sabato 4 marzo 2017

MEDJUGORJE, IL VESCOVO: «LA MADONNA NON È MAI APPARSA»



Medjugorje, l’impegno del Papa a «tutelare» i fedeli

di Giacomo Gambassi (Avvenire)
È iniziata in questi giorni a Medjugorje la missione dell’inviato speciale di papa Francesco, l’arcivescovo polacco Henryk Hoser. Non entrerà nel merito delle presunte apparizioni della Vergine che sei ragazzi (oggi adulti) affermano di vedere dal 1981 e che viene chiamata con il titolo di “Regina della pace”. Il suo incarico avrà soltanto un carattere pastorale. «Il Papa ha il dovere di proteggere la pietà popolare e la fede delle folle che si recano nella cittadina della Bosnia ed Erzegovina, di preservarle e di educarle. Tutto ciò è al centro dell’impegno dell’arcivescovo Hoser», spiega padre Salvatore Maria Perrella, preside della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma.

Sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, docente di dogmatica e mariologia, il religioso è stato membro della Commissione internazionale istituita da Benedetto XVI per indagare su Medjugorje. Perrella non si esprime sulla vicenda che conosce fin troppo bene. «Per rispetto al segreto pontificio», tiene a precisare. Però chiarisce il ruolo che ha l’inviato di Bergoglio. «Coloro che giungono lì – afferma – non possono essere lasciati in balìa delle agenzie turistiche o anche dei desiderata di qualche uomo di Chiesa. A Francesco sta a cuore la dimensione pastorale del luogo» che ogni anno attrae due milioni di “pellegrini” da tutto il mondo. «Siamo di fronte a un fenomeno internazionale», osserva Perrella. Un caso che interroga anche per la sua complessità. «Con l’incarico all’arcivescovo polacco – prosegue il Servo di Maria – il Papa dice che l’aspetto pastorale non è secondario e vuole “tutelare” i credenti».

Con un bagaglio di studi in medicina alle spalle, Hoser – 74 anni e vescovo di Varsavia-Praga – è stato missionario in Africa e poi segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Il suo incarico a Medjugorje durerà fino all’estate. «In questi mesi – riflette Perrella – vedrà, ascolterà, annoterà su quanto accade. Poi affiderà tutto nelle mani del Papa. Il che non vorrà dire che Francesco si esprimerà fin da subito sulla veridicità o meno delle apparizioni. Già Benedetto XVI, volendo la Commissione d’inchiesta in seno alla Congregazione per la dottrina della fede, aveva chiarissimo il fatto che il fenomeno Medjugorie non potesse essere liquidato in modo semplicistico con un “sì” o con un “no”». E il religioso aggiunge: «Di fronte a un caso di così ampie proporzioni è bene che il vescovo locale sia supportato dalla sollecitudine del Santo Padre attraverso un suo inviato».

Mentre cominciava la missione di Hoser, il pastore di Mostar-Duvno – nel cui territorio si trova Medjugorje – Ratko Peric ha pubblicato sul sito diocesano un intervento a sua firma in cui riferisce che «non si tratta di vere apparizioni della Beata Vergine Maria». «Le considerazioni di Peric sono opinioni personali. Autorevoli perché vengono dall’ordinario del luogo, ma comunque personali soprattutto se dobbiamo guardare al loro valore magisteriale, ossia a ciò che impegna i fedeli», avverte padre Gian Matteo Roggio, il Missionario di Nostra Signora de La Salette docente di mariologia al “Marianum” e di dogmatica all’Università Cattolica di Roma. Autore con padre Perrella del volume Apparizioni e mariofanie (San Paolo, pagine 192, euro 15), ricorda che «il giudizio su Medjugorie non spetta al vescovo diocesano o alla Conferenza episcopale nazionale, ma alla Congregazione per la dottrina della fede e in ultima istanza al Papa che è il garante della venerazione verso Maria nella Chiesa». Erano stati proprio i vescovi dell’ex Jugoslavia a chiedere l’intervento della Santa Sede che portò papa Ratzinger a istituire nel 2012 la Commissione di inchiesta. «All’interno dell’episcopato locale si era verificata una spaccatura – ripercorre Roggio –. Questo non deve meravigliare perché non si tratta di dimensioni fondamentali per la fede». L’organismo pontificio, presieduto dal cardinale Camillo Ruini e composto di 17 membri fra porporati, vescovi, teologi ed esperti, ha concluso la sua attività il 14 gennaio 2014 e, secondo le parole di papa Francesco, «ha fatto un buon lavoro».

Medjugorie sollecita: per i suoi frutti spirituali oppure per la vita “insolita” dei presunti veggenti, ad esempio. «Ereditiamo dalla storia un ideale di veggente che dopo le apparizioni si consacra completamente al Signore – nota il religioso –. Le norme su questi fenomeni pubblicate nel 2012 dalla Congregazione per la dottrina della fede non dicono nulla sullo stato di vita del presunto veggente: ciò che conta è che abbia una vita cristiana all’altezza del suo tempo». Più volte Francesco ha fatto riferimento a «veggenti» legati a presunte rivelazioni o alla Madonna “postina”. «Sono parole che erano parte di un discorso più ampio sull’identità del cristiano – afferma Roggio –. La fede non dipende dalle visioni, ma dalla scelta di Cristo». Da anni c’è un afflusso continuo nella cittadina bosniaca. «L’invio di Hoser testimonia come il Papa si fidi dell’esperienza del popolo cristiano – conclude il docente –. È quello che definiamo il sensus fidelium: si tratta della capacità del popolo di riconoscere quello che viene da Dio ma anche quello che non proviene dal Signore».

Il vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Peric: nessuna visione soprannaturale
Una «figura ambigua»; «segni ingannevoli»; «messaggi strani»; «profezie false»; «manipolazioni intenzionali». Sono alcune delle espressioni pesanti che utilizza il vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Peric, nell’intervento a sua firma pubblicato nel sito diocesano in concomitanza con l’inizio della missione dell’inviato del Papa a Medjugorje. Un testo dove il presule afferma che «la Madonna non è apparsa» nella cittadina all’interno del territorio diocesano. Il vescovo spiega che si tratta della «posizione di questa Curia», anche se il “responso” finale sul caso non spetta alla Chiesa locale ma alla Congregazione per la dottrina della fede e in ultima istanza al Papa dopo che la vicenda è stata demandata alla Santa Sede dalla Conferenza episcopale della Bosnia ed Erzegovina. Peric sottolinea di aver rivelato, come il suo predecessore Pavao Zanic, «la non autenticità delle apparizioni che finora hanno raggiunto la cifra di 47.000».
Il vescovo analizza le “apparizioni” dei primi sette giorni che risalgono al 1981. Il presule parla di una figura femminile che «si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna», che «di solito non parla per prima», che «obbedisce ai “veggenti” e al parroco che la fanno scendere dal colle in chiesa sebbene controvoglia». Poi continua evidenziando che nei primi giorni «non rilascia alcun messaggio specifico» e che dirà di apparire ancora solo «per tre giorni» mentre «poi cambia idea e appare tuttora da 37 anni». Peric pone l’accento anche su «storie di toccamenti del corpo della Madonna e della sua veste». E al termine cita quanto la Conferenza episcopale nazionale ha dichiarato a Zara del 1991: in base alle indagini fino ad allora condotte «non è possibile affermare che si tratti di rivelazioni soprannaturali».
Avvenire

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Caso Medjugorje, il vescovo di Mostar: "Quella non è la Madonna". Il cardinale Muller: "Importanza esagerata" 

TGCom 24 


Monsignor Peric, vescovo di Mostar, sostiene a Mattino 5 che le apparizioni di Medjugorje non sarebbero autentiche: "La figura femminile che sarebbe apparsa si comporta in modo del tutto diverso dalla vera Madonna". Oltre ad essere in disaccordo con le visioni, contesta anche i veggenti e i loro presunti messaggi. Della vicenda ha parlato anche il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, card. Gerhard Mueller: " (...) 

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MEDJUGORJE, IL VESCOVO: «LA MADONNA NON È MAI APPARSA»
di Alberto Bobbio (Famiglia cristiana)
«Le apparizioni della Madonna di Medjugorje non sono autentiche per il semplice fatto che la Madonna non è mai apparsa». Lo ha ribadito il vescovo di Mostar Ratko Peric in una nota pubblicata sul sito della sua diocesi, che si può leggere integralmente qui http://www.md-tm.ba/clanci/le-apparizioni-dei-primi-sette-giorni-medugorje. Peric è ordinario del luogo dove si trova Medjugorje e dove avverrebbero le presunte apparizioni. Finora nessuna autorità della Chiesa ha limitato i suoi poteri canonici. Non è la prima volta che si pronuncia sulle presunte apparizioni.
Sul sito della diocesi di Mostar (http://www.md-tm.ba/) si possono leggere, anche in italiano i suoi interventi e molto altro sulla vicenda in un'apposita sezione. Né la missione dell’inviato speciale del Papa monsignor Henryk Hoser, vescovo polacco della diocesi di Varsavia-Praga, cioè del popoloso quartiere Praga nella capitale polacca (quasi un milione mezzo di abitanti ad est della Vistola) con, spiega una nota della Santa Sede, “la missione di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro”, esautora il potere del vescovo di Mostar.
La nota della Santa Sede con la nomina precisa che la missione “avrà, pertanto, un carattere esclusivamente pastorale” e quindi non si deve occupare della validità delle presunte apparizioni. Monsignor Peric ha pubblicato la sua dichiarazione alla vigilia della missione del vescovo polacco, proprio per sottolineare la posizione dell’ordinario del luogo. Peric non è uno qualsiasi. E’ un specialista di diritto canonico e le sue valutazioni sugli accadimenti di Medjugorje sono sempre state tenute in seria considerazione dalla Congregazione della dottrina della fede che deve, secondo il diritto canonico, pronunciarsi sulle apparizioni con un parere da affidare al Papa, che poi decide in accordo con il vescovo del luogo. Così è sempre accaduto per tutte le apparizioni del mondo.
La posizione di Peric è contenuta sicuramente anche nell’analisi della vicenda fatta dalla Commissione Ruini, l’ultima che ha indagato,nominata da Benedetto XVI nel 2010, che ha lavorato in modo riservatissimo e che ha consegnato un “parere documentato e motivato” alla Congregazione della Dottrina della Fede il 17 gennaio 2014. Ruini ha parlato una sola volta del suo lavoro: “Io non so quale sarà il giudizio conclusivo. Noi abbiamo fatto solo un proposta articolata, dopodiché sarà la Congregazione per la Dottrina della fede a prendere le decisioni che poi saranno presentate al Papa: l’ultima parola, com’è naturale, sarà quella del Santo Padre”. La vicenda è molto complessa sotto diversi profili. Monsignor Peric nella sua ultima nota spiega molto bene la vicenda soprattutto all’inizio delle presunte apparizioni. Altre volte aveva fatto il punto, mantenendo sempre una posizione molto chiara. Quasi mai ha citato la Madonna ma solo “l’apparsa figura di Medjugorje”.
Il cuore della sua convinzione è che “si è schierata fin dall’inizio decisamente dalla parte di alcuni francescani allora disobbedienti”. Peric ha ricordato qualche tempo fa che ci sono 9 ex-francescani che, pur sospesi a divinis, si comportano nelle parrocchie “come sacerdoti legali” e che altri due, Tomislav Vlasic e Jozo Zovko, sono stati il primo ridotto allo stato laicale, su sua richiesta, dal Papa e all’altro è stato vietato dai suoi superiori “ogni contatto con Medjugorje”. La figura di Tomislav Vlasic è una figura chiave, perché egli più volte, anche in una lettera a Giovanni Paolo II, si è sempre definito il direttore spirituale dei sedicenti veggenti fin dall’inizio e venne definito nel 1990 dal vescovo Zanic, predecessore di Peric a Mostar, “l’autore di Medjugorje”.
Vlasic è stato ridotto allo stato laicale con un provvedimento firmato dal prefetto della Congregazione della dottrina delle fede, il cardinale Levada nel 2009, nel quale per la prima volta si associa il fenomeno di Medjugorje a “sospetti di eresia e di scisma”. E tra le accuse, oltre a quella di divulgazione di “dubbia dottrina” c’era anche quella di “addebiti contra sextum”. Vlasic era accusato di aver avuto rapporti sessuali con una suora “aggravati da motivazioni mistiche”. Ha evitato un processo solo perché ha chiesto di essere ridotto allo stato laicale. Il documento firmato dall’allora segretario della Congregazione della dottrina della fede, ora cardinale, Angelo Amato è un documento ufficiale vaticano: Decreto della Congregazione per la dottrina della fede prot. 144/1985 del 25 gennaio 2008. Anche l’altro francescano all’origine della vicenda il notissimo padre Jozo ha avuto sanzioni canoniche ed è stato accusato di abusi sessuali.