giovedì 21 maggio 2015

Senza lo Spirito

Arcabas, particolare

di Ignazio IV Hazim, patriarca di Antiochia (1920 -2012)
Come può divenire nostro, ai nostri giorni, l’evento pasquale, che ha avuto luogo una volta per tutte? Esso diviene tale per noi, grazie a colui che fin dall' "In principio” e nella pienezza dei tempi ne è l’artefice: lo Spirito santo. Egli è la novità che opera nel mondo; è la presenza di Dio con noi e si “unisce al nostro spirito” (Rm 3,8-6).

Senza lo Spirito
Dio è lontano,
Cristo resta nel passato,
l’Evangelo è lettera morta,
la chiesa una semplice organizzazione,
l’autorità dominio,
la missione propaganda,
il culto una semplice evocazione
e l’agire cristiano una morale da schiavi.

Ma in lui, e in una sinergia indissociabile

il cosmo si solleva e geme nelle doglie del regno e
l’uomo lotta contro la carne,
Cristo risorto è vicino a noi,
l’ Evangelo diventa potenza di vita,
la chiesa segno della comunione trinitaria,
l’autorità servizio liberante,
la missione una Pentecoste,
la liturgia è memoria e anticipazione
e l’agire umano è divinizzato.

Lo Spirito santo fa venire la parusia in un’epiclesi sacramentale e misticamente realista, dà vita ai profeti e parla attraverso di essi, ricolloca ogni cosa nel dialogo, e nell’effusione di sé ci mette in comunione e ci attrae verso il secondo avvento.
“Egli è Signore e dà la vita”. È grazie a lui che la chiesa e il mondo invocano con tutto il loro essere: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20).
da Per un nuovo ecumenismo. 
Testi dell’assemblea di Uppsala, a cura di G. Bruni, Brescia 1970, p. 257