lunedì 23 marzo 2015

Onestà solidarietà e famiglia




Il cardinale Bagnasco al Consiglio permanente della Cei. 

L’anno santo della misericordia e la persecuzione di cui sono vittime i cristiani in varie regioni del pianeta sono gli argomenti che fanno da sfondo alla prolusione con cui il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) apre nel pomeriggio a Roma i lavori del Consiglio permanente, che si protrarranno sino a mercoledì 25. Nelle parole del cardinale Angelo Bagnasco, la consueta analisi della situazione sociale del Paese, con una rinnovata condanna dei fenomeni legati alla corruzione, la preoccupazione per le drammatiche condizioni di immigrati e disoccupati e per gli attacchi, di ordine soprattutto culturale, cui è ripetutamente sottoposta la famiglia tradizionale.
La premessa, come accennato, è il «grande dono» dell’anno santo della misericordia annunciato da Papa Francesco. Un evento che trova la sua «icona evangelica» nella parabola del buon samaritano, «nella quale Gesù non solo annuncia l’azione misericordiosa del Padre, ma ne esplicita i diversi sentimenti e i gesti coerenti». Infatti, «con il suo farsi prossimo», il buon samaritano «ha immesso nel mondo il germe di una rivoluzione; ha posto in questione una visione che toccava non solo il levita di passaggio; ha gettato il guanto della sfida a una cultura individualista. Ha detto “no” a una visione che scarta il debole e lo abbandona al suo destino». In questa direzione, ha assicurato il presidente della Cei, si muoverà anche l’episcopato italiano, che dedicherà alla riflessione sull’Evangelii gaudium sia l’assemblea generale di maggio che il convegno ecclesiale nazionale di novembre a Firenze.

Quanto alla persecuzione dei cristiani viene espresso dolore e sconcerto di fronte a tanta crudeltà che non trova motivazione razionale. «Perché tanta barbarie compiaciuta ed esibita sul palcoscenico mediatico del mondo? Perché non fermarsi neppure davanti ai bambini, agli inermi? È forse l’odio per l’Occidente?». E, ancora: «È forse il tentativo turpe e macabro di regolare i conti all’interno del proprio mondo culturale e seminare terrore tra coloro che la pensano diversamente?». In ogni caso, «la ragione, prima ancora che le fedi, non può non condannare tanta barbara e studiata crudeltà contro le minoranze e in particolare contro i cristiani solo perché cristiani. E non può non condannare strategie folli e sanguinarie che portano indietro l’orologio della storia». Infatti, «la religione non può mai essere impugnata per uccidere o fare violenza: invocare il nome di Dio per tagliare le gole è una bestemmia che grida al cospetto del cielo e della terra». In questo senso, «mentre resta urgente la responsabilità di assicurare i diritti della libertà religiosa nel mondo, ancora una volta esortiamo l’Europa a un serio esame di coscienza sul fenomeno di occidentali che si arruolano negli squadroni della morte».
Quanto alla situazione del Paese, dopo avere espresso omaggio al nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella, si sottolinea che i vescovi, fedeli alla propria missione, «danno voce alla gente con l’unico intendimento di contribuire alla costruzione del bene comune, a partire dai più deboli e bisognosi». In questo orizzonte, vengono richiamate le severe parole di condanna del malcostume e del malaffare pronunciate da Papa Francesco nella sua visita a Napoli. Da parte di Bagnasco l’invito a reagire, a ogni livello. «Se l’onestà è un valore sempre e comunque, che misura la dignità delle persone e delle istituzioni, oggi, le difficoltà di quanti si trovano a lottare per sopravvivere insieme alla propria famiglia sono un ulteriore motivo perché la disonestà non solo non sia danno comune, ma anche non sia offesa gravissima per i poveri e gli onesti. Ciò è insopportabile». Di qui la vicinanza con chi «invoca lavoro», perché «l’ha perso» o perché «non l’ha mai trovato».
Analoga preoccupazione viene espressa per «la tragedia di uomini, donne, bambini, che attraversano il mare per raggiungere le nostre coste». Per il presidente della Cei, «la situazione richiede visione, energie e risorse, che attestino che l’Europa esiste come casa comune e non come un insieme di interessi individuali ancorché nazionali». Infine, uno sguardo al mondo della cultura, della scuola e della famiglia, con l’allarme per la «dilagante colonizzazione da parte della cosiddetta teoria del “gender”». Infatti, «il gender si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione, ma, in realtà, pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un “transumano” in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità».
L'Osservatore Romano