martedì 1 settembre 2015

Verso il sinodo sulla famiglia. L’educazione è una seconda nascita




(Michel Giulio Masciarelli) Fondale del sinodo è il concilio, anche sull’educazione, come emergenza ed esperienza fondamentale, perché riguarda ogni tempo della comunità familiare e tutti i suoi componenti. Il Vaticano ii si riferisce a questa circolarità educativa quando afferma che «i figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure in qualche modo alla edificazione dei genitori» (Gaudium et spes, n. 48). Da parte sua l’Instrumentum laboris ricorda i nonni come soggetti di educazione: «Una peculiare attenzione — vi si legge (n. 18) — richiede la condizione dei nonni in famiglia. Essi costituiscono l’anello di congiunzione tra le generazioni, assicurando la trasmissione di tradizioni e di abitudini in cui i più giovani possono rintracciare le proprie radici».
Il documento, che farà da traccia ai lavori dell’assise del prossimo ottobre assumendo la prospettiva positiva e fiduciosa suscitata dal concilio, si pone in continuità con il sinodo straordinario dello scorso anno, e questi nella sua Relatio (n. 60) ha affermato: «Una delle sfide fondamentali di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale attuale e dalla grande influenza dei media». Il prossimo sinodo s’avvia dunque a riflettere sull’importanza della famiglia e della comunità cristiana nell’«insostituibile ruolo formativo» e sulla necessità che «i genitori siano coinvolti attivamente nei cammini di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, in qualità di primi educatori e testimoni di fede per i loro figli» (n. 143).
Oggi tuttavia l’esperienza educativa non soltanto non è favorita, ma intorno a essa è sorta una vera emergenza, come avvertì allarmato Benedetto xvi con la sua lettera alla diocesi di Roma il 21 gennaio 2008. Questo infatti è un punto cruciale sul quale il prossimo sinodo potrà e dovrà tenere presente la grande attenzione che il teologo Ratzinger ha rivolto al tema educativo nella seconda parte del Novecento.
Identica attenzione per la questione educativa è stata mostrata subito da Papa Francesco, che torna spesso sull’argomento collocato al centro dei temi sinodali, e anzi questa attenzione imprime una dimensione pedagogica ai suoi diversi interventi. Un fatto, questo, dovuto anche all’evidente interesse pastorale che Bergoglio ha portato con sé dal suo ministero sacerdotale ed episcopale in Argentina, come attestano i suoi contributi sull’educazione (pubblicati in Italia da Bompiani).
L’urgenza del dovere pedagogico, con cui far fronte all’emergenza educativa, è resa drammatica dal fatto che l’ora attuale non è il migliore scenario possibile per un’educazione forte. Di tale difficoltà vi è traccia nell’Instrumentum laboris (n. 143): «Tuttavia, in molti contesti, stiamo assistendo ad un progressivo indebolimento del ruolo educativo dei genitori, a motivo di un’invasiva presenza dei media all’interno della sfera familiare, oltre che per la tendenza a delegare ad altri soggetti questo compito».
Importante è dunque l’esigenza di iscrivere il tema educativo fra i più importanti e decisivi della prossima assemblea: l’educazione può infatti assicurare, oltre una buona preparazione di ogni componente della famiglia, la guarigione delle sue ferite. E solo un tipo di educazione motivata, tenace, forte — umana e cristiana insieme — serve a questo tempo incerto, labirintico, debole.
A tale crisi può porre rimedio solo un processo educativo lungo che, per i cristiani, dev’essere basato sulla sapienza biblica e sulle grandi eredità culturali e pedagogiche maturate lungo i secoli. «Si richiede che la Chiesa incoraggi e sostenga le famiglie nella loro opera di partecipazione vigile e responsabile nei confronti dei programmi scolastici ed educativi che interessano i loro figli» si legge ancora nell’Instrumentum laboris (n. 144).
La famiglia è in crisi perché è venuta meno una forte educazione. Bisogna dunque fare riferimento a un’educazione che non dica solo cosa fare, ma si preoccupi anche di offrirne le ragioni e di indicarne i fini. Riflettendo sul suo nativo compito, la Chiesa deve aiutare la famiglia nell’avventura educativa, importante quanto la generazione dei figli. Perché l’educazione è una seconda generazione.
L'Osservatore Romano

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Si discute di fecondazione artificiale, quando il vero problema è il calo delle adozioni…

Il desiderio di accogliere un bambino che ha sofferto il trauma dell’abbandono è frutto di quella fecondità spirituale che contiene la forza di vincere la sterilità fisica

Il mese di settembre segna l’inizio di molte attività lavorative, compresa quella parlamentare. Prima della chiusura delle Camere per la pausa estiva, si è ventilata l’ipotesi della discussione in aula del decreto Cirinnà, che vorrebbe estendere il diritto all’adozione per le coppie omosessuali.
I sostenitori di questa legge rivendicano il diritto della laicità dello Stato, come se la questione dell’adozione dei bambini a coppie omosessuali fosse esclusivamente un problema religioso e non prima di tutto una questione naturale. Molti rappresentanti del governo ed alcuni partiti dell’opposizione spingono verso l’approvazione di questa legge. I vari esponenti politici rivendicano l’urgenza di questo decreto per allinearsi giuridicamente con le nazioni del mondo “cosidette più evolute” ed uscire da una presunta situazione di oscurantismo che caratterizza il nostro Paese.
La questione della drastica riduzione del numero delle adozioni per le famiglie naturali fondate sul matrimonio tra un uomo e una donna, è una problematica di cui nemmeno si discute. Il disinteresse per l’adozione delle famiglie naturali è comprovato dal fatto che la CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali) non ha ancora pubblicato, ad oggi, il rapporto statistico per l’anno 2014, reportistica che ogni anno veniva redatta al massimo entro la fine del mese di febbraio dell’anno successivo.
Il ritardo della pubblicazione di questo documento, apparentemente è imputabile ad un inceppo della macchina buracratica. In realtà traspare un disinteresse verso una missione umana e sociale che ha visto negli ultimi decenni le famiglie italiane protagoniste apprezzate in tantissimi paesi del mondo.
È evidente allora che il disinteresse della pubblicazione di questo documento sia strettamente legato all’intenzione di approvare la legge Cirinnà, con lo scopo di acconsentire l’adozione alle coppie omosessuali. È in corso da parte del parlamento italiano un tentativo di alterare la natura della missione adottiva, distruggendo la volontà e l’interesse della famiglie, lasciando inalterati i lunghi tempi di attesa e gli alti costi da sostenere per l’espletamento delle pratiche adottive.
È interessante notare come la questione dei costi è stata affrontata e risolta molto rapidamente per la situazione della fecondazione eterologa. Ancora prima dell’uscita della legge, è stata redatta dall’assemblea delle regioni una proposta che fissava a qualche centinaia di euro il costo della prestazione sanitaria della fecondazione eterologa, assegnando la quasi totalità dei costi alla spesa sanitaria regionale.
I conti economici di una famiglia, che vuole intraprendere il percorso dell’adozione internazionale, sono rimasti identici ed ogni anno si riduce la quota di rimborso da parte dello Stato, che comunque copre solo una minima parte delle spese sostenute dalle famiglie all’estero.
Visto questo squilibrio di volontà (ancora prima di essere legislativo), è urgente che ci sia un risveglio nazionale delle coscienze per far risaltare la bellezza del progetto adottivo di un padre e una madre. Tante famiglie scelgono le pratiche della fecondazione assistita omologa o eterologa sia perchè la burocrazia ha ostacolato l’adozione con lunghi tempi di attesa e alti costi da sostenere, sia perchè è in corso un tentativo di svalutazione del valore della forma dell’accoglienza di una vita abbandonata.
La mentalità relativista dei nostri tempi sembra non riuscire a comprendere quale sia la risposta più naturale davanti alla dolorosa situazione della sterilità biologica. Dopo aver fatto ricorso alla pratiche mediche non invasive per la salute della donna e dell’uomo, una scelta si pone davanti alla coppia che desidera diventare madre e padre: l’adozione o la fecondazione.
Perchè le coppie scelgono sempre più spesso la fecondazione? Perchè l’idea dell’adozione provoca così tanta sfiducia e scoraggiamento?
Il desiderio di accogliere un bambino che ha sofferto il trauma dell’abbandono è frutto di quella fecondità spirituale che contiene la forza di vincere la sterilità fisica. Un uomo e una donna che scelgono l’adozione, hanno chiara l’idea che l’essere padre e madre è una missione aggiuntiva rispetto all’essere genitori, ossia coloro che hanno dato la vita fisica al bambino.
Figli si nasce, madri e padri si diventa. Il padre e la madre adottivi hanno la consapevolezza che il figlio è un dono da accogliere prima di un essere una vita da generare. Coloro che non hanno ricevuto la grazia di donare la vita biologica, hanno l’immensa vocazione di educare, accompagnare e condividere la vita, che ha la forza intrinseca di generare sulle macerie dall’abbandono e dall’infertilità il nuovo edificio feconda ed accogliente della famiglia adottiva.
Difendere la missione adottiva non riguarda solo poche persone ma è un progetto che merita di essere custodito e promosso da tutti, perchè richiama una figliolanza che esula le regole della carne, e rimanda ad una paternità e ad una maternità dalla quale traspare quella gratuità e quell’accoglienza che rende presente in questo mondo l’immagine viva del trascendente.
Osvaldo Rinaldi