lunedì 3 agosto 2015

Matrimonio e misericordia


"La Chiesa del primo millennio predicava il matrimonio monogamico ma esercitava la misericordia nei confronti di coloro che non erano riusciti a realizzare questo ideale. I divorziati-risposati erano sottoposti alla penitenza pubblica, ma, dopo uno anno o due, venivano riammessi alla piena comunione ecclesiale ed aucaristica".  Ad affermarlo è il teologo don Giovanni Cereti, che, nel recente libro "Matrimonio e misericordia" (Edizioni Dehoniane Bologna), riprende e sintetizza circa quarant'anni di studi da lui dedicati a un tema che resta fra i più dibattuti in vista del prossimo Sinodo sulle famiglia. 
L'importanza di un percorso di conversione
Don Cereti insiste da decenni per una riforma sul tema del divorzio e del nuovo matrimonio che superi l'attuale sistema dei tribunali ecclesiastici. "E' un sistema - sottolinea - che non implica alcun percorso di conversione personale che è invece previsto nel sistema penitenziale da me auspicato". Non a caso, le sue tesi sono state citate dal card. Walter Kasper nell'intervento al Concistoro del febbraio 2014 che ha riaperto la discussione ecclesiale pubblica sul tema.
Un metodo già utilizzato, la prova di Nicea
"Di fronte alle obiezioni di chi sosteneva che questo metodo non fosse mai stato utilizzato nella storia della Chiesa ho potuto dimostrare che la Chiesa dei primi secoli, pur predicando il matrimonio indissolubile, concedeva a chi avesse fallito la possibilità di pentirsi ed essere assolto". La prova - secondo lo studioso - sarebbe nel canone 8 del concilio di Nicea (352) dove si offriva agli eretici "novaziani", anche detti "càtari" o  "puri", la possibilità di rientrare nella Chiesa cattolica a condizione che accettassero "di ammettere alla comunione ecclesiale e eucaristica" due categorie: gli apostati e coloro che vivono in seconde nozze. "Per tanti secoli nella Chiesa latina si è pensato che questo canone, parlando di "seconde nozze", si riferisse solo ai vedovi risposati - spiega Cereti - poiché dal secondo millennio cristiano in poi, e  per molto tempo, non sono esistiti più i divorziati, come in epoca greco-romana. Ma nel primo millennio i divorziati risposati secondo il rito civile c'erano ancora e ad essi si riferiva Nicea". "Questa è la prova certa che la prassi della Chiesa antica - in parte oggi continuata nelle chiese cristiane d'oriente - concedeva la possibilità di seconde nozze ai divorziati dopo un percorso penitenziale e un intervento dell'autorità della Chiesa". "E' una prassi - conclude il teologo - alla quale auspico si ritorni cone le decisioni del prossimo Sinodo. Proprio per far risaltare la bellezza del sacramento del matrimonio, non bisogna, infatti, far passare come matrimonio ciò che non lo è più".
Due visioni di Chiesa
"Leggendo il saggio di don Cereti ho la sensazione che la controversia sui 'divorziati-risposati' celi una contrapposizione ecclesiologica", aggiunge il teologo Brunetto Salvarani. "E' per questo motivo che, in vista del Sinodo, ci si scalda tanto sull'ammissione ai sacramenti dei divorziati- risposati". "Da una parte c'è chi considera la Chiesa la comunità dei 'duri e puri', quelli che 'non sbaglano mai', la 'societas perfecta' delle definizioni pre-conciliari. Dall'altra chi la considera un ente fatto di persone fragili e fallibili, nei confronti delle quali si esercità la misericordia di Dio: quella Chiesa 'in cammino nel mondo' descritta dalla 'Lumen gentium'. E la riforma auspicata da Cereti - spiega Salvarani - va in questa seconda direzione".
Misericordia offerta a tutti
"Non dimentichiamoci che la Chiesa - conclude a questo proposito Cereti - ha ricevuto da Dio il potere di assolvere tutti i peccati, anche il peccato di chi viene meno alla promessa fatta durante la celebrazione del matrimonio". "Naturalmente ci sono casi e responsabilità diverse per quanto riguarda i fallimenti matrimoniali. La Chiesa dovrà valutare caso per caso, per vedere chi può essere ammesso all'Eucarestia. Ma bisogna insistere su questo aspetto dogmatico: la possibilità del perdono c'è".    RV

(Fabio Colagrande)


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Mueller: al sinodo sulla famiglia nessuna riduzione della parola di Gesù


Parla il custode dell'ortodossia cattolica: «Occorre trovare vie pastorali per una più forte integrazione nella comunità delle persone in situazioni difficili». Nessuna novità sui lefebvriani, in autunno la decisione su Medjugorie. E dopo le polemiche per una sua frase dice: «Sono fedele al Papa»

IACOPO SCARAMUZZICITTÀ DEL VATICANO
Il sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre  dovrà affrontare «la sfida di trovare vie pastorali per una più forte integrazione nella comunità» per le persone che si trovano in «situazioni difficili», «senza riduzioni della parola di Gesù e del conseguente insegnamento della Chiesa». Parola del cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il quale, intervistato da Katholish.de alla vigilia della pausa agostana, conferma che il dicastero vaticano si occuperà di Medjugorie in autunno, rileva che non ci sono «novità sostanziali» con i lefebvriani, elogia l’enciclica del Papa Laudato si’ e il suo viaggio in America latina, che ha mostrato l’impegno della Chiesa per «una autentica teologia della liberazione». Quindi, dopo le polemiche suscitate da una sua dichiarazione in merito al compito dell’ex Santo Uffizio di «strutturare teologicamente» il pontificato, assicura: «Personalmente la fedeltà al Papa lungo tutta la mia vita è sempre stato il desiderio del mio cuore».

«Le questioni relative alle nozze e alla famiglia hanno assunto nel nostro tempo una nuova attualità», afferma il porporato tedesco in vista del sinodo ordinario di ottobre. Dobbiamo aiutare le persone, cattolici compresi, a comprendere nuovamente che senso ha sposarsi e, in tal modo, legarsi anche pubblicamente a un essere umano. La preparazione e l’accompagnamento del matrimonio necessitano un rinnovamento e un approfondimento. La Chiesa deve rivolgersi nuovamente alla famiglia e la famiglia si deve aprire nuovamente alla Chiesa. Infine ci sono le note questioni dell’accompagnamento pastorale di persone in situazioni difficili: qui il sinodo si trova di fronte alla sfida di trovare vie pastorali per una più forte integrazione nella comunità, senza riduzioni della parola di Gesù e del conseguente insegnamento della Chiesa. Per il futuro della Chiesa e della società la famiglia è di insostituibile significato».

Il recente viaggio di Papa Francesco in America latina «mostra che la Chiesa si deve impegnare per una autentica teologia della liberazione», una teologia che «non è allineata ideologicamente, ma cerca il bene dell’uomo e della società», afferma Mueller, che sottolinea come il suo libro a quatto mani con il teologo peruviano Gustavo Gutierrez, pubblicato con prefazione dello stesso Pontefice argentino, «è un segno in questo senso».

Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede risponde anche ad una domanda circa la discussione innescata da una sua dichiarazione circa il fatto che il compito del suo dicastero sarebbe quello di «strutturare teologicamente» il pontificato: «La mia preoccupazione era indicare lo specifico compito della congregazione per la Dottrina della fede: promuovere e proteggere la fede e la morale in tutta la Chiesa cattolica a nome del Papa». L’ex Santo uffizio, in questo senso, «aiuta il successore di Pietro nella preparazione di documenti importanti, pensiamo ad esempio alle due grandi encicliche “Lumen Fidei” e Laudato si’”, pubblica sempre a nome del Papa documenti relativi a nuove questioni e si dedica a questioni urgenti per il Papa «per approfondirle teologicamente». «Personalmente la fedeltà al Papa lungo tutta la mia vita è sempre stato il desiderio del mio cuore». Quanto alla ultima lettera ecologica, «si tratta – commenta l’ex vescovo di Ratisbona – di una circolare di indirizzo che prosegue la tradizioni delle encicliche sociali. Sono molto grato al Santo padre per l’enciclica».

Il porporato tedesco risponde infine ad alcune domande relative a noti dossier all’esame del suo dicastero. In merito alle trattative con i lefebvriani, «non ci sono novità sostanziali. Il Santo Padre desidera che rimaniamo sulla questione “con tenacia e pazienza” (in italiano, ndr.) e, in vista dell’obiettivo di un “preambolo dottrinale” che il gruppo scismatico ultratradizionalista dovrebbe siglare per potersi riconciliare con la Chiesa cattolica «negli ultimi mesi ci sono stati incontri di vario genere tesi a rafforzare la fiducia reciproca».

Sulla decisione vaticana relativa alla cittadina di Medjugorie, in Bosnia Erzegovina, dove alcuni veggenti sostengono si verifichino apparizioni mariane, Mueller ribadisce che i risultati della commissione guidata dal cardinale Camillo Ruini «ha esaminato a fondo l’intera questione» e la documentazione sarà esaminata dalla congregazione per la Dottrina della fede «alla sessione ordinaria di autunno». Il dicastero consegnerà poi il proprio parere al Papa per una «decisione».

Il «lungo e paziente processo di dialogo» con le suore statunitensi della Leadership Conference of Women Religious, infine, ha portato nei mesi scorsi, con la conclusione di una annosa visitazione, ad un «esito positivo», afferma il porporato tedesco.