venerdì 11 settembre 2015

Alla Domus Galilaeae l’Assemblea Plenaria della CCEE


In Terra Santa, l’Assemblea Plenaria della CCEE

Il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest in Ungheria e Presidente del CCEE, ha spiegato che più che un assemblea è un pellegrinaggio per dire "sì" al Signore Gesù




È con il canto del Veni Creator Spiritus che l’annuale Assemblea Plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) ha preso avvio, oggi pomeriggio, in Terra Santa presso la Domus Galilaeae, il Centro di formazione del Cammino Neocatecumenale sul Monte delle Beatitudini che sovrasta il Lago di Tiberiade in Galilea.
L’incontro che vede la partecipazione dei Presidenti di tutte le Conferenze episcopali d’Europa, della grande Europa, quella che va dall’Atlantico agli Urali, dal Mediterraneo ai Paesi Scandinavi, si svolge nella terra in cui è nato e si è sviluppato il cristianesimo su invito dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa e del suo Presidente, il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal.
Fino a mercoledì 16 settembre, gli oltre quaranta vescovi giunti in Galilea, si confronteranno sulle sfide poste alla Chiesa in Europa, compiendo un incontro-pellegrinaggio che li porterà a meditare sulla Persona di Gesù in vari santuari della Galilea fino a Gerusalemme e Betlemme in Palestina.
“Riscoprire la sorgente della nostra identità come popolo di Dio e della nostra missione come successori degli Apostoli, inviati a testimoniare l’incontro con il volto della Misericordia del Padre che è Gesù stesso”, è il motivo con il quale il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest in Ungheria e Presidente del CCEE, spiega la presenza dei vescovi europei in Terra Santa aprendo i lavori dell’Assemblea questo pomeriggio. “Ci incontriamo quindi in pellegrinaggio, per riaffermare il nostro "sì" al Signore Gesù come Vescovi europei”, ha proseguito Erdő. Nella sua introduzione, il Presidente del CCEE ha toccato numerosi temi che saranno oggetto di discussione dell’assise episcopale.
Successivamente il Nunzio Apostolico in Israele, il vescovo italiano Giuseppe Lazzarotto, ha dato lettura del messaggio che papa Francesco ha inviato all’episcopato europeo. Ha poi salutato la scelta dei vescovi europei di svolgere la loro assemblea in Terra Santa, vedendo in essa un’anticipazione “di quello che il Papa vuole per la prossima giornata mondiale della Pace: Vinci l’indifferenza, conquista la pace”.
I lavori sono poi proseguiti a porte chiuse con il saluto del Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha ricordato come “celebrare quest’annuale Assemblea in Terra Santa non è una scelta come un’altra. Siamo venuti in pellegrinaggio perché possiamo dire con il Salmista: Qui tutti siamo nati (Salmo 87): ogni cristiano è nato qui!”. Il cardinale canadese toccando poi la questione dei flussi migratori che dai Paesi del Mediteranno meridionale e orientale giungono verso i Paesi dell’Unione Europea, la presenza dei cristiani in Terra Santa e il loro contributo di testimonianza in questo “microcosmo del nostro mondo globalizzato”, ha dato il tono dell’incontro: “tutti siamo nella stessa barca! Non dunque un semplice guardarci a vicenda, ma un guardare uniti verso il futuro, partecipi gli uni del destino degli altri, certi che Dio continuamente conduce la sua Chiesa e la apre a nuovi orizzonti“, ha concluso Ouellet.
La sessione pomeridiana dei lavori si è poi conclusa con alcuni adempimenti statutari, il rapporto delle attività del Consiglio da parte del suo Segretario generale, mons. Duarte da Cunha, e la celebrazione dell’eucarestia nella chiesa della Domus Galilaeae, presieduta dal Cardinale Ouellet.
Sabato 12 settembre i lavori prevedono i rapporti delle singole Conferenze episcopali, una sessione speciale sulla figura di Gesù, intitolata Gesù Cristo: ieri, oggi e domani, che vedrà l’intervento di P. Jamal Khader, teologo e rettore del Seminario patriarcale di Beit Jala, la messa a Cafarnao (il luogo della chiamata di Pietro) per concludersi con l’incontro con le famiglie e la veglia di preghiera per la famiglia e il prossimo Sinodo dei Vescovi, in programma ad ottobre in Vaticano, trasmessa live streaming dalla Basilica dell’Annunciazione a Nazareth a partire dalle ore 20.15.

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"Pregate per il Sinodo": il messaggio di Francesco ai vescovi d'Europa in Terra Santa

Aperta oggi, alla Domus Galilaeae, la plenaria del Ccee. Il card. Ouellet: "In questi giorni condivideremo con i fratelli cristiani in Terra Santa le gioie e le sofferenze della Chiesa europea"



"Possa il vostro riposo nel Signore rinnovarvi nella santità della vita e nello zelo apostolico verso coloro che sono affidati alle vostre cure. Possa inoltre ravvivare la freschezza del Vangelo, dal quale "spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale". Questo l'augurio rivolto da Papa Francesco alla presidenza delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) riunite da oggi fino al 16 settembre in assemblea plenaria in Terra Santa.
In un messaggio, indirizzato al presidente del Ccee, il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, il Papa scrive: "Poiché vi trovate a riflettere sulla vita della Chiesa nei vostri Paesi, prego affinché il tempo trascorso insieme sia innanzitutto un tempo forte di preghiera e solidarietà". Affida dunque alle preghiere dei presuli "il prossimo Sinodo Generale, perché la Chiesa possa rispondere con sempre maggiore urgenza e generosità ai bisogni della famiglia". Infine invoca l'intercessione di Maria e invia la Benedizione Apostolica "come pegno di sapienza e forza in Gesù Cristo nostro Signore".
Ad aprire i lavori oggi, nella Domus Galilaeae, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha subito ricordato come l'incontro dei presuli "avviene in un momento storico molto difficile e delicato". "Di giorno in giorno - ha detto - aumentano i flussi migratori dai Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale (in particolare da Africa e Medio Oriente) verso i Paesi dell’Unione Europea. Fame, guerre, povertà, assenza di diritti, persecuzione religiosa sono le cause che spingono molti a migrare in condizioni disumane".
Il cardinale ha ricordato quindi le numerose denunce di Papa Francesco contro la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente e in altre parti del mondo, come pure la richiesta a legislatori e a governanti di assicurare ovunque la libertà religiosa. Non meno accorato è l’appello e i richiami del Pontefice per porre fine alle condizioni disumane che spingono migliaia di uomini, donne e bambini a lasciare le loro terre. "Anche le comunità ecclesiali europee non possono rimanere inermi spettatrici di fronte a un tale fenomeno epocale", ha affermato.
E ha rimarcato che "celebrare quest’annuale Assemblea in Terra Santa non è una scelta come un’altra. Siamo venuti in pellegrinaggio - ha detto Ouellet - perché ogni cristiano è nato qui! Qui abbiamo le nostre radici, perché in questa terra il Figlio di Dio si è fatto uomo per salvarci e per rimanere sempre con noi; ha percorso queste strade predicando in parole e in opere, compiendo miracoli, prodigi e segni. In questo luogo ha portato a compimento il suo mistero pasquale ed ha effuso lo Spirito Santo inviando gli apostoli a fondare le altre Chiese nel mondo intero".
"Le comunità cristiane di Terra Santa - ha proseguito - seppur minuscole e ulteriormente assottigliate dalla crisi della regione, custodiscono il mistero della Chiesa che ha un suo volto particolare, tratteggiato da una lunga storia, da tradizioni e riti, da diverse identità di appartenenza. Comprenderne i lineamenti significa riandare alle sorgenti della nostra fede". Il prefetto della Congregazione per i vescovi ha dunque rilevato alcuni aspetti di questa singolare presenza ecclesiale; anzitutto il fatto che "le comunità ecclesiali in questa terra da 2000 anni generano cristiani che costituiscono una catena ininterrotta di testimoni e di martiri, che si collegano storicamente e geograficamente ai primi discepoli che hanno creduto nel Signore Crocifisso e Risorto".
"Il Calvario - ha soggiunto - continua anche oggi nelle difficoltà di molti cristiani che non trovano lavoro, che non sono garantiti nei loro fondamentali diritti umani, che trepidano per il futuro incerto dei loro figli. Perciò sono costretti a lasciare questa loro terra per cercare altrove maggiore sicurezza. Numericamente i cristiani sono una minoranza e coabitano con i fedeli di due grandi Religione Monoteiste. Le comunità cristiane tuttavia si sentono parte integrante della società e partecipano a pieno titolo delle sue vicende civili, politiche e culturali. I fedeli cristiani desiderano contribuire per la costruzione della pace, … si impegnano ad essere artefici di riconciliazione e di concordia”.
Alquanto significativa, inoltre, per la sua storia complessa è la città di Gerusalemme, ha rilevato il cardinale, "casa comune di ebrei, cristiani e musulmani" che Papa Benedetto XVI definì "un microcosmo del nostro mondo globalizzato, con la vocazione ad insegnare l‘universalità, il rispetto per gli altri, il dialogo e la vicendevole comprensione". "La Chiesa Cattolica - ha assicurato - riconosce con gratitudine il nobile e antico contributo all’edificazione del Corpo di Cristo da parte dei cristiani di questa terra benedetta. I loro tesori di spiritualità, le risorse umane e religiose, come pure le sfide che li investono, ci appartengono e costituiscono un’indubbia provocazione riguardo alla presenza profetica e caritativa delle comunità cristiane in Europa". 
Di qui un "grazie" ai fratelli di "questa terra dove tutto è cominciato" per la loro "fedeltà". "In questi giorni - ha detto Ouellet - condivideremo insieme le gioie e le sofferenze della Chiesa presente nei nostri paesi Europei. Ma lo faremo nel contesto preciso di questa Chiesa, tanto martoriata quanto eroica. Sarà per noi un salutare esercizio di comunione che accrescerà la nostra sollecitudine universale e ci permetterà di affrontare le sfide odierne con l’unica forza che ci appartiene: quella dell’unità". "Tutti siamo nella stessa barca!", ha concluso, "non dunque un semplice guardarci a vicenda, ma un guardare uniti verso il futuro, partecipi gli uni del destino degli altri, certi che Dio continuamente conduce la sua Chiesa e la apre a nuovi orizzonti".  
 Marc Card. Ouellet

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Il problema dell’immigrazione può diventare risorsa con la globalizzazione della solidarietà

Il Patriarca Latino di Gerusalemme, Fouad Twal, accoglie i Vescovi della CCEE e invita a “sperare contro ogni speranza”

“Di fronte alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con al globalizzazione della solidarietà”. Lo ha detto nel tardo pomeriggio il Patriarca Latino di Gerusalemme Sua Beatitudine, Fouad Twal, aprendo l’Assemblea plenaria della CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa) che si sta svolgendo presso la Domus Galilaeae, nel monte delle beatitudini in Israele.
Citando la sintesi dei lavori dei direttori nazionali della pastorale dei migranti dei Paesi Europei, Twal ha sottolineato che “i drammi che oggi accompagnano quanti desiderano raggiungere il continente europeo interpellano la coscienza dell’umanità”.
“Il migrante – ha continuato il Patriarca - non è un problema da risolvere, il nemico da combattere, l’invasore da cui proteggersi”.
“Il migrante è innanzitutto una persona concreta, con una sua dignità da rispettare e da tutelare”, ed è, ha aggiunto, “una persona che cerca la vita anche quando nella sua ricerca trova invece la morte…”.
Il Patriarca latino di Gerusalemme ha ricordato che i migranti e rifugiati che bussano alle porte delle nostre Chiese, cercano la pace, il lavoro e una dignitosa qualità di vita.
Ed ha narrato che in Giordania, la Chiesa e i fedeli sono stati sommersi dall’arrivo in massa dei rifugiati siriani e iracheni.
Twal ha constatato che all’entusiasmo e alla gioia dell’accoglienza iniziale, segue oggi “una certa stanchezza da parte dei fedeli che hanno accolto offrendo il loro aiuto, e da parte dei rifugiati stessi che non vedono vie d’uscita davanti a sé”.
A favore dei tanti poveri di questa terra e per il bene dell’Europa intera e unita, affinchè a fianco della Chiesa possa davvero farsi mediatrice di pace e di giustizia, il Patriarca ha invitato tutti a credere che “niente può separarci dall’amore di Cristo” e questo ci induce a “sperare contro ogni speranza”.
Sua Beatitudine ha concluso invitando i Vescovi presenti a lasciarsi interpellare con senso di responsabilità per divenire sempre più stretti “collaboratori di Dio”.
Mentre il Patriarca concludeva il suo intervento, è giunto il messaggio del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il quale ha voluto salutare l’Assemblea dei Presidenti delle Conferenze Episcopali europee, incoraggiandoli a “proseguire l’importante opera volta a  suscitare nelle comunità ecclesiali un fervido impegno per far sperimentare a tutti la presenza viva di Cristo nella società testimoniando il Vangelo della Vita”.
Nel messaggio letto da Padre Duarte da Cunha, segretario generale della CCEE, il cardinale Parolin ha auspicato che l’incontro “contribuisca a rinsaldare i vincoli di unità e di comunione tra i Vescovi europei, favorendo un ulteriore impulso alla nuova evangelizzazione del continente”. (A. Gaspari)

Zenit

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