martedì 12 maggio 2015

Il ministero sacerdotale. Attenti alla routine




Il  tweet di Papa Francesco: "Perché ci risulta tanto difficile sopportare i difetti degli altri? Dimentichiamo che Gesù ha sopportato tutti i nostri peccati?" (12 maggio 2015)

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Francesco incontra i consacrati della Diocesi di Roma

L’appuntamento, nell’ambito dell’Anno dedicato alla Vita consacrata, si svolgerà sabato 16 maggio in Aula Paolo VI



Nell’ambito dell’Anno dedicato alla Vita consacrata, il prossimo sabato 16 maggio, Papa Francesco incontrerà i consacrati e le consacrate della diocesi di Roma. L’appuntamento si svolgerà a partire dalle 11 nell’Aula Paolo VI in Vaticano e sarà caratterizzato da momenti di festa e di riflessione sulla missione dei consacrati.
«Questo incontro - spiega padre Agostino Montan, direttore dell’Ufficio per la vita consacrata del Vicariato di Roma che ha organizzato e promosso la giornata - si svilupperà in due momenti. La prima parte sarà una vera e propria festa con preghiere, canti e vari interventi per esprimere la realtà viva e vivace della vita consacrata in Roma. La seconda - prosegue padre Montan -sarà caratterizzato dalla presenza di Papa Francesco, al quale saranno rivolte domande da alcuni testimoni che presenteranno la loro esperienza di vita consacrata a Roma. Poi ascolteremo le sue parole».
L’incontro di sabato sarà presentato dalla giornalista e conduttrice tv Lorena Bianchetti e coordinato da Serenella Del Cinque. Nel corso della prima ora di incontro si esibiranno rappresentanti di America Latina, Indonesia, Africa, Stati Uniti, Europa e Cina. Tra un’esibizione e l’altra le testimonianze-interviste dei consacrati della diocesi di Roma. Interverranno due religiose che parleranno dello spirito di accoglienza dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (Usmi). Le suore della Divina Volontà parleranno della loro esperienza in una casa famiglia. Suor Rebecca Nazzaro, religiosa delle Missionarie della Divina Rivelazione, interverrà sulla catechesi attraverso l’arte. Infine parlerà Giulia Civitelli, missionaria secolare Scalabriniana.
Verso le 12 arriverà Papa Francesco, che riceverà il saluto del cardinale vicario Agostino Vallini e risponderà alle domande che gli porgeranno quattro rappresentanti dei circa 25mila consacrati di Roma. «La loro presenza nella nostra città - sottolinea il direttore dell’Ufficio per la vita consacrata - è incisiva e diffusa soprattutto in quelle che il Papa chiama le periferie esistenziali. Troviamo consacrati accanto ai carcerati, accanto ai bambini abbandonati, alle mamme sole. Accanto ai migranti e nelle scuole cattoliche. Sono vicini ai malati e riconoscono, nella carne del povero, la carne di Cristo».
A rappresentarli tutti di fronte al Santo Padre saranno suor Fulvia Sieni, agostiniana del Monastero dei Santi Quattro Coronati, a rappresentare la vita contemplativa che nella diocesi di Roma conta ben 28 monasteri; seguirà, per l’ Ordo virginum, Iwona Langa, della casa famiglia “Ain Karim”; sarà quindi la volta di padreGaetano Saracino, religioso dei Missionari Scalabriniani e parroco del Santissimo Redentore; a chiudere padreGaetano Greco, terziario Cappuccino dell’Addolorata, cappellano dell’Istituto Penale Minorile Casal del Marmo.

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Il ministero sacerdotale. Attenti alla routine

Chiamati a spendersi senza risparmio. Pericolo numero uno: la routine. La celebrazione quotidiana della messa, «centro della vita sacerdotale» e «radice del dinamismo» in cui si articola la giornata del prete, non può svilirsi nella ripetitività del gesto, ma deve essere caratterizzata da una «sempre nuova offerta di se stessi». È quanto ha raccomandato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin a Carlo Gili e Matteo Bizzotti, i due religiosi Servi del cuore immacolato di Maria, da lui ordinati presbiteri nella mattina di sabato 9 maggio a Roma, nella chiesa della Sacra Famiglia annessa alla casa generalizia della famiglia religiosa.
Ai neosacerdoti il porporato ha chiesto di essere «l’amore del cuore di Gesù», richiamando una nota espressione di san Giovanni Maria Vianney, e li ha invitati a sentirsi inseriti in una lunga sequenza di testimoni sacerdoti, «splendide figure di pastori di cui vogliamo sottolineare le fatiche apostoliche, il servizio infaticabile e nascosto, la carità tendenzialmente universale e, in molti casi, la fedeltà coraggiosa di chi, pur tra difficoltà e incomprensioni, resta fedele alla sua vocazione di “amico di Cristo”, da lui particolarmente chiamato, prescelto e inviato». Anelli di una catena che continua perché, ha aggiunto, «speriamo vivamente che continuino a maturare i germi di vocazione che a piene mani il Signore semina nel campo della Chiesa».
In questa continua risposta d’amore, ha sottolineato il cardinale Parolin all’inizio della sua omelia, i due sacerdoti sono chiamati a condividere in particolare l’ideale della loro famiglia religiosa, quello, cioè, di «contemplare Maria, che compie la volontà di Dio, e imitarla, accogliendo Cristo, vivendolo nella propria santificazione e cooperando con l’impegno apostolico a generarlo negli uomini». Per rispondere a tale vocazione, essi, come ogni sacerdote, devono essere uomini «dell’Eucaristia» e uomini «della Parola».
Innanzitutto, il segretario di Stato ha posto la sua attenzione sul tema dell’Eucaristia, «centro della vita sacerdotale» e non semplice attività «come una delle tante». In tal senso il cardinale ha ricordato quanto espresso da san Francesco di Sales durante gli esercizi spirituali con i quali si preparò all’ordinazione sacerdotale: «Da qui in avanti, tutte le mie giornate devono essere preparazione e ringraziamento alla santa messa». E ha richiamato anche quanto detto dal santo curato d’Ars: «La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!».
La priorità del sacrificio sacramentale di Gesù, ha quindi spiegato il porporato, deve «completarsi nel sacrificio d’amore» del sacerdote, il quale «non può fare altro che spendersi senza risparmio per gli altri, facendosi tutto a tutti, per salvare a ogni costo qualcuno». Ancora prezioso è l’esempio dato dal santo di Ars, il quale «visitava sistematicamente gli ammalati e le famiglie, organizzava missioni popolari e feste patronali, raccoglieva e amministrava denaro per le sue opere caritative e missionarie, abbelliva la sua chiesa e la dotava di arredi sacri, si occupava delle orfanelle della Providence (un istituto da lui fondato) e delle loro educatrici, si interessava dell’istruzione dei bambini, fondava confraternite e chiamava i laici a collaborare con lui»
Il sacerdote, cioè, deve trasformarsi in missionario: «Noi — ha detto il celebrante — non possiamo più accontentarci che la gente venga da noi, ma dobbiamo andare noi a cercarla»; dobbiamo, ha continuato, «passare da un atteggiamento di attesa a un atteggiamento di ricerca sull’esempio di Gesù», buon pastore.
I pastori sono chiamati a portare la parola in ogni ambito e non solo nella liturgia. «In un tempo come il nostro di esasperato problematicismo e di confusione culturale — ha raccomandato il porporato ai neosacerdoti — sia vostra cura predicare con un linguaggio insieme semplice e nobile, tale da creare convinzioni profonde, e di esercitare la franchezza apostolica coniugata con la prudenza pastorale».
Coraggiosi e mai stanchi di predicare il Vangelo: questo si chiede ai sacerdoti. Per tale ministero sono necessari «un santo ottimismo e una ferma fiducia nel Signore», perché «non mancheranno le delusioni» ma, ha spiegato il cardinale Parolin, «sarà saggezza ricordare, contro ogni scoraggiamento e pigrizia, che l’effetto della predicazione si sottrae sempre alla verifica sociologica». 
Al sacerdote non è stata «promessa né la constatazione dei frutti né la gratificazione da parte del mondo. Tuttavia — ha concluso il segretario di Stato — la grazia e la speranza ci rassicurano che i grani di frumento, anche quando cadono su un terreno sassoso o sono sopraffatti da spine ed erbacce, forse germoglieranno a nostra insaputa nel tempo di Dio, a motivo della potenza vitale che contengono e per la nostra costanza che ce li ha fatti spargere confidando nell’azione segreta dello Spirito Santo nei cuori».
L'Osservatore Romano