mercoledì 3 maggio 2017

Profanazione in chiave lesbica


di Andrea Zambrano

L’ultimo episodio appena una settimana fa a Barcellona: un’organizzazione della Sinistra indipendentista ha lanciato il “giorno della visibilità lesbica” e come atto eclatante due attiviste si sono baciate davanti all’immagine della Virgen de Montserrat. La notizia, riportata dai giornali, è stata accompagnata anche da un video il cui jingle ripeteva: “Togliete i vostri Rosari dai nostri uteri, togliete la Dottrina dalla nostra vagina”.
L’episodio fa il paio con quello dell’anno scorso dove ad essere violate erano state le immagini della Virgen de Montserrat e la Virgen de los Desemparados, ritratte in un bacio saffico. L’obiettivo è sempre il medesimo: profanare le immagini sacre per attaccare la Chiesa e il sentimento religioso degli spagnoli. Con le motivazioni dell’orgoglio gay e dell'imposizione della nuova ideologia neomarxista omosessualista, in Spagna è in atto da tempo una vasta campagna di violazioni di chiese e minacce al clero e ai cattolici. Niente che sia già finito nel sangue, ma gli episodi sono così numerosi che non possono più essere classificati alla voce generica dell’atto isolato.
In Spagna è in corso una persecuzione strisciante e addolcita dai media che difficilmente occupa le prime pagine dei giornali, ma che nella violenza delle parole utilizzate e nei gesti, è molto simile alle blasfeme violazioni che vennero portate avanti nella Spagna del 1931 fin dagli albori della Repubblica. Prima dunque che sfociò in quella che è ornai riconosciuta come la Persecuzione in odium fidei della Chiesa e che portò durante la Guerra civile del ’36-’39 all’eliminazione di oltre 6.000 cattolici, tra religiosi e laici.
Si inquadra in questo fosco contesto tra passato e presente il dossier di maggio del mensile il Timone in distribuzione agli abbonati in questi giorni e acquistabile on line. Un dossier su una persecuzione tra le più feroci del ‘900 che ebbe come vittime proprio i cattolici. E che cominciò proprio con la violazione sistematica delle chiese. Nelle 12 pagine allestite dal mensile di apologetica cattolica e curato nella parte storica da Mario Iannacone e Lorenzo Bertocchi vengono affrontati i casi più eclatanti, e gloriosi, di un martirio che la Chiesa ha già riconosciuto ufficialmente per 1.952 vittime. Si tratta di un numero che non ha eguali nella storia della Chiesa. Martiri di Spagna dunque, e non martiri della Guerra civile, come spiega il massimo studioso della Guerra civile Monsignor Vicente Carcel Ortì, che nell’intervista al Timone ha trovato delle similitudini, ma anche delle differenze, tra la situazione attuale e quella passata.
“La Repubblica – ha spiegato Carcel Ortì - si insedia il 14 aprile del 1931. Il 10 maggio, neanche un mese dopo, si verificano i primi attentati violenti con assalti a conventi e incendi nelle chiese e i monasteri a Madrid, Barcellona, Valencia, Malaga: questo era il biglietto da visita della Repubblica che è iniziata bruciando le chiese e distruggendo tutto ciò che era religioso”. Poi nel ’36 l’esplosione: alle 17 del 18 luglio 1936 fu incendiata la chiesa di San Andres a Madrid. Un piccolo gruppo di facinorosi si portarono all’interno dell’edificio e vi appiccarono il fuoco. Per otto giorni le fiamme continuarono a divorare la chiesa, incenerendola totalmente. Morirono cinque sacerdoti. Tra il 19 e il 20 dello stesso mese andarono a fuoco altre 34 chiese nella sola Madrid.
Anche oggi il biglietto da visita è questo. Basta stare alle cronache degli ultimi 4 mesi: profanazione a Cordoba dell’immagine della Vergine; irruzione a petto nudo di militanti lesbo nella cappella universitaria di Madrid; furti sacrileghi legati a messe nere, come nel caso di San Sebastian; Drag Queen che sfilano a Gran Canaria irridendo il sentimento religioso. E ancora: il sindaco di Zaragoza che vuole espropriare la Cattedrale; scritte anticlericali e femministe nelle chiese di San Nicola di Bari e dei Padri Francescani ad Avilés, nelle Asturie; profanata la statua di Cristo nella parrocchia della Vergine di Nazaret di Madrid; fedeli incatenati alla grande croce di pietra ad Alicante che il Comune vuole togliere; un sacerdote aggredito mentre dice messa nella chiesa di Nuestra Señora de Covadonga nella Capitale.
E poi l’offensiva dei partiti laicisti come Podemos, che vuole eliminare la messa in tv alla domenica e l’istituzione dei cappellani militari; ma anche la proibizione da parte della giunta regionale andalusa di una processione religiosa con i bambini durante la Settimana santa.
Non si contano nemmeno più le attività vandaliche, ultimo attacco 20 giorni fa nella città di Huelva dove a farne le spese è stata la statua della Madonna di Lourdes. Episodi inquietanti che hanno costretto i cattolici ad organizzarsi. Come ha fatto il Centro giuridico Tomas Moro che ha lanciato recentemente l’istituzione di un Osservatorio contro la Cristofobia a causa dell’aumento dei delitti di odio contro i cristiani in Spagna. Un’iniziativa che parte già con lo sfavore della politica: “Nessuna istituzione pubblica sembra interessata a difendere i sentimenti religiosi della maggior parte del popolo spagnolo e di una popolazione che ogni giorno che passa si sente sempre più lontana dalla politica”.
L’Osservatorio contro la Cristofobia ha come obiettivo principale quello di informare sui delitti di odio e denunciare alle autorità le violazioni del sentimento religioso, ma anche sostenere la petizione alla Camera dei Deputati affinché venga ribadito il rispetto della fede degli spagnoli. Un rispetto che sta venendo meno a causa di una “crescente violenza che pretende di eliminare il dissenso dalle ideologie attraverso il disprezzo del sentimento religioso e imponendo così un falso consenso, che in realtà è totalitario”.
Parole che sembrano ricalcare proprio quelle pronunciate dal cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, nel beatificare i 115 martiri di Almeria il 25 marzo scorso, la cui storia, insieme al sacrificio dei martiri di Barbastro e all’esempio del giornalista Fructuoso Pérez Marquez, è raccontata sul Timone. Amato ha paragonato l’odio di allora a quello di oggi quando ha affermato che “questi nuovi beati sono un tesoro spirituale che ci è d’esempio di fronte alle persecuzioni attuali che soffrono i fedeli, forse non violente, ma ugualmente omicide e destinate a screditare il patrimonio cristiano”.
Anche Carcel Ortì, sul parallelo storico ricorda come già dal ’31, quindi ben prima della Guerra Civile vennero promulgate leggi che non solo erano anticlericali, ma anticattoliche come ad esempio togliere il crocifisso dalle scuole e vietare i funerali pubblici. Tutto questo creò un clima che poi sboccerà nel sangue nel ’34 nella grande rivoluzione delle Asturie che i comunisti definivano “la nostra Rivoluzione d’Ottobre”. Corsi e ricorsi storici. Da non denunciare e non sottovalutare perchè in fondo in Spagna 80 anni fa si è iniziato così.