sabato 25 febbraio 2017

Beati giovani!

blesseds


di Genevieve Philipp
Quante volte avete incontrato un ragazzo e avete pensato “wow, è così santo”? Quante volte i giovani sono stati di ispirazione ed esempio per la vostra vita di fede?
Gli adolescenti e i giovani, soprattutto quelli al liceo o all’università, sono notoriamente stereotipati come l’opposto della santità. Ma ci sono molti esempi di giovani cattolici che hanno vissuto una breve vita fatta di avventura e di santità. Il mondo potrebbe farvi pensare che bisogna scegliere tra il divertimento tipico dei giovani e la sacralità della fede. Tutt’altro! Le due cose vanno a braccetto.
La preghiera, i sacramenti, e il vivere una vita santa non solo migliorano la vostra vita – a qualsiasi età – ma vi aiutano anche a costruire la vostra fede. In questo modo gli ostacoli, le sofferenze, e gli altri disagi diventano parte dell’avventura. A volte potreste persino arrivare a saper riderci su.
Questi 5 giovani beati sono degli esempi di come ogni cattolico può usare il proprio entusiasmo per vivere al massimo per Cristo, non importa quanto breve sia la vita.
Essere ufficialmente considerati “Beati” significa essere stati beatificati dalla Chiesa, tappa obbligata del processo di canonizzazione. I Beati sono stati ritenuti di aver vissuto una vita santa e, in aggiunta, un miracolo approvato dal Vaticano è stato attribuito alla loro intercessione. Quello che segue è solo l’inizio; ci sono molte storie più intriganti, e talvolta scioccanti, su questi e altri fratelli e sorelle che hanno preso posizione, hanno difeso le loro famiglie, sofferto malattie con grazia, e che sono morto con una preghiera d’amore, invece di odio, sulle labbra.
Vi invitiamo a sviluppare amicizia con questi giovani santi cattolici. Rapportatevi con loro come se fossero dei vostri amici, perché è proprio questo che sono!

1. Beata Chiara Luce Badano, col suo sorriso contagioso e la sua sofferenza redentrice

Una coppia italiana ha pregato per un bambino per ben undici anni, prima della nascita di loro figlia Chiara. Da ragazza, molto amorevole e premurosa grazie alla guida dei genitori, si è unita al movimento dei Focolari (un movimento dedicato alla unità di tutte le persone), andava a messa quotidianamente, e amava scalare le montagne. Chiara Luce ha avuto la grazia della bellezza ed era circondata da molti amici. Un giorno, mentre giocava a tennis, ha notato un dolore che ha portato alla sua diagnosi: un gravissimo cancro alle ossa.
Attraverso la sua esperienza, altri hanno visto il valore redentivo della sofferenza. I suoi occhi brillavano di gioia. Lo notarono le tante persone che le facevano visita nella sua stanza d’ospedale, tra cui il team medico e il cardinale Saldarini. Un medico ha commentato: “Attraverso il suo sorriso, e attraverso i suoi occhi pieni di luce, ci ha mostrato che la morte non esiste; esiste solo la vita”. Offriva a Gesù la sua sofferenza, in nome del rispetto della volontà di Dio. Spesso rifiutava anche la morfina, dicendo “voglio condividere quanto più possibile la Sua sofferenza sulla croce”.

Alla fine restò paralizzata, e morì a diciotto anni, nel 1990. Ha dato tutto agli altri, affidando i suoi risparmi ad un amico missionario e persino donando la cornea dei suoi occhi così luminosi. Non aveva chiesto la sua malattia, ma l’ha accolta con un amore fedele, confidando in Dio. Ha continuato ad amare il prossimo persino sul letto di morte, e come ulteriore testimonianza di amore ha chiesto di essere seppellita in un abito da sposa.
La sua causa di beatificazione è stata avanzata da un giovane ragazzo di nome Andrea Bartole, miracolosamente guarito da una meningite fulminate. I suoi genitori avevano pregato per l’intercessione di Chiara, e un gruppo di medici dichiarò che non vi era alcuna spiegazione medica per quanto accaduto. Chiara è stata beatificata il 25 settembre 2010. Vengono spesso citate le sue parole: “Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare”.

Beata Chiara Luce Badano, prega affinché vediamo la redenzione nelle nostre sofferenze, unendole con la sofferenza di Gesù sulla croce e confidando nella volontà di Dio!

2. Beato Miguel Pro, tra scherzi, ingegno, e travestimenti

Quando si tratta di divertirsi e di essere fedeli a Cristo, si potrebbe dire che Miguel Pro è, beh, un vero Professionista.
Da giovane Miguel Pro era noto per il suo pungente umorismo. Invece di inseguire la ricchezza, continuando l’attività di successo di suo padre, o di sposare una delle sue tante ammiratrici, Miguel Pro ha realizzato la sua vocazione subito dopo l’ingresso di sua sorella maggiore in un convento di clausura. Entrato nei Gesuiti nel 1909, Miguel Pro realizzò la sua formazione sacerdotale viaggiando per molti paesi, perché la rivoluzione aveva costretto la Compagnia di Gesù a fuggire dal suo nativo Messico. Ordinato nel 1925, in Belgio, tornò in Messico l’anno successivo. Solo ventitré giorni dopo, il presidente Calles vietato ogni culto pubblico e ordinò l’arresto di tutti i sacerdoti.
Padre Pro approfittò del fatto che in pochi erano a conoscenza del suo ruolo di sacerdote, celebrando sacramenti sotto mentite spoglie, travestendosi da uomo d’affari, da tassista, da mendicante e persino da poliziotto. Ha dato tutto quello che poteva agli altri, osservando che “come regola, la mia borsa è asciutta quanto l’anima di Calles, ma non bisogna preoccuparsene, dal momento che il Procuratore del cielo è generoso”. Ci sono tantissimi racconti sulle avventure vissute durante il breve tempo in cui è stato sacerdote.
Nel 1927 Padre Pro è stato ingiustamente accusato di un attentato contro il generale Álvaro Obregón, venendo condannato a morte tramite fucilazione. Quando morì aveva solo 36 anni. Calles sperava che molti cattolici sarebbero rimasti demoralizzati dalla morte di Pro. Invece, Padre Pro perdonò chi stava per sparargli, rifiutò di essere bendato, allargò le sue mani come Cristo crocifisso, e gridò: “Viva Cristo Re!” Nella sua vita aveva promesso che, se in cielo avrebbe incontrato dei santi brontoloni, avrebbe fatto una danza tipica messicana per farli sorridere. Inutile dire, lo spirito dei cattolici messicani non fu affatto abbattuto, anzi: l’assassinio di Beato Miguel Pro lo risollevò ulteriormente.

La sua morte è stato un dono, non una tragedia: “Vedo la mano di Dio in ogni cosa, al punto da quasi – quasi – temere che in tutte queste avventure non verrò ucciso. Sarà una gran delusione per me, dato che aspiro al paradiso per iniziare a fare degli arpeggi alla chitarra, insieme al mio angelo custode”.
Beato Miguel Pro, prega per noi affinché possiamo essere più coraggiosi e creativi, come te, nel servire il Signore, anche se dovessimo essere di fronte a un plotone di esecuzione.

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3. L’entusiasta devozione di Beato Pier Giorgio Frassati verso Dio e gli altri uomini


“Volevo rendere omaggio ad un giovane che ha saputo testimoniare Cristo con singolare efficacia in questo nostro secolo… anch’io, nella mia giovinezza, ho sentito il benefico influsso del suo esempio e, da studente, sono rimasto impressionato dalla forza della sua testimonianza cristiana”, ha commentato papa Giovanni Paolo II dopo essere stato presso la tomba di Frassati. L’anno seguente il Papa beatificò Frassati, chiamandolo “l’uomo delle otto beatitudini”.
Pier Giorgio faceva parte di una ricca e influente famiglia italiana e dedicò la sua vita all’attivismo e al servizio dei poveri. Ha studiato per diventare un ingegnere minerario, perché desiderava servire Cristo tra i minatori. Ha sempre messo gli studi prima di ogni cosa, ma era un membro attivo di molte organizzazioni, tra cui l’Azione Cattolica e il Partito popolare. Ha anche contribuito alla nascita del primo gruppo Pax Romana per la promozione della pace universale, attraverso l’unità di studenti cattolici da tutto il mondo.
Da giovane, ha dato tutto se stesso per gli altri. Il suo facoltoso padre è stato attento a non viziare i figli dando loro troppo denaro, ma Frassati usò comunque per gli altri quel poco che aveva. Per esempio, arrivava a casa correndo, giusto in tempo per la cena, perché regalava ai poveri gli spicci che avrebbe dovuto usare per comprare il biglietto dell’autobus o del treno. Prendeva la comunione tutti i giorni, ed era un  terziario domenicano. Fece a men delle vacanze estive nella residenza di famiglia, dicendo: “Se tutti lasciano Torino, chi si prenderà cura dei poveri?”
Oltre alla sua ferma dedizione al servizio degli altri, amava anche l’arte e la musica. Organizzava gite alpine con gli amici, e portava i suoi compagni alla fede attraverso la preghiera e i sacramenti.
Non aveva paura di difendere fisicamente se stesso, i deboli, o la sua causa; ha combattuto i comunisti anticlericali, i fascisti, ha sollevato da terra uno striscione caduto durante una manifestazione a Roma, difendendosi contemporaneamente dalle guardie utilizzando l’asta, e cacciò i fascisti che fecero irruzione nella sua casa di famiglia per fare del male a lui e a suo padre. Durante la manifestazione di Roma i suoi amici vennero catturati e arrestati, ma lui rifiutò di ricevere alcun trattamento speciale derivante dalla posizione politica del padre.
Frassati morì di poliomielite, prima di laurearsi al Regio Politecnico di Torino. Probabilmente contrasse la malattia da coloro a cui prestava assistenza. Nonostante il dolore tremendo, si rifiutò di farsi visitare da un medico, dato che stava morendo la nonna. Persino prima di morire, continuò a preoccuparsi prima degli altri che di se stesso, assicurandosi che un malato povero ricevesse delle medicine.
Al suo funerale, le strade erano invase da migliaia di persone, che i suoi genitori non avevano mai incontrato, che amavano loro figlio (e che erano state da lui aiutate), così giovane, devoto e pieno di entusiasmo. Il suo corpo fu poi risultato essere intatto e incorrotto.

Beato Pier Giorgio Frassati, prega per noi affinché possiamo essere devoti agli altri ed entusiasti come te, nella nostra lotta per la fede!

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4. Beato Padre Miroslav Bulešić e il coraggio di prendere posizione per Cristo, fino alla morte


Morto all’età di 27 anni, questo giovane beato è stato ucciso nel 1947 dai comunisti, mentre lui gridava: «Gesù, accogli la mia anima!” Gli aggressori erano entrati nella canonica col desiderio di ucciderlo, perché aveva parlato contro i loro abusi. Lo hanno buttato a terra e poi pugnalato al collo, per impedirgli di invocare Gesù. Il cardinale Angelo Amato ha chiamato l’omicidio un “crimine d’odio”.
Miroslav Bulešić è nato in Croazia nel 1920 ed è stato ordinato sacerdote durante la seconda guerra mondiale. Ha assistito all’ostilità e alla violenza tra comunisti e fascisti, così come all’abuso del clero da parte dei comunisti. Centinaia di sacerdoti, seminaristi e altri religiosi sono stati uccisi (o sono morti in carcere) quando i comunisti presero il potere nella regione.
“La bestialità umana si era sfogata sull’inerme sacerdote. Il lupo aveva dilaniato l’agnello. L’odio aveva spento una vita umana, sempre preziosa, ma questa volta doppiamente inestimabile perché era la vita di un uomo buono”, ha detto il cardinale Amato di Padre Miroslav.
Beato Padre Miroslav Bulešić, prega per noi affinché  possiamo essere fedeli a Cristo fino alla morte e parlare per conto di chi è nel bisogno, dei perseguitati, di coloro che sono vulnerabili, e per prendere posizione contro le ingiustizie.

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5. La dedizione di Beato Rolando Rivi per i suoi studi e per l’innegabile martirio

Ucciso anche lui dai comunisti, durante la Seconda guerra mondiale, Rolando Rivi è stato il primo seminarista al mondo ad essere beatificato. Entrò in seminario quando aveva solo undici anni, e al momento della sua morte aveva quattordici anni. Quando le truppe naziste occuparono il suo seminario, continuò a studiare, portando con sé i libri nella sua casa a San Valentino. “Io studio per essere un sacerdote, e questi paramenti sono il segno che io appartengo a Gesù”, disse Rivi, che non ha mai smesso di seguire la sua vocazione.
Il 10 aprile 1945, dopo la messa, scomparve, lasciando i suoi libri nei boschi, dove si recava spesso per studiare. I suoi genitori trovarono un bigliettino, tra i libri: “Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani”. Fu rapito, gli fu tolta la tonaca, venne imprigionato e poi torturato per tre giorni. Sebbene alcuni partigiani vollero lasciarlo andare, perché così giovane, ebbe la meglio chi desiderava la sua morte, dicendo “domani avremo un prete in meno”. Lo portarono nella foresta, e lì scavarono la sua tomba. Rivi si inginocchiò in preghiera, vicino alla tomba, e i suoi assassini spararono un colpo alla testa e uno al cuore.
La burocrazia politica diede del filo da torcere al biografo Paolo Risso, che ha indagato sulla morte del ragazzo. Ma lui era certo che lui, il più giovane seminarista ucciso in quei tempi turbolenti, era morto da martire. L’odio che i suoi assassini nutrivano per il cattolicesimo era così evidente, che un giudice lì condannò al carcere. Il cardinale Amato ha paragonato quei criminali alle iene, perché “indottrinati per combattere il cristianesimo, umiliare il clero, uccidere i parroci, e distruggere la dottrina cattolica”.
Beato Rolando Rivi, prega per noi affinché possiamo anche noi essere fedeli, senza alcun dubbio, devoti alla nostra vocazione, dei fieri seguaci di Cristo, in modo che nessuno possa negare che noi apparteniamo a Lui.

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]