mercoledì 14 ottobre 2015

Fuori dal governo!

Generazione Famiglia 17 ottobre Roma


Unioni civili, avanti tutta. In serata, dopo una giornata piena di successi per il governo, il Pd chiede ed ottiene che il nuovo ddl Cirinnà arrivi subito dell'aula del Senato che ha appena concluso l'esame della riforma costituzionale. Ma il clima nella maggioranza è teso. 
Renzi sin dalla prime ore del mattino insiste sull'incardinamento della legge sulle unioni civili prima della legge di stabilità.


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Cirinnà 2: e questo sarebbe un “compromesso”? È solo un passo verso le nozze gay

Per capire cosa sta succedendo intorno al ddl “Cirinnà 2” sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, e a quale disegno risponde realmente il testo, occorre oggi leggere Repubblica.
Come tutti gli altri giornali, il quotidiano romano riporta nella cronaca politica la conferma della spaccatura venutasi a creare nella maggioranza di governo dopo la decisione da parte del Pd di Matteo Renzi di sottoporre il “nuovo” ddl sulle unioni gay (praticamente una fotocopia di quello abbandonato) direttamente al voto del Senato, bypassando così la discussione della norma in commissione Giustizia, che proprio a causa delle molte obiezioni degli alleati di Ncd (obiezioni tradotte in diverse centinaia di proposte di emendamenti), ne stava rallentando considerevolmente l’approvazione.
COSA VUOL FARE IL PD. «L’obiettivo del Pd è uno soltanto», spiega Repubblica: «Incardinare la legge subito dopo il via libera sulla riforma costituzionale. Una questione di tempi, che il Nazareno intende rispettare per inviare un messaggio all’elettorato dem, sensibile sui diritti civili». Ieri però l’incontro tra il premier segretario del Pd e il leader di Ncd Angelino Alfano, accompagnati dai capigruppo dei rispettivi partiti alla Camera e al Senato, si è chiuso male per l’alleanza di governo. Lo scontro è proprio sui tempi immaginati dai democratici e sull’introduzione della cosiddetta stepchild adoption, ovvero la possibilità di adottare il figlio del partner, prevista dal Cirinnà 2 e osteggiata dagli alfaniani.
Il capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda, però, non ne fa un dramma. Del resto l’intento stesso della decisione del partito è proprio di lasciare i centristi alla loro opposizione e approvare il ddl con l’estrema sinistra e i grillini. «Se Area popolare farà legittimamente la sua battaglia – è la riflessione di Zanda riportata da Repubblica – vorrà dire che la calendarizzazione passerà con i voti di Sel e dei Cinque Stelle».
“COMPROMESSO”. Quanto alle divergenze nel merito del testo, il quotidiano diretto da Ezio Mauro le lascia commentare a Ivan Scalfarotto, sottosegretario Pd alle Riforme, per il quale semplicemente il problema non esiste: «Si va avanti lo stesso. E non si toccano i punti di questa legge sulle unioni civili, che è già un compromesso». Secondo Scalfarotto, la senatrice Monica Cirinnà «ha fatto un lavoro enorme, certosino di revisione del testo. Non credo che si possa rivedere ancora». Il massimo del “compromesso” di cui è stato capace il Pd, però, è l’eliminazione dal ddl dei riferimenti agli articoli della Costituzione dedicati al matrimonio, a favore della definizione dell’unione civile omosessuale come «formazione sociale». Punto. Tutto il resto rimane. Per dirla con Scalfarotto: «La “gestazione per altri” (eufemismo che sta per “utero in affitto”, ndr) è già vietata in Italia e ci resta. La “stepchild adoption” non si toglie».
SOCCORSO GRILLINO. Il ddl Cirinnà 2 «è una legge prudente, che non punta al matrimonio ugualitario», insiste Scalfarotto, e se i centristi si ostineranno a non crederci «si vedrà in Parlamento come va a finire, sono sicuro che una maggioranza c’è». Una previsione che il senatore del Movimento 5 Stelle, Alberto Airola, conferma volentieri a Repubblica. «Su questo testo il nostro voto c’è», dice, ora tocca ai colleghi del Pd «decidere se va bene una maggioranza trasversale, com’è già avvenuto in commissione o per il divorzio breve». Ma «se levano anche un solo diritto, se la approvano da soli». E motivando l’adesione del partito di Beppe Grillo al progetto del Pd, il senatore spiega anche con parole chiarissime cosa c’è in gioco davvero: «Il primo testo della senatrice Cirinnà è stato approvato dai nostri iscritti al blog con più dell’85 per cento di sì. Abbiamo spiegato di cosa si tratta: un riconoscimento parziale di diritti che in altri Paesi esistono da tempo. Molti pensano che sarebbe più semplice avere un solo istituto, ma se per arrivare al matrimonio egualitario bisogna passare da questo testo, noi ci siamo».
LA LETTERA DI GIOVANARDI. intanto il senatore Carlo Giovanardi, capogruppo Ncd-Ap in commissione giustizia in Senato, ha scritto al presidente Pietro Grasso la seguente lettera: «Caro Presidente, come Le sarà sicuramente noto soltanto in data 23 luglio 2015 il Governo ha inviato al Senato l’attesa relazione tecnica circa la copertura finanziaria del disegno di legge Cirinnà, mettendo la Commissione Giustizia in condizione, dopo il parere della commissione Bilancio reso il 29 di luglio, di iniziare  tempestivamente l’esame degli emendamenti  in quella stessa giornata.Tra la prima settimana di agosto e le prime  tre settimane di settembre la commissione Giustizia in tredici sedute, anche notturne, ha smaltito il 25% degli emendamenti presentati, interrompendo poi i lavori per la discussione in Aula  per la Riforma della Costituzione: il giorno 9 ottobre il gruppo NCD ha ritirato 400 emendamenti a firma Giovanardi e Marinello, rimanendone così  all’attenzione della Commissione circa 100.Ieri sera, lunedì 12 ottobre la commissione Giustizia  è stata convocata in seduta notturna per ascoltare la relazione  della senatrice Cirinnà su altri tre  disegni di legge presentati in materia di unioni civili e coppie di fatto: su questa relazione  si sono iscritti a parlare, sulla base dell’art. 72 della Costituzione e dell’art. 44 del Regolamento, 12 senatori. I nuovi disegni di legge di norma  devono essere esaminati dalla commissione  entro un tempo massimo di due mesi: il presidente del Senato può ridurre tale termine, come  è avvenuto raramente (4 volte) nella storia del Senato, mai comunque  prima di almeno due settimane  di discussione in Commissione, ma non azzerarlo. Le ricordo ancora signor Presidente  che da quando la conferenza dei Capigruppo  ha deciso  di togliere  dal calendario dell’Aula  “le Unioni civili qualora la commissione abbia concluso i suoi lavori”,  la Commissione stessa non abbia più potuto riunirsi per discutere di unioni civili per la  coincidenza dei lavori in Aula  sulla riforma del Senato. L’unica novità intervenuta da allora ad oggi è pertanto soltanto il ritiro dei nostri emendamenti: è pertanto del tutto ingiustificata la richiesta una precipitosa calendarizzazione  di un provvedimento senza relatore  e senza testo di riferimento sul quale aprire la discussione e presentare gli emendamenti in Aula, in palese violazione dell’art. 72 della Costituzione e l’art.  44 del Regolamento. La ringrazio per l’attenzione e l’occasione mi è gradita per salutarla con viva cordialità»

TEMPI

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Un "movimento popolare" contro il gender e per la famiglia

È l’obiettivo verso cui tende “Generazione famiglia”, la conferenza di Roma che sabato prossimo, come un’altra organizzata a Milano, punterà i riflettori sui temi dell’antropologia

di  Federico Cenci
Sabato prossimo, 17 ottobre, un asse all’insegna della famiglia naturale e per i diritti dei bambini unirà Roma e Milano. Nella città meneghina alle ore 15, presso il Grattacielo Pirelli, si terrà una conferenza patrocinata dalla Regione Lombardia con un titolo sulla falsariga dello slogan di Expo 2015: “Nutrire la famiglia per nutrire il futuro”. All’evento, cui presenzierà anche il governatore Roberto Maroni, ci saranno esponenti del mondo della scienza, della politica e dell’associazionismo pro-famiglia.
Ed è proprio il movimento di punta dell’associazionismo pro-famiglia, ossia la Manif Pour Tous Italia, che animerà la mattinata di dibattiti che avverrà a Roma, presso il Teatro Adriano, con inizio alle ore 9.30. La conferenza, intitolata “Generazione famiglia”, attraverso i contributi di scrittori, filosofi, medici ed economisti, profila una resistenza al “totalitarismo gender” e si prefigge di gettare le basi per una “ri-costituente antropologica”. Filippo Savarese, portavoce della Manif Poru Tous Italia, annuncia in esclusiva a ZENIT di cosa si tratta.
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Cosa intendete per “ri-costituente antropologica”?
Bisogna inaugurare una nuova stagione culturale in cui tornare a parlare laicamente dei fondamenti della nostra civiltà, specialmente quanto al valore della persona, della famiglia e dei temi connessi, come il matrimonio e la filiazione. Tutti ambiti antropologici letteralmente fondamentali oggi bombardati da relativismo, nichilismo, individualismo, cioè i tre ingredienti principali dell’ideologia dell’indifferentismo sessuale (gender). L’appuntamento del 17 vuol’essere un input in questa direzione.
Converrà con me che in questo senso è determinante l’apporto popolare. In piazza San Giovanni, il 20 giugno, c’erano un milione di manifestanti. Come è stato possibile mobilitare così tante persone in due settimane?
Molto più semplicemente di quanto si immagini: fissando l’appuntamento. Era ormai più di un anno che si faceva informazione sul territorio sui pericoli dell’ideologia del “genere”. È nato così un movimento del tutto ignorato dai media, che è sfociato platealmente il 20 giugno a Roma, e che da lì ha preso nuova linfa, visto che gli incontri sul territorio si sono centuplicati e le famiglie che tornano a impegnarsi per la loro libertà educativa ci intasano la casella mail di richieste e adesioni! Una volta compresa la portata distruttiva dell’ideologia gender, è bastato fissare un giorno e un luogo, e le persone sono accorse spontaneamente da tutta Italia.
Crede che quella piazza abbia avuto un peso sulla società e sulla politica?
Assolutamente sì. Dal punto di vista sociale ha messo al centro del dibattito, anche mediatico, il tema dell’ideologia del “genere”, inteso come dimensione della sessualità fluida, mutevole e del tutto sganciata dalla realtà biologica maschile o femminile, quindi contro la realtà umana. Questo specialmente in relazione all’ambito scolastico, visto che le associazioni Lgbt fondano su queste teorie i loro corsi, diffusissimi nelle scuole. Dal punto di vista politico il Ministero dell’Istruzione non ha potuto ignorare questa nuova presa di coscienza delle famiglie, che hanno duramente protestato per l’inserimento della questione “gender” nella riforma della scuola, al comma 16. Nelle prossime settimane lavorerà un tavolo ministeriale sul tenore di questo comma 16, e noi proveremo in ogni modo a far sì che rispetti il diritto educativo delle famiglie.
Eppure, malgrado la gran parte dei cittadini sia contraria a determinate istanze come le adozioni a coppie omosessuali o il gender nelle scuole, esse sembrano prioritarie tanto nell’agenda del Governo quanto nei palinsesti dei talk show. Cosa può fare questa “ri-costituente” per far valere il parere della maggioranza?
La maggioranza vince quando agisce unita. Il nuovo movimento di opinione popolare a cui intendiamo contribuire dal Teatro Adriano deve programmare e attuare una serie di azioni unitarie e mirate per far sentire la propria voce. L’esperienza dimostra che basta molto meno di quel che si pensi per rimettere ordine alle priorità, sia in Parlamento che in televisione, ma questo solo se si esercita in tutta onestà e trasparenza la debita pressione sugli organi democratici e sociali in generale.
Tra annunci e operazioni di ostruzionismo, il ddl Cirinnà giace in commissione Giustizia del Senato. Secondo Lei si arriverà all’approvazione in tempi brevi delle unioni civili?
Il ddl Cirinnà che giace in Commissione Giustizia vi giace ormai sepolto. Quello è un capitolo chiuso grazie alla manifestazione di popolo del 20 giugno, all’informazione costante sul territorio e chiaramente all’opposizione coraggiosa dei senatori di Ncd e FI in Commissione, che da questo movimento popolare hanno ricevuto nuova motivazione per resistere, e a cui va la nostra gratitudine. Ora si è aperta la partita del ddl Cirinnà bis, che vogliono calendarizzare direttamente in Aula e provare a votare con l’appoggio del Movimento 5 Stelle. Francamente mi pare che non potranno tentare forzature, perché le divisioni non sono poche né irrilevanti e rischiano di compromettere la tenuta della coalizione di Governo. Ogni previsione è incerta, viviamo alla giornata pronti a tornare in piazza al primo segnale di necessità.
Crede che i senatori centristi sarebbero disposti a far cadere il Governo pur di mantenere il punto?
In questi mesi di battaglia in difesa della famiglia abbiamo fatto sponda agli sforzi di parlamentari che hanno mantenuto con fermezza le loro posizioni. Penso a Roccella, Sacconi, Quagliariello, Formigoni, Giovavardi e Pagano per l’Ncd, o Malan, Gasparri e Caliendo per Forza Italia, insieme a tanti altri. Gli equilibri in Parlamento e dentro i partiti sono sempre precari, e non so se il Governo rischierebbe davvero di cadere (benché personalmente me lo augurerei senza il minimo dubbio), anche visto il rinforzo che ha avuto dalla squadra di Verdini. Sono certo tuttavia che in moltissimi rimetterebbero radicalmente in discussione questi equilibri se davvero il Partito Democratico cercasse l’aiuto dei grillini su un tema così delicato.
In un’intervista a ZENIT di un anno fa lanciava un appello alla Cei “affinché non avesse timori e non restasse in silenzio” di fronte a “questa ristrutturazione ideologica della società”. Nel corso di questi dodici mesi, qual è il Suo bilancio sull’atteggiamento dei vescovi italiani rispetto a certi temi?
La Cei e in particolare il suo presidente, il cardinal Angelo Bagnasco, hanno parlato molto chiaramente su questi temi, ricordando cosa insegna la Chiesa sulla base del Vangelo. Lo stesso Papa Francesco però ha difeso apertamente il matrimonio, legato al diritto dei bambini di avere un papà e una mamma, e ha attaccato più di chiunque altro la “colonizzazione ideologica” dell’ideologia gender, soprattutto a scuola. Nonostante le falsificazioni mediatiche, la bussola dei cattolici funziona ancora alla perfezione, chi prende altre strade lo fa a rischio e pericolo della sua coscienza.