domenica 1 aprile 2018

Messaggio Pasquale 2018 del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi”.



Messaggio Pasquale del Santo Padre e Benedizione “Urbi et Orbi”. "Frutti di saggezza invochiamo per coloro che in tutto il mondo hanno responsabilità politiche, perché rispettino sempre la dignità umana, si adoperino con dedizione a servizio del bene comune e assicurino sviluppo e sicurezza ai propri cittadini"
Sala stampa della Santa Sede
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]

Nei pensieri del Papa i popoli della Siria, di Terra Santa, del Sud Sudan, dello Yemen, dell'Ucraina, delle due Coree e del Venezuela
Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!
Gesù è risorto dai morti.
Risuona nella Chiesa in tutto il mondo questo annuncio, insieme con il canto dell’Alleluia: Gesù è il Signore, il Padre lo ha risuscitato ed Egli è vivo per sempre in mezzo a noi. Alleluia.
Gesù stesso aveva preannunciato la sua morte e risurrezione con l’immagine del chicco di grano. Diceva: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Ecco, proprio questo è accaduto: Gesù, il chicco di grano seminato da Dio nei solchi della terra, è morto ucciso dal peccato del mondo, è rimasto due giorni nel sepolcro; ma in quella sua morte era contenuta tutta la potenza dell’amore di Dio, che si è sprigionata e si è manifestata il terzo giorno, quello che oggi celebriamo: la Pasqua di Cristo Signore.
Noi cristiani crediamo e sappiamo che la risurrezione di Cristo è la vera speranza del mondo, quella che non delude. È la forza del chicco di grano, quella dell’amore che si abbassa e si dona fino alla fine, e che davvero rinnova il mondo. Questa forza porta frutto anche oggi nei solchi della nostra storia, segnata da tante ingiustizie e violenze. Porta frutti di speranza e di dignità dove ci sono miseria ed esclusione, dove c’è fame e manca il lavoro, in mezzo ai profughi e ai rifugiati – tante volte respinti dall’attuale cultura dello scarto –, alle vittime del narcotraffico, della tratta di persone e delle schiavitù dei nostri tempi.
E noi oggi domandiamo frutti di pace per il mondo intero, a cominciare dall’amata e martoriata Siria, la cui popolazione è stremata da una guerra che non vede fine. In questa Pasqua, la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l’accesso agli aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono stati sfollati.
Frutti di riconciliazione invochiamo per la Terra Santa, anche in questi giorni ferita da conflitti aperti che non risparmiano gli inermi, per lo Yemen e per tutto il Medio Oriente, affinché il dialogo e il rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni e sulla violenza. Possano i nostri fratelli in Cristo, che non di rado subiscono soprusi e persecuzioni, essere testimoni luminosi del Risorto e della vittoria del bene sul male.
Frutti di speranza supplichiamo in questo giorno per quanti anelano a una vita più dignitosa, soprattutto in quelle parti del continente africano travagliate dalla fame, da conflitti endemici e dal terrorismo. La pace del Risorto risani le ferite nel Sud Sudan: apra i cuori al dialogo e alla comprensione reciproca. Non dimentichiamo le vittime di quel conflitto, soprattutto i bambini! Non manchi la solidarietà per le molte persone costrette ad abbandonare le proprie terre e private del minimo necessario per vivere.
Frutti di dialogo imploriamo per la penisola coreana, perché i colloqui in corso promuovano l’armonia e la pacificazione della regione. Coloro che hanno responsabilità dirette agiscano con saggezza e discernimento per promuovere il bene del popolo coreano e costruire rapporti di fiducia in seno alla comunità internazionale.
Frutti di pace chiediamo per l’Ucraina, affinché si rafforzino i passi in favore della concordia e siano facilitate le iniziative umanitarie di cui la popolazione necessita.
Frutti di consolazione supplichiamo per il popolo venezuelano, il quale – come hanno scritto i suoi Pastori – vive in una specie di “terra straniera” nel suo stesso Paese. Possa, per la forza della Risurrezione del Signore Gesù, trovare la via giusta, pacifica e umana per uscire al più presto dalla crisi politica e umanitaria che lo attanaglia, e non manchino accoglienza e assistenza a quanti tra i suoi figli sono costretti ad abbandonare la loro patria.
Frutti di vita nuova Cristo Risorto porti per i bambini che, a causa delle guerre e della fame, crescono senza speranza, privi di educazione e di assistenza sanitaria; e anche per gli anziani scartati dalla cultura egoistica, che mette da parte chi non è “produttivo”.
Frutti di saggezza invochiamo per coloro che in tutto il mondo hanno responsabilità politiche, perché rispettino sempre la dignità umana, si adoperino con dedizione a servizio del bene comune e assicurino sviluppo e sicurezza ai propri cittadini.
Cari fratelli e sorelle,
anche a noi, come alle donne accorse al sepolcro, viene rivolta questa parola: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!» (Lc 24,5-6). La morte, la solitudine e la paura non sono più l’ultima parola. C’è una parola che va oltre e che solo Dio può pronunciare: è la parola della Risurrezione (cfr Giovanni Paolo II, Parole al termine della Via Crucis, 18 aprile 2003). Con la forza dell’amore di Dio, essa «sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza
ai peccatori, la gioia agli afflitti, dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace» (Preconio Pasquale).
Buona Pasqua a tutti!
Traduzione in lingua francese
Chers frères et soeurs, bonne fête de Pâques !
Jésus est ressuscité d’entre les morts.
Cette annonce résonne dans l’Église par le monde entier, avec le chant de l’Alleluia : Jésus est le Seigneur, le Père l’a ressuscité et il est vivant pour toujours au milieu de nous.
Jésus lui-même avait annoncé à l’avance sa mort et sa résurrection avec l’image du grain de blé. Il disait : « Si le grain de blé tombé en terre ne meurt pas, il reste seul ; mais s’il meurt, il porte beaucoup de fruit » (Jn 12, 24). Voilà, justement cela est arrivé : Jésus, le grain de blé semé par Dieu dans les sillons de la terre, est mort tué par le péché du monde, il est resté deux jours dans le tombeau ; mais dans sa mort était contenue toute la puissance de l’amour de Dieu, qui s’est dégagée et qui s’est manifestée le troisième jour, celui que nous célébrons aujourd’hui : la Pâque du Christ Seigneur.
Nous chrétiens, nous croyons et nous savons que la résurrection du Christ est la véritable espérance du monde, celle qui ne déçoit pas. C’est la force du grain de blé, celle de l’amour qui s’abaisse et qui se donne jusqu’au bout, et qui renouvelle vraiment le monde. Cette force porte du fruit aussi aujourd’hui dans les sillons de notre histoire, marquée de tant d’injustices et de violences. Elle porte des fruits d’espérance et de dignité là où il y a de la misère et de l’exclusion, là où il y a la faim et où manque le travail, au milieu des personnes déplacées et des réfugiés – tant de fois rejetés par la culture actuelle du rebut –, aux victimes du narcotrafic, de la traite des personnes et des esclavages de notre temps.
Et nous aujourd’hui, demandons des fruits de paix pour le monde entier, à commencer par la bien-aimée et tourmentée Syrie, dont la population est épuisée par une guerre qui ne voit pas de fin. En cette fête de Pâques, que la lumière du Christ Ressuscité éclaire les consciences de tous les responsables politiques et militaires, afin que soit mis un terme immédiatement à l’extermination en cours, que soit respecté le droit humanitaire et qu’il soit pourvu à faciliter l’accès aux aides dont ces frères et soeurs ont un urgent besoin, assurant en même temps des conditions convenables pour le retour de tous ceux qui ont été dispersés.
Invoquons des fruits de réconciliation pour la Terre Sainte, blessée encore ces jours-ci par des conflits ouverts qui n’épargnent pas les personnes sans défense, pour le Yémen et pour tout le Moyen Orient, afin que le dialogue et le respect réciproque prévalent sur les divisions et sur la violence. Puissent nos frères en Christ, qui souvent subissent brimades et persécutions, être des témoins lumineux du Ressuscité et de la victoire du bien sur le mal.
Demandons instamment des fruits d’espérance en ce jour pour tous ceux qui aspirent à une vie plus digne, surtout dans ces parties du continent africain tourmentées par la faim, par des conflits endémiques et par le terrorisme. Que la paix du Ressuscité guérisse les blessures au Sud Soudan et dans la République Démocratique du Congo tourmentée : qu’elle ouvre les coeurs au dialogue et à la compréhension réciproque. N’oublions pas les victimes de ces conflits, surtout les enfants ! Que ne manque pas la solidarité pour les nombreuses personnes contraintes à abandonner leurs terres et privées du minimum nécessaire pour vivre.
Implorons des fruits de dialogue pour la péninsule coréenne, pour que les entretiens en cours promeuvent l’harmonie et la pacification de la région. Que ceux qui ont des responsabilités directes agissent avec sagesse et discernement pour promouvoir le bien du peuple coréen et construire des relations de confiance au sein de la communauté internationale.
Demandons des fruits de paix pour l’Ukraine, afin que se renforcent les pas en faveur de la concorde et soient facilitées les initiatives humanitaires dont la population a besoin.
Appelons des fruits de consolation pour le peuple vénézuélien, qui – comme l’ont écrit ses pasteurs – vit dans une espèce de « terre étrangère » dans son propre pays. Puisse-t-il, par la force de la Résurrection du Seigneur Jésus, trouver le chemin juste, pacifique et humain pour sortir au plus vite de la crise politique et humanitaire qui le tenaille, et que accueil et assistance ne manquent pas à tous ceux de ses enfants qui sont contraints d’abandonner leur patrie.
Que le Christ Ressuscité apporte des fruits de vie nouvelle aux enfants qui, à cause des guerres et de la faim, grandissent sans espérance, privés d’éducation et d’assistance sanitaire ; et aussi pour les aînés mis à l’écart par la culture égoïste, qui met de côté celui qui n’est pas «productif».
Invoquons des fruits de sagesse pour ceux qui dans le monde entier ont des responsabilités politiques, afin qu’ils respectent toujours la dignité humaine, se prodiguent avec dévouement au service du bien commun et assurent développement et sécurité à leurs propres citoyens.
Chers frères et soeurs,
A nous aussi, comme aux femmes accourues au tombeau, sont adressées ces paroles : « Pourquoi cherchez-vous le Vivant parmi les morts ? Il n’est pas ici, il est ressuscité ! » (Lc 24, 5-6). La mort, la solitude et la peur ne sont plus la parole ultime. Il y a une parole qui va au-delà et que Dieu seul peut prononcer : c’est la parole de la Résurrection (cf. Jean-Paul II, Paroles au terme de la Via Crucis, 18 avril 2003). Avec la force de l’amour de Dieu, elle « chasse les crimes et lave les fautes, rend l’innocence aux coupables et l’allégresse aux affligés, dissipe la haine, dispose à l’amitié et soumet toute puissance » (Annonce de la Pâque).
Bonne fête de Pâques à tous !
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers and sisters, Happy Easter!
Jesus is risen from the dead!
This message resounds in the Church the world over, along with the singing of the Alleluia: Jesus is Lord; the Father has raised him and he lives forever in our midst.
Jesus had foretold his death and resurrection using the image of the grain of wheat. He said: “Unless a grain of wheat falls into the earth and dies, it remains alone; but if it dies, it bears much fruit” (Jn 12:24). And this is precisely what happened: Jesus, the grain of wheat sowed by God in the furrows of the earth, died, killed by the sin of the world. He remained two days in the tomb; but his death contained God’s love in all its power, released and made manifest on the third day, the day we celebrate today: the Easter of Christ the Lord.
We Christians believe and know that Christ’s resurrection is the true hope of the world, the hope that does not disappoint. It is the power of the grain of wheat, the power of that love which humbles itself and gives itself to the very end, and thus truly renews the world. This power continues to bear fruit today in the furrows of our history, marked by so many acts of injustice and violence. It bears fruits of hope and dignity where there are deprivation and exclusion, hunger and unemployment, where there are migrants and refugees (so often rejected by today’s culture of waste), and victims of the drug trade, human trafficking and contemporary forms of slavery.
Today we implore fruits of peace upon the entire world, beginning with the beloved and long-suffering land of Syria, whose people are worn down by an apparently endless war. This Easter, may the light of the risen Christ illumine the consciences of all political and military leaders, so that a swift end may be brought to the carnage in course, that humanitarian law may be respected and that provisions be made to facilitate access to the aid so urgently needed by our brothers and sisters, while also ensuring fitting conditions for the return of the displaced.
We beseech fruits of reconciliation for the Holy Land, also experiencing in these days the wounds of ongoing conflict that do not spare the defenceless, for Yemen and for the entire Middle East, so that dialogue and mutual respect may prevail over division and violence. May our brothers
and sisters in Christ, who not infrequently put up with injustices and persecution, be radiant witnesses of the risen Lord and of the victory of good over evil.
We invoke on this day fruits of hope for those who yearn for a more dignified life, above all in those areas of the African continent deeply affected by hunger, endemic conflicts and terrorism. May the peace of the risen Lord heal wounds in South Sudan and the strife-torn Democratic Republic of the Congo, and open hearts to dialogue and mutual understanding. Let us not forget the victims of that conflict, especially the children! May there be no lack of solidarity with all those forced to abandon leave their native lands and lacking the bare essentials for living.
We implore fruits of dialogue for the Korean peninsula, that the discussions under way may advance harmony and peace within the region. May those who are directly responsible act with wisdom and discernment to promote the good of the Korean people and to build relationships of trust within the international community.
We also beseech fruits of peace for Ukraine, that the steps taken to favour harmony may be consolidated, and facilitated by the humanitarian initiatives needed by its people.
We also invoke fruits of consolation for the Venezuelan people, who, as their bishops have written, are living in a kind of “foreign land” within their own country. May that nation, by the power of the resurrection of the Lord Jesus, find a just, peaceful and humane way to surmount quickly the political and humanitarian crises that grip it. May welcome and assistance not be wanting to its sons and daughters forced to abandon their homeland.
May the risen Christ bring fruits of new life to those children, who as a result of wars and hunger, grow up without hope, lacking education and health care; and to those elderly persons who are cast off by a selfish culture that ostracizes those who are not “productive”.
We also implore fruits of wisdom for those who have political responsibilities in our world, that they may always respect human dignity, devote themselves actively to the pursuit of the common good, and ensure the development and security of their own citizens.
Dear brothers and sisters,
The words heard by the women at the tomb are also addressed to us: “Why do you seek the living among the dead? He is not here, but has risen” (Lk 24:5-6). Death, solitude and fear are not the last word. There is a word that transcends them, a word that only God can speak: it is the word of the resurrection (cf. JOHN PAUL II, Conclusion of the Way of the Cross, 18 April 2003). By the power of God’s love, it “dispels wickedness, washes faults away, restores innocence to the fallen, and joy to mourners, drives out hatred, fosters concord and brings down the mighty” (Easter Proclamation).
Happy Easter to all!
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas, ¡Feliz Pascua!
Jesús ha resucitado de entre los muertos.
Junto con el canto del aleluya, resuena en la Iglesia y en todo el mundo, este mensaje: Jesús es el Señor, el Padre lo ha resucitado y él vive para siempre en medio de nosotros.
Jesús mismo había preanunciado su muerte y resurrección con la imagen del grano de trigo. Decía: «Si el grano de trigo no cae en tierra y muere, queda infecundo; pero si muere, da mucho fruto» (Jn 12,24). Y esto es lo que ha sucedido: Jesús, el grano de trigo sembrado por Dios en los surcos de la tierra, murió víctima del pecado del mundo, permaneció dos días en el sepulcro; pero en su muerte estaba presente toda la potencia del amor de Dios, que se liberó y se manifestó el tercer día, y que hoy celebramos: la Pascua de Cristo Señor.
Nosotros, cristianos, creemos y sabemos que la resurrección de Cristo es la verdadera esperanza del mundo, aquella que no defrauda. Es la fuerza del grano de trigo, del amor que se humilla y se da hasta el final, y que renueva realmente el mundo. También hoy esta fuerza produce fruto en los surcos de nuestra historia, marcada por tantas injusticias y violencias. Trae frutos de esperanza y dignidad donde hay miseria y exclusión, donde hay hambre y falta trabajo, a los prófugos y refugiados —tantas veces rechazados por la cultura actual del descarte—, a las víctimas del narcotráfico, de la trata de personas y de las distintas formas de esclavitud de nuestro tiempo.
Y, hoy, nosotros pedimos frutos de paz para el mundo entero, comenzando por la amada y martirizada Siria, cuya población está extenuada por una guerra que no tiene fin. Que la luz de Cristo resucitado ilumine en esta Pascua las conciencias de todos los responsables políticos y militares, para que se ponga fin inmediatamente al exterminio que se está llevando a cabo, se respete el derecho humanitario y se proceda a facilitar el acceso a las ayudas que estos hermanos y hermanas nuestros necesitan urgentemente, asegurando al mismo tiempo las condiciones adecuadas para el regreso de los desplazados.
Invocamos frutos de reconciliación para Tierra Santa, que en estos días también está siendo golpeada por conflictos abiertos que no respetan a los indefensos, para Yemen y para todo el Oriente Próximo, para que el diálogo y el respeto mutuo prevalezcan sobre las divisiones y la violencia. Que nuestros hermanos en Cristo, que sufren frecuentemente abusos y persecuciones, puedan ser testigos luminosos del Resucitado y de la victoria del bien sobre el mal.
Suplicamos en este día frutos de esperanza para cuantos anhelan una vida más digna, sobre todo en aquellas regiones del continente africano que sufren por el hambre, por conflictos endémicos y el terrorismo. Que la paz del Resucitado sane las heridas en Sudán del Sur y en la atormentada República Democrática del Congo: abra los corazones al diálogo y a la comprensión mutua. No olvidemos a las víctimas de ese conflicto, especialmente a los niños. Que nunca falte la solidaridad para las numerosas personas obligadas a abandonar sus tierras y privadas del mínimo necesario para vivir.
Imploramos frutos de diálogo para la península coreana, para que las conversaciones en curso promuevan la armonía y la pacificación de la región. Que los que tienen responsabilidades
directas actúen con sabiduría y discernimiento para promover el bien del pueblo coreano y construir relaciones de confianza en el seno de la comunidad internacional.
Pedimos frutos de paz para Ucrania, para que se fortalezcan los pasos en favor de la concordia y se faciliten las iniciativas humanitarias que necesita la población.
Suplicamos frutos de consolación para el pueblo venezolano, el cual —como han escrito sus Pastores— vive en una especie de «tierra extranjera» en su propio país. Para que, por la fuerza de la resurrección del Señor Jesús, encuentre la vía justa, pacífica y humana para salir cuanto antes de la crisis política y humanitaria que lo oprime, y no falten la acogida y asistencia a cuantos entre sus hijos están obligados a abandonar su patria.
Traiga Cristo Resucitado frutos de vida nueva para los niños que, a causa de las guerras y el hambre, crecen sin esperanza, carentes de educación y de asistencia sanitaria; y también para los ancianos desechados por la cultura egoísta, que descarta a quien no es «productivo».
Invocamos frutos de sabiduría para los que en todo el mundo tienen responsabilidades políticas, para que respeten siempre la dignidad humana, se esfuercen con dedicación al servicio del bien común y garanticen el desarrollo y la seguridad a los propios ciudadanos.
Queridos hermanos y hermanas:
También a nosotros, como a las mujeres que acudieron al sepulcro, van dirigidas estas palabras: «¿Por qué buscáis entre los muertos al que vive? No está aquí. Ha resucitado» (Lc 24,5-6). La muerte, la soledad y el miedo ya no son la última palabra. Hay una palabra que va más allá y que solo Dios puede pronunciar: es la palabra de la Resurrección (cf. Juan Pablo II, Palabras al término del Vía Crucis, 18 abril 2003). Ella, con la fuerza del amor de Dios, «ahuyenta los pecados, lava las culpas, devuelve la inocencia a los caídos, la alegría a los tristes, expulsa el odio, trae la concordia, doblega a los poderosos» (Pregón pascual).
¡Feliz Pascua a todos!
Traduzione in lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs, feliz Páscoa!
Jesus ressuscitou dos mortos.
Ressoa na Igreja, por todo o mundo, este anúncio, juntamente com o cântico do Aleluia: Jesus é o Senhor, o Pai ressuscitou-O e Ele está vivo para sempre no meio de nós.
O próprio Jesus preanunciara a sua morte e ressurreição com a imagem do grão de trigo. Dizia: «Se o grão de trigo, lançado à terra, não morrer, fica ele só; mas, se morrer, dá muito fruto» (Jo 12, 24). Foi isto mesmo que aconteceu: Jesus, o grão de trigo semeado por Deus nos sulcos da terra, morreu vítima do pecado do mundo, permaneceu dois dias no sepulcro; mas, naquela sua morte, estava contida toda a força do amor de Deus, que se desencadeou e manifestou ao terceiro dia, aquele que celebramos hoje: a Páscoa de Cristo Senhor.
Nós, cristãos, acreditamos e sabemos que a ressurreição de Cristo é a verdadeira esperança do mundo, a esperança que não decepciona. É a força do grão de trigo, a do amor que se humilha e oferece até ao fim e que verdadeiramente renova o mundo. Esta força dá fruto também hoje nos sulcos da nossa história, marcada por tantas injustiças e violências. Dá frutos de esperança e dignidade onde há miséria e exclusão, onde há fome e falta trabalho, no meio dos deslocados e refugiados – frequentemente rejeitados pela cultura atual do descarte – das vítimas do narcotráfico, do tráfico de pessoas e da escravidão dos nossos tempos.
E nós, hoje, pedimos frutos de paz para o mundo inteiro, a começar pela amada e martirizada Síria, cuja população se encontra exausta por uma guerra sem um fim à vista. Nesta Páscoa, a luz de Cristo Ressuscitado ilumine as consciências de todos os responsáveis políticos e militares, para que se ponha imediatamente termo ao extermínio em curso, respeite o direito humanitário e proveja a facilitar o acesso às ajudas de que têm urgente necessidade estes nossos
irmãos e irmãs, assegurando ao mesmo tempo condições adequadas para o regresso de quantos foram desalojados.
Frutos de reconciliação, imploramos para a Terra Santa, ferida, também nestes dias, por conflitos abertos que não poupam os indefesos, para o Iémen e para todo o Médio Oriente, a fim de que o diálogo e o respeito mútuo prevaleçam sobre as divisões e a violência. Possam os nossos irmãos em Cristo, que muitas vezes sofrem abusos e perseguições, ser testemunhas luminosas do Ressuscitado e da vitória do bem sobre o mal.
Frutos de esperança, suplicamos neste dia para todos aqueles que anseiam por uma vida mais digna, especialmente nas regiões do continente africano atormentadas pela fome, por conflitos endémicos e pelo terrorismo. A paz do Ressuscitado cure as feridas no Sudão do Sul e da mortificada República Democrática do Congo: abra os corações ao diálogo e à compreensão mútua. Não esqueçamos as vítimas daquele conflito, sobretudo as crianças! Não falte a solidariedade em prol das inúmeras pessoas forçadas a abandonar as suas terras e privadas do mínimo necessário para viver.
Frutos de diálogo, imploramos para a península coreana, para que os colóquios em curso promovam a harmonia e a pacificação da região. Aqueles que têm responsabilidades diretas ajam com sabedoria e discernimento para promover o bem do povo coreano e construir relações de confiança no âmbito da comunidade internacional.
Frutos de paz, pedimos para a Ucrânia, a fim de que se reforcem os passos a favor da concórdia e sejam facilitadas as iniciativas humanitárias de que necessita a população.
Frutos de consolação, suplicamos para o povo venezuelano, que vive – escreveram os seus Pastores – como que em «terra estrangeira» no seu próprio país. Possa, pela força da Ressurreição do Senhor Jesus, encontrar a via justa, pacífica e humana para sair, o mais rápido possível, da crise política e humanitária que o oprime e, àqueles dentre os seus filhos que são forçados a abandonar a sua pátria, não lhes falte hospedagem nem assistência.
Frutos de vida nova, Cristo Ressuscitado dê às crianças que, por causa das guerras e da fome, crescem sem esperança, privadas de educação e assistência sanitária; e também aos idosos descartados pela cultura egoísta que põe de lado aqueles que não são «produtivos».
Frutos de sabedoria, imploramos para aqueles que, em todo o mundo, têm responsabilidades políticas, a fim de que respeitem sempre a dignidade humana, trabalhem com dedicação ao serviço do bem comum e garantam progresso e segurança aos seus cidadãos.
Queridos irmãos e irmãs!
Também a nós, como às mulheres que acorreram ao sepulcro, é-nos dirigida esta palavra: «Porque buscais o Vivente entre os mortos? Não está aqui; ressuscitou!» (Lc 24, 5-6). A morte, a solidão e o medo já não são a última palavra. Há uma palavra que vem depois e que só Deus pode pronunciar: é a palavra da Ressurreição (cf. João Paulo II, Palavras no final da Via-Sacra, 18/IV/2003). Com a força do amor de Deus, ela «afugenta os crimes, lava as culpas, restitui a inocência aos pecadores, dá alegria aos tristes, derruba os poderosos, dissipa os ódios, estabelece a concórdia e a paz» (Precónio Pascal).
Feliz Páscoa para todos!