giovedì 16 febbraio 2017

CHE CAZZATA!

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La cattedrale sembra una moschea

Nella folle Hammamet padana manca solo un'oasi


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di Vittorio Sgarbi
C'è il pino marittimo, c'è l'abete montano e c'è la palma di pianura padana, anzi la palma di piazza del Duomo a Milano, una specie autoctona. Alla definizione di palma sui dizionari leggiamo: «Le palme sono una famiglia di piante monocotiledoni appartenenti all'ordine Arecales.

Tale famiglia comprende oltre 200 generi con circa 2.800 specie, diffuse per la maggior parte nei climi tropicale e subtropicale». È ben noto che Milano è una tipica città subtropicale, con il clima di Palermo e di Tunisi, e che quindi le piante più adatte, e nel rispetto della tradizione locale, per la piazza del Duomo, sono le palme, alte, slanciate, diremmo gotiche, in armonia con il Duomo stesso.
Le palme da giardino sono molto ricercate e ambite, sia per la loro bellezza, sia per la loro storia. Della famiglia delle Aracaceae, sono state individuate dagli studiosi come le piante più antiche del pianeta. Con le felci, hanno popolato la Terra sin dall'epoca del Giurassico, ovvero circa 130 milioni di anni fa. Caratteristiche delle aree più calde del mediterraneo africano, così come del Sud America e alcune zone del continente Asiatico, le palme sono simbolo di maternità, di fecondità e, non da ultimo, di protezione. Ma non si deve dimenticare che, nell'era imperiale dell'Antica Roma, le palme erano il simbolo della gloria militare e dello stesso potere imperiale. Le palme da giardino vennero classificate, per la prima volta, da Carlo Linneo che le chiamò, non a caso, «Principi delle Piante». A importarle in tutta Europa, facendole diventare un vero e proprio must dei giardini mediterranei e continentali, è stato il principe russo Pietro Troubetzkoy che, nel 1870, creò la prima piantagione di palme europea nella sua villa sul lago Maggiore, punto di riferimento per gli appassionati del genere. Ora gli appassionati di palme potranno andare in piazza del Duomo a Milano, credendosi anche loro principi in un meraviglioso giardino. Peccato che i giardini nelle città, come scrive Francesco Lamendola, abbiano senso in rapporto con i luoghi, con la loro storia e con il loro destino, e maggiore sarà il contrasto all'inquinamento specialmente se le amministrazioni comunali e gli urbanisti avranno la sensibilità e le conoscenze per impiantare quelle specie arboree, a cominciare dal platano, dal frassino e dal bagolaro, che maggiormente si prestano ad «assorbire» le sostanze di scarico rilasciate dai motori a scoppio - il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il mercurio, il piombo, l'arsenico, il cadmio, eccetera - tutte velenose e più o meno gravemente cancerogene. A Milano, invece, le palme, per allevare il punteruolo rosso.

La cultura del verde urbano, dunque, è segno di maturità, di civiltà, di responsabilità; e la si misura non solo da quanto verde pubblico esiste, ma anche da come è tenuto, e non solo a livello di pulizia, ma anche, per esempio, dal modo in cui vengono eseguite le potature sugli alberi dei viali e dei giardini, o da come viene gestita la coabitazione degli umani con i piccoli animali che dimorano nei giardini e fra gli alberi. Nei giardini della Hofburg, a Vienna - per esempio - è possibile vedere gli scoiattoli saltellare sui rami dei grandi alberi e perfino a terra, senza troppa paura della presenza umana: pare quasi che sia possibile vederseli saltare in mano, se la si allunga verso di essi. Questo tipo di rapporto fra l'uomo e l'animale, in un contesto urbano, non s'improvvisa nello spazio di un mattino: è il risultato di una coesistenza secolare, di una civiltà matura e consapevole, di un rispetto verso la natura che si realizza nell'arco di numerose generazioni, con pazienza, con tenacia, con particolari accorgimenti educativi e didattici: perché tali cose possono, o no, far parte della cultura complessiva di un popolo, ma è certo che, se nessun adulto le insegna ai bambini, specialmente con l'esempio concreto, finiranno per scomparire. Da oggi però potranno pensare di essere al mare, trovare oasi e piscine e sguazzare nella nuova Hammamet padana, anche con la nebbia. Gli altri a Milano Marittima, temporaneamente trasferita tra piazza Duomo e San Babila. Palme per tutti!