domenica 5 febbraio 2017

Proselitismo?



di Andrea Tornielli

Tra le critiche spesso feroci ed espresse senza un briciolo di carità che vengono rivolte all’attuale successore di Pietro c‘è anche quella riguardante le sue parole sul proselitismo. Francesco, peraltro citando il predecessore Benedetto XVI, continua a ricordare che la Chiesa non cresce attraverso il proselitismo ma per attrazione e testimonianza.
Il senso della frase è piuttosto chiaro: la Chiesa non evangelizza attraverso il marketing, le strategie mediatiche, l’imposizione o la ripetuta, roboante e quotidiana condanna dei cattivi comportamenti degli uomini e delle donne del nostro tempo. La Chiesa evangelizza per attrazione e testimonianza.
Quanti fossero convinti di essere di fronte – qui – a un malinteso buonismo post-conciliare o all’ennesima manifestazione trasformista del modernismo, possono rileggere Matteo 5, 13-16, cioè il Vangelo di questa domenica 5 febbraio 2017 (rito Romano).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Ecco, le parole finali di Gesù parlano proprio di attrazione e testimonianza: gli uomini e le donne del nostro tempo come del tempo di Gesù, duemila anni fa, rendono gloria al Padre se vedono le “vostre opere buone”. Non se sentono prediche. Ma se “vedono”, cioè incontrano testimonianze di vita nuova, bellezza, fraternità vissuta. Il modo in cui i cristiani si amano e vivono è la via dell’evangelizzazione (o può essere la via della contro-testimonianza evangelica che allontana ancor di più).