martedì 27 febbraio 2018

Una proposta concreta

roccella_eutanasia_vita


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Come abbiamo ripetuto milioni di volte, ProVita non scende in campo a fianco di alcun partito. Ma dà voce a quei candidati – di qualsiasi partito – che condividono i valori per cui esiste e agisce:  vita, famiglia, libertà educativa dei genitori. 
Tra i tanti ce n’è qualcuno che ha dimostrato concretamente nelle passate legislature di essere un prolife DOC: e tra questi Eugenia Roccella si è sempre distinta nelle battaglie in Parlamento sui proncipi non negiziabili. Le abbiamo rivolto alcune domande.
On. Roccella, lei fa parte di quel manipolo di coraggiosi che in Parlamento si è sempre battuto all’ultimo sangue per la Vita e per la famiglia. Vuole ricordare qualcuna di queste battaglie ai nostri Lettori?
  • In questa legislatura, contro la vita e la famiglia è stato sferrato un attacco senza precedenti. E questo per un motivo molto semplice: i governi Renzi-Gentiloni non sono stati capaci di far uscire l’Italia dalla crisi e hanno pensato bene di seguire la scia della promozione dei cosiddetti nuovi diritti, proprio per tentare di coprire i loro fallimenti. Diritto a morire, divorzio breve, unioni e adozioni gay, l’elenco purtroppo è lungo. Emblematico è il caso del biotestamento, approvato in fretta e furia con la solita fiducia, proprio allo scadere della legislatura pur di poter dire in campagna elettorale “l’abbiamo fatto”. La legge è talmente fatta male sul piano tecnico che (per fortuna) non si riuscirà nemmeno ad applicarla senza farla tornare in parlamento. Ma anche la legge sulle unioni civili non è stata da meno: forzature parlamentari, “canguri”, ancora voti di fiducia per blindare il testo e poi la truffa della stepchild adoption. Qualcuno si è addirittura vantato di aver bloccato l’adozione gay, stralciandola dal testo. In realtà chi ricorre all’estero alla pratica dell’utero in affitto sa benissimo che una volta tornato in Italia non avrà alcun problema a far trascrivere l’atto di nascita del bambino. E poi ci sono i provvedimenti che siamo riusciti a fermare, come quello contro l’omofobia, che avrebbe ripristinato il reato di opinione, e quello sull’introduzione del gender nelle scuole.
In virtù di ciò, quali sono gli interventi più urgenti da fare, secondo lei, per riparare i danni fatti nella passata legislatura?
  • Io ho provato a lanciare una proposta, ma vedo che anche nel centrodestra non l’ha raccolta nessuno. Secondo me è necessaria una svolta visibile e forte: è necessario impegnarsi subito, nella prossima legislatura, per abrogare o modificare radicalmente quelle leggi. Personalmente ho preso questo impegno all’incontro sulla denatalità in cui erano presenti Salvini, Meloni, Parisi, Gasparri, oltre a Gandolfini. Ma quando i giornalisti sono andati a chiedere se i leader dei diversi partiti erano d’accordo, nessuno ha voluto aderire pubblicamente alla mia proposta e prendere questo impegno. Io continuo a credere che solo nel centrodestra ci sia agibilità politica per i cattolici (ed è per questo che sono candidata con Noi con l’Italia dentro la coalizione), ma vedo anche che nessuno crede davvero che su queste leggi si possa tornare indietro. Quindi torno a lanciare il mio appello e la mia richiesta a Salvini, Berlusconi e Meloni:non serve giurare sul Vangelo, se non si promette che il centrodestra su queste leggi farà un’inversione di rotta totale.
Ci spiega cosa è il “quarto polo” di cui lei fa parte, come e perché si è formato?
  • Intanto partiamo da un dato di fatto: allo stato attuale, solo il centrodestra potrebbe raggiungere la maggioranza, e quindi vincere e garantire un governo al nostro Paese. In caso contrario, vivremo una fase di instabilità politica che potrebbe portarci ad un “Gentiloni forever” o comunque a un nuovo governo che non rispecchia la scelta dei cittadini. Partendo da questo quadro, Noi con l’Italia nasce proprio con l’obiettivo di allargare la proposta della coalizione di centrodestra, dando voce all’anima moderata e in modo particolare a quella cattolica che in questo nuovo soggetto è molto presente: penso a tanti amici con cui ho condotto alcune battaglie parlamentari, come Binetti, Quagliariello, Formigoni o Menorello. E ad altri, come Mimmo Delle Foglie, l’organizzatore del primo Family day, che ha condotto le stesse battaglie fuori dal parlamento. Il centrodestra, pur avendo anche aree fortemente laiche al suo interno, è l’unico grande schieramento che garantisce ai cattolici lo spazio per farsi sentire, e anche, molto spesso, per trascinare l’intera coalizione su posizioni a favore della vita e della famiglia. Penso per esempio alla grande e generosa battaglia per salvare la vita ad Eluana Englaro, in cui si è arrivati fino allo scontro istituzionale tra il presidente del consiglio e il presidente della repubblica. Allora Napolitano non volle firmare il decreto, ma la forza e la convinzione con cui tutto il centrodestra condusse quella lotta fece cambiare il clima culturale nel paese. L’alternativa al centrodestra sono i 5 stelle, statalisti e a favore di tutto, dall’eutanasia alle adozioni gay; o la sinistra, ormai completamente occupata dall’ideologia dei nuovi diritti individuali. La legge elettorale non crea altri spazi possibili: ogni voto sottratto alla coalizione di centrodestra regala una possibilità in più alla sinistra e ai 5stelle.
Lei si è mostrata sensibile e preoccupata per il diffondersi della barbara pratica dell’utero in affitto fin dal 2013, quando ancora non ne parlava nessuno. E’ pensabile una “regolamentazione” della cosa, o bisogna radicalmente vietarlo a livello internazionale?
  • Come si può pensare di regolamentare una pratica che sfrutta le donne e commercializza i bambini? D’altra parte voglio ricordare che in Italia la legge 40 già vieta questa pratica, ma i tribunali non applicano il divieto. Prima ancora di fare dell’utero in affitto un reato universale, inasprendo le pene (e su questo c’è nel centrodestra un’ampia condivisione) è necessario cambiare la legge sulle unioni civili: come ho già detto, il comma 20 è una vera e propria truffa che consente nei fatti il ricorso alla maternità surrogata, demandando la questione alla magistratura. Non si otterrà nessun risultato nella lotta contro questa barbara pratica se non si cambia la legge sulle unioni civili.
Alfie e Isaiah sono altri due bambini che rischiano di fare la fine di Charlie Gard, nei prossimi giorni. Con la legge sulle DAT potremmo avere anche qui da noi dei casi del genere?
  • Certamente. Con la legge sul biotestamento ora anche in Italia, in caso di conflitto tra il medico e i genitori o il tutore di un minore, si può ricorrere al giudice e se quest’ultimo emette una sentenza che stabilisce che è nel migliore interesse del bambino morire, allora i genitori avranno le mani legate. Purtroppo ci stiamo adeguando a quanto accade in quei paesi che ci vengono presentati come modello di civiltà. Paesi dove la vita di un bambino gravemente malato viene definita “senza qualità” e dove il suo “migliore interesse” è solamente morire. Se queste sono conquiste di civiltà…Di fronte a ciò credo che l’ “eccezione italiana” come la definì Giovanni Paolo II, non sia affatto retrograda o reazionaria, come viene etichettata, ma che anzi sia all’avanguardia in materia di tutela della dignità umana.
Un bilancio della 194, dopo 40 anni?
  • Dopo tanti anni si potrebbe immaginare che l’attacco degli abortisti sia finito, invece non è così. In questi anni c’è stata una fortissima aggressione, anche a livello internazionale, contro l’obiezione di coscienza, che è stata fermata con difficoltà. Anche questo è un fronte che non si può mai lasciare sguarnito, perché l’obiettivo è introdurre anche in Italia le cliniche private che fanno l’aborto a pagamento, cambiando la legge e permettendo a organizzazioni come l’Ippf di entrare anche nel nostro paese.
Chi è che difenderà i principi non negoziabili nella prossima legislatura?
  • Se il centrodestra conquisterà la vittoria e se riusciremo ad eleggere un numero consistente di parlamentari che hanno a cuore questi principi, allora avremo la possibilità di lavorare per arginare la deriva antropologica che di danni già ne ha fatti troppi.
Francesca Romana Poleggi