giovedì 27 luglio 2017

Giovedì della XVI settimana del Tempo Ordinario.



Gesù ci ama infinitamente, è lo Sposo che ci fa beati perché, nella Chiesa dove ci ha chiamati per pura Grazia, si dona a noi rivelandoci ogni mistero del suo cuore. In essa possiamo infatti "ascoltare" la sua Parola mentre la "vediamo" compiuta nella nostra vita. In questo modo il Signore ci sono spiega le "parabole", immagini tratte dalla realtà che svelano innanzitutto i pensieri dei nostri cuori bisognosi del suo perdono, per poi illuminare quelli di ogni uomo. Anche noi eravamo meritevoli d'ira, come tutti, ma nelle viscere di misericordia della Chiesa il Signore ci ha aperto occhi e orecchi per mezzo dello Spirito Santo: quando infatti l’uomo trasgredì il comando del Signore, il diavolo ricoprì con un oscuro velo la sua anima. Ma intervenne la Grazia che strappò quel velo, in modo che l’anima, restituita alla purezza originale e alla forma della propria natura, cioè di creatura pura e irreprensibile, potesse fissare per sempre con occhi puri la gloria" di Cristo. "Pur vivendo ancora sulla terra, abbiamo in cielo la nostra cittadinanza, vivendo secondo il nostro uomo interiore come se già fossimo nell’eternità"; perché i cristiani, "entrano fin da questo mondo nel suo palazzo... Sebbene non posseggano ancora in pienezza l’eredità celeste, tuttavia dalla caparra dello Spirito Santo che li colma di fiducia, sono resi oltremodo sicuri, come se già fossero incoronati e possedessero le chiavi del Regno, perché, mentre ancora vivono sulla terra, sono posseduti da quella soavità e dolcezza, da quella forza che è propria dello Spirito... Per i cristiani chiamati a regnare nel secolo futuro, non vi sarà nulla di nuovo o inatteso, poiché già prima hanno potuto conoscere i misteri della grazia” (Da un’antica Omelia del IV secolo). Nella Chiesa Gesù ci rivela i misteri del Regno facendocene sperimentare un anticipo nella beatitudine celeste dell'amore che, riversato nei nostri cuori, si traduce in pensieri, parole e opere soprannaturali. Attraverso l'esperienza del perdono che abbraccia anche chi ha tradito, del dono di se stessi sino a caricare il peccato dell'altro, l'accettare malattie e umiliazioni sul lavoro, è come se stessimo già vivendo nel Regno, dove avremo l'abbondanza infinita ed eterna del suo amore. Per questo non mormoriamo se Gesù non ci spiega le cose come vorrebbe la nostra ragione; non ne abbiamo bisogno, perché ci rivela il senso degli eventi nella profondità del cuore mostrandoci come la "esah" del Padre è in ogni istante della nostra storia, la sua volontà d'amore attenta ai particolari con cui ci conduce al Cielo. Il senso profondo di ogni parabola infatti, è che Dio è fedele in ogni sua opera, perché sulla Croce ha svelato il mistero del suo amore che rovescia ogni prospettiva e criterio umano, muovendoci a compiere la volontà del Padre che la carne non può accettare. Chi ha il cuore indurito non lo sa, per questo di fronte al male e alla morte non ha parole, e si ribella. E noi siamo inviati a un popolo di dura cervice come una parabola che lo desti alla Verità. Chi non ha conosciuto Dio come suo Padre è idolatra, per questo, come gli idoli, "pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono... sono infatti diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani". Ma a tutti è offerta una possibilità: la beatitudine dei cristiani, sigillo di autenticità impresso sull'amore di Dio Padre, la gioia autentica e la pace inossidabile che siamo chiamati a vivere e a rivelare mentre siamo crocifissi con Cristo. Solo sulla Croce, infatti, i nostri occhi sono beati perché vedono il compimento di ogni profezia nel sacrificio d'amore dell'Agnello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere; e sono beati anche i nostri orecchi perché nella Chiesa possono ascoltare l'annuncio della sua vittoria, primizia del Regno i cui misteri risplendono dinanzi al mondo nella vita nuova che si compie in noi.