mercoledì 1 febbraio 2017

La sfida del cambiamento

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Per il cattolicesimo francese. 

L'Osservatore Romano 

Dall’ultimo numero della "Civiltà Cattolica" anticipiamo stralci di un focus dedicato alle sfide della Chiesa in Francia. In esso si evidenziano le grandi trasformazioni avvenute negli ultimi cinquant’anni e le opportunità pastorali di una comunità forse non più maggioritaria ma comunque dinamica e attiva.
(Marco Rastoin) Negli anni Ottanta, il cardinale Lustiger ricordava spesso che il crollo del cattolicesimo rurale e la trasformazione del cattolicesimo in una religione essenzialmente «urbana» erano due degli eventi più importanti che avevano caratterizzato la Chiesa francese.
I contadini immigrati in città spesso hanno perso il loro legame con la Chiesa. Una delle principali conseguenze dell’evoluzione degli ultimi cinquant’anni che possiamo constatare oggi, oltre all’affermarsi del carattere urbano della Chiesa, è la sua perdita, in ampia misura, delle classi popolari e delle low middle class. La Chiesa cattolica è sostenuta soprattutto dalle classi medio-alte, il che è ancora più evidente per le vocazioni sacerdotali: esse provengono soprattutto dalle famiglie benestanti di tradizione cattolica. Nei quartieri popolari, il panorama religioso è caratterizzato da un indifferentismo agnostico, dalla presenza sempre più consistente dell’islam e di alcune comunità evangeliche abbastanza dinamiche.
Uno dei principali compiti della Chiesa francese nel futuro sarà quello di accogliere e integrare popolazioni immigrate o non metropolitane cattoliche, siano esse originarie dell’Africa o dell’oltremare francese. Per il momento esse sono poco rappresentate nel clero o nei quadri ecclesiali. La Chiesa francese condivide senza dubbio questa preoccupazione con i vescovi europei, come pure con quelli degli Stati Uniti.
A differenza di altre Chiese occidentali, quella francese finora è stata meno colpita dagli scandali di pedofilia fra il clero. Infatti “l’affare di Outreau” (2004), dove innocenti — fra cui un sacerdote — sono stati falsamente accusati, ha fatto in modo che la stampa trattasse le accuse con grande cautela. I casi recenti — nella diocesi di Lione e altrove — hanno indubbiamente indebolito la credibilità della Chiesa come istituzione e hanno evidenziato la necessità di una vigilanza rafforzata: occorre mettersi all’ascolto del Vangelo; i più piccoli, i bambini devono essere la prima preoccupazione della Chiesa.
La natura «giacobina» del Paese si riflette anche nel funzionamento della sua Chiesa. È per questo che, a partire dagli anni Ottanta, numerosi vescovi hanno desiderato avere maggiore libertà nei confronti delle “direttive parigine”. Per questo le iniziative sono diventate più locali, con gli inconvenienti e i vantaggi che ne derivano: per esempio, sono stati riaperti alcuni seminari diocesani, mentre diversi seminari interdiocesani sono entrati in crisi. Sono stati convocati numerosi sinodi diocesani; sono stati proposti percorsi catechistici nuovi, ma si è accentuata la diversità delle pratiche (età della cresima, rapporto con l’insegnamento cattolico). È difficile infatti conciliare sussidiarietà e unità pastorale.
Questa realtà ha indotto la sociologa Danièle Hervieu-Léger a parlare di «esculturazione» crescente del cattolicesimo francese. È la constatazione che la cultura maggioritaria della società francese si distacca sempre più dalla tradizione cattolica. I sondaggi — sia quelli che riguardano questioni di fede (sulla risurrezione, sulla divinità di Cristo), sia quelli che riguardano questioni di morale (eutanasia, aborto) — confermano questa analisi. Riguardo alla morale, il nucleo dei praticanti cattolici si restringe sempre più a un ambiente socialmente omogeneo. Riguardo alla fede, si nota una grande difficoltà a trasmetterla, in particolare a tutti i giovani di famiglie non praticanti che la Chiesa riesce ancora a raggiungere, soprattutto grazie all’ampia rete dell’insegnamento cattolico, che riguarda circa il 20 per cento della gioventù scolarizzata. Sebbene ci siano buoni percorsi di formazione, la mancanza di dirigenti accentua questa difficoltà. Ed ecco allora le conseguenze di questi cambiamenti. Il numero di francesi che si dichiarano cattolici si aggira attorno al 55 per cento della popolazione, ed è in continua diminuzione. I praticanti regolari sono poco più del 4 per cento della popolazione e sono costituiti per lo più da persone che superano i 65 anni. Sul piano delle vocazioni, se il numero dei seminaristi era rimasto basso ma stabile dal 1980 al 2005 (attorno ai 1000), negli ultimi anni si è ridotto notevolmente (attorno ai 700). È significativo che in tutta la Francia ci siano meno di 100 ordinazioni l’anno. Un fatto sembra dunque accertato: la metà della popolazione — costituita da una trentina di milioni di persone — ha perso o sta perdendo ogni legame vivo con la Chiesa.
Come vivere questa nuova situazione? Come pensare la relazione della Chiesa con una società sempre più secolarizzata? Come prendere posizione di fronte a uno Stato che, in presenza di una sfida islamica, tende a inasprire le condizioni della laicità? La Chiesa cattolica, che si è confrontata prima di altre Chiese con la secolarizzazione, costituisce una specie di laboratorio.
La Chiesa francese sta vivendo un cambiamento sensibile e spesso doloroso: il passaggio da una maggioranza tranquilla allo status di minoranza che deve vivere in un ambiente sempre più lontano dalla sua fede, dai suoi riti e dai suoi valori. Ma la Chiesa francese non è morta: essa ha in sé molte fonti di vita. Alcune delle sue iniziative evangelizzatrici si stanno diffondendo nel mondo intero. Essa accoglie numerose famiglie profondamente credenti e generosamente aperte alla vita, giovani particolarmente impegnati e pastori zelanti. In che modo essere al tempo stesso aperti e legati alla tradizione? In che modo far posto alla differenza, riuscendo a rimanere uniti? Come impegnarsi con zelo nell’evangelizzazione senza coltivare la nostalgia per il passato? In che modo rimanere fedeli alla propria storia — e ai propri santi — riuscendo a leggere i segni dei nuovi tempi? Ecco alcune delle domande che si impongono alla Chiesa in Francia nell’attuale situazione di cambiamento.

L'Osservatore Romano