giovedì 27 giugno 2019

“SALVACI, SIGNORE!”


Risultati immagini per don vincent nagle

MONASTERO  WIFI – MILANO    1 GIUGNO 2019

di Don Vincent Nagle
 Oggi si festeggia  la memoria di san Giustino martire. Lo dico perché è così, ma anche perché c’è una storia tra me e questo martire.
Sono stato battezzato da piccolo, ma non sono cresciuto in un ambiente cristiano, tanto meno cattolico. Sono cresciuto in una comunità dei figli dei fiori, dove era arrivata la mia famiglia che vi si era trasferita, vivendo lontani da questioni come Cristo, salvezza e simili.
Alla fine delle scuole superiori ho iniziato a frequentare un gruppo che, almeno come etichetta, si chiamava cristiano. Tutto avveniva senza grandi proposte e dalla mia educazione sapevo benissimo che i cristiani non usano la ragione, non sanno riconoscere la realtà, vivono solo di favole e menzogne, oltre che nell’oppressione.
Anche se vivevo esperienze positive in questo gruppo, non ho mai preso in mano nessun libro cristiano.
Poi all’università sono stato molto sfidato da un gruppo di persone che mi hanno obbligato a leggere  tre libri cristiani, che ricordo benissimo: il primo era “Miracoli” un saggio filosofico di C.S.Lewis che non viene molto proposto perché è molto difficile, rispecchia la visione aristotelica e considera i miracoli valutando se esistono o meno, se sono ragionevoli o no. Il secondo è stato un libro fantastico di Chesterton, si intitola “L’uomo eterno” e rilegge tutta la storia dell’uomo, specialmente occidentale, per dare il giusto peso al compimento di questa storia, cioè all’avvenimento di Cristo. Il terzo libro era “ San Giustino martire”, di cui oggi si celebra la festa. Di questo libro ho impresso nella memoria i quattro discorsi del Santo che sono arrivati fino a noi. Si trattava di un  filosofo nato  alla fine del I secolo e poi vissuto nella prima parte del II che ad Efeso fu molto rinomato e seguito. Racconta bene la storia della sua grande conversione, dopo la quale ha deciso di andare a Roma per fare l’apologia del cristianesimo davanti all’Imperatore. Fece questo più volte e alla fine venne martirizzato: dunque successo al 100 per 100!
Con il passare degli anni Dio si fa sempre più presente nella mia vita ed io, come fa una ragazza molto timida, cedo poco, poco, poco a Lui.
Poi finalmente mi fa diventare prete, faccio il mio percorso, passano tanti anni ed alla fine mi mandano in Palestina perché conosco la lingua araba. Dopo aver fatto il vice parroco in Giordania, in una piccola parrocchia al confine tra Siria e Giordania, il Patriarca di Gerusalemme mi chiama per diventare suo segretario. Non avevo grande gioia per questo, non sono il tipo adatto per fare il segretario, chi mi conosce lo sa, però obbedisco e vado. Giunto il primo weekend in Gerusalemme, mi chiede che progetti ho per il fine settimana; essendo appena arrivato non avevo nessun progetto e lui mi propone di andare a Nablus, che è la città più grande della Palestina, con 250 mila abitanti. Si trova a nord, nella Samaria, il luogo dove Gesù incontrò la Samaritana. Il parroco locale era malato di tumore ed era tornato a casa sua, così erano senza prete. Mi suggerisce di andare in macchina, mi presta la sua così mi metto alla guida e vado, impiegando circa un’ora e mezza. La città era tutta circondata perché era il periodo della seconda intifada, cioè un’epoca di violenza, maggiore del solito. Le truppe israeliane circondavano completamente la città, non si poteva entrare né uscire in macchina, ma era possibile solo a piedi e dopo una accurata perquisizione. Il Patriarca mi aveva raccomandato di andare in macchina e così sono state necessarie quattro ore al confine della città per riuscire ad entrare, dopo una serie di contatti  con il Ministero dell’interno, con il ministro cristiano e con il Generale. Quando arrivo alla parrocchia è già buio e mi sento estremamente estraniato in questo posto dimenticato da tutti, pieno di tensione e di violenza, con le strade vuote per la paura di quello che poteva accadere. In parrocchia trovo una suora, di nome Giovanna, che mi accoglie e mi fa entrare in chiesa; guardo e vedo che le immagini attorno all’altare raccontano la vita di san Giustino martire. San Giustino martire! Io so chi è san Giustino martire, anzi mi ha accompagnato tutta la vita, fino alla mia vocazione e dico che è bello che sia proprio il patrono di quella parrocchia. La suora fa una faccia un po’ strana così dopo la cena le chiedo perché mi aveva guardato in quel modo   e lei mi dice che non solo la parrocchia è dedicata a san Giustino, ma quella è stata la sua casa perché lui è nato qui.
Ero veramente stupito, poi controllando non solo i suoi scritti ma anche le biografie verifico che effettivamente era di quelle città, che allora apparteneva alla cultura greca e si chiamava Neapolis. Il nome poi si è trasformato, come è avvenuto per Napoli, ma poiché in arabo non esiste la lettera p, questa è stata trasformata in b, diventando Nablus. E poiché si trattava di uno scherzo del vescovo quello di parlare di fine settimana, in realtà sono diventato il parroco di quella chiesa e lì sono rimasto.
Ricordo bene che quando sono entrato per la prima volta, anche se mi sentivo completamente spaesato a causa del buio, del luogo così violento e separato dalla vita, ho capito che ero accompagnato, ero arrivato lì non per caso, ma mandato, aspettato e accolto. Come se nella mia vita si fosse completato un cerchio importante: ero stato mandato fin dall’inizio da san Giustino   ed ero arrivato nella sua casa a fare il parroco. Lo dico perché potevo avere altissime obiezioni a stare lì: infatti io sono di origine ebraica e come ebreo americano fare il parroco a Nablus forse non era la cosa più raccomandabile. Si potevano trovare mille buoni motivi  per cui non sarebbe stato il caso di andare a fare il parroco a Nablus in quel momento, eppure nonostante tutte le obiezioni e le fatiche che sapevo  benissimo avrei dovuto affrontare, ero certo di trovarmi  nel posto giusto perché lì mi aspettava  chi mi aveva mandato.
E non solo questo. Aggiungo un altro aspetto. Proprio di fronte all’altare ho visto il nome dell’artista che aveva prodotto tutti i dipinti e si chiamava Ferdinando Michelini. Era un giovane architetto degli anni ’60, brillante ed in carriera che poi si era ammalato di un tumore non curabile. I suoi genitori erano contadini in un piccolo paese vicino a Pavia, hanno pregato molto, chiedendo anche l’intervento di un medico che avevano conosciuto da piccolo ed era diventato un po’ l’idolo del luogo, un buon cristiano. Tre giorni dopo il figlio era guarito ed è uscito dall’ospedale, quindi è diventato missionario in Africa  dove fu notato per la sua mano felice e così andò in tutto il mondo per realizzare dipinti nelle chiese. Lui era proprio di Milano  e il miracolo da lui ricevuto è stato quello che ha reso santo  Riccardo Pampuri.
Proprio lui aveva realizzato quei dipinti di san Giustino in parrocchia!
Dove vuoi andare lontano da Dio? Questo è un esempio di quello che voglio dire.
La fatica della vita per noi è una obiezione per un motivo solo, è un problema, un peso, ci toglie gusto, ci toglie voglia, ci toglie cuore, è come non essere più vivi. Questa fatica è tale per un motivo solo: perché per noi non ne vale la pena. Nella fatica prevale ciò che non ammettiamo neanche con noi stessi e con gli altri. Chi comincia ad ammettere questa cosa viene mandato dallo psicologo perché è squilibrato, ma si tratta di una verità per ciascuno di noi. Viviamo le nostre fatiche, le debolezze, incoerenze, limiti e peccati, peggio ancora i  limiti e peccati degli altri in modo tale che diventano menzogna, violenza, minaccia e la delusione della vita ci piomba addosso. Così tutta la vita appare una catena, un susseguirsi di delusioni, sfide e contraddizioni; sperimentiamo tutto questo come presagio di quel limite, quella pena che si chiama morte.
La verità è che se non ci fosse la morte e se il dolore, la sofferenza, il tradimento, la minaccia, tutto questo, non fossero l’avvicinarsi del limite che si chiama morte, non avremmo nessuna obiezione, sarebbero solo passi da fare, magari anche difficili, passi in cui chiedere aiuto, in cui domandare la grazia, ma sempre passi ed invece sono sconfitte. E queste sconfitte sono presagio della sconfitta che già sentiamo dentro, ognuno di noi ha fatto questa esperienza. Abbiamo vissuto occasioni davvero fantastiche, un matrimonio, un battesimo, una vacanza e tutto appare come una festa, tutto è fatto di sorrisi, bellezza e noi lì in mezzo a tutti quelli che sorridono ci chiediamo se siamo gli unici a non provare nessuna gioia. Non ti è mai successo?
“Perché non provo la gioia che penso gli altri abbiano?” Il fatto è che ci sono solo due questioni, solo due: la vita e la morte.
Se la fatica è una obiezione per noi è perché si tratta di un presagio che ci parla, ci comunica, ci fa già toccare con mano la sconfitta finale. Altrimenti, che problema ci sarebbe? Nessun problema.
Io sono convinto che in Cielo faremo tantissima fatica per crescere, crescere, crescere davanti all’infinità della bontà di Dio, e sarà sempre gioia. Adesso per noi crescere è morire a sé. C’è solo una domanda per noi: chi ci salva dalla morte?
Adesso lavoro con i malati che non possono guarire, ma prima ero il cappellano di un ospedale; è un lavoro simile, ma nello stesso tempo molto diverso.
Ricordo di essere stato molto impressionato nell’incontro con un uomo, padre di famiglia, cattolico, fedele, positivo e costruttivo a cui tutti si rivolgevano per ricevere incoraggiamento e consigli e che non sopportava quelli che si lamentavano invece di trovare le modalità per andare avanti perché nella vita bisogna sempre cercare la possibilità di camminare. Ho visto questo uomo  nella sua malattia e si lamentava di tutto, era uno sconvolgimento per tutti quelli per i quali lui era stato fonte di forza e positività. Ora si lamentava di tutto e di tutti, anche con insofferenza. Come mai?
So che cosa era successo perché accade anche a me: fino a quel punto aveva potuto guardare a quello che veniva costruito e proposto, tutto era una avventura di vita. Anche nelle contraddizioni capiva che cosa Dio dava loro attraverso i problemi e i dolori, trovava sempre quella che era la proposta di Dio alla sua vita. Ma adesso quella storia era finita e non c’era nessuna cosa per cui valesse la pena di soffrire, anche minimamente. Ogni sofferenza, ogni delusione era la morte che si faceva vicina e c’era questo dentro il suo cuore.
In tutta la nostra vita c’è solo questa domanda: chi mi salva? La fatica è fatica, ci taglia le gambe, ci abbatte, ci disgrega, non ci fa stare in piedi, se non cominciamo a vivere il  rapporto con un salvatore. Come mai?
Che cosa non finisce mai, rende pieno e felice il cuore umano, bello il volto dell’uomo? Il volto umano è bello in quanto vive in forza di una promessa credibile.
L’uomo è vivo e il suo volto è bello  quando riceve la promessa di “più vita”, perché se una cosa non ci promette un di più è solo un limite. L’abbraccio di un uomo ad una donna diventa insopportabile nel tempo se la bellezza di quell’abbraccio consiste solo nel “ti voglio bene” o “ ti sono di conforto”, no, deve promettere casa, figli, famiglia, un di più altrimenti il giorno in cui quell’uomo, con la sua presenza, non promette un di più diventa insopportabile anche quell’abbraccio.
L’uomo esiste al mondo e il suo volto è bello in quanto è proteso verso un di più, vivo per una promessa credibile. Se è per un di più ogni fatica fa solamente parte di quel di più. Lo sappiamo benissimo.
Mi piace fare questo esempio, ma ce ne sono tantissimi. Per cinque anni sono stato fidanzato con una ballerina di danza classica professionista e alla fine delle sue prove andavo a prenderla. Dopo aver fatto  gli esercizi “sulle punte” e seduta sui gradini fuori dall’aula toglieva le sue scarpette, se le capovolgeva ne usciva tanto sangue. Certo esercitandosi per due ore sulle punte, poiché il piede non è fatto per questo, veniva fuori sangue, ma questo non le faceva battere ciglio, niente. Era parte di quella bellezza. Di quell’arte e quindi era parte integrale di un di più che la consumava.
Immagina anche un giovane che ama il calcio e viene scelto, grazie al suo talento, per giocare con i giovani della nazionale, poi va a casa dopo il primo giorno di allenamento e dice che non ci vuole più andare perché lo fanno soffrire. Certo che è così, che cosa pensavi? Non sentiamo queste lamentele dai giocatori: l’allenatore mi ha fatto  male, mi ha fatto correre, ho anche vomitato, chi dice così? Se è per un di più che io possa essere consumato, perché ne vale la pena.
Ma davanti alla morte, che cosa  vale la pena? La morte nega ogni promessa, tranne una. Quale è il cambiamento da domandare a Dio per vivere   con il volto bello, proteso verso l’amato, verso chi ci promette di più.
Un mio amico mi ha regalato una macchina fotografica molto bella, forse venti anni fa, ed io andavo da tutte le parti facendo fotografie. Mi piaceva tantissimo; col tempo ho cominciato a provare interesse per un solo tipo di fotografie, cioè i volti. Più avanti un solo genere di volto: un volto proteso. Per esempio i bambini di un coro che cantano guardando il direttore, o i volti delle persone che si trovano ad una mostra veramente interessante. Ogni volto, in questa posizione era bello, ognuno. Ho una serie numerosa di queste fotografie e non c’è neanche un volto brutto per questo motivo.
Quale è il cambiamento da domandare a Dio per poter vivere così? Dirò in sintesi quello che vivo io. Tutto è cambiato per me, anche se forse alcune di queste cose avrei potuto dirle anche all’inizio del mio sacerdozio. Ogni genitore dice ai propri figli di non fare alcune cose sapendo benissimo che a lui capita di farle.
Se uno è aperto alla verità, se è aperto al fatto di poter soffrire, prima o poi comincia a vivere quello che ha visto. Circa tredici anni fa è accaduto qualcosa che mi ha veramente cambiato. Dico solo una cosa: si tratta di un nuovo rapporto con Dio. Ero disposto a sacrificare molto per Lui. Sono andato a Roma due settimane fa per una intervista con una giornalista che mi ha fatto, tra le altre, delle domande rispetto alla fatica legata al mantenere le promesse di obbedienza, povertà e celibato  chiedendo quale fosse la più difficile. Sicuramente è il celibato, ma con la grazia di Dio e con l’intervento fulminante di Santa Caterina da Siena lo vivo con gioia.
Non è che non siamo disposti ai sacrifici per mantenere la fedeltà. Il fatto è, però, che vogliamo decidere noi che sacrifici ci tocca fare. Ma non funziona così. Lui sceglie. E sceglie proprio quei sacrifici che non vorremmo, scolpisce una croce per noi.
La vita non risponde a quello che vuoi tu, è piena di sorprese, belle senza dubbio, ma dopo un po’ non ci danno nemmeno più gioia perché siamo sempre in tensione per l’agguato della sofferenza. Anche le cose più belle non ci danno gioia perché prende il sopravvento qualcosa d’altro, la paura che sovrasta la bellezza dell’attesa, e anche con ragione, perché quelle cose belle non ci salvano dalla morte. Così non abbiamo più gioia da queste cose, abbiamo sorrisi, ma non gioia.
Ho capito che con Dio non andavo più avanti, non mi lamentavo della mia vocazione, non facevo nessuna minaccia, però Gli dicevo: tu ed io non ci siamo capiti e così non vado avanti, non si tratta di una decisione ma di un dato di fatto, non dipende dalla mia forza di volontà, è un fatto! Allora? In quel momento mi ha fatto tornare in mente delle esperienze di una vita che è tanto di più, gustate in profondità con le persone sofferenti, vicino alle quali nessun altro era riuscito a stare, ma io sì, io che sono un peccatore. Ho capito che quelle stesse ferite che mi rovinavano la vita, quelle stesse debolezze, incoerenze, stupidaggini, contraddizioni, erano proprio le cose attraverso le quali Dio mi permetteva di stare davanti e al fianco di Suo figlio. Perciò avevo ricevuto tutte le esperienze per un di più attraverso le mie ferite, le mie umiliazioni e debolezze. Non pretendevo niente, sapendo quanto sono debole e stupido, anche davanti le cose più orribili non potevo obiettare niente. “Io e Te”. Sono stati momenti di scoperta, di grazia, per poter constatare la Sua opera dentro di noi, la Sua presenza e così ho deciso di non fare più obiezione a nulla.  Mandami tutto, feriscimi in tutto, umiliami in tutto, rovina ogni mia cosa, toglimi ogni onore davanti agli uomini, fa’ che tutti parlino male di me e che lo facciano in verità, non mi importa, perché ormai ho capito una cosa. Dio mi ha dato una visione, anche se non sono un mistico, ma Lui è all’opera e se vuole può dare questo anche a me. Quando Gesù si fa riconoscere dopo la Sua resurrezione, lo fa attraverso le Sue ferite; si tratta del suo corpo glorioso, immortale, eterno, perfetto, eppure ha dei buchi sanguinanti grossi così! E’ perfetto. Con questo non avevo più obiezioni e ho cominciato a fare domande che non avevo mai fatto. Questo è l’aspetto fondamentale, il punto decisivo e ho parlato fino adesso per poter arrivare proprio qui, a questa domanda. Scommetto che nessuno di voi l’ha fatta in questa ultima settimana, neanche nell’ultimo anno, forse non l’avete mai fatta: non siete caduti in ginocchio e tra le lacrime non avete detto “Salvaci, Signore, salvaci!” No. Cosa abbiamo chiesto al Signore? Non salvaci, ma aiutaci. Aiutami, dammi la forza, dammi la grazia, la coerenza, la possibilità di mettere a posto la vita come voglio io. E non capiamo perché Lui non risponde a questa cosa. La domanda che abbiamo è che Lui cambi la mia vita affinchè diventi una vita  che non ha più bisogno di essere salvata. Non so se questa cosa Gli interessa veramente. Qualcuno sa che cosa vuol dire in ebraico il nome Gesù? Dio salva. Lui è il salvatore. Se è qui per darci una vita che non ha bisogno di essere salvata che cosa è venuto a fare? Non è questo il rapporto che Lui desidera, ma l’unica cosa per cui è venuto è la sola che non chiediamo mai. Mai! Perché? Lo sappiamo bene: se chiedo aiuto si tratta dell’aiuto che voglio io, quando si domanda la salvezza , invece, non si possono porre condizioni, non è come voglio io. E’ esattamente come vuole colui che mi salva. La fatica della vita c’è perché abbiamo in mente come deve essere la vita, e non è male, abbiamo in mente anche cose giuste, che ci sia ordine, che la salute permetta di svolgere i propri doveri, sono cose giustissime, sarebbero giustissime se la nostra speranza consistesse nel fatto che tutto si metta a posto e che nulla mi disturbi. Ma questo non è il piano, non è il progetto, siamo stati fatti per un’altra cosa: un rapporto, un rapporto che dilati l’orizzonte dei nostri calcoli meschini, che ci promette così tanto e già così possiamo vivere pregustando infinitamente tanto perché quando si dà credito ad una promessa, la si vive già.
Per esempio se il tuo migliore amico ti avvisa martedi che sabato verrà da te, anche i giorni tra martedi e sabato saranno belli perché credi in questa promessa e la vita è già orientata verso di essa. Analogamente la vacanza inizia quando vai in aeroporto e nel momento in cui sali in aereo sei già in vacanza: non sei ancora arrivato, ma che importa, è già cominciata.
La promessa è che questo amore  per te è infinitamente più grande di quello che pensi tu. Allora tutto diventa segno.
E’ come per un atleta che deve affrontare la sua debolezza, le sue imperfezioni e fa di tutto  pur di andare avanti, nonostante tutto, e anche il dolore fa parte del suo guadagnare perché lui crede in quello che sta facendo e tutto diventa scopo: la promessa di essere grande nella sua arte, nel suo sport, lo tiene vivo, vivo, vivo.
Per noi è un’altra cosa, non è arte né sport, ma è la vita stessa. La vita  nasce dall’amore, perché è l’amore la fonte della vita e quando qualcuno ci ama così e in modo credibile ci promette infinitamente di più, ogni cosa diventa occasione  per verificare questo.
La morte e la vita, la perdita e la sofferenza, il guadagno, la vittoria e la sconfitta, l’umiliazione hanno sempre questo orizzonte, questa domanda: come mi stai salvando attraverso queste cose, Signore? Ci stai salvando così e puoi farmi vedere in un momento che sei all’opera anche qui, anche in mezzo e attraverso questo!
Che cosa ho trovato quando sono arrivato a Nablus e ho capito che la parrocchia era la casa di san Giustino martire, e che c’era lui, che ero da sempre atteso? Ero lì perché era sempre stato inteso che io finissi lì.
Chi mi conosce sa che io credo in Gesù Cristo, ma subito dopo credo nel “Signore degli anelli”, che è un libro, anzi molto di più di un libro, in cui ad un certo punto il grande saggio spiega cosa sta succedendo ed è una cosa terribile. Lui forte e saggio sta spiegando ad uno piccolo piccolo in che pasticcio si trova, un pasticcio che determinerà la dannazione o la salvezza del mondo, e tutto perché è venuto in possesso di un anello. Lui è atterrito, ma cerca di farsi coraggio perché non è solo, è davanti ad un muro enorme che non riesce a superare e con grande fatica dice: “Vorrei che questo non mi fosse mai capitato.” Anche noi viviamo così.
Vorrei vivere un’altra vita, non questa. Ho in mente una vita che è veramente la mia, è quella in cui sono bello e forte e tutte le donne mi amano.
Ma nel libro il saggio  risponde “Questo lo puoi ben dire”, tutti dicono così quando devono affrontare le cose, ma poi aggiunge che gli offre questa chiave di lettura: era inteso che quell’anello fosse trovato da suo zio,  era inteso che passasse a lui, che sarebbe stato in suo possesso e ciò dovrebbe dare grande conforto.
Tu e tutta la tua vita siete sotto lo sguardo di chi muore per salvarti e ti promette la propria vita, te la sta offrendo anche qui, attraverso quello che accade. Allora quando mi stai salvando non ha importanza che cosa mi viene addosso, non importa lo strappo insopportabile e sanguinoso, non la perdita e il tradimento: c’è ancora la domanda “E’ così che mi stai salvando Signore?” Con questa domanda l’orizzonte diventa l’infinito dell’amore di Dio. Quando chiediamo aiuto, invece, l’orizzonte rimane quello che ho in mente io.
Se uno sta urlando per ottenere la salvezza non precisa come debba avvenire.
Qualche anno fa, camminando nel deserto della Giudea, mi sono ferito pesantemente cadendo da una rupe e mi sono fratturato  una gamba. Ero in fondo ad un crepaccio profondo e l’altro prete che era con me è andato a chiamare qualcuno; ha trovato una famiglia di nomadi e mi hanno messo sopra un pezzo di legno per trasportarmi fuori dal crepaccio. Non era facile e cadevo continuamente, sentendomi strattonato e provando dolore, ma continuavo a ripetere: grazie, grazie, grazie.
Se uno cade in una fossa e non riesce a venire fuori, chiede aiuto, poi quando arrivano delle persone per aiutarlo ad uscire se lo tirano per il braccio e  fanno male alla spalla  quello allora grida di lasciarlo e trovare un altro sistema per aiutarlo. Questo avviene ad uno che chiede aiuto.
Ma se cadendo in quella stessa fossa si trovasse immerso nel fango che lo inghiotte, mentre sprofonda urlerebbe e se, arrivato qualcuno, lo tirasse fortissimo per il braccio fino a slogargli la spalla, lui griderebbe di tirare di più.
Ho letto un anno fa un libro sulla storia della cura del cancro alla mammella. Oggi il problema è superato, ma alcuni anni orsono, per molto tempo si è cercato di asportare dal corpo la maggior quantità di tessuto possibile pur di cercare di sradicare il tumore. Le lettere contenute nel libro documentano come tante donne chiedessero ai medici di non avere timore e tagliare il più possibile, anche a costo di sformarle e deturparle, pur di poterle salvare.
Noi non domandiamo la salvezza perché sappiamo una cosa. Se uno comincia a chiederla non sarà lui a decidere come avverrà, ma sarà un Altro e abbiamo visto come salva, quindi non chiediamo mai salvezza, ma aiuto.
La conversione che Dio ci chiede consiste nel metterci nelle Sue mani domandando, gridando, urlando fino alle lacrime: ”Salvaci, Signore!”
Posso dire anche questo, è la domanda più liberante che esista, tutto diventa possibilità di verificare che Lui è all’opera per la nostra salvezza e la giornata diventa una promessa, non l’attesa del peggio. Quante volte la giornata è l’attesa del peggio!
Quanti genitori, vedendo il proprio bambino uscire dalla porta, vengono paralizzati, fino a non riuscire a respirare, dal pensiero. “ E se non torna più?”
Salvaci, Signore, salvaci!
La Sua promessa è questa, un rapporto eterno che ci salva dalla dannazione che abbiamo ben meritato, ma Lui non si fa fermare neanche da questo. Anzi, rende anche questo, segno potente della fedeltà alla Sua promessa. Salvaci!
Aggiungo solo una piccola cosa. Io ho trovato cose che non aspettavo quando ho cominciato a fare questa domanda: non ho mai più avuto paura degli altri perché in fondo vedevo che hanno la stessa mia esigenza di essere salvati, anche i più brutali, anche quelli pieni di perfidia e menzogna. La loro domanda   è la mia medesima.
Loro sono la mia occasione per ricordare a me stesso di chiedere “Salvaci, Signore!”
Siamo una compagnia di santi peccatori: “SALVACI, SIGNORE!”

mercoledì 26 giugno 2019

Kiko Arguello: Incontro a Genova. Info e diretta streaming.


L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso

Da Enrico Rovegno, responsabile Centro Neocatecumenale della Diocesi di Chiavari, riceviamo e pubblichiamo
Più di 6.500 giovani parteciperanno a un incontro con l’équipe internazionale del Cammino Neocatecumenale della Liguria
Il Cammino Neocatecumenale celebrerà questa prossima domenica 30 giugno presso la Fiera del Mare (Padiglione B) del capoluogo ligure un incontro vocazionale che sarà condotto dal team responsabile a livello internazionale del Cammino, formato da  Kiko Argüello, María Ascensión Romero e P. Mario Pezzi.
A poco più di un anno dall’incontro del Cammino Neocatecumenale con Papa Francesco – in occasione del 50° anniversario dell’inizio del Cammino a Roma – e due mesi dopo quello di Kiev, cui hanno partecipato i paesi dell’ex Unione Sovietica e la Polonia, Genova sarà il posto per questo nuovo incontro.
Come di consueto, dopo la presentazione dell’assemblea, Argüello annuncerà il Kerigma, la Buona Notizia della morte e risurrezione di Cristo. Successivamente, chiederà vocazioni al sacerdozio e alla vita contemplativa e inviterà a mostrare la loro disponibilità le famiglie, che sentono la chiamata di Dio ad andare in missione in qualsiasi parte del mondo.
Nella città segnata nel suo recente passato dal crollo del ponte Morandi, ma anche nel cuore della regione che detiene il primato mondiale della denatalità, questo incontro vuole indicare ancora una volta la strada di una “speranza che non delude”.
Si svolgerà alla presenza del Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova e presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa, che sarà accompagnato da Mons. Borghetti, vescovo di Albenga-Imperia; Mons. Tanasini (Chiavari) con il Vicario Episcopale, d. Stefano Mazzini; Mons. Marino (Savona-Noli) con il Vescovo Emerito Mons. Anselmi; Ausiliare di Genova, Mons. Canessa; Vescovo Emerito di Tortona, don Marco Pasinato, Amministratore diocesano di Helsinki. Saranno presenti anche oltre 50 presbiteri.
Insieme ai fratelli delle comunità neocatecumenali liguri sono stati invitati anche quelli di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Triveneto, e se ne attendono alcuni provenienti da Toscana, Umbria, Roma e Calabria: in tutto saranno presenti circa 6500 fratelli del Cammino.
Papa Francesco: “Il Cammino è un dono di Dio”
Nell’incontro svoltosi a Tor Vergata (Roma) il 5 maggio 2018, Papa Francesco ha affermato che il Cammino “è un dono di Dio per la Chiesa del nostro tempo”. In numerose occasioni, il Santo Padre ha mostrato il suo sostegno a questo carisma, invitando gli iniziatori a continuare la loro opera di evangelizzazione in tutto il mondo.
Il Cammino Neocatecumenale in Liguria
Per la prima volta saranno riuniti i fratelli di tutte le Comunità della Liguria, dove il Cammino iniziò nel 1973 nella diocesi di Chiavari (Parrocchia di San Giovanni Battista) e di La Spezia (parrocchia di Migliarina) con le catechesi dell’équipe itinerante formata da Maurizio Pastore, Carlo Striano, Mariangela Zucca e padre Emiliano Hernandez.
A Genova la prima comunità è nata nella parrocchia di S. Fruttuoso nel 1976, e il Cammino si è poi diffuso nella parrocchia di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, dove oggi sono presenti 6 comunità, nel 1985 e nella parrocchia di S. Maria Madre del Buon Consiglio a Genova Pra’, dove oggi sono presenti 2 comunità, nel 1993. A Savona il cammino è iniziato nel 1979.
Nel 1977 il cammino è iniziato nella diocesi di Ventimiglia-Sanremo.
Nel complesso sono oggi presenti in Liguria 42 comunità neocatecumenali, e l’équipe itinerante responsabile è composta da Mariangela Zucca Striano, Riccardo Cendamo e don Santiago Rolon.

Diretta streaming


martedì 18 giugno 2019

CONVIVENCIA DE LA "TRADITIO SYMBOLI". NOTA INTRODUCTORIA Y VIERNES.

Immagine correlata



Convivencia de la "Traditio Symboli".




NOTA INTRODUCTORIA

En una de las primeras convivencias de la TRADITIO, Kiko dijo: "Hay una etapa del Camino Neocatecumenal llamada Traditio y otra que se llama Redditio; en la etapa de la Traditio, después de la Iniciación a la Oración, tendréis que  ir por las casas, de casa en casa, de puerta en puerta. . . Esta convivencia es única, es decir, la Traditio dura dos años, dos cursos, y comienza con esta convivencia; después de un año, al comienzo del curso, a medida que continuáis visitando las casas, se repite esta convivencia para ayudaros. Como cada año hay nuevas comunidades que deben hacer la Traditio, se invita a aquellos que ya han hecho la convivencia una vez a hacerla una segunda vez para que no comiencen de nuevo, después del verano, a visitar las casas tan secos; así se revive de nuevo esta convivencia. Prácticamente esta es la convivencia de la Traditio".

En realidad, en los años siguientes, se llevaron a cabo las convivencias solo con comunidades que ya habían vivido al menos una vez la "convivencia de la Traditio" y, por lo tanto, se denominaron convivencias de la "Retraditio". En estas convivencias de Retraditio, algunas catequesis se dirigen más a aquellos que ya han ido un poco por las casas; además, el sábado por la tarde se dedicó a escuchar la experiencia de quienes iban a las casas más que a la presentación del cuestionario y la respuesta en pequeños grupos.

Por lo tanto, aunque el esquema y las PALABRAS de las dos convivencias son idénticas, hay dos 'Mamotretos' para TRADITIO y RETRADITIO: los catequistas pueden usar ambos, separando grupos homogéneos de comunidades (es decir, en el mismo paso del camino) o usar solo el primero reuniendo comunidades que tienen que  hacer la convivencia por primera vez junto con comunidades que tienen que hacerlo por segunda vez o por veces sucesivas; la oportunidad de elegir una u otra solución obviamente tendrá que ser evaluada en cada caso por los equipos de catequistas junto con el equipo responsable de zona (diócesis, región, nación, etc.) según los casos (número de comunidades o parroquias interesadas, etc.).


CONVIVENCIA DE LA TRADITIO SYMBOLI
VIERNES – Tarde

- Presentación de las comunidades.

- Introducción a la convivencia (Kiko)

Esta es una convivencia muy importante y espero que todos estéis muy fuertes, que sea un paso de Dios. La Palabra que centra la Traditio se proclama esta noche. Recordad todos, en la primera noche de la convivencia de la Iniciación a la oración, cuando llegamos cansados, el impacto con la mujer samaritana, que es una catequesis fuerte: bien, ya esta noche será importante y espero que lo sea para todos.

Comenzaremos con un lucernario breve y proclamaremos una palabra central que contiene toda la Tradltio y Redditio.







La Traditio durará dos años: es uno de los momentos más importantes de la comunidad. La palabra "traditio" viene de la palabra "tradición": la Iglesia cree que estáis en condiciones de recibir la tradición, es decir, el Credo. En la parábola de los talentos, el Señor dice que a uno le dio cinco talentos, a otros dos, a otro uno; y se fue, dejándoles la tarea de usarlos en el comercio, San Agustín interpretando esta parábola se refiere a la evangelización, a la "Traditio". Entonces este talento es un símbolo de todo lo que el camino neocatecumenal te ha dado desde que comenzaste las catequesis hasta hoy; y todo esto se resumirá en esta convivencia, con un kerygma, con una llamada a la conversión, y después se te dirá: "Haz un buen uso de todo esto, comercia".



Y cuando llegue el momento, la Iglesia te llamará, por la "Redditio" (que viene de "rendir, devolver"): lo que se te ha dado debes devolvérnoslo. Entonces dirás: "Cinco talentos que me diste, otros cinco que he ganado; tres talentos que me diste, otros tres que he ganado; me diste un talento, tuve miedo y corrí a esconderlo", como algunos de vosotros. que tienen miedo de ir a predicar por las casas. Se asustan y no quieren ir, porque no es fácil, pero no se puede ocultar el talento: "¡Tenía miedo!" Verás que es muy importante: 5 talentos que me diste y 5 que te devuelvo. No dice: 5 talentos que me diste y te restituyo 17, no dice 17 ni 4. Dice: 5 talentos, otros 5 que he ganado; 3 talentos que me diste, otros 3. Esto se refiere, como dice San Agustín, al hecho de que lo que te dimos debes hacerlo realidad en ti mismo. Te hemos dado a Cristo.



Estos talentos se otorgan de manera diferente a cada uno de vosotros, los recibimos en función de la capacidad que tenemos. Entonces, lo que se te dio debes devolverlo  hecho carne en ti, cumplido en ti mismo. No se trata de devolvernos la catequesis que te dimos nosotros: ya nos sabemos la catequesis: ese es el talento que te hemos dado. Ahora dámelo hecho vida, en ti, dame los frutos de este talento.


Digo esto para que entendamos en qué consiste este tiempo de la Traditio y la Redditio. Recibirás el Credo de la Iglesia como un resumen del kerygma, lo recibirás de la comunidad de tus catequistas que te lo entregarán cantado (ellos ya lo han recibido); y a partir de este momento, acompañado por este Credo, sostenido por él, partiréis a predicar el Evangelio de dos en dos, de casa en casa.


Pronto veremos que esto es algo muy importante, estamos viendo grandes frutos, milagros, señales y prodigios. El Señor nos está haciendo ver lo feliz que está y lo que está realizando a través de este medio -humilde, si lo desea- tan antiguo como la Iglesia misma, ya que los apóstoles mismos (como se dice en los Hechos de los Apóstoles) iban de casa en casa predicando el Evangelio como van los testigos de Jehová hoy: el Señor le está diciendo algo a la Iglesia también a través de esto.

Hemos dedicado mucho a la televisión, a la propaganda, a los libros y cosas así, y hemos olvidado que, como dice el mayor filósofo teórico de los "medios masivos de comunicación", el medio es el mensaje. Para transmitir un mensaje, el mismo medio es el mensaje peculiar: Jesús ya había dicho esto: el medio, el mensaje sois vosotros: vuestro cuerpo es el que da vida para llevarlo, sois el mensaje.

Venimos de haber hecho otra Traditio con tantas comunidades, donde no ha faltado el sufrimiento, como debía ser. Acabamos de llegar del avión, como todos vosotros, supongo, estamos cansados de ir de convivencia en convivencia. No digo esto para quejarme, sino como una bendición. ¡Ay de mí, como dijo san Pablo en la Epístola de la última Eucaristía, si no evangelizara! Evangelizar no es un placer para mí, dice San Pablo, sino una obligación.

Sabemos que Jesús dijo: "Ve, que yo estaré contigo", y el Evangelio dice que Jesús resucitado colaboraba ​​con los discípulos. Esto es importante para los catequistas, y lo digo porque lo primero que debes notar esta noche es que cuando vas a predicar eres un siervo inútil, es decir, vas porque Cristo te envía.

¿Y por qué debería enviarte a Cristo a través de la Iglesia? Porque entonces tienes la certeza de que Cristo te precede, de que Él te acompaña, porque ha dicho: "Estaré con vosotros". Entonces yo vengo aquí sabiendo que Dios ha dicho: "Ve a tal sitio y yo estaré allí. Yo estaré allí". "¿Cómo? ¿Qué significa "estaré allí"? No solo que Dios me inspirará a hablar, sino que estará presente.

Porque incluso si hago catequesis bellísimas, podéis dormiros todos o podéis decir: "¡Qué bien habla! ¡Qué bonito! ¡ Me gusta!" y el marido le dice a su esposa: "Este Kiko. Cuánto habla", pero tu corazón no se mueve, no cambia, no cambias en absoluto.

No es esto, estoy seguro de que no se trata de si hablo bien aquí, sino  del Señor presente, porque ninguno de vosotros puede escuchar sin una gracia especial del Señor Jesucristo, sin que Jesucristo abra vuestros oídos; nadie puede reconocer que Jesucristo es el Señor sin el Espíritu Santo.

Entonces Jesucristo, si somos verdaderamente enviados, ya está presente en la asamblea. Él te está dando la vida, te envía la gracia: una gracia significa un don gratuito de amor que se hace presente a través del Espíritu Santo y obra en cada uno de vosotros de manera independiente, en una forma diferente, porque todos sois libres.

Por eso dice el salmo: "Si hoy escucháis su voz, no endurezcáis el corazón", de modo que (como dice San Agustín) esta misma noche, ahora, mientras estoy hablando, dos me escuchan: uno está durmiendo y otro me escucha, uno se aburre y otro no, uno se convierte y otro se distrae, tranquilamente, pensando en sus cosas.

En cualquier caso, tengo que hacer mi ministerio aquí. y sabiendo que soy un servidor inútil y que es el Señor quien actúa. Vosotros también lo experimentaréis cuando vayáis a predicar el Evangelio: Jesús se coloca en la persona que escucha y combate contigo contra el corazón y el egoísmo de esa persona, y os inspirará.


Por lo tanto, hermanos, esta convivencia es algo maravilloso y muy importante: que esta sala sea como un Cenáculo de Pentecostés, donde todos habían entrado llenos de miedo (las puertas estaban cerradas por temor a los otros), desciende el Espíritu Santo -veréis, yo vengo aquí convencido de que el Espíritu Santo descenderá sobre vosotros-, el Espíritu Santo desciende y los que eran cobardes, cobardes y egoístas, se transforman en hombres que abren la puerta y salen a dar su vida por Jesucristo. 

¡No importa si los matan, los meten en la cárcel, por el contrario, si los meten en la cárcel, tienen un gran gozo al ver que ¡pueden sufrir por el amor de Cristo! Este milagro se debe dar en vosotros, porque si vais por las casas os escupirán en la cara, llamarán al portero (como lo harán) o a la policía, tendréis la alegría de sufrir por el amor de Jesucristo. Si no tienes este gozo, este fuego, entonces aquí no se dio el Pentecostés, no recibiste el fuego del Espíritu Santo que habías venido a buscar y encontrar: porque esto es lo que debe darte esta convivencia, este fuego, es decir, que El amor de Dios entre en vuestro corazón y el celo de la casa del Señor prenda en vosotros.

En España, representan a San Francisco Javier, que catequizó la India y Japón, con un gran crucifijo en la mano y una camisa que se incendia, porque su corazón ardía de amor; han conservado las camisas de San Francisco Javier y todas se han quemado alrededor del corazón, porque el corazón se incendiaba por amor, por el celo de llevar a Cristo, de anunciar a Cristo a los hombres. 

Aquí, es un símbolo y muchos santos han tenido esta gracia mística, sentían calor y tenían que abrirse la camisa y saltar al suelo frío porque sus corazones ardían de amor, ¡amor!

Este amor que sentían por Dios ardía dentro de ellos y en ese fuego del amor de Dios entraban todos los hombres de la tierra. Habrían alimentado a todos los hombres de la tierra, habrían anunciado a Cristo hasta el punto de dar sus vidas mil veces por cada desgraciado que está en prisión, por un indio, por un negro, por cualquier hombre, porque el amor de Dios los había sobrepasado.

Bueno, esperamos que esta gracia, que muchos hombres han recibido, también os sea dada a vosotros. Incluso el fundador de los trinitarios era un hombre a quien Dios había hecho entender cómo Dios mismo, la Santísima Trinidad, habitaba en los esclavos. Y en una época en que los esclavos eran considerados como cosas y se discutía incluso si tenían alma o no, un cristiano dijo que eran templos vivos del Espíritu de Dios. Este hombre dio su vida, como loco de amor por los hombres, y donde los demás veían cosas sin valor, él veía a Dios mismo. Bueno, tantísimas cosas se podrían decir todavía.

Monición al lucernario (Kiko)


Empezamos esta noche, hermanos. No soy yo quien hace la convivencia: comenzamos con un lucernario durante la noche porque es algo muy fuerte, porque lo que escucharemos tiene relación con la oscuridad: la palabra que escucharemos y lo que vosotros haréis, porque ¡vosotros llevaréis la luz a las casas! Por esta razón en el Bautismo se da una luz: cuando sois padrino o madrina de un niño, se os da una vela, una luz, porque nosotros somos la luz del mundo, “vosotros sois la luz del mundo", 'Lumen gentium', ¡la luz! Entonces significa que el mundo, la gente está en tinieblas.


Aquí va a aparecer la luz en medio de nosotros: el Presidente cantará "Cristo Jesús es nuestra luz" y nosotros responderemos "Aleluya".

Después leeremos una Palabra de Dios, actualizaré brevemente esta Palabra y luego iremos a dormir en silencio. Esperemos que el Señor pueda convertirnos a todos.

Si Dios os concede a algunos de vosotros -que habéis entrado aquí en la muerte, en el pecado- la gracia de la conversión, de nacer de nuevo, esta convivencia os parecerá eterna como si hubiera durado años: el tiempo se dilatará, aquí se dará una relación nueva, completamente nueva con el espacio y el tiempo. 

El Señor os ha traído a todos aquí porque quiere sanaros y convertiros.


Cuando Jesucristo aparezca aquí, los demonios serán expulsados, los impuros serán sanados: ¡las personas se curarán! Muchos de vosotros que todavía estáis aquí esta noche con vuestros problemas familiares, con conflictos, veréis cómo en contacto con Jesús seréis sanados: si el Señor os concede gracia, si encuentran fe en vosotros; porque para actuar en vosotros Cristo necesita de vosotros. Bueno, no quiero hablar más.


Ahora haremos oscuridad, la oscuridad es una imagen de la realidad en la que se encuentra el mundo y es una imagen de nuestra propia realidad.

De hecho, nosotros somos personas que estábamos en la oscuridad, y Dios ha hecho resplandecer, brillar delante de nosotros la luz, la luz de su amor, la luz del amor de Dios. ¿Dónde se ha visto la luz del amor de Dios? ¿Dónde vimos el amor de Dios? ¿Dónde está ese amor, esa luz que vino a rasgar mi tiniebla, que vino a abrir mis ojos, que me ha permitido caminar durante tantos años? ¿Dónde está esta luz que trae a estos hermanos aquí, con el frío que hace -y muchos son viejos-, haciendo once horas en autobús? ¿Quién te obliga a hacerlo? ¿Qué luz habéis visto?


Esta luz que aparecerá aquí, pequeña, en medio de nosotros es la imagen de Cristo. ¡A Dios no lo ha visto nadie! "Felipe, el que me ve a mí, ve al Padre".

Dios ha mostrado su rostro en la cruz gloriosa de su Hijo, en esta imagen. ¿Y qué ves en esta imagen? El amor que Dios te tiene a ti, por eso te mantiene aquí.


Bien. Esta luz es el amor. ¿Qué significa Cristo crucificado? La luz ¿Qué es la luz?

Hay una clave que me gustaría darte para entender qué es la luz. ¿Qué es la luz en el mundo? Algo que el mundo no conoce, que debes ir y predicar de casa en casa llamando a la puerta, contento de que te abofeteen, de que cierren la puerta en tu cara, de que la gente tenga miedo y no te abra; contentos de sufrir por el amor de Cristo. Porque si no estáis dispuestos a hacer esto, no habéis entendido nada, es mejor que dejéis el Camino.

¿Qué es la luz? Que Dios te ama. Y el amor de Dios ha aparecido en la cruz de Cristo. ¿Qué tipo de amor? ¡Cristo es crucificado por los pecadores, hermanos! Entonces, esta sala está llena de pecadores: ¡todos somos pecadores, todos! Somos orgullosos, perezosos, soberbios, avarientos, lujuriosos. Todos. Todos somos pecadores. Todos somos malvados. "¡No soy malvado, yo no!": Quien dice así, miente. La Epístola de San Juan dice: Quien diga 'No soy pecador' es un mentiroso, está mintiendo. ¡Decidle que está mintiendo! ¡Así que no necesitas nada! Cristo murió por los malvados, no murió por los buenos, dio su vida por los malvados, se ofreció a sí mismo por los pecadores.



¿Quién morirá por una buena persona? Tal vez un soldado dé su vida por su capitán, a quien admira porque es valiente; tal vez se encuentre a uno que dé su vida por un buen hombre. ¿Pero quién da su vida por un desgraciado como tú? Si tu esposa, cuando tienes un defecto, te pone un morro así de largo y ya no quiere hablarte más; si cuando encuentran un pequeño defecto en nosotros ya no nos aman, ya no nos aceptan, ¡imagínate!



¿Crucificarse por ti? En cuanto el otro es un poco malvado, no queremos saber nada de él, le negamos el saludo, le negamos la palabra, le negamos el amor, le negamos todo.



Cuánto nos falta para convertirnos en cristianos, si el cristiano es el que se deja crucificar: ama a los malvados hasta el punto de que toma sus defectos sobre su cuerpo. Y tú, ¿por qué le niegas la palabra? Los defectos de tu esposa te dañan, te matan, te crucifican: y como odias la cruz, no puedes ver la cruz -dilo conmigo-: eres anticristiano, nunca has amado la cruz; ¡No conoces a Cristo, no lo conoces!



Reconozcamos que no somos cristianos, hermanos, ni siquiera un poco. ¡Si fuéramos un poco cristianos, entenderíamos el tremendo misterio que la Cruz de Cristo significa para el mundo! Cristo te ama: ha tomado sobre sí mismo todos nuestros pecados, ha permitido que nuestros defectos lo suban a una cruz. Dicen las mujeres de pueblo y todos vosotros mal catequizados: "Ah, pero él era Dios y yo no soy Dios" y con esto se lavan las manos; aquí, todo acabado, ¿eh? Si alguien dice estas tonterías, decidle: "¡Señora, cómo se ve que es realmente analfabeta! ¡Porque los cristianos son precisamente aquellas personas que han recibido la misma naturaleza de Cristo!". Entonces, que nadie diga esto. ¡Nos es dada la misma naturaleza de Cristo!

¡El bautismo nos da la naturaleza de Cristo, la misma naturaleza por medio del Espíritu Santo! ¡Nos da la misma naturaleza, nos hace hijos de Dios! Entonces, señora, veamos: usted no es hija de Dios, ¿no es así? ¡Dígalo conmigo! Y su esposo no es hijo de Dios, ¿verdad? Porque dice la Escritura: Hijos de Dios son quienes tienen la misma naturaleza de Dios. Ellos no tiene la naturaleza de Dios, no toma la cruz de nadie, nunca. ¡Es bueno que en casa se ponga una ley para que las cosas se hagan como dicen ellos, porque nadie tiene derechos! Esto es lo que hace todo el mundo, por supuesto, así funciona la sociedad; porque la sociedad es socialista, pagana, mundana, pero no es cristiana. ¿O conoces a muchos cristianos auténticos? Por eso vuestros hijos se van todos. ¿Ven cristianos? Si verdaderamente viesen cristianos, no se irían, se quedarían, si viesen verdaderos cristianos.

Bueno, el Señor quiere que comiences a hablar y yo tengo que hablar cuando Él quiere. La tiniebla son nuestros pecados, somos malvados. La luz ilumina la tiniebla, la destruye porque nos hace ver que Dios es capaz de amarnos. Si vas por las casas, convence a la gente de que Dios los ama pecadores... ¡qué noticia! ¡Esto es lo que nunca escucharon! Porque todos en las casas, en Florencia, en Perugia, en todos los lados, creen que Dios te ama si eres bueno, si decides no pecar más, ser honesto, perfecto: ¡ah, entonces sí! Pero Dios no ama a los pecadores, a los impíos, ¿verdad? Esto lo has escuchado toda tu vida.

Pero no, nosotros portamos una noticia nueva: nosotros anunciamos a Cristo, y Cristo crucificado. ¡Una noticia para todos los pecadores! Mañana hablaremos sobre la conversión presentando la cruz de Cristo, la posibilidad que todos los hombres tienen ante esta luz para ser iluminados por el amor de Dios. ¡Dios te ama!
Entonces, hermanos, acojamos esta luz, meditemos sobre nuestra tiniebla; meditemos treinta segundos sobre el hecho de que somos ciegos, que todavía estamos ciegos, que miramos esta luz y no vemos nada; que esta luz no entró en nosotros y no somos portadores de esta luz, no somos los 'fotozomenoi'(como se dice en griego) que iluminan el mundo, que traen una nueva luz, una maravillosa novedad: todavía no, todavía estamos en la comunidad a aprender.

¡Y tan pronto como uno te pone un poco en la cruz, tú no haces como Cristo, que no se resiste al mal, no opone resistencia a los malvados y se deja matar! Cuando Pedro dice: "No, a ti no te toca nadie”, Cristo dice: "¿No permitirás que haga la voluntad de Dios?”.

No somos como Cristo, no decimos como Cristo porque Cristo todavía no vive dentro de nosotros. No sé qué sucede, pero me parece que no vive dentro de ti. Veamos: ¿cómo te comportas con tus hijos, con tu esposa, con el trabajo, cuando alguien te trata mal? Cuando se portan bien contigo, es fácil amar, lo hacen todos: ¿qué haces tú de especial? Qué haces de extraordinario, dice el Señor, ¡si todos son capaces de hacer eso! Entonces vemos, reconozcámoslo claramente, hermanos: necesitamos la conversión, es decir, nacer de nuevo.


Este camino os ha prometido la fe.

Y el Papa dijo: "Hermanos, necesitamos una fe radical". Hoy el mundo está en una situación tal que no sirve de nada una fe como la vuestra, una fe burguesa como esta: hoy me convierto, mañana no, pasado mañana no, dentro de dos meses no, luego otro día sí.

No, esta fe ya no le sirve a nadie. El mundo de hoy necesita una fe radical, y nos miran a nosotros porque somos uno de los carismas que Dios está suscitando para vivir verdaderamente el cristianismo: ¡al menos intentémoslo! Quién sabe, tal vez estos neocatecumenales tengan éxito, tal vez. Quizás les suceda este milagro, que se dé el cristianismo, no una élite: la anciana, el joven, el ingeniero, el trabajador; es posible que realmente aparezca el cristianismo, como los cristianos de la Iglesia primitiva. ¿Será posible? Pero no, esto es una utopía. ¡Esto es imposible! Decimos: lo imposible lo hacen los cristianos, porque lo que es posible para las fuerzas humanas lo hacen los hombres; no hay necesidad de que vengan aquí. Para los cristianos está lo imposible, para nosotros es lo imposible, ¡para todos nosotros! Lo más imposible la hace Dios por nosotros, porque nada es imposible para Dios.

Bien, hermanos, acojamos esta luz que viene humilde para iluminar nuestra tiniebla, y cantemos "Aleluya". Dios nos envía a nosotros, a nuestra vida, la luz de Cristo; ha enviado el amor de Cristo a nuestras vidas y nos está cambiando poco a poco, con mucha paciencia. En pie. 


Lucernario
(Entra el presbítero con el cirio encendido y canta 3 veces. "Cristo, el Señor, es nuestra luz". La asamblea responde "Aleluya")


Monición de la lectura (Kiko)
Esta noche, hermanos, escucharemos una palabra muy fuerte. El Papa Juan Pablo II nos dijo que el Camino Neocatecumenal que estamos siguiendo tiene sus raíces en los Evangelios, está en los Evangelios; Podemos seguirlo y ver sus huellas en los evangelios.

La traditio se encuentra no solo en las Epístolas de San Pablo, sino también, como dijo el Papa, en los Evangelios. Una de las lecturas en las que podemos verla es la del ciego de nacimiento que leeremos ahora. Aquí hay exactamente un diálogo que Cristo hace con él, hay un testimonio: hay un ciego, una persona que está en tinieblas y que verá, ¡verá algo!


Y hay una pregunta, un diálogo litúrgico: los exegetas dicen que aquí está el diálogo de las catequesis primitivas. ¿Dónde aprendió la Iglesia a hacer estos diálogos con la gente? ¡De los diálogos que hizo Jesús!

En este diálogo, por ejemplo, Jesús pregunta: "¿Crees?" y el que estaba de rodillas confesó: "¡Creo, creo!". Aquí está el Traditio y el Redditio, hay un testimonio: el ciego estará obligado a dar testimonio de lo que el Señor ha hecho con él. Y dirá algo muy importante, lo llamará "profeta": el Bautismo nos ha hecho sacerdotes, reyes y profetas. Ahora, en este momento de la traditio, debéis descubrir que todos vosotros participáis del carisma profético, de la misión profética de Cristo. Pero si no sabéis que significa esta misión profética de Cristo... ¿Qué significa ser profeta? Significa anunciar la Palabra de Dios. Entonces, quien anuncia la Palabra de Dios es un profeta; profetas son aquellos que hablan en nombre de Dios, y nosotros participamos por el Bautismo de esta misión profética.

Bueno, aquí veremos todo esto: es una palabra muy rica. Atención a aquellos que piensan que ya se lo saben: tienen una deformación mental, porque esta palabra no es algo que se sepa. La palabra de Dios se hace presente, ¡Cristo es la Palabra hecha carne! Esta es la Palabra de Dios: cuando se proclama en la asamblea, ¡se realiza! No tiene nada que ver con conocerla mentalmente o con sabérsela, como una película que ya has visto o un libro que ya has leído, ¡absolutamente! La Palabra de Dios se realiza, toma cuerpo, se hace carne cuando se proclama en la Iglesia. Y cada vez que se proclama, te lleva a una situación nueva; ayer estabas allí, hoy estás aquí. Por esta razón, ayer podrías haber escuchado esta Palabra de una forma diferente a la de hoy; hoy te encuentras en una situación completamente diferente: tal vez te has peleado con alguien antes de entrar aquí, tal vez estás enojado porque te tienes que ir no sé dónde, tal vez estés cansadísimo porque has venido en autobús, quizás tienes un sueño que te mueres o no sé qué... ¿En qué situación te encuentra esta palabra? Escuchemos a Cristo que va a hablaros a vosotros, a mí, a todos nosotros: ¡escuchemos en pie esta Palabra que es un Evangelio! Un poco de sacrificio, hermanos: se lo ofrecemos a Jesucristo, que también sufrió por nosotros, porque esta Palabra, esta noche, es muy importante para todos nosotros.

 Evangelio: Jn 9 (todo el capítulo)


Catequesis sobre el Evangelio (Kiko)

No tengáis miedo que seré breve, ¿eh ? Ánimo, hermanos. Esta palabra se cumple esta noche para nosotros, para todos: para mí y para vosotros. Esta palabra del ciego de nacimiento que habéis escuchado algunos, porque no todos habéis recibido todas las catequesis, la primera catequesis de todas.
En la primera catequesis, cuando se presentan los catequistas, hablamos de dos ciegos: decimos que el Camino Neocatecumenal tiene la imagen de dos ciegos. Uno es el ciego de Jericó, que está sentado en la calle y grita cuando pasa Jesús, grita, grita porque cree que quien pasa es el que Dios ha enviado para devolver la vista a los ciegos; y Cristo, escuchando, en un momento determinado, Cristo pasa y siente que grita con fe y la fe siempre hace que Cristo se detenga. Se detiene y dice: "Traedlo aquí: ¿qué quieres que haga por ti?", etc., ¿no? Y él dice: "¡Señor, que vea!". "Tu fe te ha salvado". Bien.
Pero nosotros decimos que tal vez este ciego... Hay tanta gente que ha entendido -después de todo, su matrimonio es así, en el trabajo va como va, la educación de los niños está como está, etc.- han entendido que la vida no puede ser esta mediocridad, esta cosa; el hombre no existe para esto, debe haber algo más; es decir, ha comenzado a comprender que no es feliz, que no… que envejece, que debe haber una solución; y tal vez vino a la catequesis porque espera, cree que aquí, en estas catequesis, Cristo va a pasar. Y está dispuesto a que, si el Señor verdaderamente pasa, a no perder el turno, a montar en este tren, porque ha comprendido muchas cosas, ha comprendido que está ciego, está cansado de llevar la mano extendida, pidiendo siempre afecto, ¡amor! Siempre pidiendo que lo estimen, que lo amen: ¡y si lo aprecian, tendrán que respetarlo! a quien se ama, se obedece; a quien se ama, se respeta; a quien se ama... ¡Siempre, siempre pidiendo amor!

Estamos cansados, estamos cansados de preguntar... si tu marido no te ama, si tu hijo no te saluda, si no te llama por teléfono, si no sé qué: siempre amor y, en el fondo nunca estoy satisfecho. Bien, lo dijimos en la primera catequesis.

Pero hemos dicho que también hay otro tipo de hombre que viene a la catequesis: el que ha venido, tal vez, por curiosidad y no espera nada. Hay otro ciego en el Evangelio, uno que no pide nada, se ha acostumbrado a vivir así, se ha acostumbrado a ser ciego, se ha acostumbrado a pedir limosna, se ha habituado a su vida gris o no gris, a su coche, a su trabajo, a la televisión, para tener los menos problemas posibles; y en el fondo, tal vez no se dio cuenta, ¡es un ciego! Y como todos los ciegos, tiene que pedir limosna; ¡Como todos los ciegos no ve el amor por ninguna parte! ¿Por qué estamos ciegos? ¿Qué es lo que no vemos? Mira la mano ¿Lo único que ve el ciego qué es? Dinero, dinero: porque consideramos que el amor es el dinero. Pide dinero, como todos nosotros.

Y el amor para nosotros, ¿qué significa? Si te quieren, significa dinero: ¡trabaja, trabaja! El dinero es el símbolo del afecto, lo dice la psicología; Incluso la gente que no cree en Jesucristo lo dice: el dinero es el símbolo del afecto. De acuerdo. ¡Ánimo, hermanos!

Entonces, lo primero que los discípulos le dicen a Jesús, ¿qué es? Ellos ven allí a un hombre que es ciego, ha perdido los ojos o lo que sea, el ciego de nacimiento está gritando como un pobre mendicante, y lo primero que preguntan es: ¿por qué está ciego? ¿Por qué hay ciegos? ¿Por qué yo tengo vista y otro, pobrecillo, no ve nada? ¿Es un pecador? Las enfermedades de la tierra, el cáncer, la ceguera, la joroba, que uno pierda una pierna, ¿son castigos que Dios da? ¿Son castigos estas cosas que Dios hace a las personas? ¿Dios castiga a los hombres?

Y Jesús dirá que no: no es ciego por un castigo que Dios le ha dado, porque ha pecado mucho, porque... Es un ciego que ya nació así, por lo tanto, habiendo nacido de esta manera, ¿qué pecado podría haber hecho un niño que nace ciego? ¡Ya nació así! Y da esta respuesta: "Esto es así para que se manifieste en él la obra de Dios". ¿Cuál es la obra de Dios? Primera pregunta que me gustaría haceros a todos vosotros: ¿cuál es la obra de Dios que se va a manifestar? Esta es una pregunta que todos deberéis saber cómo responder, ¡porque vosotros debéis trabajar en la obra de Dios! Todos debemos trabajar en la obra de Dios. Esto es lo que dice Cristo: "Debemos hacer las obras de Aquel que me ha enviado": debemos trabajar como obreros: sois enviados, llamados por Dios al Camino Neocatecumenal para ayudar a Cristo a hacer una jornada de trabajo.

Él compara su venida a la tierra con un trabajador al que se le dice: "Durante el día harás este trabajo". Y mirad lo que dice Cristo: esta es mi misión, "debemos hacer el trabajo de Aquel que me envió mientras es de día, luego viene la noche y nadie puede trabajar", como diciendo: "El Padre me dijo: ve a la tierra y haz este trabajo, cumple esta tarea, ¿eh?". Entonces Cristo dice: "Mientras viva, mientras esté aquí, tenemos que trabajar en esta tarea". Mira que dijo 'debemos', no dice 'debo' trabajar; dijo 'debemos trabajar': en este 'debemos' estás tú incluido, debemos trabajar en estas obras. Trabaja en tanto que sea de día, porque se acaba el tiempo que se te ha dado para hacer este trabajo: ¡llega la noche! Es decir, el trabajador comienza a trabajar, pasan las doce en punto, la una, las tres, las cinco, y es de noche y ha terminado, ya no puede trabajar. Así que tenemos un tiempo para trabajar: mientras es de día, mientras que yo estoy con vosotros; yo soy la luz, la luz del mundo. Bien.

¿Cuál es este trabajo? El que realizará con este ciego. Veremos qué es este trabajo, porque es el mismo trabajo que hará en esta convivencia contigo, porque no puedes ir a predicar por las casas si no eres un testigo, si no dices: “Señor, lo que le estoy diciendo me ha sucedido a mí. ¡A mí me ha pasado! Soy testigo”, de lo contrario no puedes ir.
Por lo tanto, primero te examinaremos y te diremos: "Hermana mía, te creías que conocías a Jesucristo, ¡pero no conocías a nadie! Nunca en tu vida has conocido a Jesucristo. Eres de esas personas que siempre han caminado cerca de Jesucristo, lo han tocado pero nunca han sido sanados, ¡nunca!".
 ¡Cuánta gente tocaba a Jesucristo y le acompañaba, veían sus milagros, participaron en la multiplicación de los panes, pero nunca se curaron, ¡nunca! Son gente que está en la sacristía, con los sacerdotes, en la Iglesia, pero nunca sanan de nada; y hay otros, como la hemorroisa que se acerca por atrás y dice: "Si lo toco, si lo toco, sanaré. Si puedo acercarme y tocar...". Y Cristo dice: "¡Alguien me ha tocado!". Y los apóstoles dicen: "¡Pero si todos te están tocando!", pero ninguno quedaba sanado. "No, no, alguien me ha tocado", de una forma diferente, me ha tocado con fe. Ah, si Cristo ve fe, inmediatamente surge la salvación. Porque sin fe Cristo no puede hacer nada.
Fe, ¿qué significa fe? Uno cree que Cristo es el enviado, el que todos estamos esperando. Y allí donde uno dice "¡Él es! Te lo digo yo: ¡él es el que nos dará la vida!". Y el otro dirá: "No, es un tonto, ese uno que habla... ¿Qué estás diciendo?". “No, te lo digo yo: lo veo, es él”. Y el otro "Que no, que es un tonto, un tonto, ¿no lo ves? ¡Qué no!". Veamos: uno cree que es él, y otro dice que no, que es un tonto. Bien, veamos qué piensas tú de este Jesús.
Entonces, ve y haz ese trabajo: ¿cuál trabajo? Rápidamente, hermanos, que esta catequesis es muy importante para vosotros, esto es lo que tenéis que decir en las casas. Cristo va a hacer el trabajo, se acerca al suelo y toma tierra, toma tierra en su mano y escupe en su mano, una, dos, tres veces; hace barro en la mano, hace una cosa sucia, un barro con la saliva de Cristo, la saliva de Dios, ¿eh? La saliva es algo cercano a la Palabra, sin saliva no podemos hablar, debo beber agua cuando hablo mucho; la saliva es un agua que, acompañada, es una figura del Bautismo.
La Palabra acompañada de agua da vida en el Bautismo. Bien, pero no es esto... Cristo hace un lodo con la saliva; y cuando ha hecho el barro con las manos... ¡Bum! Va y se lo pone sobre los ojos. Este pobre ciego que está allí... Primero, imagínate que el ciego no ha escuchado la conversación "porque es ciego, porque no es ciego", él está pidiendo limosna y de repente llega un matón (pensaría este ciego) y le pone barro en los ojos, pobrecillo. Comenzaría a gritar: "¡Cochino! ¡Ve a hacerle esto a tu madre!". Agarraría el bastón "¿Pero qué haces?": ¡A un pobre ciego, pero qué crueldad la de este Jesucristo! Toma barro y se lo pone en los ojos, enfermo: qué cosa horrible, ¿eh? ¡Aquí, así!
Pero Jesús le dice estas palabras: "Ve a lavarte, ve y lávate en la piscina de Siloé"; Hay una piscina cerca, que es la piscina de Siloé: la palabra 'Siloé' significa 'enviado'. ¿Por qué dice esta palabra: 'enviado'? Porque aquí está la catequesis del envío, ¡seréis enviados por el Obispo para predicar por las casas! El Cardenal os enviará, el Obispo, el Vicario, iréis con la imposición de las manos: iréis a predicar. ¡Enviados! Porque el bautismo te hace 'enviado'.

Sois enviados: "Como el Padre me ha enviado a mí, yo os envío a vosotros a hacer este trabajo". Bien. "Ve y lávate": este pobre ciego tiene claro que debe lavarse... Pero mira, ¡este ciego no pidió nada! Esto es importante: no ha pedido nada, no sabe nada, es ciego y ¡eso es todo! Estas personas en las casas no han pedido vuestra presencia. No os quieren. ¡Pero son ciegos! Ya sabéis: torturado, aferrado al dinero, con la mano extendida, siempre pidiendo dinero, pidiendo dinero a todos o pidiendo afecto, amor, es lo mismo. Todos encerrados en casa por miedo a los ladrones. Bien.
Entones va a limpiarse, se va a quitar este barro, va a lavarse y a medida que se quita este barro, se lava a sí mismo, se le abren los ojos y comienza a ver. Y él comenzará a gritar: "¡Veo, veo, veo!". Puede ver, fíjate, ve, ¡Ve! Entonces yo le preguntaría: ¿qué ves ahora, qué ves? ¿Qué ves ahora que antes no veías? Entonces, ¿qué significa esta palabra? Después, una vez que ya ve, tendrá que dar testimonio: ¿quién te abrió los ojos? Pero ¿eres tú? Pero, ¿cómo lo hizo? Esta palabra es muy simple. ¿Qué significa esta palabra? ¿Qué significa eso?
Nosotros, en la primera catequesis, decimos: esta Palabra es una imagen del Camino Neocatecumenal. Esta Palabra eres tú, que tal vez entraste en el camino por curiosidad: ¿y sabes lo que ha hecho Cristo en este camino? Tomó su saliva, tu Bautismo, la Palabra de Dios unida al Bautismo -que es la saliva, la Palabra, como estoy haciendo yo ahora-.

Ha tomado tu tierra, la tierra -polvo eres y al polvo volverás: somos polvo, somos débiles- ha tomado tu debilidad, tu nada; la tierra es nada, tus pecados.
Y la Palabra de Dios ha iluminado tus pecados, tu orgullo, tu avaricia, tu sexualidad, y los ha mezclado bien, durante un año, dos años; algunos de vosotros ni siquiera quisisteis escucharlo, habéis necesitado a un hermano en una convivencia que te ha insultado, el otro se ha burlado, el otro gritó, ¡pero teníais que ver vuestros pecados, mezclados con la Palabra de Dios! Porque si no se mezclan con la saliva de Cristo, no podéis soportar vuestros pecados y huis echáis a correr, y todavía estarías corriendo, y aquí no regresarías nunca.



¿Qué ha hecho el Camino con vosotros? ¡Ha tomado este barro que son vuestros pecados y os los ha puesto en la cara! ¡Os ha ensuciado! ¡Qué crueldad, qué horror, no queríais veros!


Yo, que he pasado toda mi vida creyendo que el otro... Yo, que siempre he juzgado eso y resulta que... Ya veis, también tú caíste: tal vez fornicaste, tal vez murmuraste, ¡tú también! Entonces, Cristo te ha puesto delante de tus pecados, los has visto claramente.


Y luego has querido lavarte, lavarte porque has visto esta inmundicia. Y lavándote de los pecados, ¿qué viste? ¿Qué has visto? ¿Qué viste lavando tus pecados? Que Dios te ama, que no sintió repugnancia de ti, un pecador, sino que dio la sangre de su Unigénito por tus pecados, por ti. ¡Él te ha amado así! Has visto que has pecado, has pecado y te ha perdonado: una, dos, tres; 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11; 100, 200, 300 si quieres continuo aquí toda la noche ... ¡Mejor no!


¿Hasta cuándo pecaremos? Hasta que experimentemos la misericordia de Jesús de Nazaret, de Dios. Entonces descubrimos que es el amor, un amor nuevo; porque en el mundo incluso las prostitutas aman a sus hombres, si son buenos. ¡Todos amamos a quienes son buenos!


¿Pero quién ama lo malvado? También los pecadores aman a sus amigos, dice el Señor Jesús, pero ¿quién amará al enemigo, al malvado, a quién es tu enemigo? Por eso dice Jesús: ¡Amad a vuestros enemigos! ¿A quién? Yo era un enemigo de Dios y él me lavó, y vi. Antes no veía. ¿Qué es lo que no veía? Antes era ciego. Entonces, ¿qué tenéis que decir en las casas? Hermana, hermano, antes yo era un ciego, mira, porque no veía el amor de Dios en mi vida. Me pasé la vida murmurando contra mi marido, que era un tirano; me pasé la vida murmurando contra Dios porque no me he casado, o porque me casé o porque soy un solterón; porque tenía que estar con mi madre enferma; porque tuve que trabajar como una loca, o como un loco: y nunca había visto el amor de Dios en mi vida. No hemos visto la Luz del amor de Dios, porque somos ciegos.



Entonces, ¿por qué Dios permite esta realidad de ceguera en la que se encuentra el mundo? ¡Para qué se manifieste en el mundo la obra de Dios! ¡El amor, la obra de Dios es Cristo crucificado! Cristo que viene al mundo para dar vista a los ciegos, para dar este amor.
Recuerdo que en un pequeño pueblo una hermana va a una casa, llama y dice: "Hermana, hermana, ¡buenas noticias! Te traigo una buena noticia: ¡yo estaba ciega y ahora veo!" y la otra dice: "¡No me digas! No sabía que estabas ciega". Creía que ella estaba realmente ciega, físicamente ciega. Era un pueblo pequeño, un pueblo pequeño donde todos se conocían, y la otra lo dijo en este sentido... Y se extendió por todo el país: "¿Sabes que ella era ciega?". Está bien, hermanos.

Entonces te pregunto: ¿cómo se te abrieron los ojos? ¡En realidad este hermano, dirá la gente, ha cambiado! Antes era un tipo que se pasaba la vida buscando el afecto de todos, pegajoso; ahora es más libre, ahora es autónomo, ahora ya no es un mendigo por dinero y afecto como lo era antes; es un tipo distinto, ha crecido. 

Pero, ¿cómo recobraste la vista, cómo te volviste diferente? ¿Cómo no eres esclavo como toda la gente, que pasa su vida mendigando amor y pidiendo dinero? ¿Qué han hecho contigo? Y tú tendrás que decir: "Mira, en un camino neocatecumenal, ¿sabes lo que me hicieron?

Mezclaron la Palabra de Dios con mis pecados -gracias a Dios, porque si no...-, y me lo pusieron así, en los ojos, delante y vi que yo, que me creía tan bueno, ¡estaba ciego y no veía mis pecados, ni veía el amor de Dios! Me consideraba bueno y, como me creía bueno, exigía a todos que me amasen.


Entonces el Señor se apiadó de mí, yo era muy infeliz; lo único que sé es que era ciego, ¡y un ciego es infeliz!

Era infeliz, y juzgaba a mi esposo, a mi hija, el trabajo, siempre exigiendo, siempre murmurando, siempre juzgando a todos, juzgando a todos -los exigentes, jueces, ¿eh? ¡Satanás! ¡El Acusador!-.

Entonces el Señor me hizo ver que yo estaba equivocado. Como dice San Pablo, las escamas cayeron de mis ojos. Vi que yo, que pasé la vida juzgando a los otros, era más pecador que ellos o tanto como ellos; que yo también era envidioso, por eso juzgaba. Que yo también era avaro y no quería reconocerlo y decía: ¿Yo atado al dinero? ¡No, nunca!" -¡Pero tú también estabas muy apegado al dinero!- No querías reconocerlo ni delante de la esposa ni delante de los hijos ni delante de nadie, ¿Por qué no quería ver mis pecados, por qué era ciego? Porque no podía aceptar ser imperfecto, porque en el mundo a los imperfectos no se los quiere. Y yo necesito mucho amor. ¿Cómo podría reconocer mis pecados si... si los reconozco, no me aman? Por eso me vestía bien y aparecía con una máscara, así, sonriente, educado, porque ¡Figúrate! Si me ven un defecto, a quien tiene un defecto le dan un golpe a la cabeza en el mundo, ¡como se ha hecho siempre con todos los débiles!

Así que estaba incapacitado para ver mi realidad profunda y lo único que sabía es que era infeliz. Algo no funcionaba porque no era feliz, no tenía felicidad.


Y entonces, hermanos, ¿qué sucedió? Que Jesús, el Señor, vino y pasó cerca de mí, me hablaron de unas catequesis o algo así, no sé cómo; el Señor pasó cerca de mí y, por medio del camino neocatecumenal, ha comenzado a poner tus pecados ante tus ojos y has visto a través de tus pecados que Dios te ama, aunque seas un pecador. Has conocido la misericordia de Dios. 

Bien, hermanos. Mañana continuaremos con una encuesta sobre esto, y esta noche yo os invito a todos: ¿a qué? A regocijarse en esta Palabra, es decir, a ver que esta Palabra se cumple aquí hoy: ¿qué está haciendo Jesucristo con vosotros esta noche? Está iluminando nuestra realidad, se hace presente aquí esto: que Él nos ama, nos da la vista y nos envía a hacer un trabajo, el trabajo de dar testimonio a todos.
Y ellos dirán: "¿Qué hizo contigo? ¿Cómo te abrió los ojos?". Y tienes que decir cómo. Predicar no es hablar de la Trinidad, de Dios, etc. ¡No! Es dar testimonio, lo que hizo con vosotros. Te van a decir: "Se ve, señora, que no es profesional, que no estudió en la universidad: ¿por qué va por las casas? Porque yo, fíjese, aunque me pagasen tanto dinero, no lo haría. ¿Quién le obliga a hacer esto?". Y tú dirás lo mismo que el ciego: "Yo estaba ciega, mira, en el sentido de que antes era tan buena que no veía mis pecados, etc.". Bien.

Entonces, hermanos, comenzamos esta noche. Pero para poder recibir verdaderamente el Espíritu del Señor, esta misión, para poder cumplir las obras de Dios, para trabajar en la obra de Dios en este tiempo de gracia, dar vista a los ciegos, dar testimonio de Jesucristo, necesitamos de la conversión, abrirnos a este amor; para ver verdaderamente en este día -hoy ya es mañana- esta misericordia de Dios sobre nuestros pecados. Por eso mañana, hermanos, tendremos una jornada penitencial en las Laudes, con cantos, tendremos una mañana de conversión.
Soy un heraldo de Dios para ti, para llamarte a la conversión. ¡Convirtámonos! ¿A qué? A este amor. Dejémonos limpiar por Jesús, dejemos que su Palabra, su saliva se mezcle con nuestra porquería, con nuestra nada, con nuestro polvo ("Eres polvo y al polvo retornarás"), hagamos un barro que ya está humedecido: nuestros pecados se humedecen con la Palabra de Jesús.
Se humedecen, ya no son costras duras, de muerte. Pero todavía es un inconveniente ver nuestra situación, ver que es verdad que somos pecadores, que no tenemos la vida de Dios, que estamos en la muerte. "Ve, lávate y tendrás vista".

"Fui, me lavé y ahora veo", veo el amor de Dios.
El sacramento te sella, te da la gracia de Dios, te da vida divina. Vemos en las convivencias que la gente cambia cuando ha recibido los sacramentos, porque está claro que los sacramentos dan la gracia que significan.
Y hay mucha diferencia si uno está en pecado, frunce el ceño y no acepta nada, y si realmente está con el Señor, con humildad, con sencillez, es decir, dejando el pecado. Debemos enterrar nuestros pecados en las aguas de nuestro Bautismo, porque el pecado nos separa de Dios, hermanos.
El camino neocatecumenal tiene tres fases: humildad, sencillez y alabanza. Alabanza significa bendición. ¿Por qué bendecimos a Dios? Porque Dios nos ama, porque todo contribuye a nuestro bien, todo, absolutamente todo, incluso el mal de los demás. Porque el mayor escándalo es cuando la gente viene a hacerte daño. Mira, Jesús vino a asumir en su cuerpo el escándalo del mal, el escándalo de los desvergonzados, de los sinvergüenzas, de los políticos como Pilato, de los ricos, de los hipócritas como los fariseos, de los malvados: lo asumirá sobre su cuerpo. Cuando todos lo que queremos es deshacernos de él y ponerlo contra la pared -como hacen todos los sistemas políticos de hoy-, Jesús nos enseña cómo se destruye el mal en el mundo.
Y nos enseña el camino que es revolucionario, enorme: asume el mal sobre su cuerpo, respeta el plan que Dios tiene. Uno dice: "¿Pero cómo es posible que exista un Dios en el cielo y permita semejante barbaridad sobre este inocente? Los niños discapacitados, las drogas, que exista la pobreza, los miserables: ¿cómo es posible que haya un Dios en el cielo?".

Jesús asumirá plenamente, hermanos, el misterio del mal, el misterio de nuestro mal, de nosotros. No hablo de los malos que están fuera de aquí, sino de nosotros, que somos malvados tantas veces, que hacemos daño y somos egoístas. Lo asume porque lo lleva en su cuerpo.


Él creerá en el Padre, creerá que el Padre le ha dado al hombre la libertad de ser malvado; y sin embargo, el Padre va a buscar al hombre en su maldad, va a esperarlo detrás del mal, lo amará hasta el final. Un inmenso misterio, hermanos, que solo el Espíritu Santo puede hacerte entender al otorgarte el don de la Sabiduría. Y si esto se da en vosotros, espero que en todos nazca el amor por Jesús, un amor tan grande que te lleve a no crucificarlo más, porque Jesús debe morir en la cruz por cada pecado. Dios dio una ley, una ley cosmo-biológica que rige todo el universo, la ley del amor que dice así: "Amarás a Dios sobre todas las cosas". Y nosotros, seamos claros, no amamos a Dios por encima de todas las cosas.

Luego dice: "Amarás a tu prójimo como a ti mismo". Por tanto, no robarás a tu prójimo, no desearás a su esposa, no cometerás adulterio, no desearás sus bienes, no le mentirás, etc. Y nosotros nos damos cuenta constantemente de que esta ley cosmo-biológica se ha transformado en nosotros en una ley de muerte, de condena, como dice San Pablo. Si todos los días me repiten constantemente los Diez Mandamientos, me condenan todos los días. ¿Por qué esto? Porque vivimos en una situación conflictiva, de pecado, de ceguera. Y Jesús vendrá para sacarnos de esta situación de ley, de condenación, para introducirnos en una nueva situación de gracia, en una situación de "agraciados", liberados de la ley, en una nueva condición: la condición del amor.

Él nos dará Su mismo Espíritu para que, abriendo los ojos del corazón en el espíritu, podamos ver el amor de Dios por todos lados y entonces podamos bendecirlo.

Cuando explico a los niños la canción "Se encontraron dos ángeles", digo: ¿qué significa que Dios vive en la bendición, en la alabanza? Es muy simple: Dios se acerca a la tierra desde el cielo todos los días con la esperanza de que haya alguien que esté feliz de vivir y que le diga al Señor: "Bendito seas, Señor, estás haciendo todo bien. Bendito seas por la vida que me das hoy, por la salud que me das, etc. Pero no encuentra ni uno: todos fruncen el ceño, con cara enojada.

 Al parecer, Dios lo ha hecho todo mal: la esposa que te ha dado es un desastre; se equivocó al darte ese horrible marido; los hijos que te dio, ¡bueno! o te dio demasiados o te dio pocos o no te ha dado ninguno; el trabajo que tienes no te satisface, Dios no ha hecho ni una sola cosa bien.
Pero Dios no necesita que lo alabemos o lo saludemos, ¡DIOS SE COMPLACE SI SOMOS FELICES! Ha hecho todo lo posible para que seamos felices y no vemos. ¡Este es el punto! Dios se complace en nosotros si somos felices. ¿Qué más puede hacer que dar la vida por ti? Pero Dios no te puede robar la libertad, eres libre. "Dios que te creó sin ti no te salvará sin ti", este es el tremendo misterio de nuestra libertad: Dios que te creó sin ti no te salva sin ti, te pide permiso. Y si quieres pecar tranquilamente, puedes olvidarte de Jesucristo, puedes despedirte de tu esposa y largarte, irte con la primera que pase y abandonar a tu esposa, como hacen quienes se divorcian, porque somos libres. Y ni siquiera nos damos cuenta, porque ni siquiera nos creemos hasta qué punto Dios nos toma en serio, realmente en serio. Habrá personas poco inteligentes, personas con mucho trabajo, poco trabajo, etc., pero todos somos libres.

Bien, hermanos, convirtámonos al Señor esta noche. Que Él pueda abrirnos los ojos del espíritu, que puede darnos la vista, que podamos decir: "Señor, Hijo de David, ten piedad de mí". "¿Qué quieres que te haga?" "¡Qué vea, Señor! Que vea tu amor". Es maravilloso vivir y ver el amor, ver que todo contribuye a nuestro bien, ver por qué me sucedió esto a mí y cuán sabio es Dios. Tú no ves nada sino a ti mismo, no ves la acción de Dios por ninguna parte, no tienes una visión profética ni sobre tu vida ni sobre la vida de nadie. 

No sabes ver el amor de Dios por los hombres, ni sabes la razón de las cosas que suceden: no vemos nada, estamos ciegos. No vemos nada más que el dinero.
Entonces les digo a los niños que Dios está muy contento cuando encuentra a alguien que lo bendice. Israel ya decía que cuando un hombre se acuesta feliz después de orar, cuando está en la cama, antes de dormirse, dice a Dios en su corazón: "¡Qué grande eres, cuán bueno eres para mí, Señor! Hoy me diste un día maravilloso" y nace en su corazón una especie de gratitud. Dios se complace por esta gratitud, porque esto es pura felicidad, más que con todos los sacrificios. Esto lo dice el pueblo judío, antes del Cristianismo.



San Pedro dirá que el cristiano ha sido llamado a heredar la bendición: Dios se complace con la bendición, dice San Pablo que todo contribuye a nuestro bien, por esto dice: "Dando gracias a Dios por todo, bendiciéndolo, contentos por todo" porque vuestra fe ha vencido al mundo.

Dios os ama: todo es vuestro, ¡sois libres! Estas son solo palabras bonitas; pero para los que ven, esto es fantástico. Si uno ve y otro no ve, el ciego no ve nada; por más que el otro pueda contar, al que no ve nada todo le parece poco: tiene el pecado en su interior. Y ¿qué es el pecado? Que tú eres Dios. De hecho, nada es suficiente para ti. Tal es la insatisfacción que tienes, que todos están siempre en falta contigo, nadie te ama como debería amarte, no te sacia nada, ni tu trabajo ni tu dinero, ¡nada! ¿Cómo podrían saciarte estas cosas, si tú eres Dios? Es imposible, no sé qué pasa.

Sin embargo, la bendición, heredar la bendición, será la tercera etapa: ya queda poco para llegar allí, para llegar a lo que también se llama "Eucaristía".

 La palabra "eucaristía" significa acción de gracias. Sabéis que la palabra "misa" significa "bendición".

La gran bendición es la misa, en la que el hombre eleva un canto a Dios y lo bendice, le da las gracias.

Entonces Dios desciende. Les dije a los niños: cuando Dios ve a uno que Le da gracias, desciende y dice: "¡Menos mal que hay uno que me da gracias, menos mal! Estoy contentísimo. ¿Verdad que las cosas van bien?". Sí, guau, a toda vela. "¿Te das cuenta de lo que te pasó ayer? El hecho es que anteayer te distrajiste y no tuve otro remedio que enviarte un ángel allí que te dijese cuatro cosas para que estés atento...".
Dios se alegra si somos felices, hermanos. Y corrige a los que ama, y a quienes ama enviará un ángel que no le permitirá pecar. Te lo impedirá como con Balaam: un ángel se para delante del burro y Balaam le da una paliza con el bastón; el burro estaba aterrorizado porque veía al ángel y él no veía nada.

Toda la Escritura, hermanos, dice una sola cosa: "Él me salvará; no caeré, no vacilaré porque Él me ayuda, Él me sostiene. Él está a mi derecha para que mi pie no vacile". Entonces, Señor, ¿por qué vacilo? "Porque no confiaste en mí no creíste en mi amor, dudabas que te amara. Y si uno duda de que yo existo, que lo amo, está solo; ¡se acabó para él!".

Entonces, si aquí hay alguien confundido, uno que bebe, uno que se droga, uno a que quien le gustan a rabiar las chicas, uno que no tiene fuerza de voluntad, pero que cree que Dios lo ama y lo ayudará, si hay uno que se apoya en Él: "Señor, soy un desgraciado pero me apoyaré en ti: sálvame Tú, ¿eh?, pondré en Ti la fortaleza, la confianza"... Porque la palabra "fe", "confianza", que aparece en las Escrituras, significa "apoyarse en lo que es firme": la raíz hebrea de la palabra fe es "emuná", que significa "lo que está firme".

Y lo único que permanece firme, la roca, es el amor de Dios, el amor que Dios tiene por nosotros, manifestado en Jesucristo: Él es la roca.
Ya en el Antiguo Testamento el salmista dijo lo mismo: "Él es la roca, no vacilaré; con Él a mi derecha no vacilaré". El salmo 121 dice: "Levanto los ojos a los montes: ¿de dónde me vendrá la ayuda? La ayuda viene del Señor". Ningún salmo dice: "Resistid, resistid, apretad los dientes; debéis sacrificaros, debéis resistir, debéis sufrir".
No hay ningún salmo que diga tal cosa, absolutamente: los salmos dicen lo contrario, dicen: "Ánimo, el Señor está a tu derecha, para que tu pie no vacile; te cubre con su sombra, para que durante el día el sol no te haga daño ni la luna a la noche; no duerme ni reposa el guardián de Israel. Un millar caerá a tu derecha, diez mil a tu izquierda y tú no caerás porque pones tu confianza en el Señor".

Cristo puso su confianza en el Padre: "Pedro, ¿no crees que si quisiera una legión de ángeles, me defenderían?". Puso toda su confianza en el Padre para llegar al final. Para cumplir todo lo que está escrito sobre él –minúscula en el original-, del Siervo sufriente que llevará nuestros pecados en la cruz, que se ofrecerá como rescate por nosotros. Ofrecerá su sangre para mostrar al mundo lo mucho que Dios nos ama, porque en él –de nuevo minúscula en el original- Dios estaba reconciliando al mundo consigo mismo.




Es el Señor quien está hablando esta noche, hermanos, no soy yo; yo soy un pobre desgraciado. 

No se trata aquí de sentir placer en el corazón, porque mañana podemos morir. Es una gracia del Señor, gratis, es algo estupendo que Dios os permita escuchar su Palabra y os llame a conversión. Así que no perdáis la oportunidad, no dejéis que pase en vano la gracia que se os concede, que se os da gratis. Dejemos el pecado, dejemos el lastre, lo que nos separa de Dios, y confiemos en Él. Miremos hacia adelante, miremos a Aquél que nos llama a hacer una alianza con Él, alianza que sella con su sangre en la Eucaristía de mañana.
Ánimo, porque Dios quiere darnos esta luz, abrir los ojos del corazón para que veamos el amor de Dios que nos rodea por todas partes, para que entremos en el Reino de Dios. Aquí hay gente que está en el infierno y otros que están en el cielo: ¡entremos todos en el reino de Dios! Tú mismo lo habrás notado: un día estabas tan contento, creías que eras muy feliz, y tal vez cometiste un pecado y todo terminó, el día se volvió gris. Te han expulsado del paraíso y has entrado en la tierra: al principio, todo te fue dado gratis, ahora tendrás que ganarte el pan con el sudor de tu frente.
Antes tenías amistad con Dios y veías su amor en todas partes: ahora tendrás que trabajar y sudar. Primero viste la vida de Dios, ahora la mujer verá todo como un mal: estar casada, que el marido la domine, los hijos, todo parece como una pendiente negra y oscura, como sucede a Eva cuando entra en la tierra. "La tierra te será hostil", etc.
Hermanos, estamos invitados a entrar en el Reino de Dios: esforzaos por entrar en el Reino de Dios, dice el Señor. Grande y espaciosa es la puerta que conduce a la perdición: ¡cuántos son los que la atraviesan! ¡Una palabra terrible! Cuán pocos son los que descubren la puerta de la vida, cuán pocos son los que la encuentran, porque todos prefieren las cosas del mundo, porque al final el demonio sabe cómo comprarte.
La gracia que Dios te está dando aquí, en esta convivencia -porque te la dará, te la quiere dar- está sujeta con alfileres. Para que pueda penetrar en tu corazón, debes defenderla verdaderamente, porque el demonio, tan pronto como salgas por esta puerta, te dirá: "Oye, dame la paz que tienes dentro".

A uno le ofrece una chica, a otro le ofrece dinero, a otros les da un sufrimiento para que blasfemen en sus corazones. 

El hecho es que debe arrancar de vosotros el bien que se producirá aquí. Aquellos que aprecian a Jesús lo defenderán, defenderán la paz que han recibido y que no se encuentra en ningún lugar de la tierra, la defenderán, combatirán contra el pecado. "Aún no habéis resistido hasta el derramamiento de sangre en vuestra lucha contra el pecado", dice San Pablo a los cristianos.
Ahora os pido por favor que vayáis a dormir en silencio, sin hablar, porque es necesario hacer silencio. Lo que estamos haciendo aquí es muy importante: la salvación de mucha gente depende de que tú, aquí, entres en el plan de Dios, en la obra de Dios o no lo hagas.
Es muy diferente si tú está aquí para cumplir con un deber, porque su esposa está en la comunidad, o si estás pensando "¿Debemos ir por las casas? Bien, ¡vamos por las casas!". ¿Entendéis? Porque todo lo que eres se nota en ti. Pero es muy diferente si tú verdaderamente recibes aquí la gracia del Señor, recibes su vida divina, recibes la gracia bautismal.
Oramos.
Oración del presidente.
Padre Nuestro.
Vamos a la cama de inmediato: os invito a acostaros en silencio. Comenzamos la convivencia haciendo un pequeño sacrificio yendo a dormir en silencio.
Os invito a dormir en silencio para prepararnos haciendo silencio dentro de nosotros. Mañana nos levantamos en silencio, desayunamos en silencio y venimos aquí para comenzar las Laudes. Buenas noches a todos.
Bendición.
A dormir en silencio.