mercoledì 22 marzo 2017

Quella guerra santa in culla persa senza combattere



di Stefano Zecchi.
Le mamme dell’Occidente uccise dal nichilismo relativista.
Perdere senza neppure combattere. La bomba demografica islamica annienterà la civiltà occidentale, con la sua cultura, la sua religione.
Esattamente un secolo fa, lo aveva previsto il filosofo Oswald Spengler nel suo Il tramonto dell’Occidente, un Occidente che oggi si è sempre più ridotto a un piccolo, modesto paradiso, in cui sopravvivono ancora quelle libertà che gli islamici non sanno nemmeno cosa significhino. La popolazione mondiale islamica crescerà del 73% tra il 2010 e il 2050, perché ogni donna musulmana ha una media di 3,1 figli contro il 2,3 degli altri gruppi culturali/religiosi.
Sarà una vera e propria invasione, di fronte alla quale l’immigrazione di questi tempi, con tutta la sua retorica dell’accoglienza, è una sciocchezza. Ovvio che il problema non è il numero di nascite di musulmani, ma la mancanza di nascite di bambini occidentali. La civiltà occidentale non si è rinnovata, si è disinnamorata della sua tradizione, considerandola – in particolare da parte di quelle ideologie false-progressiste – insignificante, reazionaria.
L’Occidente è vecchio, e dai vecchi non nascono figli. È vecchio, perché chi non ama la sua tradizione umanistica le ha impedito di rigenerarsi, ammorbandola con la malattia spirituale più grave: il nichilismo. Tanta enfasi per celebrare in questi giorni i patti di Roma per la costituzione dell’unità europea. Ma quale Europa? Quella del grande cosmopolitismo amato da Goethe? Quella dei padri dell’illuminismo e dei grandi romantici? Figuriamoci! È venuta fuori l’Europa della più ignobile decadenza, quella che si fa governare dalle banche, dalla finanza, dalla burocrazia, quella che ignora la stupenda storia costruita da nazioni con le loro identità, con i propri valori che hanno saputo superare l’orrore delle guerre per ritrovare sempre di nuovo le forze spirituali per ricostruire libertà e democrazia: culture diverse, orgogliose della loro specificità, ma sapienti nel dialogo e nella competizione.
Quando si cancella quest’Europa, vitale nella sua tradizione umanistica, e la si consegna al denaro e ai formalismi amministrativi, il cuore dell’Occidente invecchia, si ammala di quella malattia che si chiama nichilismo con la sua esaltazione di un relativismo in cui il tutto e il niente finiscono per avere lo stesso valore.
Allora si tollera ogni cosa in nome di una falsa, vile democrazia. S’invecchia e non si fanno figli, perché il nichilismo relativista ha cancellato il sentimento del futuro: la speranza. Si consegnano, così, le chiavi di casa ai popoli giovani, aggressivi, il cui istinto li porta a credere nel futuro, popoli che si sentono appartenenti a una storia che li coinvolge e li spinge alla nostra conquista.
Fonte: il Giornale

***

L’Olanda “islamizzata” che nessuno racconta

Si fa presto, a dire: Olanda. Quella che vediamo noi da qui è parziale e, soprattutto, effimera. Fateci caso: è trascorsa meno di una settimana e nessuno ne parla più. Diciamoci la verità: nessuno avrebbe prestato attenzione alle elezioni politiche nei Paesi Bassi, se non ci fossero state la Brexit e l’elezione di Trump alla Casa Bianca e se non ci fosse stata la prospettiva di un successo, almeno relativo, del partito “populista” di Wilders. Che invece è arrivato secondo. L’establishment ha brindato alla vittoria e l’Olanda torna ad essere un Paese noioso.
In teoria, perché la realtà è un po’ diversa, e stavolta a dirvelo non è Marcello Foa ma una lettrice di questo blog, Luisa F. che vive da quelle parti, e che mi ha scritto una bella lettera, da cui emerge uno spaccato diverso da quello narrato dai grandi media internazionali.
Luisa scrive:
Non mi sembra che la “vittoria” di Rutte abbia decretato la sconfitta del populismo, anzi, richiamando la sua giusta analisi, né rappresenta proprio il frutto. Infatti credo (e solo per riferirsi all’Olanda) che se Rutte non dovesse proseguire quell’atto di coraggio, iniziato la settimana scorsa, con la Turchia (ed i connazionali turchi in patria), incontrerebbe non poche difficoltà in questo suo nuovo mandato. C’è molto più populismo nell’elezione di Rutte che in quella che sarebbe stata una vittoria schiacciante di Wilders. Inutile continuare a fare gli indifferenti e/o cantar vittoria per il nulla…
Io credo che il populismo europeo stia invece crescendo sempre più: le città tra Belgio, Olanda e Germania sono letteralmente invase dai Turchi e musulmani che non considero assolutamente integrati con noi. Hanno i loro quartieri, i loro negozi, i loro orari di lavoro, la loro lingua (molto di loro anche nati qui non parlano la lingua locale), insomma tutto diverso da noi (e per noi intendo l’altra faccia multieuropea di queste città); è questa l’integrazione?.
Potrebbe essere più chiara? Luisa F. continua con altre osservazioni alquanto interessanti:
Le racconto questo annedoto (sempre per parlare di Olanda), il mio ex marito ha votato per Rutte (di Wilders non condivide l’idea di uscire dall’Europa) tuttavia nostro figlio andrà ad una scuola cattolica perchè nelle scuole laiche (il sistema qui non è ugale al pubblico e privato in Italia) ci sono troppi turchi e musulmani (parole più sue che mie). Ovviamente io non solo condivido ma appoggio al 100% e non ho nessuna vergogna a dirlo. Quindi mi dica siamo sicuri che il populismo non sia in realtà molto più vasto di quanto i nostri bei governanti europei pensino?
Gli europei non vogliono distruggere l’Europa vogliono solo che l’Europa torni agli europei. C’è molto più populismo in questo che in quella che sarebbe stata un ipotetica vittoria di Wilders. Sull’impeto di questo momento di illusione gli Olandesi hanno riconfermato Rutte.
Aggiungete un dato interessante e passato sotto silenzio sui media. Alle ultime elezioni si è candidato un partito islamico, si chiama DENK. Ebbene nella bella e cosmopolita Amsterdam questo partito ha ottenuto più voti di quello di Wilders, ben il 7,5% contro il 7% del Pvv.
Questi sono i segnali che contano. E non sono affatto confortanti. (di Marcello Foa)
Da blog.ilgiornale.it