lunedì 13 aprile 2015

Elogio della calma



Come salvarsi dalla frenesia del mondo: tra teologia e psicologia un vademecum per «alleggerire l'anima»

GIACOMO GALEAZZICITTA’ DEL VATICANO


“State calmi, se potete”. Nel saggio-vademecum “Sereni nella frenesia del mondo” (Edizioni Messaggero Padova, pp. 88, 9 euro), Anselm Grün e  Clemens Bittlinger, a partire dalla loro esperienza, invitano a prendere una pausa, un periodo di calma e silenzio, un tempo per «sgombrare» l’anima così come si sgombra una casa troppo piena. “Un tempo per esercitarci nella libertà e nella pace interiore- spiegano gli autori -. Tutti conosciamo lo stress da ufficio, la frenesia del traffico, i molteplici impegni e affanni che segnano il ritmo della nostra vita quotidiana. Un’esortazione a sperimentare le pause come un tempo benedetto in cui ritrovare voi stessi e Colui che regge nelle sue mani il tempo e l'eternità”.


Il 15 dicembre 2011, durante i vespri a San Pietro con 10mila studenti degli atenei romani, Benedetto XVI ha descritto “un mondo che corre veloce, distratto, impaziente, utilizzando sempre di più e in ogni ambito della vita i binari immediati delle nuove tecnologie”. Poi con le parole dell’apostolo Giacomo ha invitato i giovani “ad imitare il comportamento dell’agricoltore” che dopo aver preparato il terreno, “aspetta con costanza il prezioso frutto della terra”. Un richiamo “a fermarsi, a riflettere per poi predisporre il cuore alla venuta di Cristo”. Infatti, ha sottolineato in quell’occasione Joseph Ratzinger, "proprio nella pazienza, nella fedeltà e nella costanza della ricerca di Dio, dell’apertura a Lui, Egli rivela il suo Volto: non abbiamo bisogno di un dio generico, indefinito, ma del Dio vivo e vero, che apra l’orizzonte del futuro dell’uomo ad una prospettiva di ferma e sicura speranza, una speranza ricca di eternità e che permetta di affrontare con coraggio il presente in tutti i suoi aspetti".


Solo così con pazienza e fedeltà, secondo Benedetto XVI, “incontreremo quel Dio vero che sull’uomo si è chinato fino a farsi carne, solo così avremo la certezza di non essere soli. La pazienza, infatti, è “la virtù di coloro che si affidano alla presenza di Cristo nella storia, che non si lasciano vincere dalla tentazione di riporre tutta la speranza nell’immediato, in progetti tecnicamente perfetti ma lontani dalla realtà più profonda che dona la dignità più alta all’uomo”: ovvero “l’essere creatura ad immagine e somiglianza di Dio". Infatti, è la lezione di Benedetto XVI, "quante volte gli uomini hanno tentato di costruire il mondo da soli, senza o contro Dio! Il risultato è segnato dal dramma di ideologie che, alla fine, si sono dimostrate contro l’uomo e la sua dignità profonda. Essere costanti e pazienti significa imparare a costruire la storia insieme con Dio, perché solo edificando su di Lui e con Lui la costruzione è ben fondata, non strumentalizzata per fini ideologici, ma veramente degna dell’uomo".


Un’indicazione ripresa dal suo successore. «Che il Signore ci dia a tutti noi la pazienza gioiosa, la pazienza del lavoro, della pace, ci dia la pazienza di Dio e del nostro popolo fedele, che è tanto esemplare», ha pregato Francesco il 17 febbraio 2014 nell’omelia della messa a Santa Marta parlando appunto della pazienza. «La pazienza – ha spiegato – non è rassegnazione, è un’altra cosa». Commentando la Lettera di San Giacomo in cui si legge «considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove», il Pontefice ha osservato ironicamente: «Sembra un invito a fare il fachiro», ma, in realtà, è un invito a essere pazienti, cioè saggi. «Chi non ha pazienza vuole tutto subito, tutto di fretta. Chi non conosce questa saggezza della pazienza è una persona capricciosa». Oppure, ha aggiunto, è persona che confonde «il modo di agire di Dio con il modo di agire di uno stregone. E Dio non agisce come uno stregone, Dio ha il suo modo di andare avanti. La pazienza di Dio. Anche Lui ha pazienza. Ogni volta che noi andiamo al sacramento della riconciliazione, cantiamo un inno alla pazienza di Dio! Ma il Signore come ci porta sulle sue spalle, con quanta pazienza! La vita cristiana deve svolgersi su questa musica della pazienza, perché è stata proprio la musica dei nostri padri, del popolo di Dio, quelli che hanno creduto alla Parola di Dio, che hanno seguito il comandamento che il Signore aveva dato al nostro padre Abramo: “Cammina davanti a me e sii irreprensibile”».


Infatti la pazienza la si impara osservando sia l’atteggiamento che Dio ha nei nostri confronti, sia alcuni esempi presenti nel popolo cristiano. «Quanto paziente è il nostro popolo! Ancora adesso! – raccomanda Francesco -. Quando andiamo nelle parrocchie e troviamo quelle persone che soffrono, che hanno problemi, che hanno un figlio disabile o hanno una malattia, ma portano avanti con pazienza la vita. Non chiedono segni, come questi del Vangelo, che volevano un segno. Dicevano: “Dateci un segno!”. No, non chiedono, ma sanno leggere i segni dei tempi: sanno che quando germoglia il fico, viene la primavera; sanno distinguere quello. Invece, questi impazienti del Vangelo di oggi, che volevano un segno, non sapevano leggere i segni dei tempi, e per questo non hanno riconosciuto Gesù».


Papa Bergoglio invita a riconoscere e lodare coloro che nel popolo di Dio, pur soffrendo, non hanno perso «il sorriso della fede, la gioia della fede. E questa gente – tanta gente – è quella che porta avanti la Chiesa, con la sua santità, di tutti i giorni, di ogni giorno. “Fratelli, considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza e la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti ed integri, senza mancare di nulla. Che il Signore ci dia a tutti noi la pazienza, la pazienza gioiosa, la pazienza del lavoro, della pace, ci dia la pazienza di Dio, quella che Lui ha, e ci dia la pazienza del nostro popolo fedele, che è tanto esemplare».