lunedì 20 febbraio 2017

Storia di Laura


Nel cuore della Chiesa, Il Cammino Neocatecumenale

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Siamo tornati “nel cuore della Chiesa“; la nostra personale rubrica che aiuta, con semplicità e concretezza, a scoprire la realtà  attuale della Chiesa.
Per questo oggi abbiamo incontrato e dialogato con Laura, una giovane donna che frequenta il CamminoNeocatecumenale, fondato dal pittore spagnolo Kiko Arguello, che ha deciso di condividere con i lettori di Cogitare Humanum Est la storia della sua vita, regalandoci, gratuitamente, la sua testimonianza di Fede.
Sei una donna che fa parte del Cammino Neocatecumenale, ci spieghi, da dentro, che cos’ è questo cammino?
Il Cammino Neocatecumenale è un percorso di fede, prende spunto dall’antico catecumenato che i primi cristiani svolgevano prima di essere battezzati: in questo senso è uno strumento moderno ed adatto ai tempi di oggi – come ha più volte sottolineato San Giovanni Paolo II – nelle mani della Chiesa Cattolica, che nella figura del vescovo e dei parroci, decide di utilizzare nelle diocesi e nelle parrocchie per arrivare con una pastorale di evangelizzazione a far riscoprire, attraverso varie tappe graduali, le ricchezze del battesimo e la bellezza dell’essere amati da Dio per ciò che si è.
Ci parli di te? Come ti sei avvicinata a questo Cammino?
Mi chiamo Laura e sono entrata in comunità all’età di 14 anni. Della mia famiglia nessuno ne faceva o ne fa attualmente parte. L’invito ad ascoltare le catechesi mi è stato fatto dal mio fidanzato, attuale marito. Il ricordo che ho delle catechesi è bellissimo perché per la prima volta avevo sentito parlare concretamente di vita eterna, capendo quanto questa fosse molto più vicina di quanto pensassi: questo ha subito generato in me una nuova e grande speranza.
Sono stata sempre una ragazza modello. Andavo bene a scuola, andavo a messa ogni domenica, obbediente ai genitori ed ho sempre avuto ciò che potevo desiderare come: soldiamici e ragazzi.
Nonostante ciò un fatto nella mia vita mi ha segnato profondamente e ha turbato la mia serenità: all’età di 10 anni è venuta a mancare mia nonna, con la quale ero cresciuta e passavo tutte le giornate, dato che entrambi i miei genitori lavoravano. Questo fatto ha creato un vuoto incolmabile dentro di me e nonostante avessi tutto niente riusciva a riempirlo. Quel Dio che conoscevo andando sempre in Chiesa non mi aveva dato nessuna risposta. Nel profondo sentivo che Dio stesso mi aveva tolto qualcosa di molto caro, così misi in seria discussione il suo amore, la sua bontà e la sua paternità.
Di fatto lo scandalo della sofferenza e la paura della morte mi stavano schiacciando.
Le Catechesi del Cammino fin da subito sono state una svolta. Sentivo una speranza nuova dentro di me e lo Spirito Santo mi attestava che non siamo per la morte, ma per la vita. Esiste la vita eterna: non moriamo! Non solo, ma mi era stato annunciato che quel cerchio di morte in cui mi sentivo imprigionata Cristo lo aveva già spezzato per me.
Ricordo che dall’entusiasmo non ho mai mancato una catechesi perché fin da subito ho capito che là Dio mi aspettava e che là c’era la verità.
Per te, concretamente, il Cammino cos’è?
9-braccia-mahOggi ho 40 anni e ho percorso quasi tutte le tappe del Cammino: siamo quasi alla fine.
Ho attraversato anche un periodo di crisi profonda durante questi anni: vedevo tutto nero, una ribellione intensa, non tanto con il Cammino, che è un semplice ed efficace mezzo, quanto proprio con Dio. Per un periodo seppur breve ho staccato la spina. I fratelli di comunità e la pazienza di mio marito mi hanno aiutato. Sentivo però risuonare in me la frase di Pietro che sempre mi accompagna: “Signore, da chi andremo? tu solo hai parole di vita eterna“. L’aver rinnegato Dio non mi dava risposte, anzi. Il fatto di non sentirmi giudicata, ma amata per prima da Dio, mi ha ricondotto a Lui, unica fonte di amore e di vita.
Il Cammino per me è stata una scoperta fondamentale, prima del senso della vita, poi di me stessa e delle mie debolezze: è un percorso in discesa, senza sforzi, in cui tappa dopo tappa vedi e conosci sempre più chiaramente te stesso e soprattutto sempre di più scopri la carità ed il perdono di Cristo per te. Quello che mi sento di dire è che Cristo con la sua misericordia mi ha conquistato e questo è ciò che mi spinge ad annunciarlo agli altri. Un dono grandissimo del Cammino infatti è l’evangelizzazione perché come dice San Paolo “se uno è morto per tutti, tutti sono morti“, e allora come non annunciare il kerygma, la buona notizia che ho ricevuto gratis e che mi ha salvato, per le strade, per le piazze, e che Cristo ti ama così come sei? Questo cambia veramente la vita delle persone e dà un senso a tutto.
Il Cammino coinvolge moltissimi giovani, ci racconti perché tanti ragazzi si avvicinano al Cammino?
Molti giovani sono attratti dal Cammino perché in esso trovano se stessi, una propria e preziosa identità – valiamo il sangue di Cristo– , un senso alla propria vita, ma soprattutto perché conoscono e incontrano seriamente Cristo ed il suo amore per loro. La comunità alla fine è una palestra dove trovi aiuto e sostentamento per poi affrontare la vita di tutti i giorni.
gmgCon mio marito, da catechisti, abbiamo seguito e aiutato una comunità di giovani, abbiamo accompagnato i ragazzi alle GMG e ora siamo padrini di un gruppo del post cresima. I ragazzi hanno bisogno della Verità – non di mezze verità – e per questo motivo, per scoprire ciò che bene o male è divenire cristiani adulti, hanno bisogno di essere accompagnati ed aiutati. La gioia che poi questi ragazzi esprimono, credo derivi dal fatto che in comunità trovano un modo autentico e concreto – nei sacramenti e nella loro riscoperta – per sperimentare Cristo concretamente e vivere il cristianesimo con fratelli e sorelle che non si sono scelti, ma che il Signore ha messo attorno a loro per sperimentare che è possibile amare e per vedere nell’altro, Cristo. Le comunità sono infatti composte da un certo numero di persone – da 20 a 50 all’incirca – in modo da poter vedere bene l’opera di Dio negli altri e da potersi gradualmente conoscere profondamente, confrontarsi, discutere, perdonare ed amare non perché siamo bravi, ma perché abbiamo prima ricevuto quell’amore.
bonnagosto05Un altro aspetto che attira i giovani è sicuramente il vedere frutti concreti derivanti dal Cammino sia nella loro vita sia, magari, in quella dei genitori prima di loro: vedere che le famiglie anche di fronte alle crisi non si separano, che esiste la possibilità di perdonare e di guarire e ricostruire, ed anche, perché no, che loro sono nati perché i genitori si sono aperti alla vita e non hanno scelto la strada dell’aborto o che, più semplicemente, non si sono separati – come tante famiglie che li circondano – grazie al Cammino stesso. Tutto questo li conferma nella bontà di ciò che stanno vivendo e dona loro il discernimento e la maturità per scoprire e costruire la propria vocazione ed il proprio futuro.
Com’è il ruolo di catechista in una comunità neocatecumenale di giovani?
Il periodo  – 3 anni – in cui abbiamo accompagnato la comunità di giovani è stato un grande aiuto anche per noi, perché ci siamo rivisti in quei giovani ed abbiamo capito meglio l’opera che Dio aveva fatto e stava facendo con noi. Quello che invece colpisce dei giovani nelle giornate mondiali della gioventù è come di fronte alla parola di Dio – ognuno ne riceve una particolare e personale dallo Spirito Santo – riescano a parlare di se stessi, ad aprirsi senza timore per poter essere aiutati.
Giovani, Cammino e vocazioni, come si coniugano insieme?
Tutto ciò che i ragazzi vivono nel Cammino fa sì che molti di loro diano già una disponibilità a vagliare la propria vocazione e magari anche a lasciare tutto per il Signore, decidendo di entrare in seminario, in un monastero o partire in missione per il mondo intero, secondo il progetto meraviglioso che il Signore ha predisposto per ciascuno di noi. Abbiamo esperienze di nostri fratelli e sorelle che sono ora seminaristi, presbiteri o monache di clausura e sono una testimonianza incredibile per noi e per il mondo intero: Dio non ti frega e puoi fare la Sua volontà appieno! E sarai una persona piena, realizzata, felice, nella pace! Vedere che Dio è padre ed agisce nella tua storia e sperimentare la concretezza aiuta molto i ragazzi e non li fa vivere di proiezioni, sballi e fughe in mondi virtuali che oggi la società propone: con Cristo resti con i piedi per terra e vivi in pienezza la tua esistenza.
Ci è sembrato di capire che tutto ciò inizi dal “post cresima”
Anche nel post cresima, fatto di pochi ragazzi, in modo da rappresentare un unità familiare, si può vedere concretamente l’azione di Cristo nella storia e nella vita: come padrini vediamo i frutti e la gioia che sperimentano ed il nostro compito è di aiutarli a crescere nella fede. Con Cristo infatti si è felici e Dio non ci toglie nulla, anzi, stare con Cristo conviene e questo i ragazzi piano piano lo capiscono e lo vivono.
Ovviamente è Dio che fa tutto, noi siamo solo spettatori e strumenti nelle mani della Chiesa e dello Spirito Santo. Noi diamo solo una disponibilità al Signore, dato che gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente diamo e in questo proviamo una grande pace perché il perdere la vita per Cristo indubbiamente significa trovarla.
Recentemente Carmen, uno dei tre fondatori del Cammino, è salita al cielo. Come per molte ragazze anche per te la figura di Carmen era importante?
13932047_10210240921723391_620257981_oQuello che mi ha sempre affascinato di Carmen è il suo essere stata una donna di Dio. Questo lo si percepiva concretamente. Mi colpiva la sua libertà: la definirei proprio uno spirito libero, che una volta incontrato, conosciuto e amato Cristo, è entrata nella piena dignità della sua vocazione ad essere donna, madre spirituale – senza avere marito o     figli -, catechista itinerante e cristiana.
Tutto il resto viene di conseguenza. Lei ha sempre messo al primo posto Cristo, una vita vissuta per lui e per amore a lui. Questo amore per Cristo le ha fatto amare molto anche la figura della donna: diceva sempre che è la più preziosa, dato che il serpente (demonio) si scomoda da sempre per lei e l’attacca poiché  in lei è la fabbrica della vita.
Riascoltando i suoi discorsi, tenuti anni fa, si nota proprio il suo discernimento, la lettura della storia e della scienza con gli occhi della fede e subito si percepisce come tutto quello che lei ipotizzava o profetizzava si sta realizzando nella società di oggi.
Altri valori importantissimi che mi ha trasmesso sono sicuramente il rispetto e l’ammirazione per le nostre radici, cioè il popolo ebraico (vedendo come Dio agisce nella storia), la consapevolezza che nulla è a caso. Per ultimo, ma non meno importante, il suo amore, incondizionato, alla Chiesa e al Papa.