domenica 10 maggio 2015

La Chiesa trovi il modo di parlare all’umanità tutta compresi i non credenti



Un testo inedito di Benedetto XVI introduce il nuovo libro del cardinale Tarcisio Bertone, “La fede e il bene comune” 
(Benedetto XVI) EMINENZA! Scorrendo i testi del Suo nuovo libro, La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea , che gentilmente mi ha inviato, mi si sono ripresentati in modo vivo davanti agli occhi gli anni del nostro comune lavoro nel servizio del ministero petrino. Mi è di nuovo risultato molto evidente quante dimensioni oggi abbraccia l’ufficio pastorale di un pastore nella Chiesa di Gesù Cristo. Ufficio pastorale in verità non significa solo che noi nella Chiesa svolgiamo per i fedeli il servizio dei sacramenti e dell’annuncio della Parola di Dio. Mi è risultato chiaro in modo particolare che l’ufficio pastorale abbraccia decisamente anche la dimensione intellettuale, che i collaboratori del cardinale Ruini hanno definito con il termine “amor intellectualis”. Solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la Parola di Dio come rivolta a noi nel presente. Solo se parteciperemo alle opportunità e alle necessità del nostro tempo, i sacramenti potranno giun- agli uomini con la loro vera forza.
C’è un altro elemento incluso nell’ufficio pastorale: per quanto in primo luogo ci sia affidata la cura dei fedeli e di chi direttamente è alla ricerca della fede, il servizio del pastore non può limitarsi solo alla Chiesa.
La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo. Allo stesso modo, anche la Parola di Dio, a sua volta, riguarda la totalità della realtà, e l’attualità di essa impone alla Chiesa una responsabilità complessiva. L’impegno profuso nell’enciclica Caritas in veritate , che Ella ha esposto in modo tanto incisivo, mostra l’intreccio dei diversi piani: la Chiesa deve coinvolgersi negli sforzi che l’umanità e la società in quangere to tali compiono per un giusto cammino e deve per questo trovare un modo di argomentare che riguardi anche i non credenti. Solo se essa va oltre se stessa e assume la responsabilità per l’umanità nel suo complesso, la Chiesa rimane anche se stessa nel modo giusto.
Tutto questo emerge chiaramente nei saggi del Suo libro. Penso che trovare rappresentato il procedere di un impegno che abbraccia in tutta la sua ampiezza l’intero spettro dei compiti del nostro tempo farà riflettere anche molti lettori che non appartengono alla Chiesa. Così mi è risultato evidente anche che la nostra collaborazione non poteva limitarsi unicamente a concreti atti di governo, ma spingersi, più in profondità fino all’impegno di servire oggi nel modo giusto la Parola di Dio, il Logos di Dio.
Profitto della circostanza per ringraziarLa per questi anni di collaborazione e auguro che il libro possa far riflettere molti uomini e possa aprire loro anche la via che porta alla fede.

IL LIBRO La fede e il bene comune di Tarcisio Bertone (Libreria Editrice Vaticana, pagg. 453, euro 22) sarà presentato al Salone del libro di Torino
La Repubblica

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Benedetto XVI su fede e bene comune. In dialogo con i non credenti


«La Chiesa deve coinvolgersi negli sforzi che l’umanità e la società compiono per un giusto cammino» e «trovare un modo di argomentare che riguardi anche i non credenti». È Benedetto XVI ad affermarlo nella lettera introduttiva — scritta in tedesco e pubblicata in facsimile insieme alla traduzione italiana — al volume del cardinale Tarcisio Bertone La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea, curato da Fabio Pisani (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, 453 pagine, euro 22). Infatti, spiega il Papa emerito, «solo se va oltre se stessa e assume la responsabilità per l’umanità nella sua totalità, la Chiesa rimane anche se stessa nel modo giusto».
Il libro, che raccoglie prolusioni, discorsi e interventi del porporato pronunciati in occasione di conferenze e simposi, offre uno sguardo su tutta una serie di problematiche legate all’essere cristiano in tempi moderni e su tematiche sociali, economiche e culturali di attualità. Nella sua lettera, datata 21 aprile, festa di sant’Anselmo di Canterbury, Joseph Ratzinger confida all’antico collaboratore che scorrendo le pagine gli si «sono ripresentati in modo vivo davanti agli occhi gli anni del comune lavoro». In tal modo, aggiunge, gli «è di nuovo risultato evidente quante dimensioni oggi abbraccia l’ufficio di un pastore nella Chiesa». Secondo il Pontefice emerito, del resto, «pastorale non significa solo che noi nella Chiesa svolgiamo per i fedeli il servizio dei sacramenti e dell’annuncio della Parola di Dio»; al contrario, essa «abbraccia decisamente anche la dimensione intellettuale, che i collaboratori del cardinale Ruini hanno definito con il termine amor intellectualis». Di conseguenza, fa notare Benedetto XVI, «solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la parola di Dio nel presente». Di più, «solo se parteciperemo alle opportunità e alle necessità del nostro tempo, i sacramenti potranno giungere agli uomini con la loro vera forza».
Sviluppando il ragionamento, Ratzinger ravvisa inoltre che «anche se in primo luogo ci è affidata la cura dei fedeli e di chi direttamente è alla ricerca della fede, il servizio del pastore non può limitarsi solo alla Chiesa». Essa «è parte del mondo e perciò può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo». Secondo Benedetto XVI allo stesso modo «la parola di Dio riguarda la totalità della realtà, e l’attualità di essa impone alla Chiesa una responsabilità complessiva», come dimostra «l’impegno profuso nell’enciclica Caritas in veritate», che in un testo contenuto nel volume il cardinale Bertone «ha esposto in modo tanto incisivo», mostrando «l’intreccio dei diversi piani». Merito dunque dell’autore l’aver fatto emergere tutto questo «chiaramente nei saggi del libro». Con la consapevolezza «che trovare rappresentato il procedere di un impegno, che abbraccia l’intero spettro dei compiti del nostro tempo, farà riflettere anche molti lettori che non appartengono alla Chiesa». 
Infine il Papa emerito individua nelle pagine dell’opera un’ultima evidenza: ovvero che la collaborazione reciproca con il porporato salesiano «non poteva limitarsi unicamente a concreti atti di governo, ma spingersi, più in profondità, fino all’impegno di servire oggi nel modo giusto la parola di Dio, il Logos di Dio».
Il volume sarà presentato al Salone internazionale del libro di Torino — dove la Libreria Editrice Vaticana sarà presente con uno stand nel quale proporrà le sue novità — nel pomeriggio del 15 maggio, allo Spazio incontri, con gli interventi dell’autore, di Riccardo Ghidella, presidente regionale dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti Piemonte, di Vincenzo Buonomo, ordinario di diritto internazionale e direttore del corso di laurea in giurisprudenza della Pontificia università Lateranense, moderati da Carlo Di Cicco, già vicedirettore dell’Osservatore Romano.
Il precedente libro del cardinale — Diplomazia pontificia in un mondo globalizzato, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2013, pagine 544, euro 25, a cura proprio di Buonomo — raccoglieva 43 interventi tenuti dal porporato tra il 2006 e il 2013 in ambito diplomatico, mentre quest’ultima pubblicazione sposta il campo d’indagine sul piano della pastorale, con risvolti sociali, economici, politici.
L'Osservatore Romano

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Lo scritto in un libro di Bertone. Così Benedetto XVI stimola la Chiesa a parlare a chi non crede 

(Maria Antonietta Calabrò ) La fede ha a che fare con il bene comune. «La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo». Ancora: «La Chiesa deve coinvolgersi negli sforzi che l’umanità e la società in quanto tali compiono per un giusto cammino e deve per questo trovare un modo di argomentare che riguardi anche i non credenti». Questa via della Chiesa nel mondo, «questo ufficio del pastore» che «non può limitarsi solo alla Chiesa» cioè «alla cura dei fedeli e di chi direttamente è alla ricerca della fede», ma di tutti anche i non credenti, è anche la via della dottrina sociale, del confronto con il mondo dell’economia e della politica.
L’ultimo scritto del Papa emerito Benedetto XVI, una lettera di due cartelle con firma autografa, in tedesco ed italiano, sembra quasi affidare la sua eredità di Pastore universale alla sua ultima enciclica scritta dopo un grande lavoro di elaborazione con i suoi collaboratori, la Caritas in Veritate (29 giugno 2009). Benedetto delinea il suo pensiero nella forma di prefazione di un libro dell’ex segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone («La Fede e il Bene comune», Lev), che raccoglie appunto i discorsi tenuti dal cardinale in materia di dottrina sociale, e che al Papa emerito hanno ripresentato «davanti agli occhi gli anni del nostro comune lavoro nel servizio del ministero petrino».
Benedetto XVI aggiunge: «Penso che trovare rappresentato il procedere di un impegno che abbraccia in tutta la sua ampiezza l’intero spettro dei compiti del nostro tempo farà riflettere anche molti lettori che non appartengono alla Chiesa»(...) «e possa aprire loro anche la via che porta alla fede». Il libro contribuirà a ricostruire una tappa del pontificato di Ratzinger. Bertone ad esempio rivela che la Congregazione per la dottrina della Fede aveva espresso addirittura contrarietà a che il Pontefice mettesse mano ad una nuova enciclica. Sfata luoghi comuni e descrive il ruolo chiave del cardinale Renato Martino (che poi fu tra i king maker dell’elezione di Papa Francesco cui ieri Bertone ha consegnato il volume).
Corriere della Sera