venerdì 15 maggio 2015

Cosa ho imparato stando 5 giorni in monastero

chiostro
di Emanuele Fant
  1. Si può stare in compagnia di Dio senza approfittare dell’incontro per chiedergli un favore.
  2. Chi è più serio durante le funzioni, ha un sorriso migliore fuori.
  3. La zucca non nasce già a cubetti nei sacchetti dell’Esselunga (grazie al monaco Abramo che lo ha spiegato a mia moglie, rendendo la nostra vita familiare un po’ migliore).
  4. Tenere in ordine dove si vive non è necessariamente un moto compulsivo: passare l’aspirapolvere è un gesto d’amore (cambiarle il sacchetto ancora non riesco a leggerlo nel suo aspetto positivo).
  5. I cani dei monaci sono influenzati dal clima: prima di abbaiare si chiedono se hanno davvero qualcosa da dire.
  6. Il primo ingrediente della minestra buona è la lenta cottura e non il dado.
  7. Il largo uso di incenso può indicare presenze superiori alle bancarelle dei venditori di maglioni usati.
  8. Il mondo esiste già alle quattro di mattina.
  9. Il buio pesto dura il tempo esatto che ci serve per dormire.
  10. Esiste un gusto maschile per le decorazioni floreali.
  11. I cinque sensi non hanno a che fare solo con le distrazioni: nascono come dolby sorround della preghiera.
  12. L’essere umano dovrebbe frequentare le giornate ripetitive, prima di parlarne male.
  13. Stare in silenzio non significa per forza smettere di comunicare.
  14. La marmellata industriale danneggia la tensione spirituale.
  15. Astenersi può nutrire
fonte: Credere