martedì 4 agosto 2015

Un clima nuovo




(Luca M. Possati) Fissare regole per affrontare la sfida più difficile. A circa tre mesi dalla conferenza sul clima di Parigi, Barack Obama rilancia l’azione della sua Amministrazione per la riduzione delle emissioni nocive e il rispetto dell’ambiente.
Presentando il Clean Power Plan, Obama ha citato l’enciclica di Papa Francesco, un testo — ha detto l’inquilino della Casa Bianca — che sottolinea come «combattere il cambiamento climatico sia un obbligo morale». Ed è appunto seguendo questa linea che Obama ha voluto mettere in evidenza l’esigenza di un nuovo piano sul clima, a ribadire che la sua Amministrazione non ha mai abbassato la guardia, nemmeno dopo lo storico accordo con la Cina alla conferenza di Copenaghen nel 2009. «Niente minaccia di più il nostro futuro e quello delle generazioni future del cambiamento climatico» e per questo gli Stati Uniti intendono eliminare entro il 2030 il 32 per cento delle emissioni di co2 (l’anidride carbonica, il più diffuso dei gas a effetto serra) rispetto ai livelli del 2005. «Siamo la prima generazione a sentire gli effetti del cambiamento climatico e l’ultima a poter fare qualcosa a riguardo» ha spiegato il presidente.
Concettualmente, il piano non differisce molto da quelli già presentati in passato. La novità sta nel metodo: i cinquanta Stati avranno la libertà di definire i rispettivi piani e potranno anche usare il cosiddetto metodo del cap and trade, ovvero la possibilità di vendere permessi per inquinare una volta raggiunti i propri obiettivi. L’imposizione di nuovi costi dovrebbe fare da incentivo all’investimento in fonti pulite. L’obiettivo finale è quello di una drastica riduzione dell’uso del carbone — oggi responsabile del 44 per cento delle diffusioni di co2: un terzo della produzione di energia elettrica nel mondo è coperta dal carbone — e di un ri-orientamento verso altri combustibili fossili (petrolio e gas naturale) e verso le rinnovabili: sole ed eolico. E questo anche per aiutare la classe media a riprendersi dalla crisi economica. Grazie al nuovo piano ogni americano «risparmierà 85 dollari l’anno sulle bollette di luce e gas» ha spiegato il presidente. Inoltre «possiamo ridurre le emissioni di oltre 180.000 famiglie americane; entro il 2030 ridurremo le morti premature del novanta per cento». 
Sulla carta, il piano di Obama vuole essere un messaggio politico forte, indirizzato ai leader dei 196 Paesi che parteciperanno alla conferenza di Parigi: in questi giorni continua il delicato lavoro di messa a punto dell’accordo che sostituirà il protocollo di Kyoto, il trattato del 1997 mai rispettato da Washington — George W. Bush ritirò l’adesione — né da Pechino (Paese aderente, ma esonerato dal rispetto degli obblighi del protocollo), i principali responsabili dell’inquinamento.
Il Clean Power Plan ha già ricevuto pesanti critiche, soprattutto da parte dei repubblicani. «Non rispetta lo stato di diritto e danneggia gravemente l’economia statunitense» ha accusato il procuratore generale del West Virginia, Patrick Morrey, nel corso di una conferenza stampa convocata assieme al presidente di una tra le più potenti lobby del carbone, Mike Duncan. Il governatore del Wisconsin, il repubblicano Scott Walter, ha sottolineato che le norme per la riduzione delle emissioni «avranno un duro impatto sui posti di lavoro e aumenteranno il costo delle bollette per i cittadini». Su questa linea i candidati alle primarie del Gop (Grand Old Party), Jeb Bush e Ted Cruz, che non credono alle rassicurazioni di Obama. 
Secondo il «New York Times», un gruppo di avvocati lobbisti del carbone ed esperti repubblicani guidati da Roger R. Martella, ex consigliere per l’ambiente di George W. Bush, sta lavorando a un piano alternativo che dovrebbe essere uno dei punti forti della campagna. 
Il piano di Obama è stato invece accolto con entusiasmo da Hillary Clinton, tra i principali candidati nella corsa alla nomination democratica. «È un buon piano e lo difenderò quando diventerò presidente» ha assicurato l’ex segretario di Stato, che ha accusato i repubblicani di non riuscire a proporre una «soluzione credibile» per far fronte ai cambiamenti climatici. 
Sul fronte internazionale, una reazione positiva al piano di Obama è giunta dall’Unione europea. Il commissario Ue per il clima e l’energia, Miguel Arias Cañete, ha sottolineato che il progetto rappresenta un «passo positivo verso un impegno autentico da parte degli Stati Uniti per tagliare le emissioni di c02». Positiva anche la reazione tedesca: «Salutiamo con favore il fatto che gli Stati Uniti si confrontino con le sfide del cambiamento climatico» ha detto il cancelliere Angela Merkel.
L'Osservatore Romano