giovedì 11 giugno 2015

Un tradimento a don Giussani




Il documento di CL sul 20 giugno

di Comunione e Liberazione

«Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo. (…) Da qui viene la grande responsabilità della Chiesa, di tutti i credenti, e anzitutto delle famiglie credenti, per riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio anche nell’alleanza tra l’uomo e la donna. La terra si riempie di armonia e di fiducia quando l’alleanza tra uomo e donna è vissuta nel bene. E se l’uomo e la donna la cercano insieme tra loro e con Dio, senza dubbio la trovano. Gesù ci incoraggia esplicitamente alla testimonianza di questa bellezza che è l’immagine di Dio» (Papa Francesco, Udienza generale, 15 aprile 2015).
«Gli enormi e rapidi cambiamenti culturali richiedono che prestiamo una costante attenzione per cercare di esprimere le verità di sempre in un linguaggio che consenta di riconoscere la sua permanente novità» (Evangelii Gaudium). Nel contesto attuale, infatti, i valori nati dal cristianesimo non sono più evidenti, tanto che la mentalità comune ne prescinde, ne inventa ogni giorno di nuovi e a questi si adattano sempre più velocemente anche le leggi dello Stato.

CL è nata per la passione all’educazione delle persone, perché possano trovare nell’esperienza di fede il luogo adeguato per riconquistare le evidenze perdute, sul valore della vita, sulla bellezza del matrimonio tra uomo e donna, sulla dignità umana dal suo concepimento alla sua fine naturale. Questo significa porre le basi per riscoprire il significato di tutti questi valori dall’interno della propria esperienza e così poterli difendere con la testimonianza della propria vita. Questo non vuol dire che il cristiano non abbia il dovere di opporsi alla deriva antropologica attuale. Occorre però chiedersi quale sia la modalità più adeguata, realistica ed efficace per farlo. Fin dall’epoca dei referendum su divorzio e aborto la storia ha mostrato a tutti che andare in piazza non produce alcun effetto positivo e non arresta certi processi. Anzi. Le leggi su divorzio e aborto non sono state la causa del venir meno di una certa mentalità nata in ambito cristiano, ma l’esito dello sfaldarsi di essa. Già nel 1978, don Giussani diceva: «In una società come questa, non possiamo rivoluzionare niente con parole, associazioni, o istituzioni, ma solo con la vita, perché la vita è un grande fatto contro cui le derive ideologiche non riusciranno a vincere mai».
Da questo punto di vista, non crediamo che in questo momento storico siano le manifestazioni di piazza a cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi diritti. Come ha dichiarato recentemente il Segretario CEI monsignor Nunzio Galantino, «il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo. Un cristiano che si mette “contro” qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. A me piacerebbe un tavolo sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di fare a chi grida di più, i “pasdaran” delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto tra gente che vuole bene a tutti» (Corriere della Sera, 25 maggio 2015).
In questo senso, condividiamo la valutazione del Forum delle associazioni familiari, che non aderisce alla manifestazione del 20 giugno: «Come Forum sosteniamo e attuiamo una modalità di intervento diversa, orientata al dialogo, al rapporto diretto con interlocutori della politica e della cultura sensibili». E questo è un impegno che richiede equilibrio e pazienza, tanto si è certi delle buone ragioni che si portano nel dibattito pubblico.
Al momento la Chiesa italiana non ha dato alcuna indicazione univoca sulla partecipazione a un’iniziativa organizzata di fatto da varie sigle e personalità cattoliche, ma formalmente presentata come aconfessionale e promossa da liberi cittadini. «È chiaro che di fronte alla difesa della famiglia naturale (…) la modalità concreta può essere espressa legittimamente in forme diverse. (…) C’è stato anche chi, assolutamente senza negare ogni forma di impegno a favore della famiglia, ha ritenuto, per questo momento storico, sia più ragionevole e più urgente l’apertura di un processo che (…) veda tutti impegnati a fronteggiare la cultura individualista che è alla base di leggi e proposte estemporanee che tendono a mettere all’angolo la famiglia costituzionale e a privilegiare i diritti dei singoli sul bene comune. Ora, questo processo, non meno impegnativo, anzi più esigente di altri, richiede comunque un sentire e un impegno comune che non è solo frutto di paure, ma si costruisce invece sul dialogo» (Nunzio Galantino, Intervista a Radio Vaticana, 10 giugno 2015).
Per tutte queste ragioni il movimento in quanto tale ha deciso di non aderire all’iniziativa del 20 giugno, che – al di là delle buone intenzioni di tanti che vi parteciperanno − non sembra adeguata a favorire il necessario clima di incontro e di dialogo con chi la pensa diversamente.
Questo lascia evidentemente libero di partecipare chiunque lo ritenga opportuno, con l’invito a verificare fino in fondo, nell’esperienza, le ragioni ultime della sua adesione.
La Croce quotidiano
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L'ISTINTO DIVISIVO STAVOLTA NON PREVARRA'

di Mario Adinolfi
Ho ricevuto il documento di Comunione e Liberazione che non sostiene la manifestazione del 20 giugno, pur lasciando liberi i suoi aderenti sulla decisione se partecipare o meno. Da quando ho iniziato l'esperienza personale a sostegno di battaglie complesse in difesa della vita e della famiglia, prima scrivendo Voglio la mamma, poi con la fondazione della rete dei circoli VLM, infine con la fondazione del quotidiano La Croce, ho scoperto una feroce ansia di divisione nel mondo cattolico italiano. Mi era capitato di viverla in altri frangenti della mia vita, dai tempi della fine della Democrazia cristiana, nella esperienza professionale svolta ad Avvenire e poi alla Radio Vaticana, poi quando si spaccò il Partito popolare italiano, nella vicenda anche con risvolti personalissimi dolorosi della rottura tra Camillo Ruini e Romano Prodi, fino alle vicende della legge 40 e dei referendum collegati, fino al Family Day del 12 maggio 2007. La vera e propria frenesia divisiva che però ho percepito nel cosiddetto "mondo cattolico" negli ultimi quindici mesi, attraversati da un complesso Sinodo sulla famiglia che vedrà il suo traguardo nell'ottobre prossimo, non mi era mai capitato di viverla. Non in maniera così intensa.
Da questo punto di vista il segnale della convocazione della manifestazione del 20 giugno, anzi, la stessa nascita del comitato "Difendiamo la famiglia" totalmente composto da laici provenienti da percorsi differenti e guidato da un uomo di scienza come Massimo Gandolfini, mi era parso, per usare le parole di un uomo di Chiesa a cui devo il rinsaldarsi della mia fede, "un miracolo".
Sì, lo dice padre Maurizio Botta, questo comitato che convoca questa piazza e la riempie in pochi giorni è davvero "un miracolo". Noi ci abbiamo messo del nostro, anche con La Croce, rinunciando alla convocazione della manifestazione del Palalottomatica e favorendo una via unitaria alla mobilitazione nazionale necessaria. Necessaria, sì, perché in tutta la mia vita non ho mai visto così sotto attacco i soggetti più deboli a cui ho dedicato ogni azione, anche politica, nella mia esistenza: i bambini, le donne, la famiglia. L'offensiva è la più pericolosa di sempre, arriva sul piano educativo e sul piano normativo, è visibile ad occhi nudo: corsi gender nelle scuole di ogni ordine e grado, riforme e riformine, ddl Cirinnà che devasta il matrimonio e la famiglia come ha ben raccontato Costanza Miriano nel nostro ultimo editoriale, ddl Fedeli che renderebbe impraticabile il grande lavoro che sta compiendo Marco Scicchitano con il Progetto Pioneer, ddl Scalfarotto per mandarci alla fine della fiera tutti in galera.
Filippo Savarese, della Manif pour Tous, ha scritto con la consueta intelligenza, accompagnata peraltro alla freschezza dei suoi ventisei anni appena, che "piazza San Giovanni il prossimo 20 giugno sarà la piazza più politicamente e forse anche ecclesiasticamente scorretta della storia della Repubblica e della Chiesa italiana". Ha perfettamente ragione. Qualcuno può legittimanente tenersi lontano da una piazza così. Ma sarà un appuntamento epocale. Per una volta unitivo e non divisivo. Il "miracolo" è l'inversione di tendenza. E non basta un pur legittimo documento di Comunione e Liberazione per alimentare di nuovo l'ossessione della divisione che tanto male ci ha fatto negli ultimi mesi.Simone Pillon, altra mente acuta del comitato "Difendiamo i nostri figli", sostiene che il 20 giugno sarà non un traguardo, ma solo l'avvio di qualcosa di importante. E io so che molti amici di Comunione e Liberazione saranno comunque in piazza con noi sabato, altri ci raggiungeranno nelle tappe successive del percorso.
Perché il lavoro di chi vuole dividerci fallirà. Certo, potrà registrare ancora qualche flebile successo, momentaneo e tattico. Ma sarà piazza San Giovanni a fornire la risposta e sarà la risposta di un popolo. Chi non ci sarà, si perderà l'inizio del film. E' un peccato non vedere il film dall'inizio. Tu, sì proprio tu che stai leggendo, che fai, vieni il 20 giugno insieme a me a far vedere che non siamo divisi e i figli li difendiamo tutti insieme?