giovedì 9 luglio 2015

Incontro con le autorità civili della Bolivia, nella Cattedrale di La Paz. Discorso di Papa Francesco



Incontro con le autorità civili della Bolivia, nella Cattedrale di La Paz. Discorso di Papa Francesco: “Poiché tutto è collegato, abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l'economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere, né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l'umanità
Sala stampa della Santa Sede

Signor Presidente, Eccellenze, Signore e Signori! 
Sono lieto di questo incontro con voi, autorità politiche e civili della Bolivia, membri del Corpo diplomatico e personalità del mondo della cultura e del volontariato. Ringrazio Mons. Edmundo Abastoflor, Arcivescovo di La Paz, per il suo cordiale benvenuto. Vi chiedo di permettermi di rispondere con alcune parole di incoraggiamento per quanto ciascuno di voi già sta facendo. 
Ognuno di noi qui presenti, a modo proprio, condivide la vocazione a lavorare per il bene comune. 50 anni or sono il Concilio Vaticano II ha definito il bene comune come «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e speditamente» (Cost. past. Gaudium et spes, 26); grazie per il vostro aspirare – secondo il ruolo e la missione di ciascuno – a che le persone e la società si sviluppino, raggiungano la perfezione. Sono sicuro della vostra ricerca del bello, del vero, del bene in questo impegno per il bene comune. Che tale sforzo aiuti sempre a crescere in un maggiore rispetto per la persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale, alla pace sociale, vale a dire, alla stabilità e alla sicurezza di un determinato certo, che non si attua senza una particolare attenzione alla giustizia distributiva (cfr Enc. Laudato si’, 157). 
Sulla strada verso la cattedrale ho potuto ammirare le vette del Hayna Potosí e dell’Illimani, di quella “giovane montagna” e di quella che indica “il luogo da dove sorge il sole”. Ho anche visto come in maniera semplice molte case e quartieri si confondano con i pendii e ho ammirato alcune opere di architettura. L'ambiente naturale e l'ambiente sociale, politico ed economico sono strettamente correlati. Questo ci spinge a porre le basi di una ecologia integrale, che chiaramente comprenda tutte le dimensioni umane per risolvere gravi problemi socio-ambientali dei nostri giorni - altrimenti i ghiacciai continueranno a ritirarsi da queste montagne - e la logica della ricezione, la coscienza del mondo che vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi, il suo orientamento generale, il suo significato, e i suoi valori anch’essi si ritireranno come questi ghiacci (cfr ibid., 159-160). 
Poiché tutto è collegato, abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l'economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno neppure comprendere, né tantomeno risolvere i grandi problemi che affliggono l'umanità. È necessaria anche la cultura, di cui fa parte non solo lo sviluppo della capacità intellettuale dell'uomo nelle scienze e la capacità di generare bellezza nelle arti, ma anche le tradizioni popolari locali, con la propria particolare sensibilità all’ambiente da cui sono sorte e a cui danno senso. Allo stesso modo si richiede un'educazione etica e morale che coltivi atteggiamenti di solidarietà e di responsabilità tra le persone. Dobbiamo riconoscere il ruolo specifico delle religioni nello sviluppo della cultura e i benefici che esse possono apportare alla società. I cristiani, in particolare, come discepoli della Buona Notizia, sono portatori di un messaggio di salvezza che ha in sé stesso la capacità di nobilitare le persone, di ispirare alti ideali capaci di dare impulso a linee di azione che vadano oltre l'interesse individuale, consentendo la capacità di rinuncia a favore degli altre, la sobrietà e le altre virtù che ci sostengono e ci uniscono.
Ci abituiamo così facilmente all'ambiente di inequità che ci circonda, che siamo diventati insensibili alle sue manifestazioni. E così confondiamo, senza accorgercene, il "bene comune" con il "benessere", specialmente quando siamo noi che ne godiamo. Il benessere che fa riferimento solamente all’abbondanza materiale tende ad essere egoista, a difendere gli interessi di parte, a non pensare agli altri, e a cedere al richiamo del consumismo. Così inteso, il benessere, invece di aiutare, è portatore di possibili conflitti e di disgregazione sociale; affermatosi come prospettiva dominante, genera il male della corruzione, che scoraggia e fa tanto danno. Il bene comune, invece, è superiore alla somma dei singoli interessi; è un passaggio da ciò che “è meglio per me” a ciò che “è meglio per tutti”, e comprende tutto ciò che dà coesione a un popolo: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad alzare lo sguardo al di là di orizzonti individuali. 
I diversi attori sociali hanno la responsabilità di contribuire alla costruzione dell’unità e dello sviluppo della società. La libertà è sempre il contesto migliore perché i pensatori, le associazioni civili, i mezzi di comunicazione svolgano la loro funzione, con passione e creatività, al servizio del bene comune. Anche i cristiani, chiamati ad essere lievito in mezzo al popolo, apportano il proprio messaggio alla società. La luce del Vangelo di Cristo non è proprietà della Chiesa; essa piuttosto lo serve, in modo che raggiunga i confini del mondo. La fede è una luce che non abbaglia, non offusca, ma rischiara e orienta con rispetto la coscienza e la storia di ogni persona e di ogni società umana. Il cristianesimo ha svolto un ruolo importante nel formare l'identità del popolo boliviano. La libertà religiosa – così come solitamente questa espressione viene intesa in ambito civile - ci ricorda anche che la fede non può essere ridotta alla sfera puramente soggettiva. Sarà per noi una sfida incoraggiare e promuovere la nascita di opere sociali dalla spiritualità e dall’impegno cristiano. 
Tra i diversi attori sociali, vorrei porre in risalto la famiglia, minacciata da ogni parte da violenza domestica, alcolismo, maschilismo, droga, mancanza di lavoro, insicurezza civile, abbandono degli anziani, bambini di strada, e da pseudo-soluzioni provenienti da prospettive che evidenziano una chiara colonizzazione ideologica... Sono tanti i problemi sociali che la famiglia risolve in silenzio, che non promuoverla significa lasciare i più vulnerabili senza protezione. 
Una nazione che cerca il bene comune non può chiudersi in sé stessa; le reti di relazione consolidano le società. Il problema dell'immigrazione nei nostri giorni ce lo dimostra. Lo sviluppo della diplomazia con i Paesi vicini, al fine di evitare conflitti tra popoli fratelli e contribuire al dialogo franco e aperto sui problemi, è oggi indispensabile. Bisogna costruire ponti piuttosto che erigere muri. Tutti i temi, per quanto spinosi siano, hanno soluzioni condivise, ragionevoli, eque e durature. E, in ogni caso, non devono mai essere motivo di aggressività, di rancore o inimicizia che aggravano ancor più la situazione e ne rendono più difficile la risoluzione. La Bolivia sta attraversando un momento storico: la politica, il mondo della cultura, le religioni sono parte di questa bella sfida dell'unità. In questa terra dove lo sfruttamento, l'avidità, i molteplici egoismi e le prospettive settarie hanno oscurato la sua storia, oggi può essere il tempo dell’integrazione. Oggi la Bolivia può “creare nuove sintesi culturali". Come sono belli i Paesi che superano la diffidenza malsana e integrano i diversi, e che fanno di questa integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Che bello quando sono pieni di spazi che collegano, interagiscono, favoriscono il riconoscimento dell’altro (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 210)! La Bolivia, nell'integrazione e nella sua ricerca di unità, è chiamata ad essere «questa multiforme armonia che attrae» (ibid., 117). 
Tante grazie per la vostra attenzione. Chiedo al Signore che la Bolivia, "questa terra innocente e bella", continui a progredire sempre più per essere la "patria felice dove l'umanità vive il bene della felicità e della pace". Che la Vergine santa vi protegga e che il Signore vi benedica in abbondanza. Non dimenticate di pregare per me, perché ne ho bisogno. 

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Visita di cortesía al Presidente del Estado Plurinacional de Bolivia en el Palacio del Gobierno. Don del Santo Padre: Quadro in mosaico della Vergine “Salus Populi Romani”
Sala stampa della Santa Sede

Nota descrittiva. Il mosaico è tratto dalla celebre icona Salus Populi Romani, ospitata dal 1611 nella magnifica cappella Paolina della Papale Basilica di Santa Maria Maggiore. 
Una pia tradizione la vorrebbe opera di San Luca, ma sarebbe da attribuire al XII secolo. Qualcuno la pensa addirittura risalente al VII secolo, ricordando le processioni solenni in onore dell’Assunta che si celebravano in Roma da quel tempo in avanti. 
Il tipo di immagine è quella della cosiddetta Odigitria: la Vergine tiene tra le braccia il Bambino che la guarda amorosamente mentre con la destra benedicente sembra indicare la via di cui la madre ben conosce la direzione e il cammino. 
L’opera, di cm. 73x49, è stata realizzata dai mosaicisti dello Studio del Mosaico Vaticano nel 2013 con smalti policromi e tessere dorate, applicati con stucco oleoso su di una 
base metallica. Lo stucco ha la stessa formula di quello utilizzato nei secoli scorsi per applicare i mosaici nella Basilica di San Pietro.
Nella realizzazione dell’opera sono state impiegate sia la tecnica tradizionale del mosaico tagliato, che quella degli smalti filati, tipica dello Studio del Mosaico Vaticano. La tecnica del mosaico filato permette di creare sfumature di colore sciogliendo ad altissime temperature gli smalti. 

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Vatican Insider
(Andrea Tornielli) Incontrando le autorità civili nella cattedrale di La Paz, Francesco torna sui temi dell'enciclica «Laudato si'»: «Se la politica è dominata dalla speculazione finanziaria o l'economia si regge solo sul paradigma tecnocratico e utilitaristico della massima produzione, non si potranno comprendere né risolvere i grandi problemi dell'umanità». (...)

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Vatican Insider
(Gianni Valente) Bergoglio atterra all’aeroporto più alto del mondo. E davanti al Presidente “indigenista” Evo Morales propone il volto di una Chiesa pronta a accompagnare l’esperimento boliviano. È solo la sollecitudine apostolica che spinge Papa Francesco a salire fino ai 4000 metri e passa per arrivare fino a La Paz.(...)

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L’omaggio a Espinal, il Romero boliviano 
 Avvenire 
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