Lo sguardo sorge dal cuore, perché l''uomo non è una zuppa nella quale gli ingredienti sono gettati alla rinfusa, ma è stato creato nell'armonia: "il corpo non sta accanto allo spirito come qualcosa di esteriore, ma è l'autoespressione dello spirito, la sua «immagine». Ciò che costituisce la vita biologica, nell'uomo è costitutivo anche della persona. La persona si realizza nel corpo, e pertanto il corpo ne è l’espressione; in esso si può vedere la realtà invisibile dello spirito. Dal momento che il corpo è l'aspetto visibile della persona, e la persona è immagine di Dio, il corpo è al tempo stesso, in tutto il suo contesto relazionale, lo spazio nel quale il divino si raffigura, diventa esprimibile e visibile" (J. Ratzinger). Così è l'uomo "al principio", nella volontà creatrice di Dio. Ma sappiamo come satana si sia ribellato ad essa, inducendo nello stessa superbia Adamo ed Eva. Sulla soglia del peccato originale troviamo proprio la "concupiscenza", che nel vangelo leggiamo tradotta semplicemente con "desiderio". Il termine deriva dal greco "epithymia", che letteralmente significa "desiderio, brama, bramosia", e contiene, nell'etimologia, anche una connotazione di violenza, ira, scoppio della passione: "La teologia cristiana ha dato a questa parola il significato specifico di moto dell'appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione umana. L'Apostolo san Paolo la identifica con l'opposizione della «carne» allo «spirito». È conseguenza della disobbedienza del primo peccato. Ingenera disordine nelle facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina l'uomo a commettere il peccato" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2515). Lucifero ne è l'araldo malvagio, l'ambasciatore nefasto; nell'episodio narrato da Isaia (14,13-14) leggiamo di lui: "Tu dicevi in cuor tuo: io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio". Il pensiero e il dialogo con se stesso, la solitudine del cuore, lo hanno condotto ad auto-convincersi di essere come e meglio di Dio, al punto di poter usurparne il trono. Tutti noi facciamo esperienza della stessa concupiscenza. Come diceva Papa Francesco, "non c’è bisogno di andare dallo psicologo per sapere che quando uno sminuisce l’altro è perché non può crescere, ha bisogno che l’altro vada più in basso per sentirsi qualcuno". E chi, pieno di superbia, ha sminuito l'altro, lo guarderà immancabilmente con concupiscenza. La superbia, infatti, è un cancro che aggredisce le cellule buone e sane del cuore, lo svuota e ci lascia affamati. Come Lucifero, chi sperimenta nel suo cuore l'inganno suadente che insuperbisce, si ritroverà precipitato a terra, con i rantoli della fame per saziare la quale, con ira, bramosia e passione, vorrà appropriarsi dell'altro, sino a desiderare di possederlo sessualmente. La lussuria, infatti, è sempre il segno visibile della superbia nascosta. Quando Gesù dice "chi guarda una donna con concupiscenza (per desiderarla) ha già commesso adulterio nel suo cuore", sta togliendo il velo d'ipocrisia che ci riveste tutti. L'adulterio è "già" consumato in un cuore malato, che, prima di ogni donna o uomo, ha "guardato" Dio con "bramosia", invidia e gelosia, desiderandone il posto e il prestigio. Gesù non sta parlando di ormoni, ma del cuore ferito dal peccato, dove ormai alberga la superbia nei confronti di Dio. Il demonio ha ingannato Eva inducendola a credere che il comando di Dio fosse una limitazione della sua libertà, una frustrazione della sua personalità, un impedimento alla sua realizzazione. E se Dio comanda cose cattive e ingiuste significa che Lui stesso non è buono come si dice... Dal momento che si accetta questa menzogna cambia lo sguardo su Dio e, di conseguenza, gli occhi cominciano a "guardare" le persone e le cose in modo diverso, con il cuore avvelenato; così Eva vede che “il frutto è bello, è buono da mangiare, è desiderabile”, che è proprio il modo di "guardare con desiderio" una donna di cui parla Gesù: "E’ cambiato il cuore e quindi cambiano anche gli occhi. Nel momento in cui io dico che Dio è cattivo e mi chiede cose che non sono per il mio bene, allora le cose proibite diventano belle e desiderabili, io non le so più riconoscere per quello che davvero sono. Io non so più capire che quello mi fa male... "E perché mai non dovrei farlo? Che male c’è?" (B. Costacurta). Nei primi due capitoli la Genesi "rivela il senso profondo dell'uomo che è questo incredibile e difficilissimo mistero, molto difficile da vivere: tenere insieme due realtà che sono invece contraddittorie. Il compito dell'uomo è vivere questo mistero senza mai illudersi di essere uguale a Dio, ma chiamato ad esserne immagine; senza mai ingannarsi di essere come gli animali e solo terra, ma sapendo invece di avere un destino eterno che è quello di vedere Dio e diventare come Lui." (B. Costacurta). Infatti, "nell'
venerdì 16 giugno 2017
Venerdì della X settimana del Tempo Ordinario.
Lo sguardo sorge dal cuore, perché l''uomo non è una zuppa nella quale gli ingredienti sono gettati alla rinfusa, ma è stato creato nell'armonia: "il corpo non sta accanto allo spirito come qualcosa di esteriore, ma è l'autoespressione dello spirito, la sua «immagine». Ciò che costituisce la vita biologica, nell'uomo è costitutivo anche della persona. La persona si realizza nel corpo, e pertanto il corpo ne è l’espressione; in esso si può vedere la realtà invisibile dello spirito. Dal momento che il corpo è l'aspetto visibile della persona, e la persona è immagine di Dio, il corpo è al tempo stesso, in tutto il suo contesto relazionale, lo spazio nel quale il divino si raffigura, diventa esprimibile e visibile" (J. Ratzinger). Così è l'uomo "al principio", nella volontà creatrice di Dio. Ma sappiamo come satana si sia ribellato ad essa, inducendo nello stessa superbia Adamo ed Eva. Sulla soglia del peccato originale troviamo proprio la "concupiscenza", che nel vangelo leggiamo tradotta semplicemente con "desiderio". Il termine deriva dal greco "epithymia", che letteralmente significa "desiderio, brama, bramosia", e contiene, nell'etimologia, anche una connotazione di violenza, ira, scoppio della passione: "La teologia cristiana ha dato a questa parola il significato specifico di moto dell'appetito sensibile che si oppone ai dettami della ragione umana. L'Apostolo san Paolo la identifica con l'opposizione della «carne» allo «spirito». È conseguenza della disobbedienza del primo peccato. Ingenera disordine nelle facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina l'uomo a commettere il peccato" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2515). Lucifero ne è l'araldo malvagio, l'ambasciatore nefasto; nell'episodio narrato da Isaia (14,13-14) leggiamo di lui: "Tu dicevi in cuor tuo: io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio". Il pensiero e il dialogo con se stesso, la solitudine del cuore, lo hanno condotto ad auto-convincersi di essere come e meglio di Dio, al punto di poter usurparne il trono. Tutti noi facciamo esperienza della stessa concupiscenza. Come diceva Papa Francesco, "non c’è bisogno di andare dallo psicologo per sapere che quando uno sminuisce l’altro è perché non può crescere, ha bisogno che l’altro vada più in basso per sentirsi qualcuno". E chi, pieno di superbia, ha sminuito l'altro, lo guarderà immancabilmente con concupiscenza. La superbia, infatti, è un cancro che aggredisce le cellule buone e sane del cuore, lo svuota e ci lascia affamati. Come Lucifero, chi sperimenta nel suo cuore l'inganno suadente che insuperbisce, si ritroverà precipitato a terra, con i rantoli della fame per saziare la quale, con ira, bramosia e passione, vorrà appropriarsi dell'altro, sino a desiderare di possederlo sessualmente. La lussuria, infatti, è sempre il segno visibile della superbia nascosta. Quando Gesù dice "chi guarda una donna con concupiscenza (per desiderarla) ha già commesso adulterio nel suo cuore", sta togliendo il velo d'ipocrisia che ci riveste tutti. L'adulterio è "già" consumato in un cuore malato, che, prima di ogni donna o uomo, ha "guardato" Dio con "bramosia", invidia e gelosia, desiderandone il posto e il prestigio. Gesù non sta parlando di ormoni, ma del cuore ferito dal peccato, dove ormai alberga la superbia nei confronti di Dio. Il demonio ha ingannato Eva inducendola a credere che il comando di Dio fosse una limitazione della sua libertà, una frustrazione della sua personalità, un impedimento alla sua realizzazione. E se Dio comanda cose cattive e ingiuste significa che Lui stesso non è buono come si dice... Dal momento che si accetta questa menzogna cambia lo sguardo su Dio e, di conseguenza, gli occhi cominciano a "guardare" le persone e le cose in modo diverso, con il cuore avvelenato; così Eva vede che “il frutto è bello, è buono da mangiare, è desiderabile”, che è proprio il modo di "guardare con desiderio" una donna di cui parla Gesù: "E’ cambiato il cuore e quindi cambiano anche gli occhi. Nel momento in cui io dico che Dio è cattivo e mi chiede cose che non sono per il mio bene, allora le cose proibite diventano belle e desiderabili, io non le so più riconoscere per quello che davvero sono. Io non so più capire che quello mi fa male... "E perché mai non dovrei farlo? Che male c’è?" (B. Costacurta). Nei primi due capitoli la Genesi "rivela il senso profondo dell'uomo che è questo incredibile e difficilissimo mistero, molto difficile da vivere: tenere insieme due realtà che sono invece contraddittorie. Il compito dell'uomo è vivere questo mistero senza mai illudersi di essere uguale a Dio, ma chiamato ad esserne immagine; senza mai ingannarsi di essere come gli animali e solo terra, ma sapendo invece di avere un destino eterno che è quello di vedere Dio e diventare come Lui." (B. Costacurta). Infatti, "nell'