mercoledì 18 marzo 2015

Crediamo solo in Dio


di Mario Adinolfi

Scorrere le notizie anche solo delle ultime quarantotto ore italiane fa letteralmente impressione. Le aperture di giornali e telegiornali sono sull’ennesima inchiesta di corruzione, tra orologi preziosi da oltre diecimila euro regalati a figli di ministri e vero e proprio terremoto politico conseguente. Maurizio Lupi è innocente? Non c’è tempo per scoprirlo, i tempi della politica sono feroci, l’assalto delle opposizioni non dà tregua. Di sicuro il ministro per le Infrastrutture è stato malaccorto, alcuni toni a difesa dei burocrati potenti di cui si contornava sono andati oltre le righe, ora la sua sorte politica pare segnata. Certo, è anche un’altra puntata dello scontro infinito tra magistratura e politica, certo la frase del presidente dell’Anm sui “magistrati schiaffeggiati e i corrotti accarezzati” è stato gettare benzina su un fuoco pericoloso. Ma il panorama complessivo che emerge dalle classi dirigenti del Paese è disperante.

A chi puoi credere? Alla politica no, non è tutto un covo di malaffare, ma le sacche di corruzione sono evidenti ed estese. Ti muovi dalle parte del ceto imprenditoriale e trovi il presidente di Federacciai indagato per mazzette milionarie date in Congo per ottenere appalti per le aperture di case da gioco. Pensi che a questo punto un ddl anticorruzione farà bene, ma scopri che subirà l’ennesimo stop perché prima c’è da sistemare il discusso e discutibile decreto sulle banche popolari. Speri che almeno dove ci sono state tragedie come il terremoto la solidarietà verso le popolazioni ferite abbia generato un sussulto etico e invece, sempre ieri, arresto dell’ennesimo imprenditore che a L’Aquila era attivo nella ricostruzione e anche nei contatti con la camorra. Scendi ancora più a Sud, in Sicilia, e ti ritrovi dei campioni della legalità come il governatore Crocetta e l’ex pm Ingroia indagati per abuso d’ufficio in un caso sospetto di assunzioni.

Insomma, il tour delle prime pagine dei giornali è davvero disperante. Da Milano a Palermo, una lunga scia di inchieste e malaffare, senza che neanche ci sia chi si sorprenda più di tanto. Prendiamo le cronache come una calamità quotidiana a cui abbiamo fatto il callo. Domani ci saranno altre notizie sempre più tristi e magari scopriremo che il primo pensiero di un signore come Nichi Vendola, dopo quarant’anni di politica attiva, sarà quello di “sposare” il suo compagno Ed e trovare il modo di diventare padre, ovviamente con una pratica di utero in affitto perché due omosessuali l’utero non ce l’hanno e per “avere” un figlio devono locare quello di una donna in stato di bisogno. Ovviamente sia il “matrimonio” omosessuale che la pratica dell’utero in affitto sono assolutamente illegali in Italia, ma è talmente chiaro che all’illegalità nessuno fa più caso che giustamente il governatore pugliese non si è posto il problema.
Ci rimproverano di essere bigotti ma, davvero, a chi vuoi credere in questo scenario desolante dove l’etica pubblica è una virtù che evidentemente non compare tra le priorità delle classi dirigenti italiane? Non c’è da rimanere sorpresi se i recenti sondaggi indicano in Papa Francesco la personalità in cui gli italiani ripongono maggiormente fiducia: l’88% per cento degli italiani si fida di lui. Davvero, a chi vuoi credere?
Serve una rinnovata Preghiera per l’Italia, c’è bisogno di riscoprire una spinta etica che conduca il Paese fuori dalle secche morali in cui è andato a ficcarsi. Non è un lavoro che possiamo compiere da soli, è illusorio immaginare che un colpo di reni basti. Credere in Dio, quello ci resta, affidare questo splendido territorio devastato dall’incuria e dalla corruzione all’intercessione della Beata Vergine, con il cuore pieno di una qualche speranza. Questo facciamo ogni giorno in redazione. Scriviamo, sperando. Sperando che serva, come serve una preghiera.
18/03/2015 La Croce quotidiano