mercoledì 13 maggio 2015

Per i poveri e per la Chiesa



Il “dinamismo istituzionale” di Caritas internationalis. 

(Giampietro Dal Toso) Caritas internationalis è un’istituzione della Chiesa, ma ha un grande impatto nel mondo, anche grazie alla sua presenza a livello internazionale. Caritas internationalis è ispirata dalla carità, ma si impegna anche per la giustizia. È collegata alla Santa Sede, senza essere parte della Santa Sede. È necessario prendere in considerazione tutti questi aspetti.In particolare, è cruciale il concetto di “confederazione”, in quanto esso illustra bene questo dinamismo tra il centro e la periferia. Infatti, il concetto di confederazione esprime il fatto che diversi soggetti autonomi si uniscono per realizzare dei compiti comuni. Tuttavia queste singole realtà non rinunciano alla propria autonomia. Quindi, non si tratta di un sistema centralizzato con sedi nei singoli Paesi. Al contrario, sono i singoli Paesi che si riuniscono insieme per affrontare delle problematiche comuni. Questo principio è fondamentale per comprendere la struttura della Caritas, un organismo internazionale con membri nazionali.
Ovviamente, questo principio è bilanciato da un altro principio fondamentale, che è l’autorità del Santo Padre. I concetti di confederazione e di ecclesialità delineano i punti fondamentali dell’identità della Caritas internationalis, e sono stati di aiuto per trovare una corretta inquadratura canonica per la Confederazione.
Caritas internationalis è stata istituita nel 1951 secondo le intenzioni di Pio XII, per affrontare i bisogni umanitari alla fine della seconda guerra mondiale, per dare assistenza alle vittime del conflitto e per favorire il ricongiungimento tra familiari. In quello stesso anno, l’organizzazione ha tenuto la sua prima assemblea generale, che ha riunito i 13 membri fondatori.
Il 19 luglio 1976, su iniziativa di Paolo VI, a Caritas internationalis viene concessa la personalità giuridica civile dello Stato della Città del Vaticano. Nei primi mesi del 2000, al fine di chiarire il rapporto dell’organismo con la Santa Sede e lo Stato italiano, Caritas internationalis ha presentato una richiesta per ottenere personalità giuridica canonica pubblica. In quel momento, venne istituita una piccola commissione composta da quattro membri della Segreteria di Stato, di Caritas internationalis e di Cor Unum, al fine di esaminare e studiare la proposta.
Come risultato del loro lavoro, il 16 settembre 2004 venne pubblicato il Chirografo Pontificio Durante l’ultima cena. Con questo documento, Giovanni Paolo II concesse personalità giuridica canonica pubblica a Caritas internationalis, indicando alcune linee guida basilari per la sua attività e del suo rapporto con i vari dicasteri della Santa Sede, in particolare con la Segreteria di Stato e il Pontificio Consiglio Cor Unum.
Venne quindi messa in preventivo la revisione degli statuti di Caritas internationalis, per conformarsi ai requisiti richiesti dal nuovo status. In effetti, secondo il codice di diritto canonico (canone 116), il nuovo status giuridico riconosce che la Caritas svolge le proprie attività caritative a nome della Chiesa cattolica, e che quindi deve svolgere le proprie attività sottostando all’autorità ecclesiastica. La Chiesa cattolica incominciava già da allora a focalizzarsi sulla sua missione caritativa, dandole maggiore importanza.
La Chiesa è ben consapevole del fatto che attraverso la testimonianza della carità dei suoi membri essa è in grado di raggiungere milioni di persone, dando a tutti la possibilità di riconoscere e percepire l’amore di Dio. Per questo motivo, il lavoro di revisione degli statuti deve essere visto come facente parte di una riflessione più ampia, volta a rinnovare e dare maggiore impulso all’attività caritativa della Chiesa.
Un primo importante elemento che ha spinto a continuare in questa direzione è stato la pubblicazione dell’enciclica Deus caritas est nel 2006. Per la prima volta, un’enciclica è stata interamente ed espressamente rivolta al tema del servizio di carità della Chiesa. Questo documento, che contiene delle linee guida teologiche essenziali, ha illuminato il nostro lavoro e continua tuttora a farlo. Un altro frutto di questa riflessione sulla carità è stato il motuproprio Intima Ecclesiae natura, pubblicato nel dicembre del 2012, che fornisce un quadro normativo organico che serva meglio a ordinare, nei loro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servizio della carità
Il processo di revisione degli statuti è iniziato nel 2007 a seguito dell’esigenza emersa con il nuovo status giuridico di Caritas internationalis. Il lavoro è stato condotto in un clima di dialogo costante tra Caritas internationalis, che aveva istituito un comitato speciale per le questioni giuridiche, la Segreteria di Stato, il Pontificio Consiglio Cor Unum, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e altri organismi del Santa Sede. Questo lungo e fruttuoso dialogo ha avuto il suo compimento il 2 maggio 2012 quando l’allora segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, consegnò i testi del nuovo ordinamento al presidente di Caritas internationalis, cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga.
Oggi la Caritas vive una forte comunione con la Santa Sede ed è uno strumento efficace del servizio della carità nella Chiesa e, a livello internazionale, un partner rispettato come organizzazione confessionale.
I passi intrapresi per giungere alla nuova struttura giuridica rivelano in modo chiaro che i Pontefici hanno da sempre intuito che la Confederazione, quando esercita la sua diakonia nella Chiesa e per il mondo, partecipa della stessa missione della Chiesa. La Deus caritas est, che si basa sull’origine divina della carità e sull’esperienza della Chiesa primitiva, colloca la carità nel suo contesto originario, accanto alla proclamazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti, come azione propria della Chiesa. Quindi, prima di collocarla su un piano sociale, dobbiamo affermare che l’attività caritativa della Chiesa ha un carattere prettamente ecclesiale.
Per la Chiesa, il punto di partenza di tutta la sua attività caritativa è l’esperienza di Dio, il quale ispira la carità e ci aiuta a servire ogni persona umana, così come lui stesso l’ha servita. Naturalmente, vi è la necessità per i cristiani di riflettere e trovare soluzioni ai tanti problemi della povertà e dell’emarginazione; si tratta di una esigenza di giustizia. Ma, se si considera come importante soltanto l’efficacia del nostro servizio, rischiamo di perdere il carattere cristiano del nostro lavoro. Soprattutto, la risposta della Chiesa alla sofferenza umana e alla povertà è nel servizio che incarna la misericordia che è al cuore del messaggio del Vangelo.
Questo garantisce un ruolo importante all’interno della Chiesa. In realtà, la Caritas ha un’identità distinta rispetto a molte altre istituzioni e associazioni ecclesiali. Nell’introduzione agli statuti, si afferma che la Caritas a livello diocesano è lo strumento del Vescovo per l’apostolato della carità. Questo distingue la Caritas dagli altri gruppi che nascono dalle iniziative dei fedeli. Questo implica un legame speciale tra la Caritas e la comunità locale. Tutto ciò afferma che la posizione speciale che la Caritas occupa nella Chiesa ha come fine di rendere tutta la Chiesa più sensibile alla chiamata di Dio di essere una comunità di amore.
Il primo obiettivo è quello di favorire la testimonianza della carità e la missione della Chiesa, in modo che le persone possano sperimentare l’amore misericordioso di Dio. La Caritas può dare un notevole contributo per raggiungere questo scopo. Seguendo il desiderio di Papa Francesco, la Caritas può aiutare il servizio di carità della Chiesa a diventare più ecclesiale, e la Chiesa stessa a diventare più caritatevole.

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Caritas. L’assemblea aperta a Roma. Giardini al posto dei deserti

I deserti della povertà e l’acqua della Caritas, che dà vita ai luoghi aridi del mondo, che fa crescere giardini. Da una parte le vittime dei disastri naturali, i sopravvissuti alle guerre, i migranti che affrontano viaggi drammatici in cerca di una vita migliore, dall’altra le «risorse spirituali illimitate» che consentono di stare fianco a fianco, mano nella mano con i più poveri. Domande e risposte al centro dell’assemblea generale di Caritas internationalis, apertasi oggi, mercoledì 13 maggio, a Roma, con il discorso inaugurale del cardinale presidente, Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga. 
«Questa — ha detto il porporato — è una settimana in cui creiamo l’energia e l’entusiasmo che ci daranno la forza e la determinazione per affrontare le sfide future». C’è da rispondere alla «chiamata di Dio» nell’anno dell’avvio degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e della conferenza sul clima a Parigi. C’è la necessità di creare legami fraterni più forti e di utilizzare i talenti a disposizione per rispondere a quella chiamata. Possono servire da guida, ha detto il cardinale, due «luci»: quella dell’arcivescovo salvadoregno Óscar Romero, presto beato («nel sangue versato nel nome dei poveri risiede la nostra forza per continuare la lotta contro la povertà e l’ingiustizia»), e quella di Papa Paolo VI, padre fondatore della confederazione Caritas, la cui «visione a lungo termine di una risposta cattolica unitaria alle tenebre che affliggono la vita di tanti nostri fratelli e sorelle è il cemento che ci tiene insieme». E poi Papa Francesco: «Lui — ha osservato il porporato — ci sta dando l’opportunità di mostrare segni più evidenti della presenza di Dio e della sua vicinanza ai poveri e ai sofferenti nel mondo. E ci rammenta che, con l’umiltà e l’apertura a spogliarci della mondanità e dell’indifferenza, risveglieremo le nostre anime e ricorderemo cosa è essenziale». All’assemblea ha inviato un messaggio il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il quale ha ricordato l’importanza del tema scelto «Una sola famiglia umana, prendersi cura del Creato», perché «noi siamo, e dobbiamo essere, una sola famiglia umana», il dovere di «trasmettere alle generazioni future un pianeta fiorente e sano» e la necessità di «creare nuove relazioni con l’altro basate sulla fiducia reciproca e sulla solidarietà». Ai lavori sono intervenuti, fra gli altri, Dana Shahin, giovane comunicatrice di Caritas Giordania, e il teologo padre Gustavo Gutiérrez Merino. Qui accanto pubblichiamo una larga parte del discorso pronunciato questa mattina dal segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, la cui versione integrale è consultabile sul nostro sito (www.osservatoreromano.va).
L'Osservatore Romano