giovedì 2 novembre 2017

Le riflessioni su Fatima, la scristianizzazione dell’Europa, la speranza della nuova evangelizzazione



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«In uno dei miei pellegrinaggi a Fatima mi fu data la possibilità di celebrare nella cappella delle Apparizioni. E nell’omelia citai parte del discorso che Giovanni Paolo II fece durante il suo pellegrinaggio del 13 maggio 1982 (un anno dopo l’attentato in piazza San Pietro).
Giovanni Paolo II era certissimo che fu la Madonna di Fatima a salvarlo (era il 13 maggio 1981!). E andò a Fatima a ringraziare la Madonna. E in quell’occasione disse: «La Madonna è venuta ad avvertirci. Ma molti uomini, molte nazioni e molti cristiani sono andati nella direzione opposta».
Mons Molinari si riferiva a uno degli avvertimenti che era incluso in quei messaggi e cioè il conflitto 1939-1945: «Uno dei risultati tragici di questa non accoglienza del messaggio di Maria, che è lo stesso di Gesù, è stata la seconda guerra mondiale, con cinquanta milioni di morti».
Poi l’arcivescovo è passato a toccare un argomento scottante: quello della scristianizzazione dell’Europa e della desacralizzazione di tutte le nazioni del Vecchio Continente.
«Alla santa messa a Fatima era presente un gesuita olandese, il quale, alla fine della celebrazione, venne a salutarmi e mi disse: “Grazie perché ci ha ricordate queste cose. In Olanda non ce le dice più nessuno!”. Come era mai possibile che in quella cattolicissima nazione non ci fosse più nessuno che proclamasse e spezzasse il Vangelo al popolo?».
Da ciò ricavo che Monsignore deve soffrire una grossa pena nel cuore per quel che sta accadendo ed è quanto è visibile perfino a occhio nudo nei Paesi ove la Chiesa indietreggia, tra l’altro per la necessaria e forse non sufficiente spinta missionaria.
«Un Vescovo olandese, qualche anno fa, mi diceva che in quella nazione, un tempo molto cattolica, ora, purtroppo, crescono sempre di più l’indifferentismo, il materialismo, l’ateismo e la corruzione. “Su 7.000 chiese, 4.000 sono state affittate o vendute! Non sono un pessimista. Ma il messaggio di Maria è più attuale che mai”. Quindi è come avesse voluto dire: attenzione! Siamo chiamati a cogliere e rispondere alla sollecitazione mariana e a vivere una fede più profonda e più testimoniata».
Nel settembre scorso, riguardo alla fuga degli europei dalla Chiesa, il Corriere della Sera aveva pubblicato nella rubrica Più o meno di Danilo Taino, statistics editor, tre quarti di colonna dal titolo Cattolici e protestanti sempre più vicini. Ma quelle truppe di cristiani che si erano combattute per cinquecento anni da quando Lutero aveva dato avvio alla sua Riforma si erano dimagrite e di molto. Non avevano più la consistenza degli agguerriti eserciti che si avversarono nel lontano Seicento.
Mezzo secolo fa le chiese erano ancora ricolme di fedeli. Oggi si assiste invece a una diserzione pressoché massiva e consistente. Dalle statistiche aggiornate di Taino circa la frequenza delle chiese da parte dei due gruppi, lo statistics editor ha tratto i numeri in perfetta rispondenza con quelli del vescovo olandese riportati da mons Molinari. Dei cattolici, a frequentare le funzioni religiose ai giorni nostri sono solo il 14% e dei luterani soltanto l’8. Per lo più tutta gente con le canizie. In età avanzata.
Taino chiude il suo testo considerando che «cinque secoli dopo, possiamo dire che in Occidente le guerre di religione sono finite». Le guerre certamente, ma le religioni? Ecco che torna il problema urgentissimo e impellente della nuova evangelizzazione dell’Europa riproposto dalle parole dell’arcivescovo emerito de L’Aquila. E della necessità di sensibilizzare il popolo richiamandolo ad affrontare la questione missionaria, come ha iniziato a fare il vescovo Domenico con l’ampio programma messo su per la Giornata Mondiale Missionaria, con il suo diretto intervento nei momenti di preghiera e nelle liturgie, a iniziare da quella serotina di venerdì scorso svoltasi nella basilica di Sant’Agostino assieme a un nutrito gruppo di giovanissimi neocatecumenali frequentanti il post cresima quadriennale delle parrocchie di don Marco e di don Giovanni di San Francesco Nuovo.
Riguardo alla nuova evangelizzazione, ci informa Kiko Arguello al n. 343 del suo libro Annotazioni 1988-2014 (Cantagalli editore), incoraggiando e anche per non disperare e contare sui disegni di Dio a noi imperscrutabili, che l’immensa Cina si va convertendo. Si è agli inizi e come in nessun altro luogo la messe in Cina è davvero molta e i mietitori sono pochi, ha ricordato ai giovani il vescovo Pompili riferendosi a Rieti e all’Italia. Ma la speranza è più viva che mai, mi ha confermato mons Molinari.
Nelle sue Annotazioni Kiko ci mette a parte delle sue gioie e delle sue sofferenze riguardo al procedere della nuova rvangelizzazione: «Ritorno a questo quaderno, oggi, 24 settembre 2001. Dopo le sofferenze indicibili, Tu hai avuto misericordia e mi hai aiutato. Sono nati tre nuovi seminari Redemptoris Mater: Sidney, in Australia, Washington negli Stati Uniti, e Goma, nel Congo Belga (Africa) …
«Sono nate le prime due comunità neocatecumenali in Cina», è ancora Kiko a scrivere, dando coraggio a tutti. «Ci hanno raccontato che nella convivenza, al termine della catechesi, uno dei responsabili ha riferito il motivo per cui era andato ad ascoltarle, non essendo né di quella parrocchia, né di quel paese. Ha raccontato che suo figlio, di 30 anni, gli ha detto che la Vergine Maria, insieme con la sua sposa, morta da due anni, accompagnata da due angeli, gli era apparsa in sogno dicendogli: “Va e dì a tuo padre che vada nel tal paese distante 40 km., perché sono arrivati due missionari stranieri, e che assista alle loro catechesi”. Lui si è messo in cammino ed è arrivato il lunedì quando cominciavano le catechesi. Alla fine è nata una comunità di 72 fratelli».