mercoledì 9 settembre 2015

Una svolta epocale nel segno della misericordia



Nullità del matrimonio, cambiano le regole
di Lorenzo Bertocchi

Con due lettere Motu Proprio datae di Papa Francesco, dal titolo Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, oggi è stata resa nota la riforma del processo per le cause di annullamento del matrimonio, rispettivamente nel Codice di diritto canonico e nel Codice dei canoni delle Chiese orientali cattoliche. 
Nel giro di appena un anno si è arrivati al risultato presentato oggi. Il lavoro della commissione, nominata nell'agosto 2014, ha permesso al Papa di pronunciarsi, senza attendere i lavori del prossimo sinodo di ottobre. Come ha dichiarato Mons. Pio Vito Pinto, presidente della commissione incaricata, “il Papa ha capito nel Sinodo straordinario [del 2014] che su questa questione c'era quasi unanimità”.
Tenendo fermo il fatto che per la Chiesa la stella polare è “la salvezza delle anime”, queste sono le principali indicazioni della riforma: 
- non è più richiesta la doppia sentenza conforme in favore della nullità del matrimonio, “affinché le parti siano ammesse a nuove nozze canoniche”. Rimane, ovviamente, la possibilità di appello e anche un terzo grado di giudizio;
- l'introduzione del “giudice unico”, comunque chierico, in prima istanza, viene rimessa alla responsabilità del vescovo. “Il vescovo dovrà costituire un tribunale per le cause di nullità nella sua diocesi”, ma avrà la facoltà di accedere a un altro tribunale di una diocesi vicina. “Le cause di nullità sono affidate a un collegio di tre giudici, presiedute da un chierico, mentre gli altri due giudici possono essere laici.”; 
- il Vescovo stesso diviene “giudice” e può svolgere il compito senza delegare;
- il tribunale di seconda istanza per la validità deve sempre essere collegiale; 
- viene introdotto il processo “breve”, che si aggiunge a quello cosiddetto “documentale”, e che si applica qualora “la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno di essi, col consenso dell’altro” e “ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testimonianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o una istruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità”
- viene ripristinato l’appello alla sede metropolitana quale “segno distintivo della sinodalità nella Chiesa”.
Quelli sopra sono, in linea generale, i principali elementi introdotti dalla riforma presentata oggi in Vaticano. Una riforma che ha il suo principale obiettivo in una accelerazione dei tempi delle cause, ritenuti eccessivamente lunghi ed estenuanti.
Interessante notare che tra le cause che possono permettere di trattare il caso tramite la forma della processo “breve” vi è “quella mancanza di fede che può generare la simulazione nel consenso o l'errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l'aborto procurato per impedire la procreazione, l'ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l'occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici».
Il Papa ha firmato i due Motu proprio il 15 agosto scorso, festa dell'Assunzione di Maria, e ha voluto espressamente che fossero resi pubblici oggi, 8 settembre, festa della Natività di Maria. La commissione incaricata ha votato all'unanimità i testi che, a loro volta, sono stati sottoposti al parere di quattro “grandi esperti” i cui nomi però non sono stati svelati.
E adesso il Sinodo sulla famiglia. Viene spontaneo chiedersi come influenzerà il dibattito questa riforma che, a molte orecchie, suona come l'anticipazione di un tema che dentro l'aula sinodale avrebbe dovuto mettere d'accordo tutti. Un freno ai novatori? Un segnale ai “conservatori”? Forse nessuno dei due, o tutti e due. 

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«Questa novità aiuta a vivere nuove unioni»
Avvenire
(Stefania Falasca) «La riforma dei processi canonici per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale nel codice di Diritto canonico investe primariamente i vescovi diocesani, come padri e giudici, e obbedisce ad una duplice centralità: il vescovo e i poveri. Questa è la ratio teologica che il papa ha inteso porre a fondamento». È quanto ha affermato il decano della Rota romana, monsignor Pio Vito Pinto, decano della Rota Romana e presidente della Commissione speciale per la riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale ieri nella conferenza stampa in Vaticano alla presentazione dei due Motu proprio di Papa Francesco, «Mitis Iudex Dominus Iesus» e «Mitis et misericors Iesus» per le Chiese orientali, firmati il 15 agosto e pubblicati ieri nella festa della Natività di Maria. La novità fondamentale di questa riforma, che prevede in sostanza l’abolizione della doppia sentenza conforme e un processo brevior per rendere la prassi giudiziaria più precisa e veloce, risiede proprio «nell’investimento di fiducia sul vescovo, servo delle anime, chiamato a svolgere il ministero della diaconia, cioè del servizio per la salvezza dei fedeli, rendendosi disponibile all’ascolto, in tempi e modi che sottolineano il valore della misericordia e della giustizia» come ha spiegato Pinto. Così Francesco, con questa legge fondamentale da il vero inizio alla riforma. Vengono così «posti al centro i poveri, cioè i divorziati risposati tenuti o considerati lontani» mentre ai vescovi si chiede «una vera e propria metanoia, cioè una conversione, un cambiamento di mentalità che li convinca e sorregga a seguire l’invito di Cristo» passando «dal ristretto numero di poche migliaia di nullità a quello di tanti infelici che potrebbero avere la dichiarazione di nullità - per l’evidente assenza di fede come ponte verso la conoscenza e quindi la libera volontà di dare il consenso sacramentale – ma sono lasciati fuori dal vigente sistema». 
La prima grande novità è quindi l’invito del Pontefice perché i vescovi assumano l’esercizio dei santi vescovi dei primi secoli della Chiesa, che tenevano a manifestare personalmente la potestà sacramentale – ricevuta con l’imposizione delle mani nell’ordinazione episcopale – di padri, maestri, giudici». La riforma di Papa Francesco spiega pertanto monsignor Pinto, voluta dai vescovi «è mossa dal medesimo spirito che sostenne Benedetto XIV e Pio X,  si distingue però non soltanto per una vera e propria rifondazione del processo matrimoniale canonico, ma innanzi tutto per i principi teologici ed ecclesiologici che la sostengono». Alla conferenza stampa sono anche intervenuti mons. Dimitrios Salachas, esarca apostolico di Atene per i cattolici greci di rito bizantino, mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, gesuita, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, mons. Alejandro W. Bunge, prelato uditore della Rota Romana e il domenicano Nikolaus Schoech, promotore di giustizia sostituto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, tutti membri della commissione speciale costituita da Francesco nell’agosto del 2014.
Bunge ha sottolineato come «la nullità matrimoniale rappresenti la terapia intensiva per i fracassi matrimoniali» e proprio per questo la riforma mette al centro i fedeli più bisognosi e il vescovo con i suoi collaboratori della Chiesa particolare. Anche mons. Dimitrios Salachas, nella conferenza ha evidenziato la centralità del ministero vescovo in questa materia: «Emerge anche nel Mitis et Misericors Jesus la volontà secondo la quale il processo matrimoniale sia svolto in diocesi e dunque spetti anzitutto al vescovo munito della potestà giudiziale esaminare i casi matrimoniali. «In questo – osserva Salachas – si riscontra il riferimento alla dottrina dei santi Padri orientali secondo la quale il vescovo è giudice e medico e nel descrivere il suo ruolo fa riferimento a due principi pastorali in vigore fin dall’antichità: il principio della giustizia e della misericordia. È da notare che è la prima volta che in un documento pontificio di indole giuridica si ricorre a questo principio patristico di misericordia pastorale, chiamato oihkonomia presso gli orientali, per affrontare un problema come quello della dichiarazione di nullità matrimoniale». Un processo breve nelle cause di nullità sotto l’autorità giudiziale del vescovo è un segno che la Chiesa Cattolica intende venire incontro alla moltitudine di casi di persone in situazioni matrimoniali irregolari, applicando giustizia e misericordia, ma dopo aver esaminato attentamente i dati in iure e in facto, specie quando appare manifesta la nullità del matrimonio. «Non si devono imporre ai fedeli procedure pesanti, ma solo quelle necessarie per la salus animarum» conclude Salachas evidenziando come i due testi del Papa dimostrino nel profondo senso ecclesiologico (una unica fede, diverse discipline) che le Chiese Orientali hanno pari dignità e che Roma è la garanzia della cattolicità e della giustizia, un fatto di grande importanza anche in una prospettiva ecumenica. Ci vorrà del tempo per prepararsi. «La nuova normativa – ha concluso Pinto – entrerà in vigore l’otto dicembre. È un investimento che mira alla gratuità: occorrerà predisporsi di anima e cuore perché possa attuarsi».



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 La Stampa 
(Andrea Tornielli) La riforma che snellisce e velocizza le cause di nullità matrimoniale, dando al vescovo il potere di giudicare con un processo breve ogni qual volta la richiesta sia presentata consensualmente dai coniugi o vi siano evidenze tali da non richiedere ulteriori inchieste, arriva come una bomba. Una bomba d’acqua destinata a spegnere molte micce già accese in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia.   (...)

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Famiglia Cristiana
(Alberto Bobbio) E' la terza riforma del processo del matrimonio cattolico. Prima di papa Francesco solo Benedetto XIV (1741) e Pio X (1908). Nel Vaticano II le motivazioni per il maggior ruolo del vescovo. Nell'elaborazione dei Padri della Chiesa il principio di "misericordia pastorale". Una serie di decisioni che orienta il dibattito del prossimo Sinodo sulla famiglia. Ma non sarà facile. (...)


Diocesi Milano: accanto a chi vive la crisi del proprio matrimonio
Aleteia
(Chiara Santomiero) Un luogo in cui le persone la cui esperienza matrimoniale è andata in crisi possono trovare ascolto e accompagnamento: l’8 settembre è diventato operativo il nuovo ufficio della diocesi di Milano per l’accoglienza dei fedeli separati o in procinto di separarsi voluto dall’arcivescovo, il cardinale Angelo Scola. Tra gli obiettivi principali dell’ufficio (informazioni), oltre alla possibilità (...)