venerdì 11 settembre 2015

Riscoprire il cuore



(P. Giampaolo Centofanti) La ragione astratta, l'intellettualismo, possono chiudere l'uomo in un riduttivo sé stesso. Nei propri lambiccamenti logici a tavolino, in varia misura meno collegati con la realtà. Con la realtà integrale, non anche essa ridotta in parti variamente astratte. Giovanni Battista è un esempio di persona che cerca di lasciarsi portare dalla luce che Dio gli infonde nel cuore. Quello che di questo meraviglioso profeta vorrei qui evidenziare è proprio la sua disponibilità profonda a lasciarsi continuamente spiazzare da Dio. “Metanoèite” è il suo annuncio. “Lasciatevi portare oltre i vostri discernimenti".
Aveva annunciato un Messia forte che avrebbe rimesso tutti in riga con un fuoco purificatore. Il biblico leone della tribù di Giuda (Mt 3, 1-12). Si nota chiaramente il suo cambiamento quando indica il Cristo nella persona di Gesù. “Ecco l'agnello di Dio” (Gv 1, 29); “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui” (Gv 1, 32). Il vero leone è un agnello. Il vero fuoco è una brezza leggera, come una colomba, che accende con delicatezza la vita dell'uomo. 
Come cambiare le proprie vedute, come uscire da sé stessi, senza lasciarsi portare oltre, nella fede, nella docilità, nella comunione, nella buona disposizione, nell'obbedienza? Un aspetto fondamentale della fede cristiana è che gradualmente ci orienta a fidarci di un Dio non solo aereo, al quale alla fine posso far dire quello che voglio. Ma di un Dio che si fa presente, in vario modo, in un uomo concreto, Cristo; nella Chiesa; e, vedendo ciò con equilibrio*, nei suoi inviati. Situazioni nelle quali sentiamo, vediamo, cose concrete, magari diverse da quelle che ci aspettavamo. Come aspettarsi un leone e incontrare un agnello.
Giovanni si lascia portare da Dio anche tramite i suoi inviati dunque. In carcere, a rischio della vita e vedendo anche Gesù perseguitato, Giovanni entra in crisi di fede. Ma non cerca di risolvere la cosa tra sé e Dio. Chiede aiuto, per mezzo dei suoi discepoli, proprio a colui del quale si domanda se sia il Messia (Mt 11, 2-19). Giovanni non discerne con i propri ragionamenti umani. Si fonda sulla fede e sui suoi criteri. Chiede aiuto al Messia indicatogli dal cielo, così come Pietro chiede aiuto a Cristo che lo ha chiamato a camminare sulle acque verso di lui. E la risposta di Gesù non è generica ma un dono di grazia proprio per Giovanni. “I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me” (Mt 11, 5-6). A parole annunciate già in altre occasioni Gesù dunque questa volta aggiunge che i morti risuscitano e che è beato chi non si scandalizza di lui. Sono le parole di grazia che sosterranno Giovanni nel martirio.
Il cuore può tendere a lasciarsi portare oltre dallo Spirito, dalla luce, nella quale esiste e matura. Il ragionare a tavolino può chiudere nei propri schemi. Il cuore nella luce può diventare gradualmente sempre più generoso, più attento al fratello concreto, alla vita reale. Il ragionare a tavolino rischia di mettere una verità astratta e disumana sopra l'uomo. Non hanno fatto questo le ideologie? Non è questione di ragionamenti più o meno corretti, la ragione astratta non coglie, mi pare, l'uomo, la via del discernere di Cristo. Il ragionare a tavolino si può lasciare irretire dagli scientismi, dai calcoli e, come conseguenza di questo astratto e riduttivo teorizzare, anche dal pragmatismo nella vita concreta. Ossia, per esempio, dal prendere decisioni senza curarsi troppo di comprendere realmente una data situazione. Questo strutturalmente scarso, poco generoso, atteggiamento, può orientare con più difficoltà a dare la vita generosamente, a rischiare per amore. Si può trattare di un orientamento in varia misura burocratico di natura. 
Nel brano di Matteo sopra citato Gesù osserva molte cose circa il profeta. Non è una canna sbattuta dal vento delle convenienze, non indossa morbide, molli, vesti. Dove il vestito in termini biblici rappresenta la stessa anima. Il profeta non è però un energumeno, è un piccolo del regno dei cieli. Piccola creatura tra le braccia del Padre. E, talora, per esempio, piccolo anche davanti al mondo. Un seme, ben poco notato, che muore nella terra. Un piccolo e dunque, tendenzialmente, un povero, che per questo può più facilmente rischiare per amore, disponibile a soffrire. Sostenuto da Dio. Il profeta è, tendenzialmente, un frutto della sapienza. Alla quale viene resa giustizia dalle sue opere. Ossia chi cerca di accoglierla con cuore sincero trova sempre più la vita.
Siamo forse oggi in un passaggio da, in varia misura ed in vario modo, forme, anche residue, di intellettualismo, di variamente scarso contatto con la realtà al ritrovamento sempre più approfondito della via del cuore nello Spirito. Della colomba e dell'agnello. La via, mi pare, della comunicazione: tra Dio e gli uomini; dell'uomo con sé stesso; tra gli uomini; dell'uomo con ogni creatura e con l'universo. Se è così potrà risultare, in un certo senso, la stessa storia ad incaricarsi di aprirci, di aprire persone, gradualmente a tale orientamento o potranno essere Maria, lo Spirito di Cristo, ad anticipare i suoi tempi nella nostra vita.
Su questa scia si potrà, tra l'altro, forse comprendere più diffusamente che la democrazia autentica aiuta le persone, le comunità, a maturare nei propri valori, nell'interscambio, etc.. Per esempio a proposito di scuola**. Questa forma di democrazia, ove messa in atto, potrà in varia misura anche divenire un terreno molto concreto sul quale vedere cosa davvero costruisce l'uomo e la società.
* Per esempio può essere necessario anche più di un anno per valutare se il padre spirituale che si è scelto è adeguatamente serio e sereno, adeguato alla bisogna. Ma dopo un congruo periodo di tempo sarà bene per il discepolo disporsi ad una sempre più profonda, libera, fiducia. Certo, nel dialogo. Altrimenti potrà, specie in certe più difficili situazioni di passaggio, risultare più difficile lasciarsi portare oltre, verso un rinnovato sé stessi. Diversa è, altro esempio, la fondamentale obbedienza, disponibilità ad una positiva collaborazione, nel dialogo, con il parroco, circa il servizio in parrocchia. Finché si ritiene di impegnarsi in quella parrocchia. In definitiva i mandati di Dio sono molto diversificati anche con riguardo ai sacerdoti. Per cui sotto vari aspetti i sacerdoti non è bene vengano in tutto equiparati tra loro nella vita di una data persona. Questa inesatta equiparazione totale può generare molta confusione nel cercare di vivere nella fede. (Il Sismografo)


L’invito del Papa ci fa riscoprire il cuore dell’uomo