mercoledì 14 ottobre 2015

IL SACRAMENTO DELL’ORDINE GRANDE DONO ALLA CHIESA 1


Immagine venerata dalle Suore Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote


Da R.D. 
Nota della Redazione  http://www.libertaepersona.org/
A breve distanza dall’indizione dell’Anno Sacerdotale, voluto da Sua Santità Benedetto XVI nel giugno 2009, il 21.11.2010 un sacerdote e religioso italiano, che aveva lasciato il ministero già da diversi anni, con regolare dispensa, scriveva questa breve memoria dalla quale prese le mosse un Gruppo di Adorazione Eucaristica per e con i sacerdoti in crisi o che abbiano lasciato il ministero.
Vogliamo ripercorrere i passi della gestazione e nascita di questa piccola opera,nata all’interno della Chiesa e con la benedizione del Vescovo della Diocesi nella quale questo sacerdote e religioso dispensato dai suoi obblighi, dove tale iniziativa ha regolarmente luogo da tre anni. Così, in questo numero, come nei successivi, egli ci racconterà di questo cammino e terrà viva l’attenzione e la preghiera sulla sofferenza per la Chiesa di quanti lasciano il ministero.
Il sacerdote e religioso, che ha avviato questa iniziativa spirituale, manterrà la riservatezza nel rispetto della propria Diocesi, di quanti lo conoscono e possono nutrire sensibilità diverse, del sacerdozio stesso, che non è proprietà dell’uomo, ma di Dio ed è amministrato dalla Chiesa. Si firmerà, dunque, solo con le sue iniziali.
 La Redazione


La grazia dell’Anno Sacerdotale
Da numerosi anni vivo
nella riduzione allo stato laicale –da me liberamente richiesta ed ottenuta con regolare dispensa- avendo vissuto per 13 anni in un Ordine religioso e per sette di questi da Sacerdote.
Dopo un lungo cammino di ricostruzione interiore e spirituale, alla quale ha giovato anche la mia attuale famiglia, che ho il dono di vivere, ho ritrovato non solo la serenità per seguire con slancio e convinzione il cammino di vita cristiana, ma anche per ricomprendere e gustare, per quanto possibile a cuore umano, il grande dono del Sacerdozio, frequentemente oggetto delle mie meditazioni, nonostante ne abbia lasciato il ministero.

Benedetto XVI ed il Santo Curato d’Ars 150° anniversario 
del “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney

Da poco indetto l’anno sacerdotale, mi accadde di nutrire in cuor mio il desiderio di avviare un percorso di vita spirituale per sacerdoti ridotti allo stato laicale (ed eventualmente religiosi) che possono trovarsi nelle più disparate condizioni di spirito.

L’idea
 Per un anno e mezzo cercai di muovermi, con tutta la dovuta prudenza, per la nascita di un gruppo di sacerdoti, che avessero lasciato lo stato sacerdotale, col fine di risvegliare in sé stessi l’amore per il sacerdozio, che non è cancellato e che, a livello interiore e misterioso, conserva sempre la propria natura ed ineffabile grazia.
Era mio intento agire non “dal basso”, raccogliendo alcuni “ex”, (anche se ne conosco qualcuno), perché desideravo evitare ogni possibile fraintendimento, come chiaramente si intenderà da questi scritti.
Se i sacerdoti si prendessero cura di certi “ex” in modo più costante, potrebbero nascere nella Chiesa ulteriori frutti. E questo non centra assolutamente nulla con alcuna pericolosa ed indebita rivendicazione di carattere ministeriale, con pubblicazioni e siti internet, che sollevano la questione dei preti sposati senza alcuna consapevolezza delle problematiche profonde nelle quali sorge il problema!
Con questo scritto, e con i successivi –che codesta rivista gentilmente ospiterà-, nonché con la nostra azione spirituale riservata ed inserita nel cammino penitenziale, intendevo e intendo contribuire a risvegliare in ogni sacerdote, che l’avesse smarrito, il proprio amore per il mistero del sacerdozio e, cioè, per Cristo e la Chiesa.
Avendo vissuto lo stato sacerdotale e religioso e, oggi, quello laicale, capisco bene quanto saggia sia la scelta della Chiesa, che separa le due cose.
Se i cosiddetti “ex” hanno lasciato il ministero, ciò non vuol dire che non abbiano dei compiti di carattere soprannaturale, nascosti, che  devono onorare, conducendo una vita di adorazioneriparazione e offerta, nel nascondimento, ma sostenuti spiritualmente da parte di chi può dare loro un appropriato aiuto.
Tengo ad evidenziare che, mentre molti sacerdoti sono in difficoltà, e tanti “ex” vagano disorientati, dimenticando chi essi siano, nella Chiesa altri “ex” si organizzano illecitamente e contro la stessa Chiesa, celebrando in comunità di laici, da loro costituite, benedicendo nozze gay ecc. Su internet, purtroppo, si può trovare impressionante materiale in tal senso.
Mentre tutto ciò accade, non possiamo restare con le mani in mano. Forse l’Anno Sacerdotale, indetto sotto il patrocinio del Santo Curato d’Ars, santo così dimenticato, ma certo immortale, fulgido esempio di costanza, fede, magistero esemplare, combattente di prima linea contro il maligno, nel tempo potrà aprirci a nuovi tentativi di recupero di quelle forze spirituali, che rischiano di disperdersi per sempre. Ma non era forse questo l’intento del maligno, cioè, fuorviare quelle nostre fragili anime?
Ecco, io penso che in ogni diocesi ci vogliano sacerdoti consapevoli, risoluti, prudenti e fiduciosi nella Provvidenza, che si facciano carico di noi “sacerdoti poverelli di questo mondo”, come San Francesco chiamava i sacerdoti peccatori, e ci chiamino per un semplice, ma costante, impegno di adorazione mensile comunitario, discreto e riservato, come già avviene da tre anni nella mia Diocesi, con la benedizione del Vescovo, e in unità di preghiera con laici religiosi e, naturalmente, sacerdoti.
A fondamento di questo sogno, che ormai ha preso forma, sia pur in minimi termini, vedo dei presupposti di dottrina e delle esigenze di santità.

Doveri di un Sacerdote
Credo fermamente che chi abbia ricevuto l’ordinazione sacerdotale, benché dispensato dagli obblighi derivanti dal ministero, è, comunque, un sacerdote di Cristo e  con Lui associato all’opera della redenzione in modo diverso da quanti vi siano associati per il sacerdozio universale dei fedeli.


Chi è ridotto allo stato laicale, di ogni propria azione deve rispondere a Dio ed alla Chiesa anche in quanto sacerdote, e non solo come battezzato, indipendentemente dalla misericordiosa dispensa ricevuta dalla Santa Madre Chiesa, che riguarda il ministero.
Questa verità di fede potrebbe essere facilmente fraintesa, come sta avvenendo da più parti, con rivendicazioni di un ministero non legittimo all’interno della Chiesa Cattolica (Mi pare anche pericolosa la proposta pubblicata da Mons. Vescovo Claudio Gatti nel marzo 2008 e rivolta a 65 Cardinali).
Credo fermamente quanto la Chiesa insegna sul sacerdozio ed accetto assolutamente le prudenti decisioni della Chiesa per quanto riguarda quanti sono stati ridotti, -oltretutto per propria richiesta-, allo stato laicale a seguito di vicende personali, a volte molto difficili, e non facilmente valutabili.
Tuttavia, quanti si trovano nelle nostre condizioni, nel proprio cuore non possono dimenticare che, a prescindere dalla propria storia personale, sono inseriti nel mistero di sacrificio, di offerta e intercessione, che Cristo opera eternamente a pro del suo corpoche è la Chiesa.


La vita del sacerdote
 La vita del sacerdote non si esaurisce nel ministero esterno, che ha certo il potere di trasmettere la grazia ai fratelli, ma si esprime anche in una ricca vita interiore e di preghiera sacerdotale, che non potrà mai cessare.


Anche se molti di noi si trovano in una nuova condizione di vita, per esempio familiare, (e, in questo caso,  dobbiamo ringraziare il Signore per averci dato un’ulteriore possibilità di santificazione, di responsabilità e di sostegno), è vero che, uniti a Cristo, possiamo compiere, e, direi, dobbiamo compiere, alcune azioni sul piano soprannaturale di grande importanza:
– Dobbiamo Adorare quel Corpo e quel Sangue che abbiamo reso presente sull’altare non poche volte, intercedendo prima di tutto per i sacerdoti, che operano fedelmente nella Chiesa;
– Dobbiamo riparare per i sacramenti che avessimo mal amministrato, specialmente se non fossimo stati in grazia di Dio mentre, indegnamente, li celebravamo.
– Dobbiamo pregare per i sacerdoti e seminaristi la cui vocazione fosse in serio pericolo;
– Dobbiamo pregare per quei sacerdoti, che praticano illecitamente il ministero, compiono anche sacrilegi, benedicendo matrimoni tra persone non in grazia di Dio, fuorviano dalla fede numerosi laici, organizzandoli in comunità fuori dalla comunione con la Chiesa.
– Dobbiamo pregare per quei sacerdoti, che si allontanano dal sentire cum Ecclesia
– Dobbiamo pregare per le vocazioni e per i seminaristi, la cui strada è così in salita
– Dobbiamo pregare per la Chiesa Universale, per il Papa, per i Vescovi, per le famiglie, per i giovani, per gli ammalati … avendo presente anche quelle persone che avremmo dovuto incontrare se avessimo perseverato nel ministero e della cui salvezza, o perdizione, siamo corresponsabili. Per essi possiamo pregare, offrire, intercedere.

La proposta
 Per questi motivi, e solo questi, senza alcun tipo di rivendicazione sul piano ministeriale, ripeto, a noi definitivamente estraneo, noi potremo creare  Gruppi Sacerdotali di Adorazione Eucaristica nel silenzio e nel nascondimento, non importa se piccoli. E poiché si è sacerdoti per la Chiesa, e non per sé stessi, generare questa dimensione comunitaria, risponderà alla natura stessa del sacerdozio.
Oltretutto, questi gruppi potranno essere di riferimento a chi, trovandosi nella nostra condizione, non solo ha lasciato il ministero, ma rischia ogni giorno di perdere la pratica della vita cristiana e la fede, per solitudine, disorientamento, facile preda di quell’Accusatore che ben abbiamo conosciuto.
Il sacerdote, che più ha ricevuto, più ha da rispondere. Ebbene, un gesto di carità sarebbe aiutarlo a non mancare a questa risposta e i Gruppi Sacerdotali di Adorazione Eucaristica potranno costituire un aiuto efficace.
Naturalmente devono essere gruppi non spontanei, ma sempre guidati da un prudente ministro di Dio, incaricato dal Vescovo, come accade ormai da tre anni nella mia Diocesi (ora siamo al quarto).
Sarà possibile che queste parole si realizzino in tutta la Chiesa?

 Cura spirituale dei sacerdoti dispensati dal ministero
Mi rendo conto che la situazione di un sacerdote, che ha lasciato il ministero, con regolare dispensa della Santa Sede, è assai delicata, non solo per gli aspetti personali, legati alle difficoltà esistenziali, nelle quali può venire a trovarsi, ma anche per i rapporti complessi in essere con la Chiesa, in quanto comunità ed in quanto sacramento e non va esente certo da rischi di scandalo.
Ciononostante, se un sacerdote, per benevolenza della Chiesa, ha cessato di svolgere il ministero, per il quale è stato ordinato sacerdote, non per questo cesserà di essere sacerdote, ed avendo ricevuto un atto di misericordia dalla Chiesa, verso la stessa Chiesa dovrà dimostrare gratitudine, offrendo di sé tutto quanto potrà ancora offrire nella sua nuova condizione. Si impone, dunque, con urgenza, la cura spirituale di questi fratelli.
Un sacerdote, conformato a Cristo, non solo detiene dei poteri spirituali finalizzati al ministero, che non più esercita, ma è ancora associato, ormai per natura, alla missione redentrice di Cristo. Se non fosse rivestito di questa nuova natura, né i poteri, né il ministero sarebbero stati efficaci …


Quando egli fu ordinato, fu destinato al sacrificio dell’altare, al sacramento della riconciliazione, alla direzione delle anime, alla guarigione degli ammalati, alla predicazione del regno di Dio … e, quindi, ad un mistero di obbedienza al Padre, ad incontrare certe anime piuttosto che altre, ad offrire ed offrirsi per esse. Potrà egli dimenticare tutto questo per il fatto di essersi fatto dispensare dal ministero esterno? Queste paternità e responsabilità spirituali non vengono meno nel momento in cui si concede la dispensa.
Il sacerdote, comunque, sarà chiamato a vivere il sacrificio, l’offerta a pro delle anime, che avrebbe dovuto incontrare sul proprio cammino o che ha già incontrato proprio in forza di questa nuova natura.

Opportunità
Il sacerdote dispensato, a mio parere, è chiamato a riparare per tutte quelle volte in cui avesse celebrato indegnamente i sacramenti, così come ogni sacerdote è tenuto a fare. È chiamato ad adorare ed intercedere come ogni sacerdote.  Il sacerdozio, infatti, non si dismette come un vestito usato, ormai liso.
Il sacerdote, dispensato, deve anche mantenersi fedele, e spiritualmente pronto, nonostante il nuovo stato abbracciato, perché se fosse chiamato, in caso estremo, a riconciliare un fedele in pericolo di morte, e senza assistenza sacramentale, dovrebbe non solo esercitare il potere di assolvere, ma con le dovute disposizioni di spirito. Egli deve sempre prepararsi con una vita santa!
Il sacerdote deve nutrirsi spiritualmente, coltivando in sé l’amore a Dio, alla Chiesa, al suo Magistero, testimoniando una sincera sequela di esso. Invece:
  • Risulta che alcuni continuino a celebrare, validamente, ma illecitamente
  • fondino comunità di base (con confusione di fedeli)
  • celebrino matrimoni tra omosessuali
  • pubblichino libri in opposizione al magistero della Chiesa
  • forse non preghino
  • altri attraversano gravi crisi di fede
  • altri, però, ringraziamone il Signore, nonostante faticosi cammini di recupero spirituale, riescono ad inserirsi nella Comunità, servendo e collaborando spiritualmente e materialmente.

A tutto questo, un gruppo di adorazione mensile vorrebbe porre rimedio!
Pensando a questi sacerdoti, che forse han ceduto alla propria fragilità, forse non hanno retto ad un attacco determinato, continuato e spregiudicato del Demonio, i Gruppi Sacerdotali di Adorazione Eucaristica potrebbero essere in tutta la Chiesa un sostegno spiritualmente significativo. Una realtà che aiuti a far chiarezza in sé stessi, a vivere il cammino interiore di santità in un modo loro proprio, valorizzando il proprio compito spirituale, interiore, che in essi permane e che a loro l’ordinazione ricevuta sempre chiede.

Una rinascita
 Non sempre chi ha lasciato il ministero – per motivi assai diversi e, certo, non banali-, per questo non apprezza il sacerdozio. Anzi, via via, taluni imparano ad amarlo sempre più! Per questi penso ad una via interiore, sacerdotale, nel silenzio della preghiera, nelle opere di carità, nell’impegno culturale, ecc. Essi possono ancora giovare molto alla Chiesa tanto pellegrinante, quanto purgante, per un giorno gioire con quella Celeste.
Su questa terra, costituendo tali Gruppi Sacerdotali di Adorazione Eucaristica, riservati e condotti al riparo da occhi indiscreti, potranno corroborare nella fede i partecipanti, aiutare a rielaborare i propri vissuti, a maturare ulteriori scelte di vita e di fede … e chissà quanto altro.  Potrà svilupparsi ciò nella Chiesa?

Cosa ho fatto nel primo anno e mezzo
Desiderando chiedere al Vescovo le opportune autorizzazioni, ma essendo la Diocesi in quell’anno in attesa dell’arrivo di un nuovo Pastore, mi rivolsi a sacerdoti della Diocesi, noti per preparazione ed ufficio, fidando che, al momento più opportuno, rivolgessero al Vescovo questa umile petizione.
Intanto, con un confratello di un’altra Diocesi, anch’esso ridotto allo stato laicale, e regolarmente sposato, ho coltivato questo sogno ed abbiamo iniziato ad incontrarci mensilmente per un’ora di adorazione, in totale riservatezza, in una chiesa parrocchiale, chiedendo al Signore che, se tutto ciò fosse stata una Sua ispirazione, potesse avere seguito.
Io ed il confratello desideravamo solo agire nella e con la Chiesa e sotto la Sua guida. Così, a questi momenti di preghiera non abbiamo invitato mai nessuno, se non in modo spirituale un santo sacerdote, che, in altra Diocesi, contemporaneamente a noi, e con le stesse intenzioni, faceva l’ora di adorazione in un Santuario, che abitualmente frequenta, ogni primo martedì del mese per ascoltare le confessioni.

Grazie, gioia e lode
Non sto qui ad entrare nelle pieghe di una storia personale, lunga e sofferta. Posso, però, dire di avere un gran rispetto per i doni della Chiesa tra i quali rifulge il sacerdozio ministeriale, e ringrazio anche il Signore, ogni giorno, per il nuovo cammino che mi ha aperto e che cerco di vivere con fedeltà, nella gioia e nella lode. Solamente mi rendo conto che gli effetti spirituali di una ordinazione, ripeto, vanno oltre le dispense dal ministero esterno. Vi sono dei compiti che noi non possiamo cancellare. Questa nostra povera proposta potrebbe, in parte, contribuire a realizzarli.

10 Ottobre 2015
             Questo è il quarto anno che il Gruppo Sacerdotale di Adorazione Eucaristica esiste nella mia diocesi e sta aiutando alcuni sacerdoti nel cammino di fede. Un nostro sacerdote ha avuto anche la forza di riprendere il ministero, avvertendo la conferma alla chiamata del Signore, confermata dal suo Vescovo e dal suo Padre Spirituale; altri sono accompagnati nel cammino di fede nella nuova condizione di vita.
            L’adorazione è celebrata generalmente il primo lunedì del mese da ottobre a giugno nella chiesa di una comunità monastica femminile e con la sua partecipazione.
Ora, l’adorazione, guidata da un sacerdote delegato dal vescovo, è stata aperta anche a laici sensibili.
            In ogni Diocesi, cuori generosi possono dare vita a questi gruppi nella piena autonomia e silenzio e all’interno delle scelte pastorali della Diocesi stessa, in comunione con i proprio Vescovo.


Ave Maria, R. D