venerdì 10 luglio 2015

La sfida della libertà religiosa. Intervento della Santa Sede.




«Il diritto alla libertà religiosa è un ambito che impone un ripensamento nell’attuale contesto interno e internazionale, di fronte a una cultura che sembra ritenere superfluo il credere e la dimensione religiosa, relegati ad atti di culto o a riti celebrati su concessione delle autorità, evitando un loro inserimento nella sfera pubblica». E invece «il diritto di cercare Dio e di conseguenza ispirare alla fede la propria condotta è una libertà dell’essere umano e delle comunità di credenti che non può essere marginalizzata o esclusa dal vivere sociale, magari in nome di una tolleranza o nel timore di derive fondamentaliste».
Questo il punto nodale dell’intervento tenuto da Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, capo della delegazione della Santa Sede all’High Level Informal Meeting dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), a Helsinki il 10 luglio 2015 (il testo integrale dell’intervento è disponibile sul sito del nostro giornale).
Camilleri ha sottolineato l’importanza dell’adozione, quarant’anni fa, dell’Atto finale di Helsinki da cui è nato l’Osce. Quell’atto ha reso possibile la costituzione di «un meccanismo di regole, istituzioni e programmi che con perseveranza e grande impegno è riuscito a determinare decisioni importanti a vantaggio di persone, popoli e Stati» ha detto Camilleri. «Oggi come allora la Santa Sede non cessa di ribadire la validità di quanto è stato realizzato ricordando che obiettivo dell’Atto finale non è una pace astratta, ma una “strategia di pace” fondata sulla sicurezza tra le Nazioni, ispirata dal rispetto della dignità umana in tutte le sue dimensioni e garantita da una reale cooperazione e coesione sociale».
Ed è appunto questo concetto di unità della famiglia umana che sta alla base dell’Europa e che occorre rafforzare. I punti cardinali di tale visione — ha ricordato Camilleri — sono «la tutela della centralità della persona umana con i suoi diritti» e «una cooperazione fondata sulla solidarietà e la sussidiarietà, e un effettivo rispetto per l’ambiente naturale e umano». E appunto in tale contesto s’inserisce il diritto alla libertà religiosa perché «i credenti possono essere una risorsa positiva per la vita delle nostre società in quanto portatori di una retta coscienza».

L'Osservatore Romano