giovedì 22 giugno 2017

Salāh

"Io, preghiera"


In arabo la parola “preghiera” (alāh) è strettamente connessa con la parola “relazione” (ila). È per questo che parlare di preghiera è un compito arduo perché significa mettere a nudo una relazione. A maggior ragione se la preghiera di cui si vuole parlare riguarda un altro. Nel cristianesimo tutto è ancora più delicato perché si tratta di una relazione di amore. Non è possibile, infatti, fare un discorso sull’amore senza correre il rischio di annacquarne l’intensità e di svilirne la forza. Nel caso di padre Matta el Meskin la questione si complica ulteriormente. Non c’è, infatti, niente che ha impegnato la vita e la riflessione di padre Matta più della preghiera. Si può dire che Matta el Meskin e la preghiera sono stati una sola cosa: la preghiera ha talmente formato e trasformato l’uomo che egli stesso è diventato preghiera.
Se preghiera è relazione, e se è relazione d’amore, ciò significa anche che non se ne può parlare se non in termini di vita vissuta. Dall’opera di Matta el Meskin appare evidente che per lui preghiera è vita spirituale tout court. Talvolta, nei suoi scritti, si ha l’impressione che la preghiera sia talmente indispensabile e scontata per ogni azione o stato spirituale da non essere neppure esplicitamente menzionata. Allo stesso modo, quando parla esplicitamente di preghiera il discorso si sposta agilmente verso la vita spirituale. Se di relazione d’amore e di vita si tratta, la preghiera va innanzitutto vissuta. Scrive abba Matta nella prefazione alla terza edizione di La vita di preghiera ortodossa, primizia matura della sua vita spirituale: “Non importa quanto parliamo della preghiera, la preghiera continua ad aver un enorme bisogno di esperienza. Nella sua verità, la preghiera è esperienza dello stare alla presenza di Dio”.
Scrive padre Matta che “è per mezzo della preghiera che si dispiega l’efficacia della natura di Cristo in noi. È per mezzo della preghiera che la forza della sua morte e della sua vita penetra i nostri atti e i nostri comportamenti”. La meditazione del monaco copto sulla preghiera è il frutto di un’esperienza sincera: la sua. Padre Matta non ama parlare di cose di cui non ha fatto esperienza … Pur partendo, però, dal suo dato esistenziale, che mantiene un peso rilevante, il monaco egiziano non si lascia andare a un esistenzialismo estremista. Al contrario, dialoga con chi, nella chiesa, ha fatto esperienza come lui, testa la sua esperienza alla luce della vita della chiesa, restando, come egli stesso dice, “in totale armonia con l’esperienza collettiva della chiesa, nel quadro definito dalla sua fede” …
Abba Matta diceva: “Come iniziare? Dov’è la via? È un battito del cuore, che chi ama ben conosce, che annuncia la venuta dell’Amato. Comincia allora il cammino senza fine che conduce a Dio”. Così come la vita, l’amore e l’adozione a figli di Dio non possono esistere come concetti astratti, anche la rivelazione di questi misteri mediante la preghiera non può esistere al di fuori di una relazione interpersonale in cui c’è un “io” e c’è un “tu”. Svelando il proprio “io”, Dio rivela anche a noi il nostro, ci dice chi siamo, da dove veniamo, dove siamo diretti e ci permette una trasformazione interiore. In questo senso, dice il monaco copto, “il valore della preghiera consiste nell’acquisizione dello Spirito santo, senza il quale l’uomo non vale nulla”, perché è lui che guiderà l’orante a tutta la verità e gli annuncerà le cose future (cf. Gv 16,13). Nella preghiera, lo Spirito santo giunge come “guizzi di luce … latori di ispirazione, discernimento, conoscenza”.
La fede in Gesù Cristo non è una teoria, ma una forza che agisce capace di cambiare la vitaOgni uomo che vive in Cristo Gesù deve essere portatore di tale forza, deve essere cioè capace di cambiare la propria vita, di rinnovarla per la potenza di Cristo. Ma la nostra fede in Cristo resterà senza forza fino a quando non l’avremo incontrato personalmente, faccia a faccia, nel più profondo di noi stessi, con pazienza,
longanimità e coraggio, sopportando la grande vergogna che proveremo quando le nostre anime saranno scoperte e si troveranno nude davanti ai suoi occhi puri che ci scrutano.
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