sabato 5 settembre 2015

Sulla speranza cristiana. Lo sguardo verso Dio



(Hermann Gesissler) Nel primo dei discorsi dopo la conversione, intitolato La salvezza degli ascoltatori come motivo del predicatore, Newman cerca di immedesimarsi nei pensieri degli abitanti di Birmingham, che ancora non conoscono né lui né i suoi confratelli dell’Oratorio, e di rispondere alle domande che, secondo lui, portano probabilmente nei loro cuori: cosa spinge loro (i membri di questa nuova comunità) a venire qui? Cosa vogliono? Cosa predicano? Cosa promettono? Newman sa che non è semplice rispondere a queste domande fondamentali. Egli apprezza il progresso e i mezzi del mondo, ma mette in guardia davanti allo spirito del mondo. A che cosa mira lo spirito del mondo? Secondo Newman, mira alla buona fama, all’influenza, al potere, alla ricchezza, al prestigio; talvolta al superamento dei mali terreni come, a esempio, l’ignoranza, la malattia, la povertà. Una persona che nasce in questo mondo, e viene educato secondo i principi di questo mondo, può imparare molte cose, acquisire buone abitudini, formare proprie convinzioni. Ma già in giovane età cade facilmente nella tentazione di adeguarsi completamente allo spirito del mondo e di coltivare interessi puramente mondani. E se questa persona diventa adulta, esercita una professione e gioca il suo ruolo sulla scena del mondo, con gli anni crescono i suoi rapporti con gli altri, acquisisce una propria fama e un suo influsso nella società: una fama e un influsso che appartengono a una persona ritenuta saggia, prudente e abile. E il mondo le esprime apprezzamento e lode.
Il problema di una tale persona consiste nel fatto che non pensa né a Dio né all’eternità. «Cosa dire della sua anima? Della sua anima?», domanda Newman. «Oh, la sua anima; l’aveva dimenticato». E aveva dimenticato che la sua vita terrena avrà una fine e che l’aspetta quella eterna. Questa è, secondo Newman, la storia dell’uomo per cui il Vangelo non è diventato una realtà e in cui il buon seme non ha messo radici. Questa è la storia dell’uomo mondano, che è in grave pericolo di perdere la vera vita perché vive senza Dio e quindi senza speranza. A questo punto Newman svela ai suoi ascoltatori il motivo della sua predicazione: «È da meravigliarsi che ci rivolgiamo a una tale popolazione, per la quale Cristo è morto, cercando di convertirla a Lui e alla sua Chiesa? [...] Esiste uno stimolo più forte per la predicazione della convinzione certa che si tratta dell’annuncio della verità? Cosa ci spinge di più a impegnarci per la conversione delle anime che la consapevolezza che sono attualmente nell’errore e nel pericolo? [...] Veniamo da voi come servitori di quella straordinaria grazia di Dio di cui avete bisogno; veniamo da voi perché abbiamo ricevuto da Dio stesso una grande grazia e sentiamo il desiderio di rendervi partecipi della nostra gioia; sta scritto infatti: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matteo, 10, 8)».
John Henry Newman, che sin da giovane fu toccato dalla realtà affascinante di Dio e venne guidato dalla luce gentile della sua provvidenza, non può tacere sulla grazia ricevuta. Deve rendere testimonianza dell’invisibile amore di Dio, che, secondo lui, è più reale della realtà visibile, deve rendere testimonianza della grande speranza che riempie il suo cuore. Ha sperimentato la forza della verità che Benedetto XVI ha espresso meravigliosamente con queste parole: «La vera, grande speranza dell’uomo, che resiste nonostante tutte le delusioni, può essere solo Dio — il Dio che ci ha amati e ci ama tuttora “sino alla fine”, “fino al pieno compimento” (cfr. Giovanni, 13, 1 e 19, 30). Chi viene toccato dall’amore comincia a intuire che cosa propriamente sarebbe “vita”. Comincia a intuire che cosa vuole dire la parola di speranza che abbiamo incontrato nel rito del Battesimo: dalla fede aspetto la “vita eterna” — la vita vera che, interamente e senza minacce, in tutta la sua pienezza è semplicemente vita» (Spe salvi, n. 27).
L'Osservatore Romano