domenica 26 marzo 2017

La la land, la terra promessa



tratto dal blog di Renato Calvanese www.sacrosanteletture.it
La La Land è il film vincitore nel 2017 di sei Oscar, paragonato a ragione o a torto ai grandi musical del passato, quelli per intenderci in cui Gene Kelly e Debbie Reynolds cantavano “I’m singing in the rain”. Di fatto come quei film eredita una trama semplice: due sognatori che vivono ad Hollywood, la cameriera Mia aspirante attrice che serve cappuccini alle star tra un provino e l’altro e Seb, il pianista di jazz che sogna un locale tutto suo dove poter far rivivere una musica che ormai pochi apprezzano. Eppure in questa semplicità viene raccontato tanto di noi, della nostra umanità.
La La Land infatti è la terra promessa, è la nostra giornata che comincia piena di aspettative (la canzone iniziale si intitola “Un altro giorno di sole”) è la fatica quotidiana che ci chiama per capire per cosa siamo fatti, senza mai arrenderci, senza mai accontentarci. Ogni mattina ci svegliamo e a tenerci in piedi è una tensione verso qualcosa: un lavoro, una casa, una posizione, una macchina, un buon voto, soldi, sicurezza, una vacanza, una posizione, magari il riposo, eppure arriva un momento della giornata, della vita, in cui presentiamo che ci deve essere dell’altro, in cui appare chiaro che la meta è un’altra, che c’è qualcosa che desideriamo che va oltre ciò che vediamo (“C’è tanto che non riesco a vedere” canta Seb). In fondo cosa cerca l’uomo in questa vita, sotto questa città piena di stelle? Proprio City of stars è il titolo della canzone a mio avviso più bella di tutto il film ed è nelle sue strofe che troviamo la risposta.
Città di stelle
Soltanto una cosa vogliono tutti
Che stiano seduti in un bar
dietro vetrine fumose di ristoranti affollati
È l’amore
Sì, tutto quello che cerchiamo è l’amore di qualcuno
Una corsa
Un’occhiata
Un tocco
Una danza
Uno sguardo negli occhi di qualcuno
Che illumini i cieli
Che apra il mondo e lo faccia girare
Una voce che dice, “Io ci sarò e tu starai bene”
Non mi importa se so
Soltanto dove andrò
Perché tutto ciò di cui ho bisogno è questo pazzo sentimento
Sentire questo rat-tat-tat nel mio cuore

La vita a ritmo di musical

E’ l’amore ciò che cerchiamo, lo sguardo di qualcuno che guardandoci ci dica “Io ci sarò e tu starai bene”, qualcuno che di fronte alla delusioni della vita, ai rifiuti, alle audizioni andate male, ai colloqui a vuoto, agli insuccessi, possa continuare a dirci “Tu vali, l’ultima parola su di te non la dice questo insuccesso perché io ti amo, e il fatto che tua sia vivo, che tu sia qui, ora, così come sei, è importante per me”. E’ l’amore che si cerca, magari senza saperlo, magari mentendo a se stessi, ma solo l’amore in grado di sfidare i secoli può illuminare la vita di senso. E’ l’amore l’agente capace di trasformare il mondo in quella meraviglia dove tutto sembra possibile, che ci fa cantare, ballare, battere i piedi a tempo, danzare con uno sconosciuto o volare tra le stelle della via lattea come si vede nel film. Veramente guardando La La Land si arriva a credere che il musical sia il genere più adatto per raccontare la storia di una vita che cerca e che trova, la storia di uomini vivi.

Che darà l’uomo in cambio di se stesso?

L’amore di Mia e Seb è bello, ma cos’è che lo rende bello? È il fatto che i due si sostengano nella realizzazione dei loro sogni. Mia vuole recitare, Seb vuole aprire un locale dove poter suonare finalmente jazz, ed entrambi, di fronte all’abbattimento dell’altro, allo sconforto, alle porte chiuse, si incoraggiano, invitano l’altro a perseverare. Eppure anche questo amore così bello, così carico di promesse, in cui due persone si accompagnano seriamente verso il proprio compimento, all’improvviso si complica, va in crisi. A minarlo sono le scelte dei protagonisti, che in modi e tempi diversi, punteranno tutto sull’obiettivo di riuscire nella vita, tralasciando la realtà dell’amore: non un’idea dell’amore, ma la realtà, una persona, quella promessa di bene incontrata nella vita, sperimentata, vissuta. Il film termina e lo spettatore è colto da una vibrazione, da una contestazione che nasce dall’evidenza che qualcosa è stato tradito. Essere fedeli al cuore è la prima chiamata cui un uomo deve rispondere per poter trovare quello che cerca, la felicità. Il film si chiude, e mentre scorrono i titoli di coda riecheggia la domanda che Gesù duemila anni fa pose ai suoi discepoli e che oggi pone di nuovo a noi: “Che importa se soddisfi tutto quello che desideri e poi perdi te stesso? Che darà l’uomo in cambio di se stesso?” (Matteo 16,26).