lunedì 30 marzo 2015

L’ora del Servo


Il  tweet di Papa Francesco: "La Settimana Santa è il tempo che più ci chiama a stare vicino a Gesù: l’amicizia si vede nella prova." (30 marzo 2015)

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“La Settimana Santa è il tempo che più ci chiama a stare vicino a Gesù: l’amicizia si vede nella prova”. È il messaggio, contenuto in un tweet, che Papa Francesco ha voluto lanciare alla Chiesa all’inizio del periodo che la porterà nel cuore del Triduo pasquale. 
Di seguito gli appuntamenti principali della Settimana Santa e alcune riflessioni dedicate dal Papa alla Passione di Cristo:Se siamo amici di Gesù, questi sono i giorni in cui dimostrarglielo. Il modo di intendere la vita cristiana di Francesco è senza fronzoli e lo è anche il suo tweet che apre la Settimana Santa. Quello appena iniziato non è periodo per cristiani “seduti” e da “salotto”. Sono i giorni dell’umiltà e dell’umiliazione, aveva detto ieri il Papa alla Messa delle Palme, e si capiscono solo scendendo con Gesù giù, in fondo, dove vivono quelli che contano zero, perché questo ha scelto per sé l’Uomo Dio, il rango di servo, dalla stalla che lo ha accolto a Betlemme alla Croce che lo ha atteso sul Calvario. È la precisa “eredità” che ci ha lasciato Lui che è Dio, aveva commentato il Papa il Giovedì Santo dello scorso anno: essere “servitori gli uni degli altri”.
L’ora del Servo
E Francesco, fratello affettuoso di esclusi e poveri, sarà ancora il primo dei servi umili, stavolta delle detenute e dei detenuti di Rebibbia alla Messa in “Coena Domini” del 2 aprile, inginocchiato davanti ai loro piedi e con un asciugamano trasformato in “paramento”. Gesù “ha fatto questa strada per amore”, aveva ripetuto lavando i piedi di 12 disabili lo scorso anno, “anche voi dovete amarvi ed essere servitori e nell’amore”.
Male assoluto, Amore assoluto
Poche ore e l’umiltà del Maestro che lava i piedi ai discepoli diventerà l’umiliazione del Dio tradito, spogliato, schernito, malmenato, inchiodato. Il sacrificio che da duemila anni sfida la logica di ogni generazione di credenti, e bussa al loro cuore, sarà per due volte al centro del Venerdì Santo, alle 17 con la celebrazione della Passione in San Pietro e alle 21.15 con la Via Crucis al Colosseo. È la contemplazione della vittoria in un fallimento: “Nella Croce vediamo la mostruosità dell’uomo, quando si lascia guidare dal male; ma vediamo – aveva detto Francesco lo scorso anno al Colosseo – anche l’immensità della misericordia di Dio che non ci tratta secondo i nostri peccati, ma secondo la sua misericordia”.
“L’ha fatto per me”
Poi sarà il silenzio oscuro del sabato, la morte come una cenere sotto la quale cova già la luce della Risurrezione. Il simbolo della nuova luce sarà il fuoco che Francesco benedirà nell'atrio di San Pietro e che idealmente accenderà la Basilica all'inizio della Veglia pasquale, che proseguirà, dalle 20.30 in avanti, con la Liturgia della Parola, quella battesimale e quella eucaristica. Il culmine il giorno dopo, in Piazza San Pietro, alle 10.15 per la Messa solenne e la Benedizione "Urbi et Orbi" dalla loggia centrale della Baslica. Ma prima di arrivarvi, all’udienza generale dell’ultimo Mercoledì Santo, il Papa suggeriva di coltivare un pensiero: “In questa settimana pensiamo tanto al dolore di Gesù e diciamo a noi stessi: ‘E questo è per me. Anche se io fossi stato l’unica persona nel mondo, Lui l’avrebbe fatto. L’ha fatto per me’. E baciamo il Crocifisso e diciamo: ‘Per me. Grazie Gesù. Per me’”.
Radio Vaticana

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Settimana Santa, non sia solo una parentesi sacra
di Stefano Bimbi
La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme e finisce con il Sabato Santo alle soglie della Pasqua di Risurrezione.
Il Figlio di Dio, dopo essersi fatto uomo in obbedienza al Padre, ha accettato di compiere fino in fondo la sua volontà, affrontando per amore nostro la passione e la croce, per farci partecipi della sua risurrezione. È bene capire che Gesù ha scelto liberamente di vivere la passione, non è stato costretto dalle guardie che l'hanno arrestato o dai tribunali umani che l'hanno condannato. Più volte nel Vangelo si legge che la folla voleva uccidere Gesù perché pur essendo uomo, si proclamava Dio. Una volta volevano buttarlo giù dal precipizio, un'altra volevano lapidarlo e per questo avevano raccolto le pietre, ma in tutti questi casi Gesù si dileguava e non riuscivano ad ucciderlo. È quindi per una sua precisa volontà che è stato crocifisso quando è venuta l'Ora che aveva più volte annunciato. Questo ci permette di capire che Gesù è morto in croce per i nostri peccati, non perché è stato costretto dagli eventi. Ciascuno di noi vivendo la Settimana Santa può quindi dire: "Gesù è morto per i miei peccati, per salvarmi dalla morte e quindi io devo partecipare con il cuore vedendo il giusto (Gesù) che muore per l'ingiusto (che sono io)!". Ecco perché, in vista di una fruttuosa partecipazione alla Settimana Santa, ogni cristiano è invitato a confessarsi per poter partecipare con maggiore frutto alla Santa Pasqua.
Nella Domenica delle Palme si ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme quando fu salutato dalla folla festante; ma, a quell'ingresso trionfale, seguì ben presto la condanna e la morte di Gesù. Dall'"osanna" al "crucifige": è questo il mistero del cuore umano. Certamente, in mezzo a quella folla che gridò "crocifiggilo" vi furono molti che poco prima accolsero trionfalmente Gesù e che, forse, erano stati anche miracolati da Lui. 
Non si può ascoltare la parola di Cristo per quanto riguarda i nostri rapporti in chiesa, e poi ascoltare i criteri del mondo per quanto riguarda la vita pratica. Gesù e il suo Vangelo devono essere la direttiva costante della nostra vita. Con il Triduo Pasquale, "centro di tutto l'anno liturgico" come recita l'annuncio della Pasqua che si legge nella Santa Messa dell'Epifania, la Chiesa fa memoria del grande mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù.
Il Giovedì Santo è il giorno in cui si fa memoria dell'istituzione del sacramento della Comunione e del Sacerdozio ministeriale. In mattinata (o, in alcune città, il mercoledì sera), ciascuna diocesi, radunata nella Chiesa Cattedrale attorno al Vescovo, celebra la Messa crismale, nella quale vengono benedetti il sacro Crisma, l'Olio dei catecumeni e l'Olio degli infermi. Durante la Messa crismale, avviene anche il rinnovo delle promesse sacerdotali. Ogni sacerdote rinnova gli impegni che si è assunto nel giorno dell'Ordinazione. È bene che i fedeli accompagnino i sacerdoti con la preghiera personale.
Nel pomeriggio del Giovedì Santo inizia effettivamente il Triduo pasquale, con la memoria dell'Ultima Cena, nella quale Gesù istituì il Memoriale della sua Pasqua, dando compimento al rito pasquale ebraico. Qui è bene chiarire che la Santa Messa, ogni Santa Messa, non è rivivere l'Ultima Cena. Memoriale non vuol dire semplicemente ricordare, ma attualizzare il sacrificio sulla croce di Gesù. Infatti senza la morte e risurrezione di Nostro Signore, l'ultima cena perderebbe qualunque significato di nuova ed eterna alleanza. Infatti le parole di Gesù che vengono utilizzate nella consacrazione ebbero durante l'Ultima Cena il verbo al futuro, sottintendendo che il pane spezzato e il vino versato erano il corpo spezzato e il sangue versato sulla croce. Noi utilizziamo i verbi al passato per intendere un fatto già compiuto, la passione, morte e risurrezione di Gesù, ma non dobbiamo dimenticare questo importante particolare e cioè che alla Santa Messa noi attualizziamo, cioè rendiamo nuovamente presente, l'unico sacrificio di Cristo: la sua morte in croce e la risurrezione.
Tanti cristiani purtroppo dimenticano questo fatto e pensano che la Santa Messa sia un banchetto, una festa, un ritrovo della comunità, ecc. Solo se si comprende che la Santa Messa è invece la partecipazione ad un sacrificio, la si vive appieno in un clima di raccoglimento e di preghiera. Come Maria sotto la croce parteciperemo con il cuore agli eventi drammatici che Cristo vive per noi. Bando quindi a canti sguaiati, battimani e tutto ciò che distrae da un clima di raccoglimento necessario alla preghiera. Di recente anche Papa Francesco ha approvato un documento che vieta sia il "canto della pace", definito un "abuso liturgico" in quanto inesistente nel Rito romano, sia lo scambio della pace dato tra celebrante e fedeli o tra fedeli che si spostino dalla propria panca: questi accorgimenti mirano appunto a mantenere un clima di raccoglimento proprio prima dell'Agnello di Dio. Questo momento, che rischia di essere adombrato appunto dallo scambio della pace, è in realtà uno dei più importanti della Santa Messa perché, nello spezzare il pane, ricorda il corpo di Cristo offerto sulla croce e invita quindi al riconoscimento dei propri peccati (non certo a un festoso scambio di auguri, come talvolta si ottiene durante lo scambio della pace).
Il Giovedì Santo, si chiude infine con l'Adorazione eucaristica, nel ricordo dell'agonia del Signore nell'orto del Getsemani. Nella consapevolezza della sua imminente morte in croce, Egli sente una grande angoscia per la vicinanza della morte.
Durante il Venerdì Santo la Chiesa ricorda la passione, la morte e la sepoltura di Gesù. Contempleremo quindi Cristo Crocifisso, parteciperemo alle sue sofferenze con la penitenza e il digiuno. È bene partecipare non solo alle varie Via Crucis o Processioni di Gesù morto che sono tradizionali nelle vie dei nostri paesi, ma anche alla Celebrazione della Passione che è un rito molto particolare e si svolge in chiesa. Visto che né il Venerdì Santo, né il Sabato Santo si celebrano Messe in nessuna parte del mondo, coloro che stanno facendo la pratica dei primi nove venerdì è bene che sappiano che non è richiesta la partecipazione alla Messa, bensì la sola Comunione. Quindi partecipando alla Celebrazione della Passione, pur non essendo una Messa, si può fare la Comunione e quindi la pratica dei primi venerdì non viene interrotta.
Il Sabato Santo si può, facoltativamente, prolungare il digiuno del venerdì. È un giorno in cui la Chiesa ci invita ad aspettare, assieme alla Madonna, in religioso silenzio, il grande avvenimento della Resurrezione in attesa di poter recitare con gioia nella Veglia pasquale: "O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto".
Concludendo, la Settimana Santa merita davvero di essere vissuta bene. Così potremo riflettere sul criterio che ha guidato ogni scelta di Gesù durante tutta la sua vita: la ferma volontà di amare il Padre. Questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni singola circostanza, il progetto del Padre, anche quando questo ha comportato sacrificio e sofferenza.
Nel rivivere la Settimana Santa, disponiamoci ad accogliere anche noi nella nostra vita la volontà di Dio, consapevoli che nella volontà di Dio, anche se appare dura, in contrasto con i nostri desideri, si trova il nostro vero bene, la via della vita.
Come ha scritto san Josemaria Escrivá, "meditare sulla morte di Cristo diventa un invito ad affrontare con assoluta sincerità i nostri impegni quotidiani, un invito a prendere sul serio la fede che professiamo. Per cui la Settimana Santa non può essere soltanto una parentesi sacra nel contesto di una vita guidata da interessi umani: è invece un'occasione per introdurci con maggiore profondità nel mistero dell'Amore di Dio e poterlo poi mostrare agli uomini con la parola e con l'esempio".