domenica 19 marzo 2017

Erdogan, il profeta facile.



di Elena de Giorgio.
“Fate figli…non tre, ma cinque, perché voi siete il futuro d’Europa”. E’ il fertility day di Erdogan, che invita i turchi che vivono nei paesi europei a investire sul proprio domani (“vivete nelle case migliori, nei quartieri migliori, mandate i bambini nelle scuole migliori”) perché il destino dell’Europa è nelle loro mani, nelle mani degli immigrati.
Sono milioni, i turchi che vivono fuori dal loro paese, due e mezzo possono votare in patria. Ma non è solo la scadenza elettorale vicina, e nemmeno le sentenze della Corte di Giustizia sul velo per le donne, a ispirare il discorso del leader-dittatore. Erdogan guarda a un orizzonte che gli europei, soprattutto i politici, cercano di ignorare, e che è assai più vicino di quanto sembri: perché i tedeschi, gli italiani, gli olandesi, gli svedesi, e persino i francesi, di figli non ne fanno più, i matrimoni sono in picchiata in parallelo alla natalità, e sembra che solo gli omosessuali, che i figli non li possono fare, reclamino le nozze come un diritto.
L’Europa è vecchia e priva di vitalità, e non servirà nemmeno riempirla oltre misura di migranti, quei migranti che Erdogan, profumatamente pagato dall’Europa, tiene a bada e usa come arma di ricatto. Basta continuare a fare figli: basta che il trend demografico dell’Occidente si mantenga sui livelli attuali, o, come è probabile, peggiori persino un po’, e tra pochi decenni l’Europa sarà popolata in prevalenza dai figli degli immigrati, turchi e non solo.
In Italia il fertility day ha sollevato scandalo, ma i motivi dichiarati (l’inadeguatezza delle immagini e degli slogan scelti) erano solo un pretesto.  Erano i contenuti, ad essere considerati inaccettabili, e della bassa natalità si parla solo nei convegni, ma nessuno davvero se ne preoccupa e se ne occupa sul pieno politico e progettuale. Intanto l’Europa ha ormai delegato il proprio equilibrio demografico ai migranti. Qui non si tratta più di accoglienza, ma di sostituzione.