lunedì 8 giugno 2015

Perché il 20 giugno in piazza per la famiglia

di Luca Liverani
« Quella del 20 giugno a Roma in piazza San Giovanni in Laterano sarà una grande manifestazione popolare, apartitica e aconfessionale, per dare un segnale forte alla politica e trasformare la maggioranza silenziosa della gente in cittadinanza attiva. Perché le persone, quando scoprono la colonizzazione ideologica in atto da parte di una minoranza di fautori della teoria del gender, esprimono una grandissima preoccupazione». Massimo Gandolfini spiega così l'iniziativa organizzata dal Comitato «Difendiamo i nostri figli» di cui è portavoce. Alla presentazione romana della manifestazione che si terrà dalle 15,30 di sabato 20, col neurochirurgo temporaneamente prestato alla mobilitazione, ci sono alcuni aderenti al Comitato provenienti da diverse realtà e associazioni: Simone Pillon, Gianfranco Amato, Giusy D'Amico, Tony Brandi, Filippo Savarese , Costanza Miriano, Mario Adinolfi, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Paolo Maria Floris, Alfredo Mantovano, Nicola Di Matteo.
Perché in piazza
Famiglie in piazza dunque perché «non vogliono vedersi scippare il diritto di educare i propri figli. Il comune sentire non è quello dell'indifferentismo sessuale» spiegano i promotori. L'iniziativa nasce dal basso, «da un grande lavoro sul territorio fatto di centinaia di dibattiti, incontri, convegni sul tema del gender: genitori di ogni ceto sociale, dalle Alpi alla Sicilia, disinformati sul tema, non sanno cosa sta già accadendo. Ma una volta consapevoli di cosa significa la cosiddetta scelta dell'identità sessuale – dice Gandolfini – ci hanno chiesto: a questo punto, cosa facciamo?». Il Comitato sottolinea di non avere alcun finanziatore «diversamente dalla propaganda gender che riceve milioni dalla Ue...».
«Per» e «non contro»
«Abbiamo deciso – spiega il portavoce del Comitato – di dare voce a chi non ha voce. Ovviamente legato al tema del gender c'è quello della famiglia, bombardata da ogni lato e ora esautorata dal suo ruolo costituzionale (vedi l'articolo 30) sull'educazione. Stiamo andando incontro a una vera colonizzazione ideologica. I genitori hanno diritto di conoscere cosa sta succedendo e di decidere di conseguenza». Il Comitato tiene a chiarire che la manifestazione del 20 giugno non ha nulla a che fare col Family Day, è una cosa totalmente nuova, «né tantomeno è una manifestazione contro qualcuno o contro le persone omosessuali, ma propositiva sulla bellezza della famiglia. Noi siamo con l'articolo 3 della Costituzione che sancisce il no a qualsiasi discriminazione». Qualcuno li accuserà di essere "omofobi" o "integralisti"... «Sono etichette che usa chi non ha idee razionali e argomenti scientifici. Siamo pronti a qualsiasi tipo di contraddittorio. Qualcuno ci vuole tappare la bocca perché la pensiamo in maniera diversa, ma questo non è degno di una democrazia. La gente resta raccapricciata quando legge le linee guida Lgbt del Miur, il tutto veicolato dalla lotta al bullismo e alla discriminazione, su cui siamo assolutamente d'accordo. Ma è un pretesto per introdurre in maniera surrettizia l'ideologia del gender».
Le adesioni
Aderisce alla manifestazione il fondatore del Movimento per la Vita, Carlo Casini: «Bisogna smettere di stare zitti, in Irlanda il referendum sui matrimoni gay è passato per il silenzio di anni su questi temi. E una volta ammesse le nozze tra persone omosessuali – constata amaramente – il problema dell'educazione gender nelle scuole sarà superato». Paola Binetti, parlamentare Udc, ricorda che è in corso la discussione del disegno di legge Cirinnà: «È urgentissimo dare un segnale, il 20 giugno la manifestazione deve andare al cuore del problema. Attraverso l'ideologia del gender – afferma – si vuole sottrarre ai genitori l'educazione dei figli. Abbiamo dormito per troppo tempo».
Alla manifestazione sono arrivate adesioni di famiglie del Cammino neocatecumenale ma anche di islamici, sikh, ortodossi e dell'Alleanza evangelica italiana.

Avvenire


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Il 20 giugno in piazza per difendere i più piccoli

Il presidente del comitato organizzatore della manifestazione, Massimo Gandolfini spiega: “Non siamo contro il contrasto al bullismo o alla discriminazione, tuteliamo soltanto  il diritto del bambino a crescere con una mamma e un papà”


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di Alessandro de Vecchi
Fermare la colonizzazione ideologica della teoria del gender nelle scuole e difendere i nostri figli, riaffermando il diritto dei genitori all’educazione come stabilito dall’articolo 30 della Costituzione”. Questo il tema della manifestazione nazionale del prossimo 20 giugno, in piazza San Giovanni a Roma, promossa dal Comitato Difendiamo i nostri figli.
L’evento è stato presentato oggi, nella Capitale, in una conferenza stampa presso l’Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio. Hanno partecipato i principali promotori dell’iniziativa, fra cui il neurochirurgo Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato, il giornalista Mario Adinolfi e l’avvocato Simone Pillon.
Bersaglio principale della manifestazione sono le linee guida educative promosse dal Ministero dell’Istruzione per combattere bullismo e discriminazione nelle scuole ma che, secondo il Comitato, finirebbero per sostenere l’idea di educare i bambini come se non esistessero differenze biologiche fra maschi e femmine.
Difendiamo i nostri figli si è costituito pochi giorni fa – ha sottolineato il dottor Gandolfini – come risposta a una situazione di emergenza. Nasce dall’unione di persone provenienti da diverse associazioni che, organizzando conferenze, incontri e dibattiti in tutta Italia, hanno riscontrato l’ignoranza di tante famiglie su come sono educati i propri figli e la conseguente preoccupazione una volte che ne sono informate adeguatamente. Così abbiamo pensato di dare voce al disagio di chi, stufo di essere maggioranza silenziosa, vuole attivarsi contro lobby ideologiche e culturali le cui idee non sono realmente condivise dalla maggioranza della popolazione”.
Il Comitato si dichiara apartitico, aconfessionale e aperto anche al contributo del mondo ateo. Ha ottenuto adesioni non in ambito cattolico ma anche da soggetti facenti capo ad altre confessioni cristiane e alle comunità islamiche, ebraiche e perfino sikh. “Non siamo finanziati da nessuno – ha evidenziato Gandolfini – e ci sosteniamo da soli. Non abbiamo dietro partiti o gruppi di potere, ma puntiamo all’adesione di persone vogliose di dare vita a un nuovo movimento che parta dal basso, da Piazza San Giovanni come simbolo di tutte le piazze italiane. Una nuova forma di cittadinanza attiva. Per questo la nostra manifestazione è qualcosa di completamente diverso dal Family Day del 2007. Vogliamo anche lanciare un messaggio al Parlamento che sembra aver perso cognizione del sentire comune della gente. Ci aspettiamo che deputati e senatori lo colgano e che tutto possa essere l’inizio di un qualcosa di più grande. Ben venga l’aiuto di tutti”.
Prevedendo una nuova ondata di polemiche, il dottor Gandolfini ha precisato con decisione che la manifestazione “non ha nulla contro gli omosessuali né contro le politiche di lotta al bullismo e alla discriminazione nelle scuole. Quello a cui ci opponiamo – ha continuato – è l’ingresso surrettizio della teoria del gender nell’educazione scolastica”. Inevitabile un riferimento al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, sostenuto dalla maggioranza di Governo e in discussione al Senato: “Il ddl Cirinnà non è un tema della manifestazione del 20 giugno, ma certamente non possiamo non pensare all’istituto della famiglia naturale, garantito dalla Costituzione eppure così attaccato su più fronti. Dobbiamo riaffermarne il suo insostituibile ruolo sociale insieme al diritto di ogni bambino di crescere con una mamma e un papà”, ha quindi concluso il presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli.