venerdì 20 ottobre 2017

Venerdì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario



I cristiani devono essere testimoni di Cristo,
della sua Croce, della sua Resurrezione,
della sua fede, della sua speranza, della sua carità.
Ecco questo è il lievito.
Ed è una bella cosa se questo lievito vuole espandersi,
oltre i limiti della propria parrocchia
per portare il fermento del Vangelo anche ai non cristiani,
per essere lievito in quelle masse,
affinché tutta l'umanità sia raggiunta dal lievito evangelico
e diventare Regno di Dio.

Giovanni Paolo II 

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Dal Vangelo secondo Luca 12,1-7

In quel tempo, radunatesi migliaia di persone a tal punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisìa. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri».

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Un discepolo di Cristo non ha «segreti», la sua vita è destinata a risplendere «in piena luce» come una parola di speranza «annunziata sui tetti». L’amore di Dio infatti è un talento che non può restare «nascosto» nell’ipocrisia di chi cerca in esso la propria gloria; l’amore invece è fecondo e «svela» all’«esterno» le opere della fede che colmano l’«interno». Ė come tra due sposi: con pudore «nascondono» nell’intimità della «stanza più interna» effusioni e sguardi in un linguaggio di parole e corpi che solo loro comprendono. Ma ognuno di quegli istanti d’amore, pur restando un «segreto» sigillato tra i due, è destinato a fissarsi scolpito nella vita dei loro figli. Così Gesù rivela il suo mistero «anzitutto» ai suoi discepoli, scegliendoli come primizie perché «stiano con Lui» sperimentando il suo amore per farlo poi «conoscere» al mondo. Nell'intimità della comunità, nella comunione della liturgia, nel segreto della preghiera essi si uniscono allo Sposo, per poi offrire al mondo i frutti della Grazia e della Parola che hanno accolto. Così la Chiesa ha fatto da sempre con i suoi figli attraverso l’iniziazione cristiana. Così ha accolto e gestato noi, feriti e «calpestati» dall’egoismo che muove il mondo; ci ha annunciato «all’orecchio» la Parola di vita che illumina le «tenebre» del peccato; ci ha lavato nelle sue viscere di misericordia per ricolmarci di Spirito Santo; ci ha introdotto nella «cella del vino», nutrendoci con il Pane del Cielo. E ora ci invia a «predicare sui tetti» le parole che il Signore ci ha confidato nel «segreto» del talamo dove si è donato a noi, la Croce con cui ha dischiuso il Cielo. Non c’è nulla da temere, siamo il suo «corpo» consegnato nel martirio a chi ci è accanto perché veda in noi il «valore» immenso di ogni vita «davanti a Dio», e possa credere che oltre la morte esiste un «dopo» di gioia e pienezza dove il demonio «non potrà fare più nulla». Unico pericolo, l’«ipocrisia» che rende vana la Croce di Cristo, il «lievito» di una vita doppia che «nasconde» sotto terra il talento. Da essa dobbiamo fuggire, rifugiandoci nel «santo timore di Dio», Colui che ha il potere di gettare all’inferno chi rifiuta il suo amore.