MASSIMO GRAMELLINI
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Il re del Marocco ha deciso di concedersi una settimana di vacanza estiva e, dal momento che ama le spiagge, ha scelto di trascorrerla in un’isoletta greca. Ma come –direte voi- in Marocco mancano le spiagge? Certo che no, ma quella dell’isoletta greca prescelta ha la sabbia bianca e finissima, mentre i lidi marocchini sono di ordinaria e grossolana sabbia gialla. E poi, non sottilizziamo. In fondo il re ha fatto un’opera buona, vista l’attuale situazione economica greca. Ma come –direte ancora voi- e da quando il Marocco è diventato economicamente florido?
In effetti, secondo le statistiche l’etnia di immigrati più cospicua d’Italia è proprio quella marocchina, segno che se la passa meglio in un Paese p.i.g. di quanto faccia in patria. Ma, insisto: non sottilizziamo. La Grecia occupa da mesi le cronache del piagnisteo mondiale e versare nelle casse di un suo resort cinque milioni di euro ha anche un bell’effetto mediatico. Cinque milioni di euro –replicherete voi- per una sola settimana? Massì, non penserete che il re si andato da solo. Nel suo aeroplano reale c’erano con lui, tra suoi cari, staff e scorta, duecento persone. Più, l’equipaggio dello yacht portaelicotteri monarchico che ha seguito via mare, onde permettere al re di visitare le bellezze della zona di svago tra un tuffo e l’altro. Tutta invidia, la mia? Sicuro. Ma, oltre a ciò, non posso fare a meno di considerare le differenze con le democrazie occidentali.
Stati Uniti a parte, da noi se un politico usa soldi pubblici per fini non istituzionali o per andare adivertirsi si scatena, e giustamente, la bagarre. Dicevo Stati Uniti a parte, perché la moglie del presidente Obama è venuta a vedere il nostro Expo con l’aereo presidenziale e si è portata dietro le figlie, la madre e un’amica. Non so qual sia il ruolo istituzionale della moglie del presidente americano e se ne abbia uno previsto dalla Costituzione, ma di certo non ne hanno la suocera del presidente e le altre signore e signorine elencate. Ma vabbe’, si sa che per gli americani –che di rivoluzioni ne hanno mai avute- il presidente è come un re a scadenza fin dai tempi di Washington. Nelle altre democrazie occidentali, Regno Unito compreso, i reali devono rendere conto di ogni spicciolo al popolo, ed è giusto che sia così. Nulla di tutto ciò, al contrario, nelle monarchie islamiche, di cui quella marocchina è, anzi, una delle più parche e occidentalizzate.
Il re del Marocco in vacanza si è portato dietro solo una moglie, un trono tempestato di pietrepreziose, tappeti, tendaggi, ritratti di sé stesso, marmi e oggetti d’arredamento vari. Pensate a quel che succede quando si muovono i monarchi dei Paesi petrolieri. Anche un semplice sceicco va in giro con stuoli di mogli e concubine, servitù, assaggiatori, cuochi, dispensieri, eccetera eccetera (il resto mettetecelo voi, ché io non ho tempo). E queste sono solo persone, perché non ho considerato gli animali da compagnia e/o diletto, le auto d’epoca, la collezione di Ferrari, i bagni d’oro e ogni altro capriccio, purché sfarzoso, di cui il capo e i suoi infiniti parenti abbiano deciso di non poter fare a meno. Nelle loro patrie, poi, ci sono campi da sci con neve vera, se ciò loro aggrada, e in pieno deserto a cinquanta gradi all’ombra (se la trovi, l’ombra). Chi c’è stato mi racconta dei condizionatori d’aria “da aperto”, che ti gelano a richiesta ovunque tu sia, basta pagare. Nessun ecologista, ovviamente, a lamentare lo spreco di energia o l’induzione all’inquinamento. Nessun sindacalista a lagnarsi del trattamento dei lavoratori immigrati (ho detto lavoratori, non rifugiati: di questi ultimi non v’è traccia). Pena di morte a gogò, mille frustate per ogni minima critica.
Truci dittature? Insopportabili dispotismi? Macché, sono i loro popoli che vogliono così, e sono pure contenti. Secondo i sondaggi, più di tre quarti dei sauditi tifano per l’Isis. A loro piace vivere in tal modo, sotto la sharìa e il tallone di nababbi spropositati che devono rispondere solo ad Allah di quel che fanno delle loro spaventose ricchezze. Anche all’Occidente piace così, perché gli affari si fanno meglio, e prima, con un capoccia assoluto che dispone come vuole delle vite e dei beni dei suoi sudditi. Tuttavia, sappiano i simpatizzanti e gli affascinati nostrani (compresi quegli intellettuali di destra plagiati da Guénon) che il “vero” islam, religione in cui credo e politica sono tutt’uno, è questo. Sotto l’impero della sharìa le Mille e una Notte sono solo per il califfo e il suo clan: gli altri, tutti gli altri, zitti e in riga.