Gli angeli hanno cura della nostra salvezza
e la procurano con diligenza,
ma senza ansia, apprensione e fretta;
la cura e la diligenza sono espressione della loro carità,
mentre l'ansia, l'apprensione e la fretta
sarebbero contrarie al loro stato di beatitudine;
poichè la cura e la diligenza possono essere compagne della serenità
e della pace dello spirito;
non così l'ansia, la preoccupazione, e ancor di meno,
l'angustia precipitosa.
San Francesco di Sales, Filotea, III, X
***
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli»
***
La Festa degli Angeli Custodi che celebriamo oggi, come sale versato su una ferita, fa risuonare in noi questa domanda: chi ti ha “disprezzato”? Chi ha “pensato contro” di te? Chi cioè, ti ha guardato, giudicato, pesato, per stabilire che non vali, che sei fuori mercato, senza prezzo? Perché, nel fondo, pensi così di te stesso, o no? Che magari sei fuori catalogo, il tuo modo di parlare è datato, non lo capisce più nessuno; il tuo fisico è impossibile da vestire, viste le taglie degli abiti che ormai si vendono nei negozi. Per i tuoi figli sei solo di inciampo, per i tuoi genitori di sicuro sei il figlio venuto male. Per gli amici il tonto di turno, mai all’altezza delle aspettative del marito, neanche una volta al tempo con i desideri e i bisogni della moglie. Anche se sempre in tiro per non deludere il fidanzato o la fidanzata, alla fine ti ritrovi con quel complesso di inferiorità che ti pesa come un macigno e ti scaraventa nell’ansia di perdere l’altro. Per favore prenditi un momento, siediti, se puoi vai in una chiesa, mettiti in ginocchio davanti al Santissimo, e lascia che questa domanda scenda nel profondo del tuo cuore: chi mi ha disprezzato al punto di farmi credere che valgo pochissimo o nulla? Sono persuaso che il Signore, proprio per mezzo dei suoi Angeli inviati per proteggerti, vuole condurti oggi nel fondo di te stesso, dove satana - l’accusatore, il pubblico ministero del processo contro Dio e le sue creature molto buone – ha seminato la menzogna con cui ti ha fatto credere di non valere. Ma come ha fatto a ingannarti? Mentendoti su Dio, quando, in una difficoltà, nella sofferenza e nella debolezza, ti ha insinuato che non ti amava, perché permetteva quella situazione, e ti aveva creato così fragile e impotente. Ma se accettiamo che Dio non ci ama perdiamo immediatamente il valore della nostra vita, che ci viene appunto dal suo amore. Ogni uomo, infatti, vale in relazione a un tu che lo costituisce come io. Non possiamo darci da soli l’identità, men che meno il valore. Come diceva l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Arguello alla manifestazione in favore della famiglia dello scorso 20 giugno, per essere persona abbiamo bisogno di un “Regista” che ci dia un’identità che è il ruolo - missione da interpretare sulla scena del mondo; altrimenti restiamo come uno dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, magari il figlio che verso la fine afferma al capocomico: “le par possibile che si viva davanti a uno specchio che, per di più, non contento d'agghiacciarci con l'immagine della nostra stessa espressione, ce la ridà come una smorfia irriconoscibile di noi stessi?”. Così Pirandello presentava la sua opera: «Ho voluto rappresentare sei personaggi che cercano un autore. Il dramma non riesce a rappresentarsi appunto perché manca l’autore che essi cercano; e si rappresenta invece la commedia di questo loro vano tentativo, con tutto quello che essa ha di tragico per il fatto che questi sei personaggi sono stati rifiutati». Questa opera teatrale - che vi invito a leggere e a guardare (vi lascio gli strumenti…) - rappresenta molto bene il dramma della nostra vita; come per i sei personaggi infatti, anche la nostra storia autentica ci sembra scritta ma mai rappresentata, perché, come afferma uno dei sei, il padre, “l’autore che ci creò, vivi, non volle, poi, o non poté materialmente metterci al mondo dell’arte. E fu un vero delitto […] perché chi ha la ventura di nascere personaggio vivo può ridersi anche della morte. Non muore più!». E’ proprio quello che il demonio è riuscito a farci credere: non valiamo nulla perché Dio ci ha abbandonato dopo averci creati; orfani dell’amore che ci darebbe la vita, siamo condannati a morte come dei personaggi incompiuti e obbligati a cercare in se stessi un ruolo “grande” per sfuggire all’oblio. Il fallimento di ogni tentativo di darci un’identità ha aperto le porte del nostro cuore al disprezzo del demonio, che trova accoglienza nel risentimento e nella frustrazione, al punto di indurci al suicidio, come avviene nell’opera di Pirandello. Perché il disprezzo è un veleno che uccide goccia a goccia, impedendo che la nostra vita si compia nell’amore.