giovedì 7 maggio 2015

Quando la santità parla arabo


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Ecco il messaggio delle prime due sante palestinesi dei tempi moderni

Intervista con il patriarca di Gerusalemme Mons. Fouad Twal su Mariam e Marie Alphonsine, che saranno canonizzate il 17 maggio

FRANÇOIS VAYNE

Lei sarà a Roma il 17 maggio per la canonizzazione di due religiose palestinesi, e ha invitato il presidente dello stato palestinese ad accompagnarla: che cosa rappresenta questo avvenimento della Chiesa universale per gli abitanti della Terra Santa in questo momento della storia? 
«La canonizzazione di due sante palestinesi è un momento spiritualmente forte per gli abitanti della Terra Santa. Nel mezzo di tutte le difficoltà che ci sono, Mariam e Marie Alphonsine sono una luce sul nostro cammino, un invito a non scoraggiarsi e a mantenere gli occhi fissi sul nostro obiettivo e sulla nostra vocazione per tutti in quanto cristiani: la santità. Se la Terra Santa oggi, talmente straziata da violenza e divisioni, talvolta ci sembra sfigurata, le nostre due sante vengono a restituirgli il suo carattere sacro. Come se Mariam e Marie Alphonsine, con il loro esempio, ci dicessero: sì, la Terra Santa può essere feconda e può dare frutti di santità. La santità è ancora possibile, anche in un contesto tra i più difficili. Mariam e Marie Alphonsine non hanno conosciuto il conflitto israelo-palestinese durante la loro vita sulla terra, ma hanno vissuto in tempi difficili e in un'estrema povertà. Mariam, non avendo ricevuto un'educazione, era anche analfabeta. Ma entrambe grazie alla loro perseveranza, la loro pazienza, la loro umiltà, hanno amato Dio e i loro fratelli con amore e sacrificio al punto di diventare sante». 
   
Qual è il grande messaggio inviato al mondo di oggi da queste due nuove sante, Mariam Bawardi e Marie Alphonsine Ghattas, alle quali lei ha recentemente dedicato una lettera pastorale?  
«È un messaggio di speranza e d'amore. Un messaggio d'incoraggiamento alla santità attraverso la via dell'umiltà, della semplicità. Mariam diceva di sé di essere "il piccolo niente" di Gesù Crocifisso, Marie Alphonsine ha vissuto anch'essa nella più grande umiltà, talvolta nella persecuzione, le Suore che vivevano con lei hanno ignorato fino alla fine che lei era la fondatrice della loro comunità, le Suore del Rosario di Gerusalemme. Il loro messaggio comune è quello di vivere alla presenza di Dio in tutto, di rimettersi a Dio per tutto, e di mantenere una fiducia totale anche nelle più grandi difficoltà. Marie Alphonsine come Mariam, ha ricevuto tutto da Dio. La Vergine le ha anche mostrato i progetti della Chiesa dedicata a Nostra Signora del Rosario a Gerusalemme. Lo Spirito Santo ha anche mostrato a Mariam dove fondare il Carmelo di Betlemme. Erano entrambe all'ascolto di Dio nei minimi dettagli nella loro vita. Allora, il loro grande messaggio direi è quello della santità accessibile a tutti, la santità come una relazione d'amore e di prossimità a Dio. E il fatto che Mariam e Marie Alphonsine siano le prime sante palestinesi dei tempi moderni, entrambe di lingua araba, è un segno di speranza per la Palestina, per tutta la Terra Santa e per tutto il Medio Oriente: la santità è sempre possibile anche in una regione così straziata. Che si alzi al loro seguito tutta una generazione di santi e di sante!» 

Che cosa si aspetta dall'incontro con Papa Francesco, e più ampiamente qual è il programma del pellegrinaggio previsto dalla delegazione che lei accompagnerà in questa occasione? 
«Questo incontro col Santo Padre nel contesto straordinario delle canonizzazioni sarà per noi un grande momento di gioia che verrà, ne sono sicuro, a ravvivare la speranza dei nostri cristiani del Medio Oriente e a incoraggiarli a restare fermi nella Fede mantenendo gli occhi fissi verso il cielo, soprattutto in questi momenti così difficili per i cristiani del Medio Oriente. Mariam e Marie Alphonsine sono una consolazione del Cielo. Abbiamo visto quest'anno come Papa Francesco ha sempre avuto gli occhi attenti alla nostra regione e non ha mai cessato di deplorare le atrocità inaudite perpetrate in Medio Oriente contro i cristiani e le minoranze, esprimendo la sua viva preoccupazione e moltiplicando le iniziative: incontro in Vaticano con i nunzi apostolici in Egitto, in Terra santa, in Giordania, in Iraq, in Iran, in Libano, in Siria e in Turchia dal 2 al 4 ottobre 2014: concistoro ordinario per il Medio Oriente, il 20 ottobre 2014; lettera ai Cristiani del Medio Oriente, a Natale, ecc… Marie Alphonsine e Mariam sono entrambe due ragazze dell'Oriente cristiano, e il fatto di canonizzarle oggi in questo contesto rovente è anche, credo, da parte del Papa, un invito alla preghiera, unica pratica che potrà aiutare miracolosamente la nostra regione a rialzarsi. Abbiamo oramai due nuove sante per intercedere per la Pace. Esse sono, grazie alla ricerca della loro saggezza e il loro messaggio divino, un modello di perfezione sia per i cristiani che per gli ebrei e i musulmani. Il loro nome, Marie, Mariam, comune alle nostre tre tradizioni, è anche un segno per il nostro tempo, come se potessero parlare alle tre popolazioni senza distinzione». 



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Mons. Shomali: «La santità può essere combinata anche con la lingua araba»


GERUSALEMME – In occasione della conferenza stampa, tenutasi mercoledì 6 maggio 2015 presso il Christian Media Center, sull’ormai prossimo appuntamento della canonizzazione delle due beate palestinesi Myriam e Marie-Alphonsine, mons. William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina, ha ribadito il senso della santità al giorno d’oggi, e l’importanza di questo evento per la Terra Santa. Qui di seguito, il suo discorso in versione integrale in inglese e tradotto in italiano.
Ringrazio il Christian Media Center per aver organizzato questa conferenza stampa in cui si vuole presentare il nostro pellegrinaggio a Roma il 17 maggio prossimo, quando papa Francesco dichiarerà sante due palestinesi. Tale evento viene chiamato dalla Chiesa «canonizzazione».
Anche la Terra Santa si prepara da qui a celebrare questo evento. Molti poeti hanno scritto per tale occasione canti ed inni, dei registi hanno preparato film. Più di 15 libri in diverse lingue sono stati pubblicati per diffondere i loro pensieri e naturalmente il loro percorso di santità.
Qual è il significato di un tale evento e che cosa significa per noi, popolo della Terra Santa: arabi ed ebrei, palestinesi, giordani o israeliani, cristiani o musulmani?
Permettetemi un’analogia. Ogni anno, il Premio Nobel viene assegnato a coloro che hanno reso grandi servizi all’umanità nei campi della scienza, della letteratura, della medicina, dell’economia e della pace. Un Nobel per la Pace viene assegnato alla persona che si è sacrificata mettendo tutte le sue energie nella risoluzione dei conflitti, consentendo la riconciliazione, per evitare un conflitto o addirittura denunciare l’oppressione e l’ingiustizia. La Chiesa cattolica ha i suoi criteri per onorare i fedeli che hanno soddisfatto tale esigenze. Un santo, per godere la beatitudine eterna con il Signore e i suoi santi, deve:
1 – Avere una grande esperienza di comunione con il Signore.
2 – Vivere una vita semplice, seguire l’etica e i suoi valori eroici di onestà, umiltà, altruismo, saggezza, carità, amore e perdono.
3 – Questa santità deve essere attestata da testimoni. Per questo motivo, la Chiesa ha le sue procedure legali per condurre l’indagine attraverso gli scritti, le parole, le azioni del candidato che prima diventa venerabile poi beato e infine santo.
4 – Per ottenere lo stato di beato e poi di santo, devono essere riconosciuti due miracoli. Questi devono essere studiati dai comitati locali e internazionali, composti da medici. Un miracolo è una guarigione immediata che non risulta né dalla medicina né da un intervento chirurgico, ma solo dall’intercessione del santo. Queste condizioni rendono difficile il processo di canonizzazione. Pertanto, Myriam Bawardi e Marie Alphonsine Ghattas, tornate al Padre, rispettivamente, nel 1878 e nel 1927 verranno canonizzate solo quest’anno.
Le nostre due sante hanno soddisfatto tutte le condizioni. Noi non discutiamo i miracoli che hanno fatto, il tempo è breve. Potete leggere la lettera pastorale del Patriarca.
Infine, un santo, oltre che godere della gioia della beatitudine eterna in Paradiso, gode anche della venerazione da parte della comunità locale e di tutta la chiesa. È anche un esempio da imitare e offre una potente intercessione.
La nostra Terra Santa ha dato centinaia di santi dal primo secolo fino ad oggi. La prima e la più grande tra i santi è Maria, la Madre di Gesù; c’è anche suo marito Giuseppe, ci sono i primi apostoli, molti vescovi, monaci e martiri della fede. Alcuni nomi sono più noti di altri: Girolamo, Giustino, Elena, Sofronio, Saba, Eutimio, Alberto di Gerusalemme. Ma sono solo tre i santi che sono nati nel nostro tempo e che non hanno parlato né greco né latino né aramaico. La santità può anche essere combinata con la lingua araba.
Con Myriam e Marie-Alphonsine, ce n’è un terzo Simon Srouji, salesiano, la cui causa è studiata a Roma.
Le sorelle si sono incontrati a Betlemme intorno al 1875. Una era carmelitana contemplativa che trascorreva il suo ultimo anno a Betlemme. L’altra era più attiva, fondatrice della Congregazione delle Suore del Santo Rosario. Era un insegnante, un infermiere e una consigliere spirituale a Beit Sahour, Jaffa, Nazareth, Zababdeh, Salt, Betlemme e Ein Karem.
Cosa significa la santità per noi?
1 – In primo luogo significa che la nostra Terra Santa offre ancora dei santi e continua ad essere una Terra Santa non solo per i suoi luoghi santi, ma anche perché è la terra di persone buone che vi vivono.
2- Queste due sante hanno vissuto qui in tempi difficili e di estrema povertà, che soffrono di mancanza di libertà sotto l’Impero ottomano, senza scuole o università. Molti degli abitanti di questa terra, e in particolare le donne, erano analfabeti. Hanno sofferto malattie, fame e sete e ogni mancanza di comfort. Ma perseverarono, erano pazienti, umili, e, soprattutto, hanno amato Dio e il prossimo in un modo straordinario. Lo Spirito Santo li ammaestrava.
Myriam Bawardi era un carmelitana contemplativa. Era una mistica. Impariamo da lei a pregare e a comunicare con Dio. Ha usato per parlare di parole toccanti della misericordia di Dio, per la sua vicinanza e la facilità di perdonare i più peccatori. La nostra ammirazione è ancora maggiore perché sappiamo che era quasi analfabeta.
3 – L’altra santa, Marie Ghattas ha aperto le prime scuole per le ragazze nei villaggi che visitava: Salt, Zababdeh, Beit Sahour e Giaffa di Nazareth. Ha difeso le donne e le ha aiutate ad ottenere l’accesso alla cultura e all’istruzione e ad accedere alla loro libertà e dignità. Lei è stata molto attiva e non ha smesso mai di essere contemplativa, come l’altra non ha mai cessato di essere contemplativa, pur essendo attiva. Quando Myriam è tornato al Padre, un testimone ha detto: «Se non entra nel Cielo, dubito che nessuno entri».
4 – Intercessione per la Pace: le due sante vivevano in Palestina prima della sua divisione. Essi non hanno sperimentato il conflitto arabo-israeliano. Sono sicuro che conoscono la situazione dal cielo e intercedono per la pace e la riconciliazione in Terra Santa. Questa intercessione è forte ed efficace.
Conclusione: i palestinesi possono essere orgogliosi di queste due sante. Il presidente Mahmoud Abbas sarà presente alla celebrazione a Roma con una delegazione di alti funzionari. Io credo che non solo i cristiani ma anche musulmani e gli ebrei possono gioire che due persone del nostro paese hanno accesso al più alto grado di giustizia umana, sapienza spirituale e l’esperienza mistica di Dio. Sono modelli per tutti e intercedono per ciascuno di loro. Intercedendo per la Terra Santa, non fanno alcuna separazione tra cristiani e non cristiani. Entrambe si chiamano Marie, Myriam, come una felice coincidenza. È incredibile come questo nome possa essere portato da ebrei, cristiani e musulmani. Che diventi un ponte fra tutti noi.
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Santa Mariam di Betlemme, il “piccolo nulla” di Gesù Crocifisso

Santa Mariam di Betlemme, il “piccolo nulla” di Gesù Crocifisso

RECENSIONE – Un’opera pubblicata dalle edizioni del Carmelo, nella collana ExistenCiel, sulla nuova santa palestinese. La antologia di studi, con prefazione del Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, offre una introduzione alla vita e all’opera della santa monaca carmelitana di Betlemme. Qui sotto la prefazione del Patriarca.
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Prefazione
 Non possiamo che adorare i disegni della Divina Provvidenza che mai abbandona i suoi figli nella loro “valle di lacrime”. Con san Paolo crediamo che Dio è “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione che ci consola in ogni nostra tribolazione” (2Cor 1,3-4). Egli non manca mai di modi per consolare e confermare i suoi figli nel suo amore e nel suo servizio.
Visitare la Terra Santa ha sempre rappresentato il desiderio profondo di tutti i cristiani del mondo. Qui essi camminano sui passi di Nostro Signore Gesù Cristo, vivono l’atmosfera della sua opera e del suo insegnamento e restano colpiti durevolmente dalle prove concrete del suo amore per l’umanità.
Purtroppo, il Medio Oriente in generale – e la Terra Santa in particolare che ha avuto il privilegio di accogliere il Figlio di Dio per attuare il piano divino della nostra redenzione – non ha cessato di attraversare, per non parlare che degli ultimi due secoli, uno sconvolgimento sociale e politico sempre più duro. Queste prove sono state causa di sofferenza e di dolore insopportabile per i suoi abitanti.
I nostri fedeli, che continuano a rendere presente la prima comunità cristiana di Gerusalemme, hanno dovuto lottare per sopravvivere con dignità su questa terra benedetta e si trovano spesso nel dilemma di scegliere tra la sofferenza nella sequela del loro Divin Maestro o l’emigrazione in terra straniera.
La Terra Santa ha conosciuto la guerra. La violenza, l’esilio ma tutto ciò non le ha impedito di essere un vivaio di santità; le generazioni cristiane sono sempre state assetate di esempi che le spingessero a seguire il Divin Salvatore. Ed ecco che oggi Dio si compiace di rianimarci e benedirci con la canonizzazione simultanea di due donne arabe autentiche che hanno onorato la nostra comunità cristiana del secolo scorso. Il Santo Padre Fancesco ha annunciato la sua decisione di canonizzare Suor Maria di Gesù Crocifisso, di Ibellin in Galilea, fondatrice del Carmelo di Betlemme e diMadre Alfonsina del Rosario, di Gerusalemme e fondatrice della Congregazione autoctona delle “Suore del Rosario di Gerusalemme”. La nostra lunga attesa è colma di consolazione per questo avvenimento eccezionale. Il che ci ispirerà tanto coraggio e la decisione ferma a proseguire il nostro cammino dietro il nostro Divino compatriota, Gesù Cristo.
Il Reverendo Padre Yves-Marie du Saint Sacrement ha gentilmente voluto informarci che le Edizioni del Carmelo a Tolosa pubblicano, col titolo« Mariam, le petit rien de Jésus Crucifié », una antologia di articoli già pubblicati nel 1999 per aiutarci a conoscere la spiritualità della nuova santa. Abbiamo letto il contenuto della raccolta e la raccomandiamo come adatta per introdurre il lettore nella profondità della spiritualità della santa.
Madre Maria Alfonsina ha sempre agito con silenzio e nascondimento. La piccola Carmelitana, invece e malgrado la sua scarsa cultura, è stata trascinata dallo Spirito del Signore in una attività instancabile in Francia, nelle Indie e in Palestina fino a morire a causa di un incidente nel cantiere di Betlemme. Entrambe le piccole Marie sono state introdotte alla santità dalla loro antenata “Maria di Nazareth”. Conoscere la spiritualità di queste due anime semplici aiuterà molte altre anime, anche fuori dal Carmelo o dal convento, a infiammarsi d’amore al servizio del Signore.
Col nostro ringraziamento e i nostri auguri per la spiritualità carmelitana e la nostra benedizione per i lettori.
Gerusalemme, 13 febbraio 2015.

Mons. Fouad Twal
Patriarca latino di Gerusalemme