo ecumenico nella costruzione della comunione.
Questa centralità è stata vissuta con una rinnovata passione in un momento nel quale, soprattutto dopo la cerimonia ecumenica nella cattedrale luterana di Lund dello scorso 31 ottobre, appare così significativa per un ulteriore approfondimento del cammino ecumenico la commemorazione del 500° anniversario della Riforma; in un orizzonte che va al di là del dialogo tra cattolici e luterani, ma coinvolge tutti i cristiani nella ricerca di percorsi con i quali testimoniare insieme Cristo. Come vivere insieme la testimonianza del Vangelo nel mondo presente, senza dimenticare le ferite del passato e le divisioni che ancora esistono, è stata una domanda ricorrente nella settimana di preghiera; in tanti luoghi, infatti, si è voluto riflettere insieme su come vivere il cammino della riconciliazione delle memorie e la missione condivisa dell’annuncio di Cristo. Si sono svolte giornate di studio, come quella promossa dai cristiani di Versailles, proprio su «Ensemble, témoins de l’évangile aujourd’hui», dove si è tornati a indicare le sacre Scritture come la fonte irrinunciabile per un dialogo ecumenico che aiuti a far scoprire, nella quotidianità, giorno dopo giorno, quanto i cristiani hanno in comune, una volta usciti, definitivamente, dalla stagione del pregiudizio, che ha creato così tanti muri. Su questa strada, non solo deve essere chiara la condanna di ogni forma di violenza, soprattutto quando cerca giustificazione nella religione, ma soprattutto lo deve essere la scelta a favore dell’accoglienza degli ultimi, senza alcuna forma di discriminazione, così da essere fedeli testimoni della parola di Dio, come negli Stati Uniti e in Canada è stato ricordato in numerosi incontri. 
Nell’interrogarsi sull’eredità della Riforma nella Chiesa e nella società del XXI secolo, in tanti paesi, dal Belgio, alla Germania, all’Inghilterra, alla Svezia, alla Polonia, accanto alla preghiera per rendere grazie al Signore per le speranze che accompagnano il presente del cammino ecumenico, forte è stato l’appello a volgere lo sguardo a Cristo, «maestro e testimone di riconciliazione», senza aver paura di interrogarsi di come i cristiani, soprattutto in Europa, non abbiano saputo ancora leggere fino in fondo le ricchezze spirituali e teologiche del XVI secolo, nonostante i tanti passi ecumenici compiuti in questi ultimi decenni. Anche dove, come in Vietnam, la celebrazione condivisa della settimana ha una tradizione recente, perché risalgono al 2013 regolari incontri tra cattolici e protestanti, quest’anno si è voluto sottolineare, anche con dei momenti di preghiera e di fraternità, quanto i cristiani debbano scoprire la gioia nel superare le «animosità del passato», come ha ricordato il pastore luterano Nguyen Van Kim, per il quale i cristiani sono chiamati a essere uniti «nel servire l’uomo e nel testimoniare Dio». Vivere la settimana di preghiera come un tempo privilegiato della commemorazione comune del 500° anniversario dell’inizio della Riforma ha aperto così nuove prospettive al dialogo ecumenico come è avvenuto in Kerala, dove le otto Chiese cristiane hanno vissuto questi giorni come una tappa di un cammino per superare divisioni secolari.
Infatti, secondo padre Philip Nelpuraparampil, oltre a proseguire il dialogo con le comunità anglicane per una missione comune nel mondo, come è stato indicato nell’incontro di San Gregorio al Celio a Roma, lo scorso 5 ottobre, il dialogo della Chiesa cattolica con due Chiese orientali, quella ortodossa malankarese e quella gacobita siriaca, potrà essere una «pietra miliare» sulla strada di una testimonianza veramente condivisa di Cristo, luce del mondo. 
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Unità più vicina 
«Dopo Lund, l’unità dei cristiani è più vicina». Così il mensile «Jesus» sintetizza nel suo ultimo numero l’intervista al vescovo Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale. Nato a Gerusalemme nel 1950 da una famiglia di profughi palestinesi, la riflessione di Younan parte proprio dall’evento ecumenico che il 31 ottobre scorso ha visto in Svezia accogliere Papa Francesco per la commemorazione ecumenica del cinquecentenario della Riforma protestante. L’evento di Lund, ha detto il presidente della Federazione luterana mondiale, non è stato «uno spettacolo religioso, ma un culto dai profondi toni spirituali, un momento di sincera riconciliazione tra cattolici e luterani che ha cementato quell’amicizia e quella fiducia necessaria alle nostre Chiese per camminare insieme nella testimonianza cristiana». Una amicizia cha ha permesso di nominare questioni controverse — come l’ospitalità eucaristica che ancora vede i cristiani divisi — «non come un’accusa verso l’altro ma come espressione di una vera sofferenza comune».
Sui contenuti del cinquecentenario della Riforma protestante, Munib Younan ha ribadito che esso sarà «l’occasione per riproporre il cuore biblico della dottrina luterana», cioè la preminenza della grazia e dell’agire gratuito e liberatorio di Dio in un mondo in cui invece tutto ha un prezzo.
L'Osservatore Romano