giovedì 18 aprile 2019

VIA CRUCIS 2019. MEDITAZIONI.

<br>


MEDITAZIONIdi
Suor Eugenia Bonetti

Missionaria della Consolata
Presidente dell’Associazione “Slaves no more”
[Arabo, FranceseIngleseItaliano, Polacco, PortogheseSpagnolo, Tedesco]

Con Cristo e con le donne
sulla via della croce


Introduzione
Sono ormai trascorsi quaranta giorni da quando, con l’imposizione delle ceneri, abbiamo iniziato il cammino quaresimale. Oggi abbiamo rivissuto le ultime ore della vita terrena del Signore Gesù fino a quando, sospeso sulla croce, gridò il suo ”consummatum est”, ”tutto è compiuto”. Raccolti in questo luogo, nel quale migliaia di persone hanno subito in passato il martirio per essere rimasti fedeli a Cristo, vogliamo ora percorrere questa “via dolorosa” insieme a tutti i poveri, agli esclusi dalla società e ai nuovi crocifissi della storia di oggi, vittime delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell’egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall’indifferenza.Una malattia quest’ultima di cui anche noi cristiani soffriamo. Possa la Croce di Cristo, strumento di morte ma anche di vita nuova, che tiene uniti in un abbraccio terra e cielo, nord e sud, est e ovest, illuminare le coscienze dei cittadini, della Chiesa, dei legislatori e di tutti coloro che si professano seguaci di Cristo, affinché giunga a tutti la Buona Notizia della redenzione.

I Stazione
Gesù è condannato a morte
Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. (Mt 7, 21)
Signore, chi più di Maria tua Madre ha saputo essere tua discepola? Lei ha accettato la volontà del Padre anche nel momento più buio della sua vita, e con il cuore in pezzi ti è stata accanto. Colei che ti ha generato, portato in grembo, accolto tra le braccia, nutrito con amore e accompagnato durante la tua vita terrena non poteva non percorrere la stessa via del Calvario e condividere con te il momento più drammatico e sofferto della tua e della sua esistenza.
Signore, quante mamme ancora oggi vivono l’esperienza di tua Madre e piangono per la sorte delle loro figlie e dei loro figli? Quante, dopo averli generati e dati alla luce, li vedono soffrire e morire per malattie, per mancanza di cibo, di acqua, di cure mediche e di opportunità di vita e di futuro? Ti preghiamo per coloro che ricoprono ruoli di responsabilità, perché ascoltino il grido dei poveri che sale a te da ogni parte del globo. Grido di tutte quelle giovani vite, che in modi diversi, sono condannate a morte dall’indifferenza generata da politiche esclusive ed egoiste. Che a nessuno dei tuoi figli manchi il lavoro e il necessario per una vita onesta e dignitosa.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci a fare la tua volontà”:
- nei momenti di difficoltà e di sconforto
- nei momenti di sofferenza fisica e morale
- nei momenti di buio e di solitudine

II Stazione
Gesù prende la croce
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. (Lc 9, 23)
Signore Gesù, è facile portare il crocifisso al collo o appenderlo come ornamento sulle pareti delle nostre belle cattedrali o delle nostre case, ma non è altrettanto facile incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi di oggi: i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostre società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite. Purtroppo questi accampamenti, senza sicurezza, vengono bruciati e rasi al suolo insieme ai sogni e alle speranze di migliaia di donne e uomini emarginati, sfruttati, dimenticati. Quanti bambini, poi, sono discriminati a causa della loro provenienza, del colore della loro pelle o del loro ceto sociale! Quante mamme soffrono l’umiliazione nel vedere i loro figli derisi ed esclusi dalle opportunità dei loro coetanei e compagni di scuola!
Ti ringraziamo, Signore, perché ci hai dato l’esempio con la tua stessa vita di come si manifesta l’amore vero e disinteressato verso il prossimo, particolarmente verso i nemici o semplicemente verso chi non è come noi. Signore Gesù, quante volte, anche noi, come tuoi discepoli ci siamo dichiarati apertamente tuoi seguaci nei momenti in cui operavi guarigioni e prodigi, quando sfamavi la folla e perdonavi i peccati. Ma non è stato altrettanto facile capirti quando parlavi di servizio e di perdono, di rinuncia e sofferenza. Aiutaci a saper mettere sempre la nostra vita al servizio degli altri.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci a sperare”:
- quando ci sentiamo abbandonati e soli
- quando è difficile seguire le tue orme
- quando il servizio per gli altri diventa difficile

III Stazione
Gesù cade la prima volta
Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. (Is 53, 4)
Signore Gesù, sulla strada ripida che porta al Calvario, hai voluto sperimentare la fragilità e la debolezza umana. Che cosa sarebbe la Chiesa oggi senza la presenza e la generosità di tanti volontari, i nuovi samaritani del terzo millennio? In una notte gelida di gennaio, su una strada alla periferia di Roma, tre africane, poco più che bambine, accovacciate per terra scaldavano il loro giovane corpo seminudo attorno ad un braciere. Alcuni giovanotti, per divertirsi, passando in macchina hanno gettato del materiale infiammabile sul fuoco, ustionandole gravemente. In quello stesso momento, è passata una delle tante unità di strada di volontari che le ha soccorse, portandole in ospedale per poi accoglierle in una casa-famiglia. Quanto tempo è stato e sarà necessario perché quelle ragazze guariscano non solo dalle bruciature delle membra, ma anche dal dolore e dall’umiliazione di ritrovarsi con un corpo mutilato e sfigurato per sempre?
Signore, ti ringraziamo per la presenza di tanti nuovi samaritani del terzo millennio che ancora oggi vivono l’esperienza della strada, chinandosi con amore e compassione sulle tante ferite fisiche e morali di chi ogni notte vive la paura e il terrore del buio, della solitudine e dell’indifferenza. Signore, purtroppo molte volte oggi non sappiamo più scorgere chi è nel bisogno, vedere chi è ferito e umiliato. Spesso rivendichiamo i nostri diritti e interessi, ma dimentichiamo quelli dei poveri e degli ultimi della fila. Signore, facci la grazia di non rimanere insensibili al loro pianto, alle loro sofferenze, al loro grido di dolore perché attraverso di loro possiamo incontrarti.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci ad amare”:
- quando è impegnativo essere samaritani
- quando facciamo fatica a perdonare
- quando non vogliamo vedere le sofferenze degli altri


IV Stazione
Gesù incontra Maria sua Madre 
Una spada ti trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori. (cfr Lc 2, 35)
Maria, il vecchio Simeone ti aveva predetto, quando hai presentato il piccolo Gesù al tempio per il rito della purificazione, che una spada avrebbe trafitto il tuo cuore. Ora è il momento di rinnovare il tuo fiat, la tua adesione al volere del Padre, anche se accompagnare un figlio al patibolo, trattato come un malfattore, provoca un dolore straziante. Signore, abbi pietà delle tante, troppe mamme che hanno lasciato partire le loro giovani figlie verso l’Europa nella speranza di aiutare le loro famiglie in povertà estrema, mentre hanno trovato umiliazioni, disprezzo e a volte anche la morte. Come la giovane Tina, uccisa barbaramente sulla strada a soli vent’anni, lasciando una bimba di pochi mesi.
Maria, in questo momento tu vivi lo stesso dramma di tante madri che soffrono per i loro figli che sono partiti verso altri Paesi nella speranza di trovare opportunità per un futuro migliore per loro e le loro famiglie, ma che, purtroppo, trovano umiliazione, disprezzo, violenza, indifferenza, solitudine e persino la morte. Dona loro forza e coraggio.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, fa’ che sappiamo dare sempre sostegno e conforto ed essere presenti per offrire aiuto”:
- per consolare le mamme che piangono la sorte dei loro figli
- per chi nella vita ha perso ogni speranza
- per chi ogni giorno subisce violenza e disprezzo


V Stazione
Il Cireneo aiuta Gesù a portare la croce
Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. (Gal 6, 2) 
Signore Gesù, sulla via del Calvario hai sentito forte il peso e la fatica di portare quella ruvida croce di legno. Invano hai sperato nel gesto di aiuto da parte di un amico, di uno dei tuoi discepoli, di una delle tante persone di cui hai alleviato le sofferenze. Purtroppo solo uno sconosciuto, Simone di Cirene, per obbligo, ti ha dato una mano. Dove sono oggi i nuovi cirenei del terzo millennio? Dove li troviamo? Vorrei ricordare l’esperienza di un gruppo di religiose di diverse nazionalità, provenienze e appartenenze con le quali, da oltre diciassette anni, ogni sabato visitiamo a Roma un centro per donne immigrate prive di documenti, donne spesso giovani, in attesa di conoscere il loro destino, in bilico fra espulsione e possibilità di rimanere. Quanta sofferenza incontriamo, ma anche quanta gioia in queste donne nel trovarsi di fronte religiose provenienti dai loro Paesi, che parlano le loro lingue, che asciugano le loro lacrime, che condividono momenti di preghiera e di festa, che rendono meno duri i lunghi mesi trascorsi tra sbarre di ferro e asfalti di cemento!
Per tutti i cirenei della nostra storia. Perché non venga mai meno in loro il desiderio di accoglierti sotto le sembianze degli ultimi della terra, coscienti che accogliendo gli ultimi della nostra società accogliamo te. Siano questi samaritani portavoce di chi non ha voce.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci a portare la nostra croce”:
- quando siamo stanchi e sfiduciati
- quando sentiamo il peso delle nostre debolezze
- quando ci chiedi di condividere le sofferenze degli altri

VI Stazione
La Veronica asciuga il volto di Gesù
Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. (Mt 25, 40)
Pensiamo ai bambini, in varie parti del mondo, che non possono andare a scuola e che sono, invece, sfruttati nelle miniere, nei campi, nella pesca, venduti e comperati da trafficanti di carne umana, per trapianti di organi, nonché usati e sfruttati sulle nostre strade da molti, cristiani compresi, che hanno perso il senso della propria e altrui sacralità. Come una minorenne dal corpicino gracile, incontrata una notte a Roma, che uomini a bordo di auto lussuose facevano la fila per sfruttare. Eppure poteva avere l’età delle loro figlie… Quale squilibrio può creare questa violenza nella vita di tante giovani che sperimentano solo il sopruso, l’arroganza e l’indifferenza di chi, di notte e di giorno, le cerca, le usa, le sfrutta per poi buttarle nuovamente sulla strada in preda al prossimo mercante di vite!
Signore Gesù, rendi limpidi i nostri occhi perché sappiamo scoprire il tuo volto nei nostri fratelli e sorelle, in particolare in tutti quei bambini che, in molte parti del mondo, vivono nell’indigenza e nel degrado. Bimbi privati del diritto a un’infanzia felice, a un’educazione scolastica, all’innocenza. Creature usate come merce di poco valore, vendute e comperate a piacimento. Signore, ti preghiamo di avere pietà e compassione di questo mondo malato e di aiutarci a riscoprire la bellezza della nostra e altrui dignità come esseri umani, creati a tua immagine e somiglianza.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci a vedere”:
- il volto dei bimbi innocenti che chiedono aiuto
- le ingiustizie sociali
- la dignità che ogni persona porta in sé e viene calpestata

VII Stazione
Gesù cade la seconda volta
Insultato, non rispondeva con insulti, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. (1Pt 2, 23)
Quante vendette in questo nostro tempo! La società attuale ha perso il grande valore del perdono, dono per eccellenza, cura per le ferite, fondamento della pace e della convivenza umana. In una società dove il perdono è vissuto come debolezza, tu, Signore, ci chiedi di non fermarci all’apparenza. E non lo fai con le parole, bensì con l’esempio. A chi ti tormenta, tu rispondi: “Perché mi perseguiti?”, ben sapendo che la giustizia vera non può mai basarsi sull’odio e sulla vendetta. Rendici capaci di chiedere e donare perdono.
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). Signore, anche tu hai sentito il peso della condanna, del rifiuto, dell’abbandono, della sofferenza inflitta da persone che ti avevano incontrato, accolto e seguito. Nella certezza che il Padre non ti aveva abbandonato, hai trovato la forza di accettare la sua volontà perdonando, amando e offrendo speranza a chi come te oggi cammina sulla stessa strada dello scherno, del disprezzo, della derisione, dell’abbandono, del tradimento e della solitudine.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci a dare conforto”:
- a chi si sente offeso e insultato
- a chi si sente tradito e umiliato
- a chi si sente giudicato e condannato

VIII Stazione
Gesù incontra le donne
Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. (Lc 23, 28)
La situazione sociale, economica e politica dei migranti e delle vittime di tratta di esseri umani ci interroga e ci scuote. Dobbiamo avere il coraggio, come afferma con forza Papa Francesco, di denunciare la tratta di esseri umani quale crimine contro l’umanità. Tutti noi, specialmente i cristiani, dobbiamo crescere nella consapevolezza che tutti siamo responsabili del problema e tutti possiamo e dobbiamo essere parte della soluzione. A tutti, ma soprattutto a noi donne, è richiesta la sfida del coraggio. Il coraggio di saper vedere e agire, singolarmente e come comunità. Soltanto mettendo insieme le nostre povertà, esse potranno diventare una grande ricchezza, capace di cambiare la mentalità e di alleviare le sofferenze dell’umanità. Il povero, lo straniero, il diverso non deve essere visto come un nemico da respingere o da combattere ma, piuttosto, come un fratello o una sorella da accogliere e da aiutare. Essi non sono un problema, bensì una preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove il benessere e il consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica.
Signore, insegnaci ad avere il tuo sguardo. Quello sguardo di accoglienza e misericordia con cui vedi i nostri limiti e le nostre paure. Aiutaci a guardare così alle divergenze di idee, abitudini, vedute. Aiutaci a riconoscerci parte della stessa umanità e a farci promotori di cammini arditi e nuovi di accoglienza del diverso, per creare insieme comunità, famiglia, parrocchie e società civile.
Preghiamo insieme dicendo: “Aiutaci a condividere la sofferenza altrui”:
- con chi soffre per la morte di persone care
- con chi fa più fatica a chiedere aiuto e conforto
- con chi ha condiviso soprusi e violenze

IX Stazione
Gesù cade la terza volta
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca, era come agnello condotto al macello. (Is 53, 7)
Signore, per la terza volta sei caduto, sfinito e umiliato, sotto il peso della croce. Proprio come tante ragazze, costrette sulle strade da gruppi di trafficanti di schiavi, che non reggono alla fatica e all’umiliazione di vedere il proprio giovane corpo manipolato, abusato, distrutto, insieme ai loro sogni. Quelle giovani donne si sentono come sdoppiate: da una parte cercate e usate, dall’altra respinte e condannate da una società che rifiuta di vedere questo tipo di sfruttamento, causato dall’affermazione della cultura dell’usa-e-getta. Una delle tante notti passate sulle strade a Roma, cercavo una giovane giunta da poco in Italia. Non vedendola nel suo gruppo, la chiamavo insistentemente per nome: “Mercy!”. Nel buio, l’ho scorta accovacciata e addormentata sul ciglio della strada. Al mio richiamo s’è svegliata e m’ha detto che non ne poteva più. “Sono sfinita”, ripeteva… Ho pensato a sua madre: se sapesse che cosa è accaduto alla figlia, piangerebbe tutte le sue lacrime.
Signore, quante volte ci hai rivolto questa domanda scomoda: “Dov’è tuo fratello? Dov’è tua sorella?”. Quante volte ci hai ricordato che il loro grido straziante era giunto fino a te? Aiutaci a condividere la sofferenza e l’umiliazione di tante persone trattate come scarto. È troppo facile condannare esseri umani e situazioni di disagio che umiliano il nostro falso pudore, ma non è altrettanto facile assumerci le nostre responsabilità come singoli, come governi e anche come comunità cristiane.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, donaci forza e coraggio per denunciare”:
- di fronte allo sfruttamento e all’umiliazione vissuta da tanti giovani
- di fronte all’indifferenza e al silenzio di molti cristiani
- di fronte a leggi ingiuste e prive di umanità e solidarietà

X Stazione
Gesù è spogliato delle sue vesti
Rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità. (Col 3, 12)
Denaro, benessere, potere. Sono gli idoli di ogni tempo. Anche e soprattutto del nostro, che si vanta degli enormi passi avanti fatti nel riconoscimento dei diritti della persona. Tutto è acquistabile, compreso il corpo dei minorenni, derubati dalla loro dignità e dal loro futuro. Abbiamo dimenticato la centralità dell’essere umano, la sua dignità, bellezza, forza. Mentre nel mondo si vanno alzando muri e barriere, vogliamo ricordare e ringraziare coloro che con ruoli diversi, in questi ultimi mesi, hanno rischiato la loro stessa vita, particolarmente nel Mar Mediterraneo, per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità. Esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione, schiavitù.
Aiutaci, Signore, a riscoprire la bellezza e la ricchezza che ogni persona e ogni popolo racchiudono in sé come tuo dono unico e irripetibile, da mettere a servizio della società intera e non per raggiungere interessi personali. Ti preghiamo, Gesù, affinché il tuo esempio e il tuo insegnamento di misericordia e di perdono, di umiltà e di pazienza ci renda un po’ più umani e, dunque, più cristiani.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, donaci un cuore pieno di misericordia”:
- di fronte all’avidità del piacere, del potere e del denaro
- di fronte alle ingiustizie inflitte ai poveri e ai più deboli
- di fronte al miraggio di interessi personali

XI Stazione
Gesù è inchiodato sulla croce
Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. (Lc 23, 34)
La nostra società proclama l’uguaglianza in diritti e dignità di tutti gli esseri umani. Ma pratica e tollera la disuguaglianza. Ne accetta perfino le forme più estreme. Uomini, donne e bambini sono comprati e venduti come schiavi dai nuovi mercanti di esseri umani. Le vittime della tratta sono poi sfruttate da altri individui. E infine gettate via, come merce senza valore. Quanti si fanno ricchi divorando la carne e il sangue dei poveri!
Signore, quante persone ancora oggi sono state inchiodate su una croce, vittime di uno sfruttamento disumano, private della dignità, della libertà, del futuro. Il loro grido di aiuto ci interpella come uomini e donne, come governi, come società e come Chiesa. Come è possibile che continuiamo a crocifiggerti, rendendoci complici della tratta di esseri umani? Donaci occhi per vedere e un cuore per sentire le sofferenze di tante persone che ancora oggi sono inchiodate sulla croce dai nostri sistemi di vita e di consumo.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, pietà”:
- per i nuovi crocifissi di oggi sparsi su tutta la terra
- per i potenti e i legislatori della nostra società
- per chi non sa perdonare e non sa amare

XII Stazione
Gesù muore sulla croce
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mc 15, 34)
Anche tu, Signore, hai sentito, sulla croce, il peso dello scherno, della derisione, degli insulti, delle violenze, dell’abbandono, dell’indifferenza. Solo Maria tua madre e altre poche discepole sono rimaste là, testimoni della tua sofferenza e della tua morte. Il loro esempio ci ispiri a impegnarci a non far sentire la solitudine a quanti agonizzano oggi nei troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali.
Signore, ti preghiamo: aiutaci a farci prossimi ai nuovi crocifissi e disperati del nostro tempo. Insegnaci ad asciugare le loro lacrime, a confortarli come hanno saputo fare Maria e le altre donne sotto la tua croce.
Preghiamo insieme dicendo: “Signore, aiutaci a donare la nostra vita”:
- a quanti hanno subito ingiustizie, odio e vendetta
- a quanti sono stati ingiustamente calunniati e condannati
- a quanti si sentono soli, abbandonati e umiliati

XIII Stazione
Gesù è deposto dalla croce
Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto. (Gv 12, 24)
Chi ricorda, in quest’era di notizie bruciate alla svelta, quelle ventisei giovani nigeriane inghiottite dalle onde, i cui funerali sono stati celebrati a Salerno? È stato duro e lungo il loro calvario. Prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine il salto nel mare, dove hanno trovato la morte alle porte della “terra promessa”. Due di loro portavano in grembo il dono di una nuova vita, bimbi che non vedranno mai la luce del sole. Ma la loro morte, come quella di Gesù deposto dalla croce non è stata vana. Tutte queste vite affidiamo alla misericordia del Padre nostro e di tutti, ma soprattutto Padre dei poveri, dei disperati e degli umiliati.
Signore, in quest’ora, sentiamo risuonare ancora una volta il grido che Papa Francesco levò da Lampedusa, meta del suo primo viaggio apostolico: «Chi ha pianto?». E ora dopo infiniti naufragi, continuiamo a gridare: «Chi ha pianto?». Chi ha pianto?, ci domandiamo di fronte a quelle 26 bare allineate e sovrastate da una rosa bianca? Solo cinque di loro sono state identificate. Con o senza nome, tutte, però, sono nostre figlie e sorelle. Tutte meritano rispetto e ricordo. Tutte ci chiedono di sentirci responsabili: istituzioni, autorità e noi pure, con il nostro silenzio e la nostra indifferenza.
Preghiamo insieme: “Signore, aiutaci a condividere il pianto”:
- di fronte alle sofferenze altrui
- di fronte a tutte le bare senza nome
- di fronte al pianto di tante madri

XIV Stazione
Gesù viene posto nel sepolcro
È compiuto. (Gv 19, 30)
Il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi. Di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono, però, responsabilità. Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere, il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete. Quanto dolore costano i nuovi esodi! Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d’acqua.
Signore, facci comprendere che siamo tutti figli dello stesso Padre. Possa la morte del tuo figlio Gesù donare ai Capi delle Nazioni e ai responsabili delle legislazioni la consapevolezza del loro ruolo a difesa di ogni persona creata a tua immagine e somiglianza.

Conclusione
Vorremmo ricordare la storia della piccola Favour, di 9 mesi, partita dalla Nigeria insieme ai suoi giovani genitori in cerca di un futuro migliore in Europa. Durante il lungo e pericoloso viaggio nel Mediterraneo, mamma e papà sono morti insieme ad altre centinaia di persone che si erano affidate a trafficanti senza scrupoli per poter giungere nella “terra promessa”. Solo Favour è sopravvissuta: anche lei, come Mosè, è stata salvata dalle acque. La sua vita diventi luce di speranza nel cammino verso un’umanità più fraterna.
Al termine della tua Via Crucis ti preghiamo, Signore, affinché ci insegni a vegliare, insieme a tua Madre e alle donne che ti hanno accompagnato sul Calvario, nell’attesa della tua resurrezione. Essa sia faro di speranza, di gioia, di vita nuova, di fratellanza, di accoglienza e di comunione tra i popoli, le religioni e le leggi. Perché ogni figlio e figlia dell’uomo sia riconosciuto davvero nella sua dignità di figlio e figlia di Dio e mai più trattati da schiavi.

mercoledì 17 aprile 2019

Kiko Arguello: Anuncio de Pascua 2019


Immagine correlata

En la parroquia Santa Catalina Labouré, Madrid
Martes, 9 de abril de 2019
KIKO:
Saludamos al P. Mario que cumple 50 años de sacerdocio.
Después de Pascua haremos una convivencia de obispos, y tenemos ya más de 100, porque es una ocasión que tienen los obispos de conocer el Camino desde la fuente, que somos nosotros.
El 11 de mayo tenemos un encuentro en Ucrania, con todos los países de la ex Unión soviética: Rusia, Siberia, Bielorrusia, Lituania, Letonia, Estonia,  Ucrania, Polonia, etc.
El 2 de junio haremos la Sinfonía en Matera (Italia), declarada capital de la cultura europea, y nos han pedido si podíamos hacer la Sinfonía allí. Es un pueblo muy bonito, precioso, que fue usado para hacer la película “La Pasión de Cristo”.
El 16 de junio tendremos un encuentro en Génova con todas las comunidades del Norte de Italia.
Convivencia de itinerantes en Porto San Giorgio del 19 al 23 de junio.

Luego necesitamos que nos ayudéis con una colecta, comunidad por comunidad, porque vienen todos los obispos y no tenemos dinero para pagar todos esos viajes. Quiero que nos echéis una mano.
Hemos recibido una carta de Venezuela, que están sufriendo.
ASCENSIÓN:
Hemos pensado leeros esta carta como una ayuda para todos nosotros, en medio de las dificultades de la Pascua que pueden tener algunos, pues hay unos hermanos que ahora están sufriendo mucho más, que son los hermanos de Venezuela. 



Nos ha escrito el equipo itinerante y nos dice:
Queridos Kiko, P. Mario y M. Ascensión:
Nos ha impresionado la heroicidad, en el Señor, de nuestros hermanos entrando en los acontecimientos tan duros que vivimos en este país.
Hablamos con los hermanos cuando podemos porque fallan muchísimo las comunicaciones por falta de energía. Todos coinciden que dentro del caos ven al Señor cercano en sus vidas. Intentan sobrevivir, como todos, porque se hace muy difícil el abastecimiento y sobre todo la dificultad de no tener agua…, pero continúan celebrando la Eucaristía en horas diurnas porque una vez que se va el Sol todo se entenebrece y la violencia en las calles se agudiza.  
Para la Palabra algunas veces celebran por las casas, celebraciones domésticas con varios hermanos que viven cerca unos de otros, por la falta de transporte y por lo peligroso de las horas sin luz, muchas veces no pueden ir a los salones de las parroquias.
Estos días atrás ha ido subiendo la violencia en las calles: tiroteos, manifestaciones, etc. Nos cuentan Juan Carlos y Toñi, de Almería, que llevan en misión en los cerros de Caracas desde el año ’95, que ayer aquella zona era como un campo de batalla porque los colectivos (grupos armados) se dedican a disparar a todos los que ven protestando en las calles. Algunos hermanos nos decían que se escondieron debajo de las camas con sus hijos para rezar el rosario hasta que terminaran los disparos.
También Jesús y Victoria, de Alcobendas (Madrid), que están en Cumaná desde el ’96, nos han dicho lo mismo de esa ciudad, que ayer estuvo bajo fuego cruzado casi toda la noche. En Cumaná tienen que dormir en el patio porque dentro de la casa hace muchísimo calor, también llevan muchos días sin luz como todo el país. Mons. Jaime Villarroel, a quien conocéis, obispo de Carúpano, se ha ido a vivir unas semanas con los indígenas del oriente venezolano, como uno más de ellos, quienes llevan cerca de treinta días sin electricidad e intentando sobrevivir como pueden…
¡Cuánto nos acordamos la cantidad de veces que os hemos escuchado a vosotros que el comunismo quita el alma a las personas! ¡qué gran verdad y realidad! Todos aquí con estos padecimientos se activan en modo supervivencia y no tienen tiempo nada más que para estar todo el día dedicados a conseguir un poco de agua para poder subsistir…, es terrible. ¡Qué necesario es llevar a Jesucristo al corazón de los hermanos para que todos estos acontecimientos no los destruyan y los deje sin alma!
Nosotros estamos consolados por el Señor, animando a los hermanos a que se unan en un solo espíritu con Él. Hemos tenido tres encuentros con mil y pico jóvenes cada uno que han sido a cuál mejor, un gran paso del Señor mostrándonos su amor y su ternura. Se han levantado muchas familias, jóvenes y hermanas para la vida religiosa. Hemos dado a los hermanos el verdadero alimento, Jesucristo y la verdadera medicina, su Espíritu Santo que nos consuela y anima.
No queremos ser más largos… Ya sabéis que os queremos y rezamos por vosotros todos los días. Gracias por las ayudas que nos enviáis. Un abrazo, la paz.
P. Guti, Ricardo y May y Jesús. Equipo itinerante de Venezuela.
Es heroico que las familias en misión que podían escapar, porque muchos venezolanos, estáis viendo por la televisión intentan escapar, se han quedado allí sosteniendo, dado fe y esperanza en esta situación de injusticia en que están viviendo.

**
Hay alguna familia de Madrid que están allí [en Venezuela] y pudiendo escapar, no escapan, porque todo el mundo está saliendo de allí porque no hay comida, no hay luz, no hay agua, porque la situación es gravísima en algunos casos. Esos hermanos, heroicamente están allí manteniendo a los hermanos. Tenemos que participar, rezar por ellos y ayudarles, enviarles algún dinero, que no tienen, ya les hemos mandado algo y dan gracias por la ayuda.

 Pediremos que hagáis una colecta para ayudar no solamente a Venezuela, sino también ayudar al encuentro de obispos de todo el mundo, la convivencia después de Pascua, que es importantísima.
Es para mí una alegría poder reunirnos con motivo de la Pascua del 2019 que viene. Esperemos que en este año venga el Señor, porque lo que nos reúne aquí es para ayudarnos a esperar al Señor. Cada año la Iglesia espera que ese año venga el Señor. ¿Qué diferencia hay si viene ahora o si viene dentro de 15 años? Ninguna. ¿Y si viene dentro de 200 años? Ninguna, pero ¿por qué no se acaba ahora? La Iglesia espera siempre cada año al Señor.
La Pascua está, como sabéis, llena de contenido escatológico, porque el Señor vendrá en la Vigilia Pascual. ¿Quién ha dicho que este año no viene? ¿y si viene?

Para nosotros sería la felicidad mayor, no pasaríamos por la muerte, según está revelado como Palabra de Dios en S. Pablo: cuando venga el Señor, la generación que esté presente no pasará por la muerte, sino que, de pronto, será todo inundado de luz, se abrirán los muros, se iluminará todo y aparecerá el Señor con los santos. Y los que estemos aquí reunidos, seremos arrebatados en los aires al encuentro con el Señor, y según subimos, como está revelado, seremos transformados. Nuestro cuerpo será transformado; el cuerpo que tenemos actualmente está sometido a la corrupción, no sirve para vivir eternamente, tiene que ser transformado y será transformado y no pasaremos ya por la muerte.
Hemos sido creados por el Señor para participar de su gloria y de su felicidad.
Porque la felicidad de Cristo es difusiva en sí misma y está deseando manifestarnos su felicidad y su amor. O sea, que tenemos que consolarnos mutuamente con la fe y ayudarnos a vivir en el Señor conjuntamente. No hay otro momento más precioso de nuestra vida que éste, que estar reunidos en el nombre del Señor. No hay nada mejor y prepararnos para su venida y para el encuentro con Él.
A parte de eso ¿qué tenemos? Pues envejecer, enfermedades, problemas. No es eso lo que el Señor está esperando de nosotros. El Señor quiere que estemos con Él y que estemos contentos de su Pascua. Nos reunimos aquí, fundamentalmente, para una cosa: ¿cuál es el centro de este encuentro, un punto? Que en la historia que Dios ha decidido que vivamos, necesitamos ser santos. Y ¿qué es lo que nos hace santos? la Pascua. No hay otra cosa más grande que la liturgia pascual, porque en la liturgia de la Pascua, lo sabéis, según han anunciado vuestros catequistas, pasa el Señor destruyendo al faraón que hay en todos nosotros, en todos nosotros hay un principio de pecado original, el faraón que quiere ser él el que dirija la historia. Así que los que estén bajo el poder del faraón quieren vivir la vida según les parece a ellos, no obedecen, no se humillan a la historia, destruyendo la obra del faraón.

Pero esto, que es una obra en nosotros terrible, una batalla ¿tú de verdad te humillas antes Dios y aceptas la historia que está haciendo contigo, con humildad? La historia que está haciendo contigo: a lo mejor estás enfermo, a lo mejor tu mujer está enferma o tu marido, o tienes problemas, la historia que está haciendo contigo. Os hemos repetido mil veces que la historia es santa, los acontecimientos de nuestra historia son sagrados. Pero lo que más nos ayuda, en esta dimensión de santificación que es nuestra historia, es la Vigilia Pascual.

Por eso todos tenemos que prepararnos. ¿Para qué? para que la Vigilia Pascual no sea agua que no sirve para nada, sino que sea de verdad en nosotros una acción de Dios, porque va a pasar el Señor, va a pasar. Y todos nosotros necesitamos conversión. Y ¿cuál es el momento más alto de la conversión? La participación en la muerte y resurrección de nuestro Señor Jesucristo y esto se realiza en cada Eucaristía. Pues aunque todas la Eucaristías son iguales, hay una Eucaristía que es superior a todas, que es la Eucaristía de la Pascua. Por eso la Iglesia nos invita a prepararnos durante toda la Cuaresma, 40 días.

Como es muy importante el hecho de que el Señor viene en esta Pascua, viene para destruir en nosotros el pecado, para convertirnos a Él y hacernos santos, es importante que esto no sea una tontería, sino que realmente sea eficaz en cada uno de nosotros. Por eso nosotros, como buenos catequistas, estamos aquí para prepararos para esta noche Santa. Es la noche de las noches, la noche de la Pascua.
Por eso ahora comenzaremos haciendo un trocito del Pregón Pascual para ayudarnos a prepararnos. “Esta es la noche en que Cristo ha vencido la muerte y del infierno retorna victorioso”. La liturgia de los cristianos es lo más grande porque es un encuentro, dice Cristo: donde estén dos o tres reunidos en mi nombre allí estoy yo en medio de ellos. O sea que en este encuentro está el Señor en medio de nosotros. No hay cosa mayor que la presencia del Señor en nuestra vida. Y la vida no es solamente una cosa estúpida. El Señor ha decidido ayudarnos y para ellos tenemos la liturgia de los domingos, pero lo más importante de todo es la Noche Santa, en la que se hace presente el misterio pascual, donde el Señor viene para destruir en nosotros la obra del demonio, la obra del mal.
Porque todos necesitamos constantemente vivir en un proceso de conversión.
Y Dios ha establecido para nuestra conversión la liturgia, el tiempo pascual, sobre todo, la Cuaresma como preparación al momento de la Pascua, en la que el Señor se hace presente destruyendo en nosotros el faraón, el enemigo de Cristo, que existe, el demonio que actúa en la Tierra, en la historia. Está todo lleno de obras del demonio: asesinatos, bandas, hay de todo, familias que se destruyen en cada momento. Pero nosotros hemos sido elegidos por Dios para ayudar al Señor.
Bien, pues vamos a ver si es posible, hermanos, que este encuentro nos ayude aprepararnos a “la mejor participación a lo que los sacramentos significan y realizan” como ha dicho el Concilio.

Bien, hermanos, vengo a deciros de parte del Señor que está muy contento de vosotros, que después de tantos años, cuarenta casi cincuenta, juntos aquí en una gran batalla.
El Señor os está esperando para salvar a tanta gente y para ayudar a que la Iglesia cumpla su misión en este tiempo.
Es una gran alegría el que os haya elegido y que os mantenga, que nos mantenga a todos en este tiempo, porque ahora este encuentro es fundamental porque el Señor os dice, que en esta misión que os otorga, que os da y que es importantísima para la ciudad de Madrid, necesita que seáis santos. Y la única cosa que nos hace santos es la Pascua.
Entonces, tenemos que prepararnos para nuestra santificación, para la participación fructuosa y profunda en la Vigilia Pascual. Y ¿cómo podemos prepararnos para que realmente, en esa Noche Santa, nuestra vida se transforme, pase el Señor y destruya en nosotros los restos del hombre viejo que hay en todos nosotros, porque todos somos pecadores, todos. Y todos tenemos un combate. No somos santos, no somos suficientemente santos. Para que se realice de verdad nuestra misión necesitamos ser santos y el Señor nos recuerda que para hacernos santos Él ha instituido los sacramentos y entre ellos el sacramento más importante la Santa Vigilia, la Vigilia Pascual.
Todas las Eucaristías hacen presente la Vigilia Pascual: la muerte y la resurrección de Cristo. Pero hay una noche importantísima que es la noche de la Vigilia Pascual, la Noche que celebra la Iglesia la muerte de Cristo en una cruz para salvar a la humanidad, a ti y a mí, a todos los hombres de la esclavitud al pecado, la soberbia, la codicia, la lujuria, etc., y restaurarnos interiormente.
El Señor nos necesita santos a todos, a mí y a vosotros. Y a mí me dice que viene esta Vigilia, que me tengo que preparar, que no soy santo, además que no sabemos lo que nos prepara este año y cuál es la voluntad de Dios para mí y para ti. A lo mejor es una enfermedad, es un cáncer, es un conflicto, es una persecución, es una calumnia, no sabemos que es lo que Dios tiene destinado para nuestra santificación y para el buen nombre de Cristo y para la salvación de la Iglesia. No sabemos lo que esperamos.
El Señor solamente nos dice que tenemos que prepararnos a esta Vigilia, a la Vigilia Pascual de 2019. Santa Vigilia, paso del Señor en medio de su Iglesia, en medio de nosotros. El Señor quiere pasar para destruir en nosotros el hombre viejo, el autor del pecado, de la envidia, de la soberbia, de la avaricia, del afán de dinero, para que seamos sobrios. Hay tanta gente que está bajo el alcoholismo, bajo la droga, y no solamente eso, sino que está en conflicto y odio con los familiares, se detestan.
Nosotros no podemos odiar a nadie, tenemos que ser como corderos, corderitos, todos corderitos, pequeños, blancos y dispuestos al sacrificio. No somos lobos, Cristo no es pastor de lobos, es pastor de corderos.
Pues esta Pascua el Señor quisiera que tú fueras un cordero y que yo también, que nos convirtiéramos. ¿Dónde están los cristianos en España, en Madrid?, ¿dónde están? Quisiéramos verlos, son los discípulos de Jesucristo. Y ¿quién fue Cristo? El Hijo de Dios que vino a este mundo, vino a destruir en los hombres la obra del pecado y de la muerte. Y quisiera darnos su victoria sobre la muerte, nos da a participar de su resurrección, y sobre el pecado. Y para hacernos humildes. Sin humildad no hay nada en el cristianismo. Tenemos que salir de aquí esta noche dispuestos a ser humildes.
Para ser humildes necesitamos pedirle al Señor que nos ayude: Señor ¿qué tengo que hacer yo para ser humilde como tú quieres? Lo que tú quieras de mí ¿qué tengo que hacer? Humíllate. ¿En qué consiste?
La humildad consiste en que el hombre se humille ante la historia, porque es Dios el que lleva nuestra historia, aceptando la historia que lleva con nosotros. Y ¿qué historia tiene conmigo? La edad, la enfermedad, el trabajo, las comunidades…, no sé.
Tengo que ser humilde y sometido a la historia, esto es, sometido a la voluntad de Dios cada día, en lo que Él quiere para mí, para hacerme santo. Si yo soy santo, mucho bien recibiría la Iglesia y todos vosotros, si yo fuera santo. Desgraciadamente yo soy un pecador, soy un pobre hombre que, a veces, no puedo más, y no puedo dejar esto, aunque quisiera marcharme. No, no puedo. El Señor me ha unido a vosotros en tanto que tengo un poco de salud tengo que ayudaros en vuestra fe.
Detrás de vosotros tenéis a vuestros hijos, a vuestros nietos, a vuestros cuñados a vuestros parientes, a tanta gente que nos mira y nos ve.

Pero, yo tengo que deciros en nombre del Señor, que quiere que seamos santos, no quiere, es que necesita la Iglesia de Madrid de nosotros, necesita que seamos santos. Y ¿en qué consiste ser santo? Pues en vivir en la voluntad de Dios.
Y ¿cuál es la voluntad de Dios para mí? pues pregúntaselo a Él. Tenemos que rezar al Señor, asistir a los Laudes, hacer el oficio de lecturas, los salmos y sobre todo ser pequeños. Considérate el último y el peor de todos, dicen los Padres de la Iglesia. Considérate el último y el peor de todos, que no eres digno de estar en esta comunidad, tendrías que estar quizás en la cárcel, no sé dónde, pero el Señor te quiere muchísimo. Por eso sé agradecido al Señor y alégrate de vivir en su voluntad. Seamos agradecidos a Dios y vivamos el día a día, cada jornada poniéndonos al servicio de nuestros hermanos, alegrándonos de hacer algún servicio, de ayudarles.
Alegrémonos de las humillaciones, no es que las busquemos, las que Dios permite, sea por la salud, sea por los conflictos de la familia, sea con los hijos, sea con los nietos. Lo que Dios permita.
Démosle gracias de todo al Señor. Vivamos dando gracias a Dios por la vida que nos da, por su amor, por su ternura, por su presencia. Esa es la voluntad de Dios: que vivamos dándole gracias, haciendo la oración constante: “Señor Jesús, Hijo de Dios, ten piedad de mí que soy un pecador”.

Gracias, Señor, por tu amor y por tu bondad. Concédeme ser manso, humilde, ayúdame a considerarme el último y peor que los demás. Que no me considere superior a nadie, dirá S. Francisco, que se consideraba el último y el peor de todos. Era la obra del Espíritu Santo en S. Francisco, que, habiendo sido inundado (sic), tenía una luz dentro y se veía el último y el peor de todos.

Esto sucede en todos aquellos hermanos que han sido visitados por el  Espíritu Santo.

Considérate el último y el peor de todos, que no eres digno de estar aquí. Hazte consciente de tus pecados y dale gracias al Señor. Vivamos dando gracias al Señor por la vida que nos da, de su presencia, de su amor, de su misericordia, de su bondad, de que te ha dado catequistas, de que te ha dado una comunidad. ¿Cómo podríamos dar gracias al Señor por tener una comunidad cristiana? En esa comunidad tienes la ocasión de ayudar a los hermanos, tienes la ocasión de quererlos, tienes la ocasión de servirlos, de recibir alguna humillación. Las humillaciones son muy importantes para nuestra santificación. Todo aquello que nos humilla es santo. ¿Qué nos  humilla? ¿La familia, los nietos, los hijos, los cuñados, el trabajo, el que no tenemos dinero? ¿qué nos humilla?

Todo lo que te humille es una gracia. Vivamos dando gracias al Señor, hermanos. Podría decir esto y muchas más cosas, pero, es difícil, porque más importante de lo que yo pueda deciros es la acción de los sacramentos, es la acción de la Vigilia Pascual, es el momento en que el sacramento irrumpe en nuestro espíritu.
Pero, para ello tenemos que prepararnos a recibir el Espíritu Santo, a participar realmente en lo que significan los sacramentos. El sacramento de la Pascua significa que Cristo se hace presente con su muerte para morir por nosotros. En esa Noche Santa Cristo se hace presente en el altar y se ofrece en sacrificio por ti, para que tú te unas a Él y dejes sobre su cadáver el hombre viejo y sea resucitado con Él. Porque no somos santos, no somos apenas cristianos.

La Iglesia de Madrid, el Camino Neocatecumenal necesitan de tu santidad, necesitan nuestra humildad, necesitan nuestro amor a Cristo. ¡Ay, si fuéramos cristianos, enamorados de Cristo! Amar a Cristo es la única verdad, el resto es todo vanidad, decían los Padres del desierto: Recuerda, hijo mío, que amar a Cristo es la única verdad. Amar a Cristo. ¿Tú amas a Cristo? ¿lo amas? Y ¿cómo muestras tu amor a Cristo, dime cómo lo muestras? A lo mejor estás distraído todo el día, ¿qué has hecho hoy? En este día de hoy ¿se ha visto el amor que tienes a Cristo? ¿no sé? ¿has rezado el rosario, has estado rezando todo el día, has hablado con Él, le has dicho que le quieres, le has dicho ayúdame a hacer tu voluntad? ¿no sé? Necesitamos amar a Cristo, amar a Cristo es la única verdad, el resto es todo vanidad. Amar, amar a Cristo es lo que haremos en el cielo, amar a Dios. Pero ya podemos participar del cielo si amamos aquí a Jesucristo. Si nos levantamos y pensamos en Él, si le ofrecemos el día, si le decimos: Señor, ayúdame, estate conmigo cerca, ayúdame, ayúdame a hacer tu voluntad, a ponerme al servicio de los demás. Ayúdame. Y hablando con el Señor, así poco a poco, debe ir creciendo en nosotros el amor a Cristo. Amar a Cristo es la única verdad, el resto es vanidad. Y para amar a Cristo necesitamos humillarnos.


Señor, ayúdame a humillarme, a considerarme el último, a decir que no soy digno de estar aquí con estos hermanos, que son todos santos, yo soy un miserable, Señor, yo soy un pecador. Concédeme, Señor, tu gracia y tu bondad. Concédeme ser cristiano, que viéndome los hermanos vean en mi a Cristo.
Porque, mirad, os he vuelto a repetir que Dios cuando ama se da totalmente. Por eso le dice a Felipe: Quien me ve a mí, ve al Padre. Porque el Padre estaba totalmente en el Hijo. Pero, si yo soy cristiano, Cristo está totalmente en mí, no está una parte de Cristo, no me ama como un trocito, me ama totalmente, Él se da a mí totalmente. Quien me ve a mí ve a Cristo, quien te ve a ti ve a Cristo.

Si es que te ha elegido el Señor para ser su discípulo en el mundo, y para que a través de ti conozcan los hombres a Jesucristo, que es la única verdad, el único bien. Cristo es Dios. Fíjate que Dios te ha elegido para que seas deificado, lleno del amor de Dios en ti, mediante el Espíritu Santo. El Espíritu Santo desciende sobre nosotros por una elección divina, porque Dios lo ha dispuesto así en su providencia impresionante y maravillosa. Ha decidido que seamos discípulos de Cristo, hermanos. Qué grande que Dios nos haya elegido. Cómo podríamos darle gracias, que nos ha elegido para vivir en nosotros.

Tenemos que vivir nuestra vida con esta conciencia de que el Señor está en nosotros como en un templo, somos como una Iglesia que camina, somos la Iglesia, Cristo habita en nosotros, vive en nosotros. Y vive ¿para qué? Él te lo dirá: para que seas humilde y santo, para que te consideres el último y el peor de todos, para que ames a tus hermanos, para que ames a tu mujer, a tus hijos, a tus nietos, para que te pongas al servicio de todos, para digas a todos que no mereces vivir, que tú eres un pecador. ¡Ay, si fuéramos cristianos, humildes, santos! No hay nada sin humildad en el cristiano. Dime cuánto eres humilde y te diré cuánto eres santo. Sin humildad no hay nada en nosotros. Pues tenemos que pedirle al Señor que nos haga pequeños, que nos haga humildes, que nos haga ponernos al servicio de los hermanos, para todo. No para ser considerados, ni estimados, sino contentos de ser despreciados, contentos de participar en la cruz de Cristo, contentos de ser cristianos, crucificados con Cristo por el amor a los demás. Y si cargamos con algún pecado de otro, de tu nieto, de tu mujer o tu marido, bendigamos al Señor porque no hay cosa más grande que con Cristo llevar los pecados de los demás, unidos a Jesucristo.
Por eso, hermanos, ánimo.
En este encuentro no podemos por menos que prepararnos a la Noche Santa. Dios ha elegido, como sabéis, hay un poema antiquísimo, que se llama el poema de las cuatro noches. Dice que la noche más importante del mundo es la noche de la creación, en esa noche en donde Dios dijo: “Sea la luz, y la luz se hizo”. La primera noche.
La segunda noche es cuando aparece la fe sobre la tierra, cuando Dios dice a Abraham: Sal de tu tienda, mira las estrellas del cielo, todo lleno de estrellas, así será tu descendencia y creyó Abraham en Dios y le fue reputado como justicia, lo creyó. Y así es su descendencia hoy, es la descendencia de Abraham, no solamente son los cristianos, los protestantes, son todos los musulmanes, somos millones y millones, todos descendencia de Abraham. Esta noche es importante, es cuando aparece la fe sobre la tierra. La fe es un don que viene del cielo, una virtud sobrenatural y Dios se la concede a un anciano que había superado los 90 años, que no podía tener hijos, cuya vida era toda un fracaso. Él se dio cuenta de que su vida no tenía sentido, no tenía hijos, no tenía descendencia, que en aquella época era considerado una maldición.

Dios le prometió un hijo y no sabía cómo sería esa promesa, pensaba que quizás fuera con su esclava Agar y le dijo Dios: No, será con tu mujer. Pero si mi mujer no tiene edad. Pues no obstante Dios hizo ese milagro que naciera su hijo Isaac, y de Isaac una descendencia inmensa sobre todo el mundo. Isaac. La fe, la fe. Si tienes fe es impresionante, tener fe es un don que recibes de Dios. Tener fe, creer en Dios y amarlo, creer en la vida eterna, creer en el cielo, poner tu vida al servicio de la trascendencia divina. La fe. Un don inmenso. La segunda noche aparece la fe sobre la tierra.
Pero hay otra noche también importantísima, que es la noche del Éxodo, cuando Dios para mostrar lo que iba a hacer con su Hijo, abre el mar de pronto y pasan a pie enjuto sobre el mar. El mar se abre en dos, como dos murallas, y caminan. Es un signo de lo que va a hacer Dios con nuestra fe. Va a abrir la muerte para que pasemos nosotros por la muerte y lleguemos al cielo.
La cuarta noche es la noche en la que viene el Mesías, en que viene Cristo, y llegó y destruyó la muerte con su resurrección. La quinta es cuando volverá. Nos ha prometido que vuelve. Ánimo, hermanos, que volveré.

Así como los ángeles aparecieron en la Ascensión y dijeron a todos: Así como lo habéis visto subir, así le veréis descender, descenderá sobre el mundo.

Bien, hermanos, ¿qué queréis que os diga? que me parece imposible hablaros, porque es imposible. ¿Por qué? Porque necesitaría el Señor que fuéramos santos, pero este hermano no tiene nada de santo, ni éste, ni aquella, ni éste menos que ninguno. Sin embargo, si no somos santos no sirve para nada esta reunión, ni las comunidades, ni nada, ni una comunidad como un grupito más en una parroquia. Dios necesita que seamos santos.

Necesitamos prepararnos para la Vigilia Pascual, porque los sacramentos provocan en nosotros la santidad. Los sacramentos nos santifican, realmente, y necesitamos, la Iglesia necesita tu santificación. Pero lo que necesita la Iglesia es que el Camino Neocatecumenal muestre la potencia que Dios le ha dado.

¿Y en qué consiste esta potencia? Pues en lo que ha dicho Cristo: "Amaos como yo os he amado". En el amor entre los hermanos. Mirad, las comunidades neocatecumenales tienen que ser que se quieran los hermanos, que se unan. En tu comunidad tenéis que ser "uno", perfectamente uno, como el Padre está en el Hijo, uno. Porque ése es el amor de Dios. El Espíritu Santo nos hace uno en Cristo y nos hace uno entre nosotros. Tenemos que reflexionar seriamente cómo es nuestra relación con nuestros hermanos. Si realmente somos uno, porque la Iglesia necesita cristianos, pero no cristianos así solos, sino que Dios ha hecho con nosotros un milagro y es que nos ha puesto en una comunidad cristiana, comunidades cristianas.

¡Mirad, cómo se aman! ¡Miradlos cómo se quieren! ¡Cómo se ayudan! Son perfectamente uno. "Padre, Tú en mí y yo en ellos, para que sean perfectamente uno y el mundo crea". Solamente cuando nos vean que somos perfectamente uno, el mundo será transformado. ¿Y qué es lo que nos hace que seamos uno? Pues, querernos. ¿Y qué es lo que nos hace querernos? La participación a los sacramentos.

El Señor ha puesto a nuestra disposición su Misterio Pascual, cada semana, Pascua de la semana, le llamamos a la Misa del domingo. Y sobre todo ha puesto a nuestra disposición el Misterio Pascual de la noche santa, la noche de la Pascua. Por eso la Iglesia nos invita a prepararnos cuarenta días, porque esa noche hace un milagro en nosotros. Esa noche puede destruir en nosotros el principio de la soberbia, de la envidia, de la avaricia, de la lujuria y hacernos humildes. ¡Que no lo somos! Hacernos santos. ¡Que no lo somos! Y la Iglesia necesitaría comunidades cristianas que sean de verdad cristianas, que los hermanos se quieran de verdad en el Señor mediante el Espíritu Santo.
Tenéis que ayudaros en la comunidad a ser perfectamente uno. Quitad de vosotros el orgullo, la soberbia, las rencillas, el odio, el amor al dinero, el rencor, el no juzgar a ningún hermano, considerando a los hermanos de la comunidad superiores a ti. Dice San Pablo: “Considerando a tus hermanos superiores a ti en todo”.

Tú, eres el último en la comunidad y el peor de todos. ¿Eso te lo crees? Solamente está actitud provocaría en nosotros una relación nueva, que la gente está esperando que se dé en los cristianos: mirad los cristianos cómo se quieren, cómo se ayudan, no se juzgan unos a otros, no se juzgan. Consideran a los otros superiores a sí mismos. Eso es lo que Dios quiere que vivamos nuestra vida en la comunidad, Considerándote inferior a los demás, poniéndote al servicio de los hermanos para lo que sea, para todo. Tú eres un servidor. Soy el último y el peor de todos. A tu servicio, hermano.

Es importantísimo que fuéramos de verdad cristianos en la comunidad. Considerando a los otros como superiores a ti en la comunidad. Es muy importante que pidamos al Señor que nos ayude. Y la Vigilia Pascual viene en nuestra ayuda. Él ha dejado los sacramentos, que provocan en nosotros la santidad. Y el máximo Sacramento es el Misterio Pascual, que provoca en nosotros la destrucción de la soberbia, de la avaricia y provoca en nosotros la humildad. ¡Oh, santa humildad de Cristo! -gritan los cristianos del primer siglo- ¿quién te pudiera encontrar? ¡Oh, santa humildad de Cristo! ¿quien te pudiera encontrar? Sin humildad no hay nada. Sed humildes, sed misericordiosos los unos con los otros. No juzguéis a nadie, considérate el último y el peor de todos. Eso es ser cristiano. Pues, así no somos.
Por eso, Dios pone a nuestro alcance su Misterio Pascual, que nos alimenta cada semana con la santa Eucaristía, pero sobre todo nos da el Misterio Pascual para que lo celebremos y vivamos de él en la Noche Santa, la noche de la Pascua. Por eso la Iglesia te invita a prepararte para la Vigilia Pascual durante los cuarenta días de la Cuaresma. ¡Prepárate! que va a pasar el Señor. La Iglesia te necesita santo. Y para que seas santo necesita que participes a lo que este sacramento significa, y que no estés distraído, que te prepares, que va a pasar el Señor, y va a hacer contigo una obra. Quiere destruir en ti el hombre que ama el dinero, el hombre que es rencoroso, el hombre que no es cristiano y quiere darte de su Espíritu, para que pueda vivir en ti, el Espíritu Santo de Dios, que el Espíritu Santo te haga hijo de Dios, amigo de Cristo, amigo de Dios, santo. El Espíritu Santo que habita en nosotros, que nos haga humildes, sin humildad no hay nada, hermanos, humildes. Por eso es muy importante: ¡Oh, santa humildad de Cristo! ¿quién te pudiera encontrar?
Pensad vosotros, que Dios siendo Dios se hizo hombre, se humilló, y hecho hombre, tomó la condición de siervo, obedeciendo en todo a su Padre, hasta la muerte y muerte de cruz. Aceptó que la voluntad del Padre pasase por su destrucción. Él podía no entender nada: ¿de qué sirve esto? Pero se abandonó completamente a la voluntad de su Padre, y su Padre, de su muerte, sacó nuestra vida, nuestra resurrección, nuestra santidad.
Por eso, hermanos, ánimo, porque la Iglesia de Madrid nos necesita, necesita de mi santidad y de vuestra santidad, y lo que nos hace santos es la participación al Misterio Pascual de Cristo. Tenemos que aprender a venir a la Vigilia Pascual y dejar en el altar nuestro hombre viejo, y salir de la celebración transformados por el Espíritu Santo, que nos hace pequeños, humildes, que nos hace como niños.

Cristo coge un niño y dice: "Si no os hacéis como niños, como este niño, no podréis entrar en el Reino de los cielos". Un niño de cinco años, un niñito, allí. ¿Y cómo nos haremos humildes y santos, humildes como niños? Pues se lo tenemos que pedir a Él: Señor, concédeme ser cristiano, concédeme ser humilde y santo, ayúdame tú, que yo viva en tu voluntad, dame de tu Espíritu. Solamente tu Espíritu me hace niño, me hace pequeño, me hace meterme al servicio de todos, me hace no considerarme superior a nadie. Tu Espíritu me conduce poco a poco a considerar a los otros superiores a mí, porque eso es ser cristiano: considerando a los otros superiores a ti.
Yo me creo inferior a vosotros? Pregunta muy interesante. ¿Me creo inferior? Eso me lo puede hacer ver el Espíritu Santo. Humanamente yo puedo pensar que yo sé pintar, que tengo virtudes y dones, que os supero en tantas cosas. Considerando a los otros como superiores a ti. Ánimo, Kiko, ánimo, tú eres un pecador, un pobrecito, que Yo te he elegido para una misión, pero no creas que esa misión hace de ti un santo o algo por el estilo, no hace de ti nada, porque soy Yo el que lo hace todo, tú haces poco.

De todas maneras, yo estoy contento de que el Señor me haya elegido, lo que más me ayuda es la presencia de Cristo en mi vida, el que esté hoy aquí haciendo su voluntad, con vosotros, y que estoy contentísimo de que viene la Pascua del 2019 y que en esa Vigilia Pascual yo estaré en Israel, porque tengo que ir allí, preparándome para la convivencia que tenemos de obispos, que vienen más de 150.

No estoy aquí para hacer mi voluntad, sino para hacer la voluntad de aquel que me ama y que me eligió. Lo importante es vivir en su voluntad. 150 obispos o 200 que quieren saber qué es el Camino y saber quién es Kiko, tengo que predicar, el Señor me ayudará. Os pido que me ayudéis vosotros también, por favor, tendríais que ayudarme rezando por mí, por Ascensión y por el padre Mario. Nos falta Carmen, pero desde el cielo nos echa una mano como puede.
¿Qué es mi vida? Je, je. "¿Un frenesí, una ilusión, una sombra, una ficción? Y cualquier bien es pequeño, porque toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son”. “Yo estoy aquí de estás prisiones cargado, y soñé que en otro estado más lisonjero me vi. ¿Que es la vida? Un frenesí… me lo sabía de memoria. Pues, bien, hermanos, la vida no es sueño, la vida es un combate, un combate en el que el Señor nos llama a estar con Él, a caminar con Él, a quererlo, amar a Cristo. Hermanos, amar a Cristo es la única verdad, el resto es vanidad.

Por eso, ánimo, en esta Cuaresma, lo que nos queda, preparémonos a la Pascua, que viene el Señor y quiere estar en nosotros. ¿Por qué? Porque ésta es la esencia divina: querernos, esto es el Señor. El Señor tiene una "sustancia", la sustancia divina de Cristo ¿cuál es? Amarnos, Cristo nos ama, porque es Dios y es Amor, nos ama hasta el colmo, hasta el infinito, hasta morir por nosotros, ocupando nuestro lugar, haciéndose pecado por nosotros y ocupando el lugar de un pecador y sufriendo el castigo de un pecador, se ha hecho pecado por nosotros, para que nosotros seamos totalmente absueltos y pueda el Espíritu Santo vivir dentro de nosotros, haciéndonos santos, haciéndonos hijos de Dios.

El amor a Cristo, hermanos, es lo más grande y lo más maravilloso. Por eso tenemos que ayudarnos unos a otros a amar a Cristo, a quererlo y por amor a Cristo a ofrecer nuestra vida para ir en misión si hace falta. ¿Dónde quieres ir si el Señor quiere que vayas a América, a Centroamérica o que vayas a África, o que te quedes aquí? No sabemos qué es lo que quiere de ti, qué es lo que quiere para mí. Pero sí que quiere el Señor una cosa: que vivamos en Él, que vivamos con Él, que vivamos dándole gracias por su amor y por su proximidad, por su presencia, por su cariño. Amar a Cristo es la única verdad, el resto, hermanos, es todo vanidad.
Por eso, en este tiempo, en esta Cuaresma de 2019, demos gracias a Dios, de que me da salud para deciros una palabra, démosle gracias a Él, que nos quiere. Yo, como siervo inútil, lo único que puedo deciros es lo que me inspira deciros, que os ama, que os quiere tantísimo, que quisiera que volvieras hacia Él y le dieras gracias de su amor, que viviéramos todos en Él, en Cristo, cada día dándole gracias por su misericordia, por su bondad, por su inmensa compasión. Es algo verdaderamente maravilloso. Amar a Cristo es la única verdad, el resto es todo vanidad.

Esto tenemos que saberlo bien. Por eso hay que darle gracias, por eso tenemos que caminar por la calle dándole gracias, por eso tenemos que hablar con Él, por eso tenemos que ver una iglesia y entrar dentro y sentarnos delante del sagrario y decirle: Señor, gracias, gracias. Hablar con el Señor, quererle. Amar a Cristo es la única verdad, el resto es todo vanidad.
Por eso, hermanos, ánimo. Yo tengo que hablar en su nombre y os tengo que decir que os quiere, que os ama y que está deseando que llegue esta Pascua para unirse más estrechamente a vosotros a través de los sacramentos, sobre todo del sacramento de la Pascua, que es el más grande sacramento, el Misterio Pascual.

A través de este sacramento, el Señor puede totalmente destruir en nosotros el hombre viejo y unirse totalmente mediante el Espíritu Santo, y hacernos hijos de Dios, santos y amados por el Señor. Y el Espíritu Santo viviendo en nosotros, nos hace uno con Cristo, nos hace uno en Jesucristo. ¡Ah, si fuéramos uno con Cristo! Sed perfectamente uno y el mundo creerá.
Fijaros, una comunidad donde los hermanos son uno, se quieren, pero no por ellos, sino porque el Señor los eligió y les dio su Espíritu, y el Espíritu les lleva a quererse y a ser uno entre ellos, a ser uno, y se quieren y se ayudan, pero no como una obra suya, no es una obra de puños, sino que es una obra del Señor, es la obra del Señor que se debe realizar en vuestra comunidad. 



El Señor os eligió para hacerse uno en vosotros y hacerse uno entre vosotros de forma que el mundo crea. Sed perfectamente uno y el mundo creerá. ¿Y qué tenemos que hacer para ser uno? ¿Qué es lo que nos divide? ¿Qué es lo que nos separa? ¿Qué tenemos que hacer para ser perfectamente uno y que el mundo crea? Pues eso tenemos que preguntárnoslo.
¿Qué te separa a ti de los hermanos de la comunidad? ¿Los juicios? ¿Hay alguna hermana que no soportas? ¿Hay otro hermano? ¿El dinero? ¿La discusión que tuvisteis en la última convivencia? ¿Qué es lo que hace a ti separarte, que no eres perfectamente uno con los hermanos? Pues, ¡que eres un soberbio! Ten cuidado no sea que te venga algo del Señor para agachar la cabeza.

Dile al Señor: no merezco estar en la Iglesia, yo soy un pecador, ten piedad de mí, Señor, ten piedad de mí, que soy un pecador. 


Es la oración de los monjes del desierto: Señor Jesús, Hijo de Dios, ten piedad de mí, que soy un pecador. Señor Jesucristo, Hijo de Dios, ten piedad de mí que soy un pecador. Y  vuelven a repetir: Hijo de Dios, ten piedad de mí, que soy un pecador. Así se pasan el día entero: Ten piedad de mí, Señor, que soy un pecador. Ahora, cuando termine este encuentro y salga por esa puerta, voy diciendo: Señor Jesús, Hijo de Dios, ten piedad de mí que soy un pecador. Dame tu Espíritu, Señor. Ten piedad de mí, Señor, que soy un pecador. Eso es la oración del corazón que hacen los monjes del desierto, que han hecho durante tantos siglos en el desierto, que están constantemente respirando: Ten piedad de mí, Señor, que soy un pecador.
Por eso, ánimo, hermanos, que esta Cuaresma os ayude realmente a prepararos a la Vigilia Pascual del año 2019, que el Señor está deseando hacernos santos, habitar en nosotros, vivir en nosotros. 


Él, hacerse uno dentro de nosotros, perfectamente uno, y ora comáis, ora bebáis, ora caminéis, ora hagáis cualquier cosa, hacedlo en el Señor, dándole gracias por su presencia, por su amor, por su misericordia, por su bondad. Eso es ser cristianos: constantemente haciendo la oración del corazón: Señor Jesús, Hijo de Dios, ten piedad de mí que soy un pecador.
Pues ánimo, hermanos, que el Señor nos ayude. Oremos.

P. MARIO:
Estoy muy agradecido al Señor que me ha concedido celebrar 50 años de presbiterado (aplausos). Entonces, los 25 años los celebré, un poco más joven, con Kiko y Carmen en la casa de José Martrat y Pili, y con Javier Sotil. Y este año era el año de la familia, el día San José, la Familia de Nazaret.
Y este año el Señor me ha concedido celebrarlo en el Redemptoris Mater, el día de San José, en Roma, con muchos presbíteros y algunos invitados; y ayer lo celebramos en el seminario Redemptoris Mater de Madrid, con muchos presbíteros y algunos invitados. Yo habría querido invitar por lo menos a los responsables de cada comunidad pero, como en Roma, no había espacio porque éramos ya muchos.

De todas maneras os agradezco vuestras oraciones y he pensado, como recuerdo, daros este pequeño icono. Lo conocéis: la Virgen María, con pan de oro (dice Kiko), así que brilla con la luz, y el oro es signo de la divinidad, de la vida eterna, de la cual ha hablado Kiko. Y entonces, ha sido la Virgen María la que me ha llevado al Camino Neocatecumenal, a estar con Kiko y Carmen, como San José, y no puedo explicar porqué.

Y atrás está escrito: Proclama mi alma la grandeza del Señor. Que es el resumen de estos 50 años. Y estoy muy contento y agradecido al Señor de haber estado con Kiko y Carmen (aplausos). Y debajo continúa: Padre Mario Pezzi. Presbítero itinerante. 50 años de ordenación presbiteral. 19 marzo 1959 - 19 marzo 2019. Solemnidad de San José.
Y el seminario de Roma y el seminario de Madrid, los presbíteros, han hecho una colecta para regalarme un deseo mío de ir a la casa de la Virgen María en Éfeso, que fue descubierta por Santa Catalina Emmerick el siglo pasado, para estar un poco con ella y prepararme. Allí ella durmió en el Señor. Así preparar también mis maletas.

Espero y os pido que recéis por Kiko y por mí, y ayudados por María Ascensión, que el Señor nos sostenga y nos conceda llevar a cabo la misión que nos ha entregado. Gracias.
KIKO:
Os recuerdo que el Triduo Santo es muy importante: el Jueves Santo, el lavatorio de los pies, haced comunión en la comunidad. 



El Viernes Santo, la adoración de la Santa Cruz de Cristo. La Vigilia Pascual, que la hacemos con las vestiduras blancas, los que habéis terminado el neocatecumenado.

Y luego, durante el tiempo Pascual, los domingos, después del domingo in albis, salimos a las plazas a anunciar el Evangelio. La gran Misión en las plazas. Así que os repartimos esto: Programa de los encuentros en las plazas.
1º Encuentro. Va toda la comunidad, con las guitarras. Hay que elegir un hermano que hará el primer encuentro ¿Quién es Dios para ti? Y preguntará: ¿Crees en Dios? ¿Por qué crees en Dios? ¿Tienes alguna experiencia de que Dios existe? etc.
2º Encuentro: ¿Quién eres tú y para qué vives? ¿Qué sentido tiene tu vida?
3º Encuentro: El anuncio del Kerigma
4º Encuentro: El Kerigma y el anuncio del Evangelio. Llamada a la conversión y celebración penitencial.
5º Encuentro: ¿Qué es la Iglesia? ¿Cuál es tu experiencia de la Iglesia? ¿Quieres ser ayudado y vivir en una comunidad cristiana?
Esto es la gran Misión en las plazas. Tenemos que prepararnos durante este tiempo Pascual para que se realice en nosotros.

Os recuerdo también la convivencia de Pentecostés, por comunidades.
Aprovecho para leeros, una carta de Miguel Suárez, que está muriendo, itinerante con Gregorio, P. Miguel, jesuita. María Asunción os lee la carta que nos han mandado.
ASCENSIÓN:
Ya que conocéis muchos a Miguel, y está muriendo como un santo. 



El día del anuncio de Cuaresma nos dijo su responsable que le acababan de detectar un cáncer y él escribía al equipo itinerante de Japón y decía:
Koga, Fukuoka, martes 12 de marzo 2019
Queridos Gregorio, Pilar y Samuel:
Me acaba de decir el médico la Buena Nueva de que en pocos días estaré con el Señor. Estoy contentísimo. Estos últimos días están siendo una riada de hermanos que vienen a visitarme. También han venido de España mi hermano Paco y varios sobrinos.
Gregorio, si veis a Kiko, le dices que muero con la misma alegría de ver fructificar todo lo que él ha plantado en mi vida: mi comunidad de La Paloma, todas las comunidades que quedan en Japón. Espero que dentro de poco me encuentre con Carmen.

Muero con un gran agradecimiento al Señor que me ha permitido estar tanto tiempo en Japón. Estaré siempre pidiendo por vosotros.
Un fuerte abrazo. Vuestro hermano
Miguel
Un par de semanas después nos ha escrito Gregorio, y es muy interesante porque a veces perdemos la esperanza de que alguien cercano a nosotros parece que no se va a convertir, y nos cuenta aquí el fruto de la visita del hermano de Miguel a Japón. Os leo la carta de Gregorio:
Queridísimos Kiko, Mario y Ascensión
Estamos de vuelta en Japón. Hemos ido inmediatamente a ver a Miguel en Fukuoka. Ha sido un consuelo. Su salud se ha deteriorado muchísimo, no logra levantarse y comienza a hablar con dificultad; mas el Señor, acercándole a la “hermana muerte”, le ha hecho un niño, un bienaventurado.
Vive con los ojos en el cielo y lo único que desea es que Jesucristo se lo lleve cuanto antes con él. Sueña con que su tránsito suceda la noche de Pascua.
No cesa de repetir y dar gracias a Dios por vosotros, por el Camino, por el amor que siente de los hermanos.
Pasa los días acogiendo a los hermanos que llegan de todo Japón… La muerte a las puertas y está ya vencida por la victoria del Señor resucitado que se manifiesta en el amor de los hermanos. Ciertamente sabemos que hemos pasado de la muerte a la vida porque amamos a los hermanos.
Ha venido de España su hermano Paco y sus sobrinos, su hermano Paco está alejado de la Iglesia, pero al ver el ambiente en el que vive Miguel y la alegría que reina a su alrededor, se ha quedado tan impresionado que antes de volverse a España confesó a Miguel que todo su ateísmo y sus prejuicios contra Dios habían saltado por los aires al tocar el amor de los hermanos a Miguel. Os mando en video sus saludos.

Rezamos por vosotros, que el Señor os acompañe, os fortalezca y os consuele.
Gregorio y el Equipo (sic) del Japón
KIKO:
Conocéis a Miguel ¿no? Miguel, jesuita, años y años juntos, apóstol de Japón. Bien, hermanos, ¿qué deciros? Pues, ¡Buena Pascua! ¡Buena Pascua a todos!
Recibamos la bendición.
- Bendición final.