sabato 8 agosto 2015

Ecco il Family act

Una legge per la famiglia
Sgravi fiscali, aliquote e voucher: ecco il Family act

“Family act”: il titolo alla proposta di legge è stato scelto apposta per fare il paio col Jobs act tanto sbandierato dal premier Renzi. La legge presentata da Alleanza Popolare a regime vale 7,6 miliardi: un mix di agevolazioni fiscali e voucher per le coppie con figli e genitori a carico col quale Ap intende lasciare la firma sulla legge di Stabilità. L'obiettivo, come hanno detto i promotori, «è sostenere la famiglia così come riconosciuta dalla nostra Costituzione»  e rimetterla al centro.  E se il premier ha annunciato di voler tagliare, entro il 2018, 48 miliardi di tasse, nella proposta di legge di Ap si chiede che una parte di questi sgravi fiscali, 7,6 miliardi complessivi, vadano a vantaggio delle famiglie e soprattutto di quelle con figli o genitori a carico.
Tre i capisaldi del Family act: il trattamento fiscale delle famiglie, misure di sostegno alla natalità per la conciliazione tra lavoro e vita familiare e agevolazioni per l'accesso alla locazione da parte delle giovani coppie e trattamento fiscale dell'abitazione principale.?? Ecco, in sintesi, le proposte contenute nel Family Act:
- la revisione (con aumento) delle detrazioni per i figli a carico, che passerebbe da un minimo di 1.150 euro per un solo figlio a un massimo di 8.400 euro per 4 figli (attualmente la forbice è tra 959 e 5.800 euro); viene poi elevato il tetto del reddito per rientrare nella categoria dei familiari a carico dall'attuale quota di 2.840 euro fino a 6.500 euro;
- un bonus aggiuntivo di 500 euro (oltre ai 750 attuali) per ciascuno dei genitori a carico;
- la deduzione fino all'80% delle spese sostenute per la salute e la cura dei neonati, dalle visite specialistiche ai pannolini. Secondo i proponenti dovrebbe costare 200 milioni;
- l'aumento del 10% del limite di reddito per ogni familiare a carico (oggi è di 1.480 euro) per poter usufruire del bonus da 80 euro; Un’idea circolata a più riprese lo scorso anno. Era stata già studiata a maggio, quando il decreto sullo sconto Irpef era arrivato in Parlamento per la conversione in legge, ma poi non se ne fece nulla. E c’è da aggiungere che se la previsione di spesa allora era tra i 200 e 300 milioni l’anno, la proposta dei centristi della maggioranza è ben più gravosa: per ogni familiare a carico i limiti di reddito dei beneficiari vengono aumentati aumentati del 10% (dagli attuali 26 mila euro lordi) al costo stimato di 1,1 miliardi;
- un credito d'imposta del 20% della retribuzione al datore di lavoro per ogni giorno di assenza dei neogenitori;
- aumento dell'indennità per il congedo parentale dall'attuale 30% al 60% della retribuzione fino al sesto anno di vita del figlio;
- incremento del Fondo per gli asili nido di 150 milioni per il 2016 e di 250 milioni per il 2017;
assegno per baby sitter a domicilio per le neomamme; assegno per baby sitter a domicilio per le neomamme;
- voucher di mille euro all'anno per ciascun figlio per le spese di istruzione (fino ai 18 anni);
- agevolazioni fiscali a chi affitta case a giovani coppie (detrazione del 25% del canone di locazione) con Imu e Tasi non superiori al 2 per mille per chi affitta;
- incremento di 20 milioni per 2016, 2017 e 2018 del Fondo di solidarietà per l'acquisto della prima casa e abolizione dell’Imu sulla prima casa. 
Nel Family act ci sono quindi misure per la conciliazione vita-lavoro, e benefici non solo per i dipendenti ma anche per le imprese: un credito d’imposta del 20% della retribuzione riconosciuto al datore di lavoro nel caso di congedo parentale, mentre l’indennità al lavoratore- genitore passerebbe dal 30 al 60% dello stipendio.
*Meno tasse, bonus per i figli e aiuti alle coppie Una legge per la famiglia con madre e padre
di Robi Ronza
Sarebbe stato meglio se non si fossero piegati all’anglomania provinciale che attualmente dilaga nell’italiano corrente, e non l’avessero lanciata come “Family act”. A parte questo però la proposta di legge a favore della famiglia appena presentata da Area Popolare è una buona notizia. Lo è in quanto tale: per la prima volta da molto tempo in questa parte qualcuno nel Palazzo  mette positivamente a tema la famiglia. Ci si può domandare come mai Area Popolare -- il gruppo parlamentare il cui nucleo è il Nuovo Centrodestra, Ncd, di Angelino Alfano -- non ci avesse pensato prima, tanto la consapevolezza della famiglia come risorsa, e non come problema né tanto meno come relitto, dovrebbe essere un elemento caratterizzante della sua proposta politica. Ad ogni modo meglio tardi che mai. 
Il provvedimento consiste sostanzialmente in un “pacchetto” di agevolazioni fiscali per le famigliecon figli e altri familiari a carico in forma di bonus, di detrazioni e di deduzioni di spese.  Se lo si confronta con il trattamento fiscale privilegiato di cui la famiglia con figli a carico gode in Svizzera, ad esempio nel Canton Ticino, e in Francia, nell’insieme è una cosa da ridere. Se invece si fa il paragone con l’attuale situazione in Italia, nell’insieme è una meraviglia. Questo però semplicemente dimostra quanto negli scorsi decenni la mentalità neo-malthusiana e anti-familiare affermata dai radicali, e sostenuta dalla vulgata massmediatica, fosse penetrata anche in aree del mondo politico che avrebbero dovuto essere su ben altre lunghezze d’onda. Che il brusco blocco della natalità propugnato dai neo-malthusiani sia in primo luogo una stupidaggine dovrebbe essere ovvio per chiunque: se blocchi le  nascite senza provvedere a fucilare in ogni classe anagrafica un numero di persone pari a quelle che non fai più nascere, è ovvio che nell’arco di pochi decenni i vecchi diventano più numerosi dei giovani e la piramide demografica si ribalta. Viviamo però in un’epoca in cui si è purtroppo avverata la profezia di Nietzsche secondo il quale le opinioni avrebbero sostituito i fatti. E così è avvenuto anche in questo caso. Ormai però l’urgenza di correre ai ripari sta diventando evidente.
In tale prospettiva il “Family Act” proposto dal Nuovo centrodestra è senza dubbio un buon punto di partenza. Sarà però tanto più efficace nella misura in cui sulla base di esso si aprirà realmente un vero dibattito culturale e politico sulla famiglia e sul suo cruciale ruolo nella società del nostro tempo. Qualcosa di cui invece non si trova eco alcuna nel progetto di legge presentato. Della sua origine democristiana evidentemente l’Ndc conserva anche uno degli elementi peggiori, ossia il pragmatismo di non grande respiro, la tendenza a raggiungere il risultato per vie traverse senza mai giocare fino in fondo al livello non dico dei principi ma nemmeno dei criteri ispiratori. È la mentalità, tanto per intendersi, in forza della quale la Dc non rimise mai in discussione il monopolio statale della scuola in cambio del fatto che sulla poltrona di ministro della Pubblica Istruzione sarebbe stato sempre seduto un democristiano. La proposta di questa legge per la famiglia potrebbe essere una buona occasione per cambiare strada. L’Ndc ne avrà la fermezza sul piano politico e forza sul piano culturale? 
Dal momento che della proposta dell’Ncd sulla famiglia si comincerà a discutere al rientro dalle ferie d’agosto, quando sarà sul tappeto anche il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, era inevitabile la preoccupazione di un eventuale mercanteggiamento tra una cosa e l’altra. Intervistato da Avvenire, Maurizio Lupi, capogruppo di Area Popolare alla Camera, ha dato in proposito una risposta sibillina, tipicamente politica nel senso più comune della parola, che merita un’analisi attenta: «É un errore per tutti, sia da una parte che dall’altra, legare la legge sulle unioni civili ai contributi alla famiglia. Non è che in cambio dei 7,6 miliardi di riduzione fiscale alle famiglie poi abbassiamo la guardia sulle unioni civili, per le quali condividiamo la necessità di una legge» (la sottolineatura è nostra). «Ma le cose vanno fatte bene. Per noi è stato un errore partire dal ddl Cirinnà», ha aggiunto Lupi, «e il testo ora in esame va profondamente rivisto (…)». 
A valle di un’affermazione di principio che sembra a prima vista granitica ecco dunque far capolinoquell’eredità democristiana di cui si diceva. C’è una differenza fondamentale tra il prendere atto della realtà delle unioni omosessuali stabili e il dare per scontato che occorra per regolarle una legge ad hoc. Fermo restando che le unioni omosessuali stabili ci sono, resta poi da vedere se una tale legge sia necessaria o se non basti la legislazione già in vigore eventualmente integrata. Ce lo si deve augurare perché già de per sé una legge ad hoc dà a tali unioni uno status che tende ad equipararle al matrimonio. Riuscirà l’Ncd a volare più alto della bassa quota permanente cui volava la Dc? Quest’ultima aveva almeno la giustificazione dei vincoli della Guerra fredda e perciò della necessità di dare spazio un po’ a tutti. Adesso, con la Guerra fredda finita da oltre vent’anni e la situazione politica che è quella che è, all’Ncd un po’ più di coraggio non farebbe male. Sul piano elettorale potrebbe anzi far bene.