lunedì 6 marzo 2017

La voce di Pietro.



Con l’invito a chiedersi se davvero «ascoltiamo la voce di Pietro e dei più deboli, su quali basi prendiamo le nostre decisioni e se nella nostra vita ci sono “ritirate strategiche” per non seguire Gesù fino in fondo», padre Giulio Michelini ha dato il via agli esercizi spirituali con Papa Francesco e la Curia romana. «Passione, morte e risurrezione di Gesù secondo Matteo» è il tema che il religioso dell’ordine dei frati minori ha scelto di proporre per le sue meditazioni.
Nella Casa Divin Maestro, ad Ariccia — dove anche quest’anno si svolgono gli esercizi, che si concluderanno nella mattina di venerdì 10 — il Pontefice è arrivato alle 16.50 di domenica 5 marzo, su uno dei due pullman partiti dal Vaticano con gli oltre settanta partecipanti agli esercizi spirituali. Ad accoglierlo, con il predicatore, l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, e don Valdir José De Castro, superiore generale della Società di San Paolo, insieme alla comunità religiosa di Ariccia. Già nella riflessione introduttiva, svolta subito dopo l’arrivo, il predicatore ha presentato i contenuti essenziali delle meditazioni, sottolineando in particolare che «la vita di Gesù non è una fiction». La sua esistenza terrena e la sua morte, ha fatto presente, «sono strettamente legate e noi, con le nostre meditazioni, torneremo ogni volta in Galilea, dove Gesù ha trascorso quasi tutta la sua vita, e lì troveremo quei tratti che ci porteranno a Gerusalemme per parlare della sua passione, morte e risurrezione». Ogni meditazione, ha precisato, «partirà dall’esegesi di un brano tratto dai capitoli 26-28 del vangelo di Matteo, riletto tenendo sullo sfondo il ministero di Gesù in Galilea». E «dall’interpretazione del testo si passerà poi a una lettura di tipo esistenziale e spirituale». 
«Stare con Gesù», dunque, è la prima chiave di lettura. Ma anche «stare con Pietro», seguendo le indicazioni della Evangelii gaudiumper «considerarci tutti dentro il gruppo di coloro che devono essere  ri-evangelizzati». Perciò, ha detto ai presenti padre Michelini, «siete voi, cari fratelli, al centro di quella evangelizzazione che il Signore ha pensato per le vostre persone, che vi occupate della Chiesa e degli altri, ma che siete chiamati anche, per questo tempo speciale, a stare in disparte, voi soli, in un luogo deserto, per fermarvi, pregare e riposare un po’».
«La confessione di Pietro e il cammino di Gesù fino a Gerusalemme» (Matteo 16, 13-21) sono stati il filo conduttore della prima meditazione, nella mattina di lunedì 6 marzo. «Se il Signore ha compiuto vari viaggi verso la città santa, come si apprende dal Vangelo secondo Giovanni, per le tre feste di pellegrinaggio giudaiche — ha spiegato il predicatore — quello che Gesù a un certo punto annuncia si distingue da tutti gli altri: è l’ultimo, è l’innesco della sua passione, morte e risurrezione». Così «in quella che potremmo chiamare la “trilogia sinottica della fine” — per distinguerla da quella che si trova all’inizio dei Vangeli sinottici (il Battista; il battesimo di Gesù; la tentazione) — è importante osservare la logica e la cronologia degli eventi: Pietro riconosce in Gesù il Messia; Gesù annuncia la sua passione; la trasfigurazione sul monte». 
Ma «perché Gesù, come scrive l’evangelista Matteo, “da allora” annuncia quel suo ultimo pellegrinaggio verso Gerusalemme?» si è chiesto il religioso, ricordando che «Gesù, che pure parla come parola del Padre, ha ascoltato Pietro e accolto la sua investitura messianica, che sarà poi confermata, in modo molto umile, da una donna, a Betania».
Diversamente, dunque, «dai grandi personaggi del passato, come Alessandro Magno che secondo le antiche biografie prendeva decisioni grazie alle pratiche mantiche o agli indovini o all’oniromanzia, Gesù non arriva alle sue convinzioni attraverso l’arte divinatoria, né grazie ai suggerimenti di maghi e nemmeno attraverso i sogni: tra l’altro, nei vangeli Gesù non sogna». Lo fa invece «grazie alla preghiera, al dono dello Spirito, e anche perché il Padre parla a lui attraverso una voce umile».
Nella tradizione giudaica, «dopo la fine della grande profezia — ha proseguito Michelini — si credeva che Dio si rivelasse attraverso i bambini, i sogni, i folli, una “piccola voce”: tutti modi per dire che la comunicazione divina ordinariamente non è eclatante o impositiva, ma più simile al sussurro di un vento leggero, che soffia per Elia sull’Oreb, che al tuono che schianta i cedri del Libano» (come si legge nel salmo 29, 5). Ecco che, ha affermato il predicatore, «Gesù, umile di cuore, ascolta la voce di Pietro e, da allora, si assume le conseguenze estreme delle sue parole e delle sue azioni: non si ritira più, ma annuncia la sua morte-risurrezione a Gerusalemme». 
A conclusione di queste linee di riflessione, il predicatore ha suggerito un vero e proprio esame di coscienza, attraverso tre domande dirette, per attualizzare e personalizzare l’intera meditazione. «La prima domanda — ha detto — ha a che fare con le decisioni che prendo, intendendo non le piccole decisioni quotidiane, ma quelle più importanti per la vita. Sulla base di quale criterio faccio discernimento? Decido d’impulso, mi lascio prendere dall’abitudine, metto me stesso e il mio personale tornaconto davanti al regno di Dio e agli altri, ascolto la voce di Dio che però parla in modo umile?».
La seconda domanda scaturita dai contenuti della meditazione riguarda proprio «quella voce che parla come parlano i bambini o i folli, che è debole come i sogni o una voce interiore». Non a caso «il Padre ha parlato anche attraverso la confessione di Simone: Gesù nella sua umanità, e anche san Francesco d’Assisi, hanno compreso che Dio si rivela anche al discepolo e mediante il discepolo più piccolo». E allora, ha domandato il predicatore sollecitando una riflessione personale, «abbiamo l’umiltà di ascoltare Pietro, abbiamo l’umiltà di ascoltare gli uni gli altri, facendo attenzione ai nostri pregiudizi, attenti a cogliere quelle cose che Dio più dirci attraverso le voci deboli degli altri, o ascoltiamo solo la nostra voce che parla agli altri?».
Con la terza domanda dell’esame di coscienza, Michelini ha invitato a riflettere sulle nostre «ritirate strategiche», chiedendoci se accettiamo o meno «di andare fino in fondo per seguire Gesù Cristo, mettendo in conto che questo comporti portare la croce, come ha detto ai discepoli e a Simone, subito dopo la confessione: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”».
L'Osservatore Romano