mercoledì 2 settembre 2015

La Roccia: "seguire il Papa sempre"



In edicola "La Roccia", la rivista che vuole "seguire il Papa sempre"

Il direttore Marco Invernizzi spiega le ragioni e le finalità del nuovo progetto editoriale di Shalom


Alcuni sostengono che la secolarizzazione e il relativismo stanno riducendo la pubblicazione e diffusione di riviste cattoliche. In totale controtendenza, l’editrice Shalom ha appena dato vita ad una nuova rivista: La Roccia, il cui sottoititolo sintetizza la missio del giornale: “Seguire il Papa sempre”. Direttore editoriale è Marco Invernizzi, conduttore di Radio Maria dal 1989, già collaboratore di riviste come CristianitàMedjugorje e Il Timone, di cui è stato redattore fino al 2014, e anche responsabile dell’associazione di apostolato culturale Alleanza Cattolica per la Lombardia e il Veneto. Invernizzi ha inoltre pubblicato diverse opere sulla storia del movimento cattolico in Italia e, l’ultima, San Giovanni Paolo II. Un’introduzione al suo Magistero (Sugarco, 2014). ZENIT lo ha intervistato per chiedergli le finalità di questa nuova pubblicazione edita da Shalom.
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Lei è il direttore de La Roccia, può spiegarci di che si tratta?
Si tratta di una rivista bimestrale uscita a gennaio di quest’anno, per offrire un servizio alla nuova evangelizzazione di un mondo ormai dominato dalla “dittatura del relativismo”, come è anche il mondo italiano, dove i cattolici sono da tempo una minoranza che deve munirsi di nuovi strumenti per rivolgersi a chi ha voltato le spalle alla fede o non la ha mai potuta conoscere veramente.
Qual è la missione ed il progetto editoriale?
Devo fare una premessa. Il processo di scristianizzazione del mondo occidentale è arrivato a un punto in cui già san Giovanni Paolo II diceva che non esiste più una cristianità, né nelle leggi, né come cultura dominante. Sopravvive una minoranza di cattolici che, in Italia, è ancora numericamente importante e capace di incidere nella vita pubblica, quanto meno per rendere più difficile l’approvazione di certe leggi contrarie alla legge naturale. Tuttavia questa minoranza non può operare semplicemente come se l’Italia fosse quella degli anni '50 e non invece una terra di missione. Ma per diventare missionari bisogna assumere un certo stile e una mentalità apostolica capace di dialogare e penetrare nelle “periferie esistenziali” del mondo, come insegna papa Francesco, cioè rivolgersi e cercare di illuminare con la luce di Cristo soprattutto coloro chesono lontani dalla fede e dalla pratica religiosa.
Per fare questo ci vuole docilità al Magistero, soprattutto pontificio (Seguire il Papa sempre, come è scritto nella testata della rivista), buona conoscenza della dottrina, in primis del Catechismo della Chiesa Cattolica, grande attenzione alla storia e ai suoi “segni” per capire con quali modalità si deve porgere la fede ai nostri contemporanei, soprattutto ai giovani, che sono in continuo cambiamento. Questi ultimi, oggi, faticano a seguire ragionamenti e proposte intellettuali, ma sembrano più sensibili a quella che Benedetto XVI chiamava la via pulchritudinis, la via della bellezza come via da privilegiare nella proposta della fede cristiana.
Questo vuole essere La Roccia, uno strumento per la nuova evangelizzazione dell’Italia, che aiuta il lettore ad arrivare ai fondamentali (catechesi, nuova apologetica, rivelazione, dottrina sociale, che costituiscono la prima parte della rivista) mostrando la bellezza e la verità della fede raccontata attraverso esperienze di santità e di vita cristiana avvenute in Italia e nel mondo (che sono altre due parti della rivista), mostrando ciò di cui il cristianesimo è stato capace di esprimere nel corso dei secoli a livello artistico, poetico, civile, e poi accompagnando il lettore dentro i fatti dell’attualità più importanti, analizzati e giudicati alla luce del Vangelo.
Il progetto editoriale consiste perciò nell’offrire questo strumento soprattutto a coloro che hanno riscoperto la fede in questi ultimi anni grazie ai gruppi di preghiera che si sono costituiti intorno ad apparizioni mariane, in primis Medjugorje, e in generale ai molti movimenti, grandi e piccoli, che si sono costituiti dopo il Concilio Vaticano II, che hanno una particolare propensione alla missionarietà, ma che forse non hanno potuto curare al meglio la propria formazione culturale. Ecco, il sogno è quello di unire il fervore di questi gruppi con una profonda preparazione dottrinale, di ricomporre la frattura fra Vangelo e cultura che il beato Paolo VI diceva essere il grande dramma della modernità. Naturalmente questo sogno è di tutta la Chiesa, o almeno dovrebbe esserlo, e La Roccia vuole semplicemente portare il proprio contributo.
Chi è l’editore? Come viene distribuita la rivista? 
L’editrice che mi ha offerto questa possibilità è la Shalom che ha sede nei pressi di Ancona ed è conosciuta soprattutto per il libro Pregate, pregate, pregate, che raccoglie quasi tutte le preghiere cristiane ed è stato pubblicato in 11 milioni copie. Un’editrice che ha pubblicato centinaia di libri sulla spiritualità cristiana, classici e moderni, e che si rivolge a un pubblico di decine di migliaia di persone. A questo “popolo” oggi viene offerta La Roccia, un ulteriore strumento di approfondimento della fede e di apostolato. La rivista è distribuita nelle librerie cattoliche e per abbonamento, attraverso il sito www.editriceshalom.it o la pagina facebook, La Roccia – Rivista.
Lei era una delle colonne portanti della rivista Il Timone. Che cosa è successo? Perché ha lasciato quella iniziativa editoriale?
L’editrice Shalom mi ha offerto l’opportunità di realizzare questo progetto che desideravo da tempo. Ho continuato a scrivere la mia rubrica La Voce del Magistero su Il Timone, anche se non faccio più parte della redazione da quando ha cominciato a uscire la nuova rivista.
Quali differenze tra La Roccia e Il Timone?
Sono due cose diverse e complementari. Il Timone è una rivista di apologetica popolare nata 15 anni fa che ha svolto e svolge un compito importante. Io però credo che oggi l’apologetica, pure importante, non sia più sufficiente per proporre la nuova evangelizzazione e che sia necessario trovare un modo di annunciare la fede alle persone più lontane e disperate, mostrando appunto la bellezza e la verità con forme che precedono il ragionamento. Poi verrà il tempo della catechesi e dell’apologetica. Lo scopo dunque è di realizzare questo processo, che il Magistero da decenni auspica attraverso i passaggi dell’annuncio della fede ai lontani per poi formare coloro che hanno riscoperto o scoperto per la prima volta la fede con la catechesi e la difesa dei principi cristiani finalmente accolti. In pratica, significa rivolgersi ai lontani, mostrare loro la bellezza della fede e poi formare quelli che l’hanno ritrovata. La Roccia vuole essere un “segno” della possibilità di percorrere questo itinerario in un mondo sempre più disperato, come diceva il cardinale Giacomo Biffi. Naturalmente anche molte altre realtà di diverso tipo svolgono questa forma di apostolato.