sabato 6 giugno 2015

Cerimonia di benvenuto al Palazzo Presidenziale e Visita di cortesia alla Presidenza della Bosnia ed Erzegovina. Discorso del Papa

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Cerimonia di benvenuto al Palazzo Presidenziale e Visita di cortesia alla Presidenza della Bosnia ed Erzegovina. Discorso del Papa: "Abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui" 

Sala stampa della Santa Sede
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]
Al Suo arrivo all’aeroporto di Sarajevo alle ore 9, il Papa è accolto dal Membro croato della Presidenza, Sig. Dragan Čović, in rappresentanza della Presidenza tripartita della Bosnia ed Erzegovina, dal Presidente della Conferenza Episcopale e Arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo, Card. Vinko Puljić, e dal Nunzio Apostolico S.E. Mons. Luigi Pezzuto.Dopo l’esecuzione degli inni nazionali e gli onori militari, il Santo Padre e il Membro della Presidenza Sig. Dragan Čović si intrattengono brevemente in una sala dell’aeroporto.Papa Francesco si trasferisce quindi in auto al Palazzo Presidenziale di Sarajevo per la cerimonia di benvenuto.La cerimonia di benvenuto ha luogo alle ore 9.30 all’ingresso del Palazzo Presidenziale.
Accolto dai tre Membri della Presidenza della Repubblica, dopo gli onori militari, l’esecuzione degli inni e la presentazione delle rispettive Delegazioni, il Santo Padre entra nel Palazzo per la Visita di cortesia alla Presidenza della Bosnia ed Erzegovina.La Presidenza della Bosnia ed Erzegovina è composta da tre Membri che rappresentano le tre comunità etniche del Paese: bosgnacca (bosniaca musulmana), serba e croata. L’incarico di Presidente della Presidenza è ricoperto a turno da uno dei tre Membri per otto mesi. Attuale “Chairman” della Presidenza è il rappresentante serbo, Sig. Mladen Ivanić. Gli altri due Membri della Presidenza in questa legislatura sono il Sig. Bakir Izetbegović, bosgnacco e il Sig. Dragan Čović, croato.
Nel corso della Visita di cortesia, dopo l’incontro privato nel piccolo salone d’onore del Palazzo, i tre Membri della Presidenza presentano al Papa i rispettivi familiari, quindi ha luogo lo scambio di doni. 
Dopo il discorso del Presidente di turno della Presidenza, Sig. Mladen Ivanić, il Papa pronuncia il seguente discorso:
Signori Membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina,
Signor Presidente di turno,
Membri del Corpo Diplomatico,
Cari fratelli e sorelle!
Ringrazio vivamente i membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina per la gentile accoglienza, e in particolare per le cordiali espressioni di saluto rivoltemi a nome di tutti dal Signor Presidente di turno Mladen Ivanić. È per me motivo di gioia trovarmi in questa città che ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso e che è tornata ad essere luogo di dialogo e pacifica convivenza. E' bastata una cultura dello scontro e della guerra a fare una cultura dell'incontro.
Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina rivestono uno speciale significato per l’Europa e per il mondo intero. Da secoli in questi territori sono presenti comunità che professano religioni diverse e appartengono a diverse etnie e culture, ciascuna delle quali è ricca delle sue peculiari caratteristiche e gelosa delle sue specifiche tradizioni, senza che questo abbia impedito per lungo tempo l’instaurarsi di relazioni reciproche amichevoli e cordiali.
Anche la stessa struttura architettonica di Sarajevo ne porta visibili e consistenti tracce, poiché nel suo tessuto urbanistico sorgono, a breve distanza l’una dall’altra, sinagoghe, chiese e moschee, tanto che la città ricevette l’appellativo di “Gerusalemme d’Europa”. Essa infatti rappresenta un crocevia di culture, nazioni e religioni; e tale ruolo richiede di costruire sempre nuovi ponti e di curare e restaurare quelli esistenti, perché sia assicurata un’agevole, sicura e civile comunicazione.
Abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui.
In tal modo, anche le gravi ferite del recente passato possono essere rimarginate e si può guardare al futuro con speranza, affrontando con animo libero da paure e rancori i quotidiani problemi che ogni comunità civile è chiamata ad affrontare.
Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni fa, dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton. Sono lieto di vedere i progressi compiuti, per i quali occorre ringraziare il Signore e tante persone di buona volontà. È però importante non accontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creare occasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima. Per favorire questo percorso sono fondamentali la vicinanza, la vicinanza, e la collaborazione della Comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea, e di tutti i Paesi e le Organizzazioni presenti e operanti sul territorio della Bosnia ed Erzegovina.
La Bosnia ed Erzegovina è infatti parte integrante dell’Europa; i suoi successi e i suoi drammi si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perché i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili.
In questa terra, la pace e la concordia tra Croati, Serbi e Bosgnacchi, le iniziative volte ad accrescerle ulteriormente, le relazioni cordiali e fraterne tra musulmani, ebrei e cristiani, e altre minoranze religiose, rivestono un’importanza che va ben al di là dei suoi confini. Esse testimoniano al mondo intero che la collaborazione tra varie etnie e religioni in vista del bene comune è possibile, che un pluralismo di culture e tradizioni può sussistere e dare vita a soluzioni originali ed efficaci dei problemi, che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso che purifichi la memoria e dia speranza per l’avvenire.Io ho visto oggi questa speranza in quei bambini che ho salutato all'aeroporto, islamici, ortodossi, cattolici, ebrei, tutti insieme gioiosi, quella è la speranza. Facciamo la scommessa su quello!
Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio.
I responsabili politici sono chiamati al nobile compito di essere i primi servitori delle loro comunità con un’azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca quello alla libertà religiosa. In tal modo sarà possibile costruire, con concretezza d’impegno, una società più pacifica e giusta, avviando a soluzione, con l’aiuto di ogni componente, i molteplici problemi della vita quotidiana del popolo.
Perché ciò avvenga è indispensabile l’effettiva uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e nella sua attuazione, qualunque sia la loro appartenenza etnica, religiosa e geografica: così tutti indistintamente si sentiranno pienamente partecipi della vita pubblica e, godendo dei medesimi diritti, potranno attivamente dare il loro specifico contributo al bene comune.
Illustri Signori e Signore,
la Chiesa Cattolica partecipa, attraverso la preghiera e l’azione dei suoi fedeli e delle sue istituzioni, all’opera di ricostruzione materiale e morale della Bosnia ed Erzegovina, condividendone le gioie e le preoccupazioni, desiderosa di testimoniare con impegno la sua speciale vicinanza verso i poveri e i bisognosi, mossa nel fare questo dall’insegnamento e dall’esempio del suo divino Maestro, Gesù.
La Santa Sede si felicita per il cammino fatto in questi anni ed assicura la sua sollecitudine nel promuovere la collaborazione, il dialogo e la solidarietà, sapendo che la pace e il reciproco ascolto in una convivenza civile e ordinata sono le condizioni indispensabili per un autentico e duraturo sviluppo. Essa auspica vivamente che la Bosnia ed Erzegovina, con l’apporto di tutti, dopo che le nuvole nere della tempesta si sono finalmente allontanate, possa procedere sulla via intrapresa, in modo che, dopo il gelido inverno, fiorisca la primavera. E si vede fiorire qui la primavera.
Con questi sentimenti imploro dall’Altissimo pace e prosperità per Sarajevo e tutta la Bosnia ed Erzegovina. Grazie!
Francese
Messieurs les Membres de la Présidence de la Bosnie-Herzégovine,
Monsieur le Président de tour,
Membres du Corps Diplomatique,
Chers frères et soeurs,
Je remercie vivement les membres de la Présidence de la Bosnie-Herzégovine pour l’aimable accueil, et en particulier pour les cordiales paroles de bienvenue qui m’ont été adressées au nom de tous par Monsieur le Président de tour Mladen Ivanić. C’est pour moi un motif de joie de me trouver dans cette ville qui a tant souffert des conflits sanglants du siècle dernier et qui est redevenue un lieu de dialogue et de cohabitation pacifique.
Sarajevo et la Bosnie-Herzégovine revêtent une signification spéciale pour l’Europe et pour le monde entier. Depuis des siècles, sur ces territoires sont présentes des communautés qui professent des religions diverses et appartiennent à diverses ethnies et cultures, dont chacune est riche de ses caractéristiques distinctives et jalouse de ses traditions spécifiques, sans que cela ait empêché pendant longtemps l’instauration de relations réciproques amicales et cordiales.
Même la structure architectonique de Sarajevo en porte des traces visibles et consistantes, puisque dans son tissu urbain émergent, à peu de distance les unes des autres, des synagogues, des églises et des mosquées, à tel point que la ville a reçu l’appellation de ‘‘Jérusalem de l’Europe’’. En effet, elle représente un carrefour de cultures, de nations et de religions; et ce rôle demande de construire
toujours de nouveaux ponts, de soigner et de réparer ceux qui existent, pour que soit assurée une communication facile, sûre et civilisée.
Nous avons besoin de communiquer, de découvrir les richesses de chacun, de valoriser ce qui nous unit et de regarder les différences comme des possibilités de croissance dans le respect de tous. Un dialogue patient et confiant est nécessaire, en sorte que les personnes, les familles et les communautés puissent transmettre les valeurs de leur propre culture et accueillir le bien provenant de l’expérience des autres.
De cette façon, les graves blessures du passé récent peuvent aussi se cicatriser et l’on peut regarder le futur avec espérance, en faisant face, avec l’esprit libéré des peurs et des rancoeurs, aux problèmes quotidiens que chaque communauté civile est appelée à affronter.
Je suis venu comme pèlerin de paix et de dialogue, 18 ans après la visite historique de saint Jean-Paul II, qui a eu lieu à moins de deux ans de la signature des Accords de Paix de Dayton. Je suis heureux de voir les progrès accomplis, pour lesquels il faut remercier le Seigneur et de nombreuses personnes de bonne volonté. Mais il est important de ne pas se contenter de ce qui a été réalisé jusqu’à présent, mais de chercher à faire d’autres pas afin de renforcer la confiance et de créer des occasions en vue d’accroître la connaissance et l’estime mutuelles. Pour favoriser ce parcours, la proximité et la collaboration de la Communauté internationale sont fondamentales, en particulier celles de l’Union Européenne et de tous les pays ainsi que des Organisations présentes et opérant sur le territoire de la Bosnie-Herzégovine.
La Bosnie-Herzégovine est en effet partie intégrante de l’Europe; ses succès et ses drames s’insèrent de plein droit dans l’histoire des succès et des drames européens, et ils constituent en même temps un sérieux avertissement à réaliser des efforts pour que les processus de paix engagés deviennent toujours plus solides et irréversibles.
Dans cette terre, la paix et la concorde entre Croates, Serbes et Bosniaques, les initiatives destinées à les accroître davantage, les relations cordiales et fraternelles entre musulmans, juifs et chrétiens, revêtent une importance qui va bien au-delà de ses frontières. Elles témoignent au monde entier que la collaboration entre diverses ethnies et religions en vue du bien commun est possible, qu’un pluralisme de cultures et de traditions peut subsister et donner vie à des solutions originales et efficaces des problèmes, que même les blessures les plus profondes peuvent se guérir, grâce à un parcours qui purifie la mémoire et donne espérance pour l’avenir.
Pour nous opposer avec succès à la barbarie qui voudrait faire de toute différence l’occasion et le prétexte de violences toujours plus féroces, nous avons tous besoin de reconnaître les valeurs fondamentales de la commune humanité, valeurs au nom desquelles on peut et on doit collaborer, construire et dialoguer, pardonner et grandir, en permettant à l’ensemble des diverses voix de former un chant noble et harmonieux, au lieu de hurlements fanatiques de haine.
Les responsables politiques sont appelés à la noble tâche d’être les premiers serviteurs de leurs communautés à travers une action qui sauvegarde d’abord et avant tout les droits fondamentaux de la personne humaine, parmi lesquels se distingue celui de la liberté religieuse. Ainsi, il sera possible de construire, grâce à un engagement concret, une société plus pacifique et plus juste, en cherchant des solutions, avec l’aide de chaque composante, aux multiples problèmes de la vie quotidienne du peuple.
Pour que cela se réalise, l’égalité effective de tous les citoyens devant la loi et dans son application est indispensable, quelle que soit leur appartenance ethnique, religieuse et géographique : ainsi, tous sans distinction se sentiront pleinement participants de la vie publique et, en jouissant des mêmes droits, ils pourront activement apporter leur contribution spécifique au bien commun.
Messieurs et Mesdames,
L’Église catholique, mue par l’enseignement et l’exemple de son divin Maître, Jésus, participe, par la prière et l’action de ses fidèles comme de ses institutions, à l’oeuvre de
reconstruction matérielle et morale de la Bosnie-Herzégovine, en partageant ses joies et ses préoccupations, avec le désir de témoigner activement de sa proximité particulière envers les pauvres et les nécessiteux.
Le Saint-Siège se félicite du chemin parcouru ces dernières années et assure de sa sollicitude dans la promotion de la collaboration, du dialogue et de la solidarité, en sachant que la paix et l’écoute réciproque dans une cohabitation civilisée et ordonnée sont les conditions indispensables d’un développement authentique et durable. Il souhaite vivement que la Bosnie-Herzégovine, grâce à l’apport de tous, après que les nuages noirs de la tempête se sont finalement éloignés, puisse poursuive la route entreprise, en sorte que, après l’hiver glacial, fleurisse le printemps.
Avec ces sentiments, j’implore du Très-Haut paix et prospérité pour Sarajevo et pour toute la Bosnie-Herzégovine.
Inglese
Dear Ministers of the Presidency of Bosnia and Herzegovina,
Dear Chairman of the Presidency,
Members of the Diplomatic Corps,
Dear Brothers and Sisters,
I wish to thank the members of the Presidency of Bosnia and Herzegovina for their kind welcome, and in a special way for the cordial welcome extended to me by His Excellency Mladen Ivanić Chairman of the Presidency, on behalf of everyone. I am pleased to be in this city which, although it has suffered so much in the bloody conflicts of the past century, has once again become a place of dialogue and peaceful coexistence.
Sarajevo and Bosnia and Herzegovina have a special significance for Europe and for the whole world. For centuries in these lands, communities were present who professed different religions, who belonged to distinct ethnic and cultural groups, each endowed with its own rich characteristics; each fostered its own traditions, without these differences having impeded for any length of time the establishment of mutually fraternal and cordial relationships.
The very architecture and layout of Sarajevo reveals visible and substantial characteristics of these different communities, each a short distance from the other – synagogues, churches and mosques – so much so that Sarajevo has been called “The Jerusalem of Europe”. Indeed it represents a crossroads of cultures, nations and religions, a status which requires the building of new bridges, while maintaining and restoring older ones, thus ensuring avenues of communication that are efficient, sure and fraternal.
We need to communicate with each other, to discover the gifts of each person, to promote that which unites us, and to regard our differences as an opportunity to grow in mutual respect. Patience and trust are called for in such dialogue, permitting individuals, families and communities to hand on the values of their own culture and welcome the good which comes from others’ experiences.
In so doing, even the deep wounds of the recent past will be set aside, so that the future may be looked to with hope, facing the daily problems that all communities experience with hearts and minds free of fear and resentment.
I have come here as a pilgrim of peace and dialogue, eighteen years after Saint John Paul II’s historic visit, which took place less than two years after the signing of the Dayton Peace Accord. I am happy to see the progress which has been made, for which we must thank the Lord
and so many men and women of good will. However, we should not become complacent with what has been achieved so far, but rather seek to make further efforts towards reinforcing trust and creating opportunities for growth in mutual knowledge and respect. In order to favour this path, the solidarity and collaboration of the International Community is fundamental, in particular that of the European Union and of all Countries and Organizations operating in the territory of Bosnia and Herzegovina.
Bosnia and Herzegovina is indeed an integral part of Europe, the successes and tragic experiences of the former are integrated fully into the latter’s history of successes and tragedies. They constitute, too, a clear call to pursue every avenue of peace, in order that processes already underway can be yet more resilient and binding.
In this land, peace and harmony among Croats, Serbs and Bosnians, and the initiatives taken to extend these even further, as well as the cordial and fraternal relations among Muslims, Hebrews and Christians, take on an importance that goes beyond its boundaries. These initiatives offer a witness to the entire world that such cooperation among varying ethnic groups and religions in view of the common good is possible; that a plurality of cultures and traditions can coexist and give rise to original and effective solutions to problems; that even the deepest wounds can be healed by purifying memories and firmly anchoring hopes in the future.
In order to successfully oppose the barbarity of those who would make of every difference the occasion and pretext for further unspeakable violence, we need to recognize the fundamental values of human communities, values in the name of which we can and must cooperate, build and dialogue, pardon and grow; this will allow different voices to unite in creating a melody of sublime nobility and beauty, instead of the fanatical cries of hatred.
Responsible politicians are called to the important task of being the first servants of their communities, taking actions which safeguard above all the fundamental rights of the human person, among which the right to religious freedom stands out. In this way it will be possible to build, with concrete measures, a more peaceful and just society, working step-by-step together to solve the many problems which people experience daily.
In order for this to come about, it is vital that all citizens be equal both before the law and its implementation, whatever their ethnic, religious or geographical affiliation. All alike will then feel truly involved in public life. Enjoying the same rights, they will be able to make their specific contribution to the common good.
Your Excellencies, Ladies and Gentlemen,
The Catholic Church, by means of the prayer and the works of her faithful and her institutions, is taking an part in the process of material and moral reconstruction of Bosnia and Herzegovina, sharing the country’s joys and concerns. The Church is committed to offering her particular solicitude and closeness to the poor and to those most in need, inspired by the teaching and example of her Divine Master, Jesus.
The Holy See praises the work carried out in these recent years, and is determined to continue promoting cooperation, dialogue and solidarity, in the sure knowledge that peace and mutual listening in an ordered and civil society are indispensable conditions for authentic and lasting development. Through the contribution of all, and leaving behind completely the dark clouds of storms gone by, the Holy See fervently hopes that Bosnia and Herzegovina may continue along the journey embarked upon, so that after the winter chill, springtime may come to blossom.
With these thoughts I implore the Almighty for peace and prosperity in Sarajevo and all of Bosnia and Herzegovina.
Spagnolo
Señores Miembros de la Presidencia de Bosnia y Herzegovina
Señor Presidente de turno
Miembros del Cuerpo Diplomático
Queridos hermanos y hermanas
Agradezco de corazón a los miembros de la Presidencia de Bosnia y Herzegovina por su amable acogida, y de modo particular al Señor Presidente de turno Mladen Ivanić por el cordial saludo que, en nombre de todos, me ha dirigido. Es para mí un motivo de alegría encontrarme en esta ciudad, que ha sufrido tanto a causa de los sangrientos conflictos del siglo pasado, y vuelve a ser un lugar de diálogo y de convivencia pacífica.
Sarajevo, así como Bosnia y Herzegovina, tienen un significado especial para Europa y el mundo entero. En estos territorios hay comunidades que, desde hace siglos, profesan religiones diferentes y pertenecen a etnias y culturas distintas, cada una con sus características peculiares y orgullosa de sus tradiciones específicas, lo que no ha sido obstáculo para que durante mucho tiempo hayan tenido relaciones de mutua amistad y cordialidad.
Incluso en la misma estructura arquitectónica de Sarajevo se encuentran huellas visibles y permanentes de esas relaciones, ya que en su tejido urbano, a poca distancia unas de otras, surgen sinagogas, iglesias y mezquitas, de tal modo que la ciudad recibió el nombre de la “Jerusalén de Europa”. Representa en efecto una encrucijada de culturas, naciones y religiones; y ese papel requiere que se construyan siempre nuevos puentes, que se sane y restaure los ya existentes, de modo que se asegure una comunicación fluida, segura y civil.
Tenemos necesidad de comunicarnos, de descubrir las riquezas de cada uno, de valorar lo que nos une y ver las diferencias como oportunidades de crecimiento en el respeto de todos. Se necesita un diálogo paciente y confiado, para que las personas, las familias y las comunidades puedan transmitir los valores de su propia cultura y acoger lo que hay de bueno en la experiencia de los demás.
Así, es posible también curar las graves heridas del pasado reciente, y mirar hacia el futuro con esperanza, enfrentándose con el corazón libre de temores y rencores a los problemas cotidianos que toda comunidad civilizada ha de afrontar.
Dieciocho años después de la visita histórica de san Juan Pablo II, que tuvo lugar casi dos años después de la firma de los Acuerdos de Paz de Dayton, vengo como peregrino de la paz y el diálogo. Me complace ver los progresos realizados, que debemos agradecer al Señor y a tantas personas de buena voluntad. Sin embargo, es importante no contentarse con lo ya logrado, sino procurar que se adopten nuevas medidas para fortalecer la confianza y crear oportunidades para que aumente la comprensión y el respeto mutuos. Para facilitar este proceso se necesita la cercanía y colaboración de la Comunidad internacional, en particular de la Unión Europea, y de todos los países y organizaciones presentes y activas en el territorio de Bosnia y Herzegovina.
Bosnia y Herzegovina forma parte de Europa; sus logros y sus dramas se insertan de lleno en la historia de los éxitos y dramas de Europa, y al mismo tiempo son un serio llamamiento a hacer todo lo posible para que el proceso de paz comenzado sea cada vez más sólido e irreversible.
En esta tierra, la paz y la concordia entre croatas, serbios y bosnios, así como las iniciativas encaminadas a su fortalecimiento, las relaciones cordiales y fraternas entre musulmanes, judíos y cristianos, tienen una importancia que va más allá de sus fronteras. Testimonian ante el mundo que la colaboración entre los diversos grupos étnicos y religiones para el bien común es posible, que se puede dar una pluralidad de culturas y tradiciones que contribuyan a encontrar soluciones originales y eficaces a los problemas, que incluso las heridas más profundas pueden ser curadas a través de un proceso que purifique la memoria y dé esperanza para el futuro.
Para oponernos con éxito a la barbarie de los que toman ocasión y pretexto de cualquier diferencia para una violencia cada vez más brutal, tenemos que reconocer los valores fundamentales
de nuestra humanidad común, los valores en virtud de los cuales podemos y debemos colaborar, construir y dialogar, perdonar y crecer, permitiendo que el conjunto de las voces forme un noble y armónico canto, en vez del griterío fanático del odio.
Los responsables políticos están llamados a la noble tarea de ser los primeros servidores de sus comunidades con una actividad que proteja en primer lugar los derechos fundamentales de la persona humana, entre los que destaca el de la libertad religiosa. De ese modo, será posible construir, con un compromiso concreto, una sociedad más pacífica y justa, para que con la ayuda de todos se encuentre solución a los múltiples problemas de la vida cotidiana del pueblo.
Para ello, es indispensable que todos los ciudadanos sean iguales ante la ley y su aplicación, independientemente de su origen étnico, religioso y geográfico: así todos y cada uno se sentirán plenamente participes de la vida pública y, disfrutando de los mismos derechos, podrán dar su contribución específica al bien común.
Excelentísimos señores y señoras:
La Iglesia católica, a través de la oración y la acción de sus fieles y de sus instituciones, participa en el trabajo de reconstrucción material y moral de Bosnia y Herzegovina, compartiendo sus alegrías y preocupaciones, deseosa de manifestar con decisión su cercanía especial con los pobres y necesitados, inspirada por la enseñanza y el ejemplo de su divino Maestro, Jesús.
La Santa Sede se alegra por todo el camino recorrido en estos años y asegura su compromiso de seguir promoviendo la cooperación, el diálogo y la solidaridad, a sabiendas de que, en una convivencia civil y ordenada, la paz y la escucha mutua son condiciones indispensables para un desarrollo auténtico y permanente. Espera fervientemente que, con la ayuda de todos y después de que las nubes oscuras de la tormenta han desaparecido finalmente, Bosnia y Herzegovina pueda proceder en el camino emprendido, para que después del frío invierno florezca la primavera.
Con estos sentimientos, imploro del Altísimo paz y prosperidad para Sarajevo y para toda Bosnia y Herzegovina.
Portoghese
Distintos Membros da Presidência da Bósnia-Herzegovina,
Senhor Presidente de turno,
Ilustres Membros do Corpo Diplomático,
Queridos irmãos e irmãs!
Agradeço sentidamente aos membros da Presidência da Bósnia-Herzegovina pela gentil recepção e, de modo particular, pelas cordiais palavras de saudação que me foram dirigidas, em nome de todos, pelo Senhor Presidente de turno Mladen Ivanić. É para mim motivo de grande alegria encontrar-me nesta cidade que, depois de tantos sofrimentos por causa dos conflitos sangrentos do século passado, voltou a ser lugar de diálogo e convivência pacífica.
Sarajevo e a Bósnia-Herzegovina revestem um significado especial para a Europa e o mundo inteiro. Há séculos que, nestes territórios, estão presentes comunidades que professam religiões diferentes e pertencem a distintas etnias e culturas, cada uma das quais se sente rica com as suas características peculiares e ciosa das suas tradições específicas, mas sem que isto tenha impedido uma prolongada vivência de mútuas relações amistosas e cordiais.
A própria estrutura arquitectónica de Sarajevo apresenta traços visíveis e consistentes disso mesmo, já que, no seu tecido urbanístico, surgem – a curta distância umas das outras – sinagogas, igrejas e mesquitas, a ponto de a cidade receber o cognome de «Jerusalém da Europa». Na verdade, constitui uma encruzilhada de culturas, nações e religiões; e semelhante função exige que se construam sem cessar novas pontes e se cuidem e restaurem as existentes, para se garantir uma comunicação fácil, segura e civil.
Precisamos de comunicar, descobrir as riquezas de cada um, valorizar aquilo que nos une e olhar as diferenças como possibilidades de crescimento no respeito por todos. Torna-se necessário um diálogo paciente e confiante, para que as pessoas, as famílias e as comunidades possam transmitir os valores da própria cultura e acolher o bem proveniente das experiências alheias.
Assim, as próprias feridas graves do passado recente têm possibilidade de cicatrizar e pode-se olhar com esperança para o futuro, enfrentando, com ânimo liberto de medos e rancores, os problemas diários que se colocam a cada comunidade civil.
Vim como peregrino de paz e diálogo, passados dezoito anos da histórica visita de São João Paulo II, que se verificou quando não tinham ainda transcorrido dois anos da assinatura dos Acordos de Paz de Dayton. Sinto-me feliz ao ver os progressos realizados, pelos quais devemos agradecer ao Senhor e a muitas pessoas de boa vontade. Contudo é importante não se contentar com o que foi realizado até agora, mas procurar realizar novos passos para reforçar a confiança e criar oportunidades para aumentar o conhecimento mútuo e a estima. Fundamental para favorecer este percurso é a solidariedade e colaboração da comunidade internacional, nomeadamente a União Europeia, e de todos os países e organizações presentes e operativos no território da Bósnia-Herzegovina.
Na realidade, esta amada nação é parte integrante da Europa; os seus sucessos e dramas inserem-se, a pleno título, na história dos sucessos e dramas europeus e, simultaneamente, constituem uma séria advertência a fazer todo o esforço possível para que os processos de paz iniciados se tornem cada vez mais sólidos e irreversíveis.
Nesta terra, a paz e a concórdia entre croatas, sérvios e bósnios, as iniciativas tendentes a aumentá-las ainda mais, as relações cordiais e fraternas entre muçulmanos, judeus e cristãos
revestem uma importância que se estende muito para além das suas fronteiras. Testemunham ao mundo inteiro que é possível a colaboração entre várias etnias e religiões em prol do bem comum, que um pluralismo de culturas e tradições pode subsistir e dar vida a soluções originais e eficazes dos problemas, que mesmo as feridas mais profundas podem ser curadas por um percurso que purifique a memória e dê esperança para o futuro.
Todos precisamos de nos opor, com êxito, à barbárie de quem quereria fazer de cada diferença ocasião e pretexto de violências cada vez mais brutais; precisamos de reconhecer os valores fundamentais da nossa humanidade comum, valores em nome dos quais se pode e deve colaborar, construir e dialogar, perdoar e crescer, permitindo que o conjunto das diferentes vozes forme um canto nobre e harmonioso, e não gritos fanáticos de ódio.
Chamados à nobre tarefa de ser os primeiros servidores das suas comunidades, os responsáveis políticos devem salvaguardar em primeiro lugar os direitos fundamentais da pessoa humana, nomeadamente o direito à liberdade religiosa. Assim será possível construir, através de compromissos concretos, uma sociedade mais pacífica e justa, encaminhando para a sua solução, com a ajuda de cada componente, os múltiplos problemas da vida quotidiana do povo.
Mas, para que isto aconteça, é indispensável a efectiva igualdade de todos os cidadãos perante a lei e na sua actuação, independentemente da sua pertença étnica, religiosa e geográfica: assim todos, indistintamente, se sentirão participantes de forma plena na vida pública e, gozando dos mesmos direitos, poderão activamente prestar a sua específica contribuição para o bem comum.
Ilustres Senhores e Senhoras!
A Igreja Católica participa, através da oração e da acção dos seus fiéis e das suas instituições, na obra de reconstrução material e moral da Bósnia-Herzegovina, compartilhando as suas alegrias e preocupações, desejosa de testemunhar com empenho uma especial solidariedade para com os pobres e necessitados, impelida a fazê-lo pelo ensinamento e o exemplo do seu divino Mestre, Jesus.
A Santa Sé congratula-se pelo caminho feito nestes anos e assegura a sua solicitude em promover a colaboração, o diálogo e a solidariedade, sabendo que a paz e a escuta recíproca numa sociedade civil e ordenada são as condições indispensáveis para um progresso autêntico e duradouro. A Santa Sé espera vivamente que a Bósnia-Herzegovina, com a contribuição de todos, depois que as nuvens escuras da tempestade finalmente se afastaram, possa avançar pelo caminho empreendido, para que, depois do gélido inverno, floresça a primavera.
Com estes sentimentos, imploro do Altíssimo paz e prosperidade para Sarajevo e toda a Bósnia-Herzegovina.