martedì 4 aprile 2017

La tecnica non salverà l'uomo



Ratzinger, la tecnica non salverà l'uomo. Una raccolta di saggi inediti degli Anni 70 su Il tempo e la storia

La Stampa

Esce oggi per Piemme 'Il tempo e la storia. Il senso del nostro viaggio', una raccolta di testi degli Anni 70 di Joseph Ratzinger inediti in Italia, precedenti alla nomina episcopale del Papa emerito che il 16 aprile compirà 90 anni.

(Joseph Ratzinger) Oggi cresce di nuovo l'angoscia che sembrava scomparsa nel momento ottimistico del dopoguerra. Quando gli uomini posero per la prima volta il piede sulla luna, nessuno poté sottrarsi all' entusiasmo, alla fierezza, alla gioia per la grande impresa che l'essere umano era riuscito a compiere in quel momento. [...] Tuttavia, nel momento della gioia si intrecciavano i motivi di una profonda tristezza, perché lo stesso uomo che aveva compiuto una tale inaudita impresa non è in grado di impedire che anno dopo anno migliaia e perfino milioni di persone muoiano di fame, perché non è in grado di dare a milioni di esseri umani, suoi fratelli, un' esistenza degna dell' uomo, perché non è in grado di porre fine alla guerra e di arrestare l' ondata crescente di violenza. Il potere tecnico non è necessariamente un potere umanitario. [...]
Non c'è assolutamente bisogno che parliamo degli ultimi orrori, delle armi atomiche, delle armi biologiche, delle armi chimiche, anche se la provvista di queste cose terribili non può non rappresentare un potenziale terroristico, capace di agire in qualche modo nella coscienza sotto forma di angoscia nascosta. Dobbiamo guardare solo alla «città dell'uomo»: una crescente pianificazione significa anche sempre una pianificazione peggiore dell' uomo. Io penso che le eruzioni che scuotono la nostra società moderna siano anche un' insurrezione inconscia contro la totale pianificazione della nostra esistenza, che produce un senso di soffocamento da cui ci vorremmo difendere, anche se non è possibile. Noi sentiamo sempre più avversa la sorte delle nostre opere: aria, acqua, terra, che sono sempre gli elementi di cui viviamo, minacciano di decomporsi nell' alito velenoso della nostra tecnica. [...] È stato detto che il nostro secolo sarà caratterizzato da un fenomeno del tutto nuovo: l'incapacità, da parte dell' uomo, di conoscere il Signore. Lo sviluppo sociale e spirituale ha portato alla formazione di un tipo di essere umano al quale ormai manca ogni disposizione alla conoscenza dell'Altissimo. Sia questo vero o falso, dobbiamo però riconoscere che la lontananza di Dio, il buio interiore, il dubbio circa la sua esistenza sono oggi più profondi che mai; anzi, anche noi che tentiamo con fatica di credere spesso abbiamo l'impressione che la sua realtà ci sfugga. Non ci chiediamo forse di frequente: «Dove se ne sta l'Onnipotente in mezzo al silenzio di questo mondo?». [...] Da questa considerazione ne consegue un' altra. Credo che oggi la tentazione cui siamo soggetti noi cristiani non consista tanto nel dubbio teoretico circa l'esistenza di Dio o in quello della sua unità e trinità, e neppure in quello della divinità e umanità di Cristo. Ciò che oggi veramente ci opprime e tenta è piuttosto la constatazione dell' inefficacia del cristianesimo. Dopo duemila anni di storia cristiana non vediamo nulla di ciò che dovrebbe costituire la nuova realtà del mondo, ma troviamo invece gli stessi orrori, angosce e speranze di prima e di sempre. Come risulta evidente, il mondo della pianificazione e della ricerca, del calcolo esatto e della sperimentazione da solo non basta. In fondo ce ne vogliamo liberare, così come ci vogliamo sbarazzare della vecchia fede, il cui contrasto con il sapere moderno la fa diventare un peso opprimente. Quella, però, non potrebbe essere un peso se non ci sentissimo toccati sul vivo da lei, se non ci fosse qualche cosa che ci impone di cercare oltre. Dobbiamo soffermarci sulla strana situazione dell' uomo moderno. Al presente l'esistenza umana è caratterizzata dal disagio non solo nei confronti della fede, ma anche del mondo dominato dalla scienza. Solo descrivendo questa duplice difficoltà è possibile, oggi, fornire una descrizione in qualche modo esatta dei presupposti del problema relativo al credere e al sapere. È questa la stranezza del nostro tempo: proprio nel momento in cui il sistema del pensiero moderno è giunto al suo termine, diventa palese la sua insufficienza, cosicché dobbiamo necessariamente arrenderci alla relativizzazione.